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26 gennaio 2020

Cosenza, elezioni regionali e Seggi fantasma

icittadinisegnalano


Gentile giornalista,
per sapere dove andare a  votare questa mattina ho dovuto telefonare ai vigili!!! Sono state tolte dal Convitto Nazionale anche le sezioni che l'anno scorso erano ancora lì, compresa la mia, senza NESSUN TIPO DI COMUNICAZIONE (l'anno scorso cartelli su corso Telesio due mesi prima e articolo in capo alla pagina del sito del Comune). Neppure sul cancello del Convitto uno straccio di pezzo di carta.
Non posso descrivere quello che ho fatto quando sono arrivata a via Milelli, nuova sede del seggio, ove mi hanno detto che l'inconveniente dipendeva dall'ufficio elettorale.
Ormai che c'ero (tutto a piedi, ovviamente,
ma era troppa la rabbia) sono andata anche lì e li ho mandati a... davanti alle circa cento persone che solo stamattina avevano scoperto di dover votare in luoghi diversi dai precedenti. Non hanno potuto replicare alcunchè! Penso che basti e avanzi per capire tante, ma tante cose!!!
Cosenza, 26 gennaio 2020
Lettera firmata

21 gennaio 2020

L'agonia della sanità bruzia: un pasticciaccio politico



Cui prodest una sanità sempre più avvezza a mandare i pazienti calabresi a curarsi fuori regione?
Cui prodest una sanità regionale sempre più incline alla privatizzazione?
Cui prodest, infine, una sanità clientelare che è stata ed è fonte di ricchezza e potere delle solite famiglie?
Approfondiamo cio che sta accadendo all'Annunziata di Cosenza, specchio della situazione sanitaria regionale, grazie alla lettera di un operatore sanitario.


icittadinisegnalano:


A poco più di un secolo e mezzo, “i piemontesi” lo rifanno. Oggi, più che altro, sono lombardo-veneti, ma la sostanza non cambia.
Allora vennero con la scusa di unificare l’Italia. Si presero tutto quello che poterono, mantenendo al suo posto, anzi utilizzandola per dominarci meglio, quella stessa aristocrazia becera e dozzinale dell’epoca borbonica.
Oggi i lombardo-veneti, con la scusa di rimettere in sesto una sanità malata, ridando vigore ai principali responsabili del disastro calabrese, le da il colpo di grazia. Nulla contro i fratelli lombardo-veneti. Nulla contro di loro così come nulla contro i fratelli che vengono in Europa per migliorare la loro grama vita. Il dividerci per campanili e per razze è il miglior modo per dominarci meglio. Per noi oggi il nemico sono i lombardo-veneti, ieri i nazi-fascisti, l’altro ieri i piemontesi ma, ancora prima, gli inglesi per gli indiani d’India e d’America, i francesi per algerini e magrebini. Tutti accomunati dal “noi siamo la razza superiore” usato per aumentare il potere economico di oligarchie finanziarie.
Oggi dal nord, per salvare la nostra Sanità, ci arriva il fior fiore dei “disaster manager” e non nel senso di specialisti della protezione civile nel gestire il post calamità naturali e non, ma nel senso di professionisti specializzati nel fare terra bruciata dove poggiano i piedi. Sono arrivati e se ne sono stati per quattro mesi trincerati all’ultimo piano della sede amministrativa dell’Azienda Ospedaliera che sono venuti a distruggere. Non hanno dato alcun segno della loro presenza se non sporadici piccoli interventi tampone per evitare il collasso dell’intera struttura: farmaci e dispositivi concessi con il bilancino e come se fosse un favore personale; procedure ogni giorno più contorte per prendere gli operatori per stanchezza; piani di rilancio neanche a parlarne. Uniche apparizioni pubbliche in occasione della visita delle commissioni ministeriali. Quando finalmente si mostrano, facendo finta di affidare a primari e responsabili di reparti gli obbiettivi da raggiungere nell’anno, in effetti sono lì per mortificare le vere professionalità ed esaltare i soliti “compagnucci di merende”. Usano pettegolezzi da strada (ma li avranno sentiti davvero o sono pura invenzione?) per screditare professionisti seri e rispettati anche fuori dai confini regionali, senza darsi alcuna pena del fatto che, così facendo, dimostrano di parlare di reparti di cui non sanno neppure dove siano allocati fisicamente. 
In queste loro sortite, che pomposamente ed ipocritamente definiscono “discussioni sul budget”, non si preoccupano minimamente di dimostrare che disconoscono totalmente non solo come è strutturata l’azienda che dovrebbero guidare ma anche la legislazione che ne governa i meccanismi. Probabilmente perché ci considerano i soliti baluba terroni da poter imbrogliare con perline e collanine.
Che la sanità calabrese avesse necessità di un azzeramento per permetterne una ricostruzione su basi non infracidite da un trentennio di mal gestione e ruberie, è un fatto. Che siano riusciti ad approfittare del decreto Calabria per distruggere quel poco di buono che, con fatica e sacrificio, cercava di resistere, un fatto lo sta diventando e sarà completamente concretizzato, salvo stravolgimenti dell’ultim’ora, dopo il prossimo 27 gennaio.
In tutto ciò, buona parte di noi Calabresi, fa come il classico ranocchio che, messo in una pentola piena d’acqua sotto la quale è stato acceso il fuoco, è tutto contento che gli stiano scaldando l’acqua dove nuotare. Sono contenti che le sirene sovraniste li stringano nel loro abbraccio, anzi, si mettono in fila per ottenerlo non vedendo quanto sia letale. Hanno con troppa facilità dimenticato che, fino a poco più di un anno fa, queste stesse sirene volevano erigere barriere nei confronti di tantissimi, troppi figli del sud che andavano a “rubare” loro il lavoro. Le stesse barriere, invece, erano e sono sostituite da ponti d’oro per i tantissimi, troppi figli del sud che sono costretti ad andare a curarsi nelle loro mega strutture sanitarie, portando i soldi con cui ingrandirle e farle prosperare. Se prima era solo un’ipotesi, i fatti cui oggi stiamo assistendo la confermano come realtà. Dobbiamo essere strangolati per restare sudditi di una colonia da spremere come il classico limone. Questo, purtroppo, con buona pace dei soliti notabili, lacchè e fauna selvatica locale che, per puro interesse personale, hanno venduto e continuano a vendere la loro terra e la loro gente.
Cosenza, 21 gennaio 2020
Lettera firmata

18 gennaio 2020

icittadinisegnalano: A Cosenza ZTL mai attivate e vigili spariti


Gentile giornalista,
vorrei portare all’attenzione di tutta la città l’ennesima beffa che l’amministrazione comunale di Cosenza ha inteso fare ai residenti del quartiere di Santa Teresa. Molti mesi fa, le eccelse menti che governano la nostra ormai distrutta città hanno ben pensato di istituire su una delle vie che sboccano su piazza Santa Teresa, via Parisio esattamente, una ZTL. L’idea, poi diventata realtà, ha esasperato i residenti, già vessati dai disagi provocati dalla movida, dai parcheggi eliminati a favore delle pedane (realizzate con i soldi pubblici e ad uso dei locali della movida). A tutto ciò, si aggiungeva anche una inopportuna ZTL. Abbiamo sopportato anche questo sopruso e molti residenti hanno dovuto anche pagare le multe quando, spesso per bisogno e disperazione, percorrevano la via o sostavano dinanzi alle pedane.  

Un trattamento diverso è stato riservato ai frequentatori dei locali, notturni e diurni, ai soliti noti, cioè personaggi della bella società cosentina che gravitano nella zona o perché residenti o perché qui svolgono le loro attività.
Dopo valanghe di multe giunte ai residenti e ai malcapitati che parcheggiavano a fianco alle pedane di via Parisio, strada assurta agli onori di ZTL nonostante le proteste di quanti vi abitano, abbiamo saputo che di ZTL esiste solo il nome. Infatti, essa pare che non sia mai stata attivata. Allora perché in tanti sono stati multati?

Ci spieghiamo così il fatto che i vigili non sono più presenti davanti alla ZTL da tantissimo tempo, in effetti la via è a tutti gli effetti una strada a transito normale, se non fosse per i cartelli stradali che dicono il contrario. Tra l’altro, vigili da queste parti chiassose e lasciate alla mercé di gente che beve a dismisura non se ne vedono, così come sono assenti dal resto della città. In tanti ci chiediamo se Cosenza dispone ancora di un corpo di polizia municipale, se sì, come mai sono scomparsi dalle strade della città? Perché i cittadini devono pagare persone che non svolgono il loro compito? E in ultimo, ma in che razza di città viviamo?
Roberto G.
Cosenza, 18 gennaio 2020

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Se avete storie di malasanità, di disservizi burocratici, di abusi e ingiustizie da raccontare, inviate una mail al seguente indirizzo: icittadinisegnalano@gmail.com, pubblicheremo le vostre lettere senza diffondere i vostri dati. Rimanere in silenzio non serve a nessuno, è importante divulgare le inefficienze del sistema e le vessazioni che troppo spesso subiamo.  


17 gennaio 2020

Eolico e territori devastati, il caso Mongrassano


Un territorio martoriato. La realizzazione dell’impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica nei comuni di Mongrassano, San Marco Argentano e Cervicati (CS), precisamente in località “Aria dei venti”, ha devastato il paesaggio calabrese.

Un affare da 40milioni di euro, autorizzato dalla Regione Calabria, che prevede la realizzazione di sei torri eoliche alte 150 metri su un’area classificata ad alto rischio sismico e idrogeologico, dove è prevista una colata di circa 12mila mc di calcestruzzo, oltre al carico delle sovrastrutture.
Gli abitanti dei tre comuni sono preoccupati per la realizzazione dell’impianto da 16 megawatt che mette in pericolo un territorio fragilissimo e si interrogano su alcune irregolarità: i lavori, infatti, sarebbero dovuti iniziare nel 2014, ma sono stati prorogati all’anno successivo, e sarebbero dovuti terminare a giugno 2019. In realtà, sono iniziati nei primi mesi del 2019 e hanno già distrutto un intero patrimonio boschivo e modificato tutto l’assetto idrogeologico e ambientale, senza tener conto del vincolo incendi (l’ultimo è divampato nel 2017), né delle tradizioni, visto che la strada per la costruzione del parco ricade su un sentiero riconosciuto dall’Atlante storico dei percorsi francescani (Via Frangigena, percorsa da San Francesco di Paola da San Marco Argentano a Paola, attualmente distrutta).
Nei mesi scorsi, i lavori sono stati sospesi dalla Direzione generale del Mibac, esattamente a maggio 2019, a causa dell’autorizzazione ambientale scaduta nel 2017 e anche per alcune irregolarità nell’iter amministrativo. L’impresa costruttrice ha presentato ricorso al Tar Calabria, che ha sospeso il provvedimento del MIBAC e i lavori sono ripresi nei primi giorni di settembre. Il MIBAC ha, in seguito, presentato ricorso al Consiglio di Stato. Se ne discuterà nel prossimo mese di aprile.
La speranza è che nessuno si pieghi agli interessi della ditta esecutrice, che prosegue, tuttavia, i lavori con autorizzazioni scadute, distruggendo un intero territorio.
Nelle scorse settimane, diversi smottamenti si sono verificati nell’area interessata dai lavori, dove una grossa quantità di fango è scivolato a valle dopo aver percorso le colline che ospiteranno le pale eoliche. Il fango ha invaso pezzi di strada del comune di Mongrassano, impedendo la circolazione per ore. Si è scongiurato il peggio, visto che l’area, come abbiamo ricordato, è ad alto rischio idrogeologico e sismico, problema segnalato nel 2018 anche alla Direzione Generale Architettura Belle Arti e Paesaggio del Mibac.
RICAPITOLANDO: La realizzazione dell’impianto per la produzione di energia elettrica da fonte eolica è stato autorizzato dalla Regione Calabria il 20 giugno 2014 alla Società Siemens Gamesa Energy Italy. È costituito da 6 pale alte 150 metri con relative opere connesse ed è situato in località “Aria dei venti”, sul crinale di una montagna che, oltre ad essere zona a rischio sismico e archeologico, è stata percorsa dal fuoco nel 2017 e nel 2008, prima, dunque, del rilascio dell’autorizzazione unica (20/6/14). Quest’ultima non si è attenuta a quanto previsto dalla legge quadro in materia di incendi boschivi (L. 353/00), secondo la quale le zone boscate e i pascoli percorsi dal fuoco non possono avere una destinazione diversa da quella preesistente all’incendio per almeno 15 anni.
L’impianto, inoltre, avrà impatti negativi sul Percorso religioso di San Francesco di Paola. Elementi, questi, che non sono stati valutati. Allo stesso modo, non si è tenuto conto che i lavori sono iniziati oltre il termine di scadenza fissato dall’autorizzazione unica rilasciata dalla Regione e che il termine di ultimazione dei lavori è stato oggetto di ben due proroghe, in contrasto con quanto disposto dalla L.R. 42/08. Inoltre, il cartello di cantiere non risulta completo e non si hanno notizie della presenza di un archeologo sull’area dei lavori, come prescritto dalla Soprintendenza.

Cosenza, 17 gennaio 2020


© Francesca Canino