Riconoscete questo luogo?
E' Piazza delle Uova a Cosenza vecchia, ovvero la vergognosa discarica del primo tratto di corso Telesio. Cumuli di rifiuti di ogni tipo giacciono da anni in uno dei luoghi più misteriosi della città, appena sotto un murales che alcune associazioni hanno voluto sistemare sulle antiche mura. Stridenti per i colori accesi, per i disegni sgraziati e spesso anche per rappresentare scene lontane dalla storia.
L'area è inutilmente videosorvegliata.
Sulla piazza sorgono palazzi bellissimi e una piccola chiesa.
E' la chiesa di San Giovanni Gerosolimitano, situata nell'omonima
piazza, già piazza delle Uova, sottoposta
a un restauro nell'ambito di un finanziamento che ha permesso di ristrutturare
diverse chiese della città, compresa la stessa cattedrale. Intorno alla
chiesa
sorgono antichi palazzi di pregevole fattura, probabilmente edificati per la
borghesia cosentina. Su uno di questi è incisa una meridiana e tutti presentano
elementi architettonici rilevanti e ancora da svelare.
Una costruzione
abbandonata è attigua alla chiesa, forse una parte dell'ospedale costruito dai
Cavalieri di Malta. Ma c'è un fregio sulla porta secondaria della chiesa che non passa inosservato: è l'agnello dei sette sigilli che domina la piazza come un antico guardiano.
Con la destra
circonda una croce avvolta da un nastro dalle morbide forme e con il corpo
custodisce il libro biblico della Rivelazione, l'Apocalisse di Giovanni, che
descrive 'le cose che devono presto accadere'. L'evangelista vede alla destra
di Dio un rotolo scritto e chiuso con sette sigilli che contiene tutta la
storia e il suo significato; i sigilli potranno essere spezzati solo da Gesù
Cristo. L'apocalittica visione è l'oggetto di un bassorilievo marmoreo di
scuola napoletana (1500) venuto alla luce durante i lavori di consolidamento
degli anni '90. Nascosto sotto uno strato di calce, fu restaurato dalla
Soprintendenza dove è ancora custodito per la mancanza di adeguati sistemi di
protezione. Sulla porta secondaria della
chiesa
è stata, dunque, sistemata una copia
dell'agnello, simbolo degli antichi proprietari della chiesa, la Commenda dei
Cavalieri di Malta o Gerosolimitani, comunità monastica dedita alla gestione
dell’ospedale per l’assistenza dei pellegrini in Terra Santa.
Sarebbero stati alcuni mercanti dell’antica repubblica
marinara di Amalfi ad ottenere dal Califfo d’Egitto il permesso di costruire a
Gerusalemme una chiesa, un convento e un ospedale nel quale assistere i
pellegrini di ogni fede o razza, adottando la bianca Croce Ottagona come
simbolo dell’Ordine. A Cosenza giunsero nel 1428, fondarono la chiesa che subì
diversi interventi di restauro e l'ospedale. Dopo una fase di declino fu
rimodernata nel 1882 a spese del duca degli Spiriti che ne fu proprietario fino
al 1907, come è inciso sulle due porte della chiesetta e che la cedette alla
Confraternita dell'Annunziata, il cui stemma figura sull'architrave della porta
d'ingresso.
In tempi più recenti divenne centro per l'assistenza
religiosa e morale deglo avanguardisti fascisti di Cosenza e fu restituita al
culto dal commerciante Giovanni Garofalo il 25 marzo del 1934, in occasione
della funzione in onore della SS. Vergine dell'Annunziata. Nel '44 fu
danneggiata dai bombardamenti e riaperta al culto fu fatta abbellire dal
pittore Bevacqua. La facciata è a capanna con portale sovrastato da uno stemma
nobiliare raffigurante un cavaliere. A fianco è una torre campanaria con tre
monofore. L'interno è a pianta rettangolare e ad un'unica navata: l'altare
maggiore in marmo bianco, datato 1883, fu realizzato da Rocco Ferrari di
Montalto Uffugo. Custodiva una tela raffigurante l'Annunciazione di ignoto
pittore meridionale del XVII secolo, ora conservata presso la Soprintendenza.
I
lavori
di ripristino della chiesa nel 1988 portarono alla luce elementi medievali, segno dell'antichità
del luogo di culto, che quindi è antecedente alla chiesetta dei Cavalieri.
Un luogo così merita l'incuria, i rifiuti, il murales e l'oblio?
31 gennaio 2017
© Francesca Canino