‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

07 aprile 2025

“Controra”, il teatro giovane e rivoluzionario del Kollettivo Kontrora

 


Nelle scorse settimane, il teatro “Silvio Vuozzo”, situato presso la scuola Spirito Santo di Cosenza, ha ospitato l’innovativa performance “Contr_Ora” di Giovan Battista Picerno, messa in scena dal Kollettivo Kontrora.

Per la regia di Francesco Aiello, in scena con Maria Canino, il secondo appuntamento della rassegna “Voci dal Sottosuolo”, organizzata da Kontrora e dal Teatro del Carro, con il sostegno di Spazio Precario Autogestito Arrow, ha attirato un numeroso pubblico e ottenuto applausi scroscianti anche grazie alla direzione tecnica di Jacopo Andrea Caruso, alle musiche originali di Nafta Punk e alle foto di scena di Luna Loiero. Un teatro giovane che porta in scena storie e situazioni del nostro tempo, viste attraverso una lente che consente di cogliere gli aspetti più reconditi della psiche giovanile.

Ma cosa si intende con il termine Controra?

Nel Sud Italia e in numerose aree del Mediterraneo sono le prime ore dopo mezzogiorno ad essere così indicate. “Sono le ore in cui vi sono meno ombre – piega il Kollettivo - ore così calde da fiaccare gli animi e incentivare i popoli all’abbandono dell’azione e della volontà, spingendoli a lasciarsi cadere in un vertiginoso dormiveglia dei sensi e della coscienza. Nel folclore queste ore sono considerate cariche di virtualità magiche, da cui è bene tenersi a debita distanza. Tale leggenda trova un suo corrispettivo colto in quella che, a partire da Roger Caillois, viene identificata col nome di demonologia meridiana. I demoni meridiani sono per lo più figure femminili legate in maniera diversa alla sessualità, all’oblio, allo shock che cambia le coscienze”.

A partire da queste riflessioni, Controra per il Kollettivo diventa, così, una donna vestita da sposa che indossa un passamontagna e degli occhiali che le coprono il volto. Vaga nella sua casa con le luci spente, le tapparelle abbassate, facendosi luce con una torcia e con la poca illuminazione data dalla TV sempre accesa nella stanza. Non esce di casa da molto tempo, non ricorda molte cose del proprio passato, non vede nessuno. La sua unica compagnia è un’intelligenza artificiale chiamata Samsa che, oltre ad essere la sua connessione con il mondo, detta i tempi delle sue giornate.

I tentativi di raccogliere i cocci del proprio passato e della propria identità frammentata, condurranno Controra a inaspettate rivelazioni.

A peggiorare la situazione è Un uomo: all’inizio è solo un’interferenza proveniente dalla tv, un’allucinazione che man mano diventerà una presenza sempre più ingombrante e materica. Dopo tale invasione, nella mente di Controra prenderà corpo uno spettro, la rivoluzione: uscire, finalmente. Uscire per lasciare la scena ad Un uomo. Un uomo è una persona normale, normata, succube della propria idea di mascolinità e di famiglia. Schiavo delle sue dipendenze e della sua implacabile tendenza alla bugia, maturerà l’idea di vedere un terapeuta per liberarsi dai suoi fardelli narcisistici e identitari, ma anche per lui l’incontro con l’altro, con Controra, assumerà i toni dell’allucinazione. Nonostante tutto si presenterà la possibilità di mettere fine ai mancati riconoscimenti di sé e dell’altro. 

Durante la rappresentazione, Controra e Un uomo si dibattono nelle loro gabbie identitarie, ma chi sta dentro? E chi fuori? Il dentro e il fuori si confondono.

L’attraversamento della soglia, sentito come necessario, si rivela null’altro che un gioco perturbante: attraversare una porta, chiudersela alle spalle e ritrovarsi nella medesima stanza. Stagnazione identitaria e di genere. La rivoluzione cercata dalla protagonista femminile, in tono minore anche da quello maschile, significa tendere un assalto alle parti di sé cristallizzate e non aperte al cambiamento. Rivoluzione significa sospendere la rete che produce quel lavorio psichico atto a giustificare, a giustificarci. Farla finita con tutte quelle narrazioni che dobbiamo costruire per evitare il cambiamento. 

“Abbiamo collocato i nostri protagonisti in un universo fantasmatico – aggiunge il Kollettivo - dalla tv continuamente accesa arriva l’eco di un passato non nostro, ma riconoscibile. In scena vediamo il nostro presente, ma è irriconoscibile. Il disorientamento si impasta col desiderio di andare oltre, ma dove? Fuori di sé, forse”.  E un po’ fuori di sé ,durante la serata, sono andati tutti gli spettatori, ammaliati dalla potenza della recitazione di Maria Canino e Francesco Aiello.

 

Bollino verde per ospedali e prevenzione, il delirio della Regione

 


In Calabria non si fa altro che ricontare: dalle schede bianche poi diventate ‘votate’ per Andrea Gentile che gli hanno permesso di ottenere, dopo due anni e mezzo dall’inizio della legislatura, un seggio in Parlamento, al riconteggio “delle vaccinazioni riguardante l’area della prevenzione”.

È bene sottolineare che la prevenzione non si “fa” solo con i vaccini, concorrono, infatti, una serie di screening – non considerati dai politicanti regionali - a costituire l’importante campo della medicina preventiva. Proprio per questi motivi, i calabresi lamentano di continuo la mancanza di efficaci misure di prevenzione, in particolare le donne che ultimamente non riescono ad accedere ad alcuni servizi che l’Asp dovrebbe garantire. Nonostante ciò, il presidente della Regione Roberto Occhiuto gongola per i risultati fantasma ottenuti e scrive di aver ricevuto una lettera «da parte del Ministero della Salute con la quale vengo ufficialmente informato che il Comitato Lea, nel corso della riunione dello scorso 26 marzo, ha accolto la richiesta della Regione Calabria in merito al riconteggio delle vaccinazioni riguardante l’area della prevenzione. Pertanto – scrive il Ministero – a seguito delle rielaborazioni condotte per il 2023 sono stati aggiornati i valori degli indicatori P01C (92,63) e P02C (93,49) e, di conseguenza, è stato aggiornato il punteggio per l’area della prevenzione (che arriva a 68), che supera la soglia di sufficienza (60). Anche l’area della prevenzione – possiamo adesso dirlo con certezza – è verde».

Dunque, è la Regione Calabria a chiedere il riconteggio (chissà perché) delle vaccinazioni riguardante l’area della prevenzione e il Comitato LEA accoglie detta richiesta. Ricordiamo che i LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, sono l’insieme delle prestazioni, dei servizi sanitari e delle attività che il Sistema Sanitario Nazionale (SSN) deve garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro il pagamento di un ticket.  Tra i servizi è compresa anche la prevenzione. Basta solo leggere la definizione di LEA per capire che in Calabria i Livelli sono una chimera. Eppure ci comunicano il contrario e per legittimare menzogne acclarate il Ministero aggiorna i valori degli indicatori e di conseguenza i punteggi per l’area della prevenzione. Un grande imbroglio. E non c’era bisogno del Ministero e dei richiesti aggiornamenti-magheggi per capire che si sta bluffando volutamente per propagandare la politica sanitaria (fallimentare) dell’attuale presidente Occhiuto, commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro e da qualche settimana anche commissario all’emergenza sanitaria che non c’è.

D’altronde, lo scrive Occhiuto in persona che due aree su tre che compongono il punteggio LEA sono oltre la sufficienza, bollando il tutto come un risultato storico.

È «un risultato storico per la Calabria – scrive il pluricommissario - la certificazione avuta dagli uffici tecnici della Salute, che si occupano di monitorare i livelli essenziali di assistenza di tutte le Regioni, che stiamo facendo un buon lavoro e che abbiamo imboccato la strada giusta. Tutte e tre le aree che compongono il punteggio Lea – ospedaliera, prevenzione e distrettuale - ce lo aveva detto la Fondazione Gimbe qualche settimana fa, sono in costante crescita. Oggi arriva il bollino del Ministero: oltre che nell’area ospedaliera siamo dunque verdi anche su quella della prevenzione, e siamo ottimisti per il prossimo futuro per l’area distrettuale».

Apprendiamo dal comunicato del presidente che anche l’area ospedaliera, in Calabria, ha il bollino verde – come ora quella della prevenzione – e con questa ennesima perla vagante di fantasia non si può non capire il gioco di chi ci governa, che si accinge, peraltro, a spendere, per usare un eufemismo, un miliardo di euro per costruire nove ospedali. Non osiamo immaginare di che colore sarà il bollino quando i nosocomi saranno terminati, considerato che al momento, con nove strutture in meno, Pronto soccorsi presi d’assalto, personale carente, liste d’attesa interminabili è verde.

Un dubbio assale chi legge le deliranti affermazioni del pluricommissario: si riferisce alla sanità privata, ben foraggiata dalla Regione a discapito della sanità pubblica o a quest’ultima?

Non contento, il presidente aumenta la dose di fandonie, dimostrando l’infima considerazione che ha dei suoi corregionali: «Ci muoviamo in un contesto storico nel quale tutti i sistemi sanitari regionali vivono anni complicatissimi. In questo scenario, però, mentre c’è una generale retrocessione della sanità in tutta Italia, la Calabria – in controtendenza nazionale – recupera qualche posizione», conclude il candidato alle prossime consultazioni regionali, destinatario di buona sanità grazie all’intervento subito nei mesi scorsi ed effettuato dall’équipe di un luminare venuto a Catanzaro proprio per operare Occhiuto. Anche la sanità è ad personam.

73° numero di Stampalibera




 


13 marzo 2025

Cosenza, prosegue senza sosta il massacro degli alberi


A viale della Repubblica è stato massacrato, solo pochi giorni fa, l’ennesimo albero ad opera degli incaricati dell’attuale amministrazione comunale che dovrebbe assumere il soprannome di Attila II.

Con una accorata lettera - si apprende da alcuni media - una cittadina ha informato il sindaco che un bellissimo pino è stato mutilato, anziché potato, poiché è stata tagliata una sua ampia parte sana.

La donna ha pensato bene di chiedere lumi agli operai che stavano compiendo il lavoro, i quali hanno prontamente risposto di aver ricevuto l’ordine di tagliare dall’assessore Francesco De Cicco, che era appena stato sul posto.

Secondo la solerte cittadina, il pino, sebbene avesse una sessantina di anni, era in salute e forse necessitava solo di una potatura. Per questo motivo si è chiesta con quale criterio e competenza l’assessore in questione avesse ordinato improvvisamente l’eliminazione di un’intera parte dell’albero. “Qual è la ditta – ha scritto la donna - a cui è stato assegnato il lavoro? Chi è l’agronomo di riferimento a cui il comune si è rivolto? Siete consapevoli che ora l’albero è sbilanciato e soggetto a malattie?”. Interrogativi legittimi che ci poniamo da anni e ai quali nessuno ha mai risposto, men che meno i Garanti del verde che dovrebbero dimettersi visto che, nella pratica, non esistono.

Gli alberi in città sono maltrattati, potati in pieno periodo di fioritura e mai curati. Associazioni e cittadini sono sempre intervenuti sulla questione, ma il comune non li ha mai presi in considerazione e ha continuato a praticare capitozzature e abbattimenti, noncurante della legge regionale del 2024 che vieta le suddette pericolose pratiche.

Tra Garanti del verde che non ottemperano ai loro doveri e amministratori comunali che non rispettano la legge, la città perde ogni giorno parte del suo patrimonio arboreo. Non si conoscono i motivi per i quali l’amministrazione comunale compie scempi e priva i cittadini dei benefici degli alberi. Forse il comune trae benefici dai tagli?

Nei giorni scorsi, l’associazione Mica Aurea ODV, a proposito degli abbattimenti indiscriminati, così ha scritto: “In una intervista rilasciata al ‘Il Manifesto’ del 27-08-24 l'Agronomo Daniele Zanzi, considerato uno dei maggiori esperti in ambito di alberi monumentali, sottolineava: «In tutte le città d'Italia stiamo andando verso un grave depauperamento arboreo». Nell'intervista Zanzi evidenziava come le perizie giustificative degli abbattimenti fossero quasi sempre basate su ‘prognosi infauste’, concentrandosi sul ricercare i difetti piuttosto che sulla ‘resilienza della pianta’, specificando che ‘gli alberi sono capaci di convivere con funghi e cavità’.

In un altro articolo dal titolo ‘La vita eterna degli alberi’ di Carlo Andriani, pubblicato sul National Geographic nel 2020, informava che alcuni studi eseguiti in Australia e in California sugli alberi hanno evidenziato che ‘alberi molto grandi e vecchi continuano a essere capaci di sostenere la propria produttività nel tempo per morire solo quando un evento di disturbo esterno all'ecosistema li uccide’. 

Dai tagli indiscriminati che si stanno compiendo nelle città e dalla superficialità con cui una certa stampa affronta la questione, oggi capiamo che il rispetto per i grandi alberi non è ancora entrato a far parte della nostra cultura e che è urgente che questa consapevolezza si diffonda fra tutti, prima che si compiano errori irreversibili a discapito della salute e del benessere collettivo”.

 

12 marzo 2025

Sanità, stato di emergenza dopo 15 anni di commissariamento

 


Dopo 15 anni di inutile commissariamento della sanità calabrese, che nulla di positivo ha prodotto per i cittadini, ora il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza dovuta alla situazione di criticità in atto concernente il sistema ospedaliero della Regione Calabria.

Vien da chiedersi: “Ma dopo tutti questi anni di commissariamento e Piano di rientro dal debito, il sistema ospedaliero vive ancora una situazione critica? E cosa hanno fatto i vari commissari fin qui susseguitisi e, in particolare, quello attuale che è anche presidente della Giunta regionale?”.

In attesa di risposte, i calabresi dovrebbero essere informati sui motivi per i quali il sistema ospedaliero regionale è stato dichiarato oggi in uno stato di emergenza, nonostante le traversie dell’ultimo quindicennio e i milioni sprecati per pagare i commissari. Lo stato di emergenza, infatti, stride con il lunghissimo periodo di commissariamento della sanità calabrese, per il quale non è stata ancora scritta la parola fine.

Intanto si deliberano misure straordinarie della durata di dodici mesi “per il superamento del contesto di criticità del sistema ospedaliero della Regione Calabria”, a causa di “alcune ineludibili esigenze per le quali risulta necessaria l’emanazione di disposizioni che disciplinino procedure acceleratorie volte a consentire la rapida costruzione dei nuovi nosocomi”.

Equivale a dire che bisogna accelerare i tempi per spendere i fondi del Pnrr senza particolari vincoli e trasparenza.

Ora si attende la nomina di un commissario straordinario che dovrà predisporre un piano per riqualificare tutta la rete ospedaliera calabrese, coordinandola per attuare in tempi brevi i lavori previsti dal Pnrr.

Il provvedimento ministeriale è giunto in considerazione delle difficoltà che gli ospedali regionali hanno riscontrato nell’eseguire i suddetti lavori. Il Governo ha, pertanto, dichiarato lo stato di emergenza, una condizione che di norma si attiva in occasione di eventi eccezionali, come ad esempio un terremoto, una pandemia, un’alluvione. Ovvero, quando è necessario agire con urgenza (nel caso in questione l’urgenza è dettata dalla campagna elettorale già iniziata) e con poteri straordinari (imprescindibili per aggirare leggi, vincoli e quant’altro).

Durante lo stato di emergenza, difatti, sono allentati i vincoli di bilancio e trasparenza ed è possibile derogare alle norme di legge (pur rispettando i principi generali dell’ordinamento). Ciò avviene attraverso il potere di ordinanza, solitamente attribuito al capo della protezione civile. Questi delinea l’elenco delle norme temporaneamente sospese e può a sua volta nominare altri soggetti attuatori che lo supportino nella gestione dell’emergenza. In questa fase, gli operatori possono, dunque, agire con minori limitazioni riguardo ai vincoli di bilancio e trasparenza ed è possibile derogare alle norme di legge (pur rispettando i principi generali dell’ordinamento). La durata dello stato di emergenza non può essere superiore ai 12 mesi, prorogabile una sola volta per altri 12.

La misura adottata ieri dal Cdm accelererà i tempi e le procedure per alcune strutture sanitarie in via di realizzazione, tra queste gli ospedali della Sibaritide, di Vibo Valentia e della Piana di Gioia Tauro.

Pare che il provvedimento per la dichiarazione dello stato di emergenza fosse stato sollecitato dal presidente della Regione Roberto Occhiuto, che ritiene «non meno importante, rispetto alla realizzazione dei nuovi ospedali che erano stati previsti nella pregressa emergenza, la necessità di procedere rapidamente anche alla tempestiva attuazione della sostituzione, date le criticità che presentano, di alcuni plessi esistenti, già finanziati con fondi Inail da oltre 10 anni, di cui in molti casi non sono state avviate le necessarie procedure preliminari». Tra questi dovrebbe essere ricompreso il nuovo ospedale di Cosenza, che il governatore e i suoi accoliti vogliono edificare ad Arcavacata, un’idea folle che lascerebbe spazio, nella città dei Bruzi, alla realizzazione di un ospedale privato.

Secondo il governatore, inoltre, «il vigente quadro normativo non consente di perseguire utilmente le priorità di interesse pubblico nel settore delle strutture sanitarie regionali, per cui si rende assolutamente necessario avvalersi di misure eccezionali per superare le oggettive criticità, colmando quindi una carenza sanitaria non più sostenibile». Avvalersi di misure eccezionali come lo stato di emergenza, che allenta i vincoli di bilancio e trasparenza, è un chiaro tentativo di approfittare dello stato per agire e spendere senza essere controllati.

Il governatore continua, poi, dicendo che le attuali strutture ospedaliere «hanno subito negli anni oltre ad una evidente obsolescenza, anche un fenomeno di collocazione delle funzioni negli spazi disponibili, del tutto non idonei, così impattando negativamente anche sul fabbisogno di personale e sull’efficienza delle strutture. Per non dire del comfort assolutamente inadeguato», ovvero il delirio, poiché il fabbisogno di personale non è di certo causato dagli spazi risicati.    

Secondo Occhiuto, infine, la vetustà degli ospedali darebbe luogo a una situazione di doppia negatività tra costi e prestazioni e i servizi sarebbero meno ‘performanti’ al punto da incidere sui Livelli essenziali di assistenza (LEA). In realtà, i Lea non sono assicurati perché il personale sanitario è insufficiente e le risorse sono state diminuite al punto che il cittadino rinuncia a curarsi. Non abbiamo bisogno di castelli di menzogne per far passare lo stato di emergenza come la panacea per la sanità calabrese: esso altro non è che un modo per usare le risorse del Pnrr a loro (dei politicanti) piacimento e senza controlli.