Un territorio martoriato. La realizzazione dell’impianto per
la produzione di energia elettrica da fonte eolica nei
comuni di Mongrassano, San Marco Argentano e Cervicati (CS), precisamente in
località “Aria
dei venti”, ha devastato il paesaggio calabrese.
Un
affare da 40milioni di
euro, autorizzato dalla Regione Calabria, che prevede la
realizzazione di sei torri eoliche alte 150 metri su
un’area classificata ad alto rischio
sismico e idrogeologico, dove è prevista una colata
di circa 12mila mc di calcestruzzo, oltre al carico delle sovrastrutture.
Gli abitanti dei tre comuni sono preoccupati per la
realizzazione dell’impianto da 16
megawatt che mette in pericolo un territorio fragilissimo
e si interrogano su alcune irregolarità: i lavori, infatti, sarebbero dovuti
iniziare nel 2014, ma sono stati prorogati all’anno successivo, e sarebbero
dovuti terminare a giugno 2019. In realtà, sono iniziati nei primi mesi del
2019 e hanno già distrutto un intero patrimonio boschivo e modificato tutto l’assetto
idrogeologico e ambientale, senza tener conto del vincolo incendi (l’ultimo è
divampato nel 2017), né delle tradizioni, visto che la strada per la
costruzione del parco ricade su un sentiero riconosciuto dall’Atlante storico dei percorsi francescani (Via
Frangigena, percorsa da San Francesco di Paola da San Marco Argentano a Paola,
attualmente distrutta).
Nei mesi scorsi, i lavori sono stati sospesi dalla Direzione
generale del Mibac, esattamente a maggio 2019, a causa dell’autorizzazione
ambientale scaduta nel 2017 e anche per alcune irregolarità nell’iter
amministrativo. L’impresa costruttrice ha presentato ricorso al Tar Calabria,
che ha sospeso il provvedimento del MIBAC e i lavori sono ripresi nei primi
giorni di settembre. Il MIBAC ha, in seguito, presentato ricorso al Consiglio di Stato. Se ne discuterà nel prossimo mese di aprile.
La speranza è che nessuno si
pieghi agli interessi della ditta esecutrice, che prosegue, tuttavia, i lavori
con autorizzazioni scadute, distruggendo un intero territorio.
Nelle scorse settimane, diversi
smottamenti si sono verificati nell’area interessata dai lavori, dove una
grossa quantità di fango è scivolato a valle dopo aver percorso le colline che
ospiteranno le pale eoliche. Il fango ha invaso pezzi di strada del comune di
Mongrassano, impedendo la circolazione per ore. Si è scongiurato il peggio,
visto che l’area, come abbiamo ricordato, è ad alto rischio idrogeologico e
sismico, problema segnalato nel 2018 anche alla Direzione Generale Architettura
Belle Arti e Paesaggio del Mibac.
RICAPITOLANDO: La realizzazione
dell’impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica è stato
autorizzato dalla Regione Calabria il 20 giugno 2014 alla Società Siemens
Gamesa Energy Italy. È costituito da 6 pale alte 150 metri con relative opere
connesse ed è situato in località “Aria dei venti”, sul crinale di una montagna
che, oltre ad essere zona a rischio sismico e archeologico, è stata percorsa
dal fuoco nel 2017 e nel 2008, prima, dunque, del rilascio dell’autorizzazione
unica (20/6/14). Quest’ultima non si è attenuta a quanto previsto dalla legge
quadro in materia di incendi boschivi (L. 353/00), secondo la quale le zone boscate
e i pascoli percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da
quella preesistente all’incendio per almeno 15 anni.
L’impianto, inoltre, avrà impatti
negativi sul Percorso religioso di San Francesco di Paola. Elementi, questi,
che non sono stati valutati. Allo stesso modo, non si è tenuto conto che i
lavori sono iniziati oltre il termine di scadenza fissato dall’autorizzazione
unica rilasciata dalla Regione e che il termine di ultimazione dei lavori è
stato oggetto di ben due proroghe, in contrasto con quanto disposto dalla L.R.
42/08. Inoltre, il cartello di cantiere non risulta completo e non si hanno
notizie della presenza di un archeologo sull’area dei lavori, come prescritto
dalla Soprintendenza.
Cosenza, 17 gennaio 2020
© Francesca Canino