Fumi pericolosi si levano ancora dal sito che ha ospitato per decenni la discarica di Sant’Ippolito. Le emissioni non sono visibili nella parte più prossima alla strada che collega la frazione con il capoluogo, bisogna scendere a valle, nelle vicinanze del fiume Crati, per notare che i fumi e i rifiuti sono sempre là.
Pneumatici e immondizia di ogni genere giacciono numerosi sul terreno, la vegetazione è brulla, una volpe morta, forse avvelenata dalle sostanze tossiche del sito, è l’emblema dei veleni che l’uomo ha disseminato nel territorio.
Dismessa definitivamente e ufficialmente nel 1992, la discarica di S. Ippolito costituisce ancora un pericolo da non sottovalutare. Nessuna attività di bonifica è stata mai avviata, sebbene il sito sia stato classificato ad alto rischio e in “Infrazione Comunitaria 2003-2007”, occupando il quindicesimo posto nella classifica dei 600 siti più pericolosi della Calabria.
Funzionante dalla seconda metà degli anni ‘80, la discarica “tal quale” ha accolto la spazzatura di un vasto territorio, rischiando di trasformarsi nell’ennesimo disastro ambientale della Calabria. Rifiuti di ogni genere, anche di tipo pericoloso come cemento-amianto e pneumatici, sono stati, spesso, dati alle fiamme. L’area è stata purtroppo resa accessibile agli animali da pascolo e il percolato ha raggiunto il fiume Crati che scorre a poche decine di metri. L'iter di bonifica è da anni fermo solo al progetto, nonostante la Procura della Repubblica di Cosenza abbia aperto, negli anni passati, un'inchiesta, finita senza conseguenze per i responsabili.
Solo pochi anni fa, l’ex discarica tornò alla ribalta delle cronache cosentine in seguito ai fumi che si levavano dal terreno arso, su cui non era più cresciuto nemmeno un filo d’erba. Le vecchie discariche, infatti, presentano problemi relativi all’emissione di percolato e biogas che possono essere dannosi per la salute anche per centinaia di anni. La bonifica in queste aree risulta necessaria.
La popolazione delle frazioni di Cosenza, Donnici, Borgo Partenope, Sant’Ippolito e di Pietrafitta, su cui ricade buona parte della discarica, hanno spesso manifestato le loro preoccupazioni per le continue fuoriuscite di percolato e per i fumi emanati nei mesi estivi. Il rischio più grave è che siano state contaminate le falde acquifere del Crati e pregiudicata la salubrità dell’ambiente.
A Sant’Ippolito si sono registrati molti casi di tumore, tano che nel 2014, esattamente il 27 gennaio, si riunì il Consiglio comunale per deliberare sullo “Stato di degrado e di abbandono delle frazioni (Donnici Inf. e Sup., Borgo Partenope e Sant’Ippolito) e di alcuni particolari quartieri (via Popilia, Gergeri, Casali e Centro Storico) della città. Alto tasso tumori registrato nelle zone a sud ed in particolare tra Donnici e S. Ippolito da attribuire probabilmente alla presenza della discarica in disuso in località S. Ippolito”. Cosa si deliberò in quella sede?
“IL CONSIGLIO COMUNALE
UDITA la lettura del documento trascritto nel dispositivo seguente;
VISTO l’esito della votazione palese, per alzata di mano, proclamato dal Presidente, con l’assistenza degli scrutatori precedentemente designati, che è il seguente:
- componenti dell’Assemblea presenti: n.15 (Sindaco, Ambrogio, Bozzo, Caputo,Caruso, Commodaro, De Cicco, Gervasi, Morrone, Nigro, Nucci, Paolini, Perri F., Spadafora G., Spataro);
- voti favorevoli: n. 14 (Sindaco, Ambrogio, Bozzo, Caputo, Caruso, Commodaro, Gervasi, Morrone, Nigro, Nucci, Paolini, Perri F., Spadafora G., Spataro);
- voti contrari: n. 1 (De Cicco);
- astenuti: nessuno;
D E L I B E R A:
— Di approvare il documento, qui allegato, che di seguito testualmente si trascrive:
«Il Consiglio Comunale
Preso atto del dibattito svoltosi
Impegna
l’Amministrazione ad elaborare un piano di monitoraggio delle matrici ambientali dei siti a rischio che insistono nel territorio comunale. In ogni caso chiede che l’Amministrazione solleciti gli Enti preposti alla messa in sicurezza immediata ed urgente dei relativi siti, in ambito comunale, ed in particolare quelli di Sant’Ippolito e Borgo Partenope».
Inutile dire che nulla è stato fatto.
A distanza di quattro anni dalla delibera comunale, il sito della discarica è rimasto tal quale, i veleni hanno continuato a uccidere persone e territorio, i Por per recuperare le aree contaminate sono scaduti, le leggi sono state violate e i soliti noti si sono, come sempre, arricchiti.
17 aprile 2018
©Francesca Canino