Piazza Fera, foto d'epoca dal web |
Sono un esercente di Piazza Fera, ancora per poco
dato che mi trasferirò a breve, e prima di contribuire ad aumentare il deserto
che regna intorno alla piazza più grande e centrale di Cosenza, vorrei
esprimere alcune considerazioni sulle disavventure che chi abita o lavora in
questa zona subisce da quando il sindaco architetto ha deciso di stravolgere la
città e la piazza.
Ormai sono poche le attività commerciali rimaste nel
perimetro della gloriosa piazza Fera, la maggior parte di esse ha chiuso o si è
trasferita altrove. I danni causati a tutti noi da quando si diede inizio al
cantiere non sono quantificabili e purtroppo non sono diminuiti con il
completamento (senza collaudo) dei lavori. Intorno a noi sono poche le strade
rimaste aperte al traffico, come accade in tutta la città peraltro, e la strada che costeggia il lato ovest della
piazza della mafia è stretta, fuorilegge e pericolosa.
Dal secondo sequestro, cioè quello di aprile scorso,
abbiamo assistito alla desertificazione totale di una delle zone più vitali di
Cosenza, ma ancor più grave è l’incertezza sul futuro che pende su questa parte
di città, nonostante il gran sindaco architetto vada a dire ad alcuni miei
colleghi che tra non molto tutto ritornerà come prima per via della perizia che
ha fatto fare e che avrà esito positivo. Ma mi chiedo come potrebbe essere possibile riaprire la piazza sulla scorta di una
perizia di parte, ordinata infatti dal sindaco e pagata con i soldi nostri?
Non si dovrebbe attendere invece una perizia commissionata da chi la piazza ha
fatto sequestrare e cioè la magistratura? Siamo davvero nel paese di Pulcinella
o il sindaco racconta le solite balle per tener buoni i miei colleghi?
Questa
piazza è il monumento all’illegalità e alla pericolosità,
non solo a causa dei lavori compiuti con superficialità e incoscienza, e mi
riferisco alle travi d’acciaio mai collaudate che da sole avrebbero richiesto
il carcere per i responsabili, ma anche ad altre situazioni che mettono a rischio
la salute delle persone. Da qualche tempo abbiamo notato che sui palazzi intorno
sono state sistemate le antenne 5G,
enormi, di impatto alla visuale e pericolose, ma il comune tace nonostante si
sia levata qualche voce in città in segno di protesta. Nessuno poi sa se è stata mai effettuata
la misurazione della radioattività in tutti i locali interrati di piazza Fera e
sulla sua superficie.
Una
piazza dunque che oltre ad essere definita “della mafia” è anche la piazza dei
pericoli. Ma a proposito della prima definizione, non si può tacere il silenzio
e il disinteresse dimostrato dal presidente della Commissione Antimafia Nicola
Morra, che conosce bene tutta la situazione e che non si degna di intervenire
per limitare i danni causati ai residenti e a noi che vi lavoriamo e paghiamo le
tasse per mantenere un esercito di politici e altri incaricati che del
cittadino se ne fregano.
Io
andrò via dopo tantissimi anni da questo luogo, in cuor mio porterò sempre
astio verso questa amministrazione comunale, in specie la minoranza, verso il
primo cittadino, verso colui che il sindaco definisce essere suo nemico (a
chiacchiere), cioè Morra e continuerò a ricordare Piazza Fera con gli occhi del
bambino che negli anni ’70 e ’80 vedeva la gente raccogliersi qui durante i
comizi politici, o che passeggiava e faceva compere e si ristorava presso gli
storici bar. Ma vedeva anche le macchine che con i loro fari illuminavano le
strade intorno alla piazza e, consentitemelo, anche il passeggio delle persone.
Me ne andrò con questi ricordi nel cuore e con le lacrime agli occhi, ma
soprattutto con tanta rabbia per quello che un sindaco poco illuminato è
riuscito a rovinare con la complicità della sua giunta e dei consiglieri.
Sappiano, però, che esiste un giudice a Berlino…
Un commerciante furibondo
di Piazza Fera
Nessun commento:
Posta un commento