Negli ultimi giorni, in seguito alla trasmissione andata in onda domenica scorsa su La7, “Non è l’arena”, ci sono pervenute alcune lettere da parte di cittadini indignati, che hanno biasimato l’iniziativa del Centro trasfusionale dell’Annunziata di Cosenza. Eccone una:
“Sono un donatore storico presso l’Adovos
dell’ospedale di Cosenza e sono venuto a conoscenza, grazie alla trasmissione ‘Non
è l’Arena’ di domenica scorsa, della possibilità che è stata data ai donatori
di sangue dalla sopracitata associazione. Da quanto ha detto e mostrato il
giornalista nel corso del programma, da fine febbraio sono state mandate delle
mail ai donatori per essere vaccinati contro il Covid dopo una donazione.
Abbiamo saputo che molti sono stati i giovani, alcuni non abituali, ma donatori
per l’occasione, che si sono presentati per essere vaccinati e hanno donato una
sacca di sangue. Io non sono stato avvisato, forse il mio nominativo sarà stato
saltato o è sfuggito, e ho perso l’occasione di ricevere il vaccino,
addirittura mi hanno detto che fosse quello della Pfizer. Sulle prime questo
fatto mi ha dato molto fastidio, ma a mente fredda ho ragionato e ho pensato
che è stato meglio così, perché il sangue si dona senza avere niente in cambio.
Dal foglio mostrato dal giornalista di ‘Non è l’arena’ che conteneva la mail
mandata ai donatori, si leggeva infatti che il vaccino sarebbe stato fatto solo
dopo una donazione. Questo è indegno, e sono stato contento infine di non aver
ricevuto alcuna comunicazione. Però due cose devo dirle: chiunque abbia ideato
questo piano ha sbagliato perché si fa capire ai giovani che un atto d’amore
gratuito quale è la donazione, può diventare un oggetto di scambio. Poi si dà
la colpa ai giovani se sono amorali! Secondo: non mi è andato giù inoltre che
persone senza problemi di salute e anche in giovane età si siano potuti
vaccinare in barba alle persone anziane, agli ammalati e alle categorie di
lavoratori esposti a rischi continui. Avete dato davvero un pessimo esempio e
avete perso per sempre un donatore come me”.
Lettera firmata
Se il nostro lettore si è indignato per l’iniziativa assunta dal Centro trasfusionale, noi ci siamo interrogati su alcuni concetti espressi durante la trasmissione. Da una telefonata intercorsa tra il giornalista di La7 e il direttore del Centro, dr. Zinno (come si legge dalla didascalia apparsa sullo schermo), si è appreso che l’Azienda ospedaliera aveva dato la disponibilità di somministrare il vaccino a dieci donatori al giorno.
Ci chiediamo: esiste un atto dell’Azienda ospedaliera che ha consentito di vaccinare i donatori di sangue “SOLO dopo la tua prossima donazione” (come si legge nella mail inviata ai donatori)?
Il commissario alla sanità Guido Longo, intervenuto nella trasmissione, ha ammesso di essere a conoscenza del fatto e «che è stata fatta dal responsabile della struttura regionale di coordinamento una nota all’Azienda ospedaliera di Cosenza di non effettuare più queste vaccinazioni ai donatori. L’Ao si era giustificata – ha continuato Longo – dicendo che serviva sangue perché erano carenti, per cui doveva necessariamente risolvere il problema con donazioni ematiche e quindi erano state fatte queste vaccinazioni».
Di male in peggio. Non sappiamo quale dirigente
dell’Ao abbia pensato di risolvere in questo modo l’annoso problema delle
donazioni e sia stato bloccato, poi, dalla struttura regionale di
coordinamento. Una vicenda da chiarire. Per ora resta il demerito di aver
trasformato la donazione di sangue in una merce di scambio e di non aver tenuto
conto delle disposizioni del piano vaccinale sulle categorie
prioritarie.
Cosenza, 26
marzo 2021
©
Francesca Canino