Il particolare momento di crisi che la sanità italiana sta vivendo a causa dell'emergenza Coronavirus, ha riflessi drammatici sulla situazione sanitaria calabrese. Manca una catena di comando breve, manca «uno che comanda – ha tuonato il presidente dell'Ordine dei medici di Cosenza, Eugenio Corcioni – e qui non c'entra la democrazia, voglio precisare, ma in momenti come questi è indispensabile avere una figura che coordina, guida, impone scelte e comportamenti. Ho fatto diversi appelli ai media, ma alcuni non li hanno ripresi, voglio ribadire ancora che alcune realtà, come per esempio Vibo, Rossano, Cosenza hanno adottato dei provvedimenti, ma tutti diversi tra di loro. Ecco la necessità di una persona che comanda, e non dobbiamo aver paura delle parole, purtroppo qui ognuno fa quello che vuole. Ho fatto appello ai cittadini dicendo di non assembrarsi, ho visto che la gente ha compreso che ci troviamo in un momento critico e ho detto di non andare in ospedale o nel poliambulatorio di via Popilia, peraltro situato in uno stabile realizzato per civile abitazione, quindi senza seguire le norme dell'edilizia sanitaria, infatti non ha stanze ampie. Dico ai cittadini di non andare se non per una necessità, dobbiamo blindare le strutture e far entrare solo chi ha bisogno. Purtroppo, chi gestisce la nostra sanità è gente messa lì dalla politica e spesso non è capace, manca una catena di comando competente, adeguata e stretta per agire in fretta».
Abbiamo notato che per sospendere le attività ordinarie in questo periodo, ognuno si è regolato come ha voluto in mancanza di direttive unitarie. Per fortuna in Calabria non ci sono focolai endemici, però dobbiamo l'attenzione deve essere massima. «Spero non avremo tanta gente da intubare – ha continuato Corcioni - e che tutto si possa risolvere bene, ma se non si prendono i dovuti provvedimenti, dubito che si possa uscire presto da questo problema. Dobbiamo attrezzarci affinché non vi sia giacenza, perché noi non abbiamo aiuti da altre strutture vicine, quindi seguiamo le norme e mandiamo in quarantena chi si sospetta possa essere stato contagiato».
A proposito di quarantena, i cittadini sono indignati per il comportamento del commissario dell'Azienda ospedaliera di Cosenza, Panizzoli, che non si è messa in quarantena, cosa ne pensa?
«E' uno scandalo che abbia lasciato l'ospedale in questo momento tragico, è andata via giovedì scorso ed è tornata domenica, lo scandalo è aver lasciato l'ospedale SOLO in piena emergenza. A ciò si aggiunge la quarantena che non fa, questo è reato. Le due signore ai vertici dell'ospedale non usano il computere come attrezzo di lavoro, ma il trolley, visto che vanno e vengono di continuo, e siamo anche scandalizzati perchè ha fatto perdere 'fondi, ha affossato l'ospedale, ha rinunciato a oltre 10 milioni di euro per le tecnologie moderne, azzerando l'entusiamo e gli sforzi dei professionisti che sono andati fuori per imparare».
Infatti, in una lunga lettera inviata al nuovo presidente della regione Calabria il 20 febbraio scorso, il presidente Corcioni ha scritto, fra le atre cose, che «a riprova dell'inesistenza, di fronte a queste emergenze, di efficaci visioni e di strategie operative adeguate, giungono poi alcune decisioni davvero incomprensibili. Difatti, siamo rimasti sconcertati quando abbiamo saputo che il management dell'azienda ospedaliera di Cosenza ha rinunciato, di fatto senza motivazioni plausibili, all'opportunità di un reale aggiornamento tecnologico attraverso il finanziamento di 10 milioni di euro, che avrebbe permesso l'acquisto di molte nuove attrezzature (come il robot Da Vinci, assolutamente indispensabile per mantenere a un livello di qualità le nostre chirurgie; una seconda Pet; un nuovo agiografo digitalizzato)... viene impedito all'Azienda cosentina di posizionarsi al livello di un vero HUB sanitario e, in conseguenza di questa privazione di strumenti avanzati di cura, le viene altresì impedito di contrastare l'emigrazione sanitaria».
Ma perché queste rinunce a discapito dei cosentini e dei calabresi anche?
«Perché si lavora di meno, meno gare, ecc. Queste sono state messe là da Urbani, uno che fa le veci dell'assessore regionale alla sanità, queste macchine, secondo loro, le doveva comprare il privato, non il pubblico, sempre favorire la sanità privata, ma ora basta, se ne devono andare».
E già, si lascia l'ospedale a fronteggiare da solo e senza direttive un problema di fronte al quale si è completamente impreparati, si ritorna e si rifiuta la quarantena, ora apprendiamo che hanno anche impedito all'Annunziata di dotarsi di nuovi e importanti mezzi tecnologici che avrebbero salvato tante vite umane solo per favorire la sanità privata e percepiscono pure un lauto stipendio per compiere azioni discutibili. Non sentiremo la mancanza quando andranno via. Intanto, vogliamo ricordare che è la sanità pubblica che sta gestendo un problema senza eguali nella storia recente del nostro paese.
Cosernza, 10 marzo 2020
Francesca Canino