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26 marzo 2020

icittadinisegnalano: Coronavirus, strisce blu gratis agli ospedalieri, perché solo ora?



Un’ordinanza ridondante quella emessa oggi dal sindaco di Cosenza nell’intento di agevolare il personale dell’Annunziata. Dalle prime voci circolate nella mattinata, abbiamo appreso che sarebbero stati tutti a usufruire delle disposizioni comunali, in seguito, però, è stata limitata la platea dei destinatari al solo personale ospedaliero. L’emergenza causata dal Coronavirus ha spinto, infatti, l’amministrazione comunale di Cosenza ad emettere un’ordinanza “contingibile e urgente – scrive il sindaco - per la sospensione temporanea dell’applicazione in prossimità dell’ospedale Annunziata di Cosenza della tariffazione della sosta negli stalli blu al personale medico, paramedico, infermieristico e ospedaliero di servizio presso l’azienda ospedaliera di Cosenza” fino al 18 aprile prossimo.

Penso ci sia un serio problema. Per usufruire di quanto disposto, secondo la delibera, si dovrebbe lasciare il tesserino dell'ordine sul cruscotto. Ritengo non sia possibile perché questo vorrebbe dire lasciare dei documenti pressoché incustoditi, oltre che dati sensibili in pubblico. Non secondaria la possibilità di identificazione del proprietario del mezzo. Oltre a ciò, l’ordinanza prevede che si possa “esporre apposita autodichiarazione”, che, secondo la legge, per essere valida deve contenere tutti i dati del certificante più una fotocopia di un documento di riconoscimento.

Non sarebbe stato più semplice riportare il solo numero di matricola o fare una richiesta via mail al comune e ricevere un codice univoco da riportare su un biglietto sul cruscotto?

È bene ricordare che noi ospedalieri dovremmo usufruire sempre di queste agevolazioni e non solo durante la pandemia, perché noi, ospedalieri tutti e cioè medici, infermieri, tecnici, biologi, ostetriche, OSS, ausiliari lavoriamo tutti i giorni per salvare vite umane o per migliorare le condizioni di salute dei cittadini. Pandemia o no, siamo sempre sul campo a svolgere il nostro lavoro, per noi non cambia nulla. Ecco perché l’ordinanza a mio avviso è pura propaganda pelosa, un atto autoreferenziale per dimostrare che LORO ci sono, dopo essere spariti dalla vita pubblica da quando è scoppiata la pandemia. Noi, invece, siamo sempre in prima linea, senza dispositivi, con poco personale, ma cerchiamo di garantire a tutti la salute. 
Lettera firmata

23 marzo 2020

icittadinisegnalano: Calabria, ospedali chiusi: inutile riaprirli nell’emergenza


Emergenza Covid-19, qualcuno la definisce come una guerra. Come tutte le guerre che si rispettano hanno il loro adeguato accompagnamento di squali e sciacalli. Uso questi termini chiedendo scusa a squali e sciacalli. Magari gli squallidi esseri cui mi riferisco fossero come loro, il cui comportamento è dettato solo dall’istinto di sopravvivenza. Quello dei putridi soggetti che intendo io, è dettato solo dall’insaziabile appetito di potere senza scrupoli nel sopraffare i propri simili.

In questi giorni di grande apprensione ed ansia per tutte le persone normali, c’è la truppa dei soliti noti. Quei parassiti della società che non perdono occasione per darsi qualche attimo di visibilità da monetizzare alla prossima occasione. E quale argomento migliore se non la sanità, soprattutto oggi. Ecco che tutti i tromboni e trombati tirano fuori i loro argomenti cavallo di battaglia. Primo fra tutti la riapertura degli ospedali chiusi. Il solito mantra urlato e gridato da arruffapopoli che alle spalle hanno il nulla.


Riaprire ospedali tout court, pensando che possono essere utili nell’emergenza, è una favoletta per la prima infanzia. Per gestire bene la sanità, soprattutto in situazioni d’emergenza, ci vuole competenza e progettualità, cose assolutamente sconosciute ai nostri pseudopolitici ed a tutta la pletora di incompetenti che hanno posizionato ai vertici della nostra sanità. Un ospedale vuol dire reparti di medicina, chirurgia, ostetricia, pediatria, pronto soccorso ecc. A questi vanno aggiunti un minimo di servizi: radiologia, laboratorio, farmacia, direzione sanitaria. Bello, ma come farli e, soprattutto, a cosa servirebbero in un’emergenza come questa nostra? A nulla. E’ il classico caso in cui l’ospedale sotto casa serve ancor meno del solito.

Quello per cui potrebbero essere utili sarebbe il loro utilizzo come posti letto di quarantena o per osservazione delle persone con sintomatologia media. In caso di aggravamento, li si sposta nel centro con una terapia intensiva, in caso contrario vanno a casa. In questo modo, potrebbero essere utilmente impiegati i giovani medici e infermieri appena laureati o specializzandi che, affiancati da pochi colleghi esperti, potrebbero svolgere utilmente il loro compito. Invece, quotidianamente assistiamo a passerelle inutili quanto dannose. Tipo un’intervista del Governatore che, con malcelata soddisfazione condita da un sorrisetto beffardo, sdogana come normale il fatto che, avendo un calabrese come commissario straordinario all’emergenza, sia riuscita ad ottenere dei benefici. Ci spettano o no queste provvidenze? E’ giusto che le otteniamo perché spettano ad un popolo a cui servono o il tutto è detto per consacrare la solita mentalità de “ciò l’amico” a prassi necessaria e normale.

Non parliamo delle interviste di certo Direttore di Terapia Intensiva. Millanta piena operatività e capacità ad affrontare l’emergenza e manda i suoi colleghi a combattere a mani nude senza protezioni. Il tutto guardandosi bene dallo sporcarsi lui le mani. Inutile poi parlare di comunicati dove ci si riempie la bocca di grande sinergia tra reparti che non hanno nulla da spartire, neanche il paziente di cui parlano a sproposito, se non i beceri e meschini traffici dei loro Direttori.
Tutto questo mentre la gente ha paura e cerca di aggrapparsi a qualsiasi cosa per sentirsi un po’ più tranquilla. Queste sì che sono fake news e delle più pericolose perché provengono da fonti che dovrebbero essere serie, ma non lo sono affatto.


22 marzo 2020

Il virus dell'eolico: lo scempio di Mongrassano



"Improvvisamente ho capito che voi non siete dei veri mammiferi: tutti i mammiferi di questo pianeta d'istinto sviluppano un naturale equilibrio con l'ambiente circostante, cosa che voi umani non fate. Vi insediate in una zona e vi moltiplicate, vi moltiplicate finché ogni risorsa naturale non si esaurisce. E l'unico modo in cui sapete sopravvivere è quello di spostarvi in un'altra zona ricca. C'è un altro organismo su questo pianeta che adotta lo stesso comportamento, e sai qual è? Il virus. Gli esseri umani sono un'infezione estesa, un cancro per questo pianeta: siete una piaga. E noi siamo la cura".

È una famosa citazione del film cult “Matrix” che oggi si rivela profetica. Ma non è il Coronavirus l’argomento dell’articolo, anche se in questo periodo non riusciamo a parlare d’altro, a interessarci di altro. Eppure, dobbiamo riannodare i fili, tornare a vivere e affrontare i problemi rimasti irrisolti, migliorare il pianeta ed evitare catastrofi future. Partendo dall’ambiente. Basta oltraggi, basta consumo di suolo, tagli di foreste, abbattimenti di alberi in città, sversamenti di veleni nei fiumi, discariche a cielo aperto, inquinamento dell’aria e delle acque, polveri sottili, impianti fatti passare come opere sostenibili che invece distruggono il paesaggio per sempre, a dispetto delle norme e del buonsenso.
Un pensiero particolare in questi giorni segnati dall’incubo Covid 19 è andato al parco eolico di Mongrassano dopo aver visto le foto delle pale che torreggiano sui verdeggianti colli. Uno scempio. I lavori non si sono arrestati neanche per l’emergenza sanitaria, distruggendo uno dei paesaggi più selvaggi e rigogliosi della Calabria solo per profitto. Colline e crinali strappati ai suoi naturali proprietari e svenduti a multinazionali senza scrupoli, con l’avallo dei politici e degli amministratori locali. E tra le proteste, le carte bollate, le denunce sui media, le interrogazioni parlamentari nessuno è riuscito o ha voluto fermare i lavori “eseguiti in violazione della normativa di settore, visto che l’autorizzazione unica risultava priva di efficacia giuridica”, come hanno fatto rilevare ben otto senatori della Repubblica (https://ilgiornaledellambiente.it/mongrassano-pale-eoliche-senza-permessi/).

L’ambiente ha perso, i residenti hanno perso terra e salute, i giornalisti e i parlamentari hanno perso la loro battaglia di giustizia. Ha vinto il virus iniettato dal dio denaro nel sangue di gente senza scrupoli.
Ci rivedremo a Filippi.

Cosenza, 22 marzo 2020
© Francesca Canino



19 marzo 2020

Covid 19, politici calabresi al palo, contagi galoppanti



Ancora in aumento i contagiati da Covid 19 in tutta la penisola e nessuna flessione è prevista per i prossimi giorni. Forse nella settimana entrante, ma per ora la situazione si presenta in tutta la sua drammaticità. Specialmente in Lombardia, dove i contagiati sono circa 20.000, di cui 2077 emersi solo oggi. L’assessore regionale al Welfare ha informato i cittadini della possibilità concreta di poter allestire degli ospedali da campo, ma per metterli in funzione è necessario il personale, che purtroppo manca. Per questo motivo, ha chiesto aiuto a 53 medici e infermieri cubani, che si trasferiranno in Lombardia per alleggerire il lavoro dei sanitari.

La carenza del personale sanitario è una piaga che ha colpito anche la Calabria già da molti anni. Qui il virus si è diffuso in ritardo e con meno violenza rispetto alle regioni settentrionali, ma i numeri degli infettati cresce di giorno in giorno e i posti negli ospedali sono quasi al limite. 
Solo ieri scrivevamo (http://francescacanino.blogspot.com/2020/03/il-mater-domini-proposto-come-centro.html) che si dovrebbe considerare l’ipotesi di realizzare un centro regionale Hub per il Coronavirus a Germaneto, presso il Policlinico universitario ‘Mater Domini’. La sua posizione centrale e gli spazi di cui dispone potrebbero essere messi a disposizione per fronteggiare l’attuale emergenza. Si potrebbe risolvere così il problema dei posti letto, mettendo da parte, almeno per ora, l’idea di realizzare ospedali da campo, visto che la struttura a Germaneto c’è ed è anche ben attrezzata. Ciò che manca è il personale. Ma mentre l’assessore lombardo ha chiesto aiuto ai cubani, i politici e gli amministratori calabresi sono silenti. Nessuna proposta è stata avanzata dal presidente della regione, dal commissario ad acta, dai numerosi parlamentari calabresi, tutti trincerati nei loro palazzi a scaldare le sedie.

Il nostro augurio è uscire al più presto dall’incubo Coronavirus, purtroppo dobbiamo attenerci alla realtà ed affrontarla e la realtà certifica che i contagi sono in aumento e che presto si avrà bisogno di altri posti in terapia intensiva, anche perché arriveranno pazienti dal Nord. Sappiamo che al Mater Domini sono disponibili 20 posti in terapia intensiva e circa 300 posti per i contagiati, ma che per mancanza di personale non saranno mai attivati. Dopo le scellerate politiche degli ultimi decenni, che hanno bloccato i concorsi e istituito il numero chiuso alle facoltà di medicina delle università italiane, il personale sanitario è stato ridotto al lumicino e, oggi, nel bel mezzo di una pandemia senza eguali, dobbiamo fare i conti con questi madornali errori del passato. Ma vista l’emergenza attuale, vien da chiedersi perché chi governa la Calabria non reperisce personale altrove come hanno fatto i lombardi.

L’inettitudine di chi amministra la nostra regione e dei parlamentari calabresi non è più tollerabile, si cerchi il personale e si attivino i posti letto nelle strutture già esistenti e attrezzate. Non si può perdere altro tempo, il virus farà nuove vittime e non vogliamo assistere a un’ecatombe come quella lombarda solo per l’incapacità della classe politica calabrese. Dobbiamo forse ricordare loro che sono stati votati e sono retribuiti per garantire ai calabresi anche la salute?

Cosenza, 19 marzo 2020
© Francesca Canino


18 marzo 2020

Il Mater Domini proposto come centro regionale Covid 19, ma il personale non c'è



In Calabria aumenta il numero dei contagiati da Covid 19 e le strutture sanitarie sono quasi sature. Secondo le previsioni – e come tali da prendere con le pinze – il picco epidemico è ancora lontano. Una diminuzione dei contagi, dunque, non si verificherà a giorni, ecco perché diventa sempre più urgente trovare altri posti letto in tutta la regione.

Da alcuni sanitari è partita la proposta di attivare immediatamente un centro regionale Hub per il Coronavirus a Germaneto, presso il Policlinico universitario ‘Mater Domini’. La sua posizione centrale e gli spazi di cui dispone potrebbero essere messi a disposizione per fronteggiare l’attuale emergenza. A parere dei sanitari, riattivare i piccoli ospedali di provincia non sarebbe la scelta migliore. La regione, infatti, disponendo della struttura e delle professionalità del Mater Domini dovrebbe puntare su quest’ultima, che potrebbe attivare circa 300 posti letto, una seconda rianimazione e una seconda unità coronarica da affidare congiuntamente al personale del Pugliese-Ciaccio e del Policlinico. Nei giorni scorsi, il consigliere regionale Libero Notarangelo ha annunciato che 12 posti letto di terapia intensiva sarebbero stati approntati nel giro di poche ore al Policlinico universitario. Al momento, però, le proposte sono rimaste tali, mentre i contagi in regione non accennano a diminuire.

Il reperimento di posti letto, specialmente in terapia intensiva, è ormai una necessità e la creazione di un unico centro Covid 19 in Calabria potrebbe essere un’idea su cui lavorare per dare sicurezza ai calabresi. La gestione di 300 posti letto nel reparto di Malattie infettive, come auspicato dai sanitari proponenti, richiede almeno 40/50 medici e circa 70/80 infermieri, affiancati da 40/50 OSS. Altri medici, in questo caso rianimatori, si renderebbero necessari per la gestione dei 20 posti disponibili in terapia intensiva. Non si dispone di tutto questo personale, ragion per cui è stata avanzata da più parti la proposta di assumere gli specializzandi. Ma è ancora tutto fermo.

I problemi sono come al solito determinati dalla annosa carenza di personale, che da oltre un decennio affligge la sanità calabrese. Nessuno ha voluto in tanti anni porre rimedio a ciò che oggi è diventata una emergenza nell’emergenza, ovvero la mancanza di personale sanitario in piena pandemia. Si deve, tuttavia, salvare il salvabile: sicuramente ci sono gli spazi al Mater Domini, allora quanti posti potrebbero attivarsi in breve tempo in relazione al personale già in servizio?

È ora che la politica faccia la sua parte, che prenda decisioni, che assicuri le cure ai cittadini/contribuenti, non c’è più tempo da perdere se non si vogliono perdere vite umane.

Cosenza, 18 marzo 2020
© Francesca Canino



16 marzo 2020

Cina, Iran, Europa sfidano il Coronavirus e l'America. Il ruolo dell'Italia

 Un Airbus A320 come quello atterrato a Pescara

La pandemia causata dal Coronavirus ha fermato le attività dei cittadini, gli spostamenti tra un comune e l’altro, in pratica la vita degli italiani che, nel giro di qualche settimana, hanno dovuto fare i conti con quarantene, mascherine e divieti vari. Dai media apprendiamo quotidianamente l’andamento dei contagi e le catastrofiche situazioni negli ospedali delle zone più colpite, mentre continuano senza sosta gli appelli che invitano a “stare a casa”. Un paese bloccato, in cui accadono, tuttavia, fatti inquietanti.

Non si sono fermati, infatti, i voli dall’Iran verso l’Italia e l’Europa, nonostante il paese asiatico sia il secondo focolaio dell’infezione. Le autorità iraniane hanno vietato gli spostamenti all’interno del paese, ma non quelli che fanno rotta in Italia e nelle capitali europee. Sono davvero poche le notizie certe sull’epidemia da Covid-19 che ha colpito l’Iran. Il presidente Rouhani ha deciso che le notizie riguardanti il Coronavirus saranno tenute sotto controllo al fine di evitare l’isolamento di Teheran per paura del contagio. Si controllano le notizie, ma non i voli tra Iran, Europa e Cina, colpiti da una pandemia senza eguali. Perché?

Lo abbiamo chiesto al giornalista Massimo Alberizzi, direttore di Africa Express e di Senza Bavaglio, e alla collega Monica Mistretta, che da alcune settimane seguono da vicino questi avvenimenti. «La Cina per Teheran è diventata economicamente indispensabile – dichiara Alberizzi - ma le immagini dei morti per il misterioso Coronavirus ha spinto il ministro della Salute iraniano, Saaed Namaki, a bloccare temporaneamente tutti i voli da e per la Cina. La Mahan Air, però, una compagnia privata messa sotto sanzioni statunitensi per il suo ruolo nei traffici di armi e i legami con il Corpo delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, continua a fare la spola con la Cina».

Intanto, le persone colpite dal virus sono migliaia, il governo di Teheran valuta l’uso della forza per fermare il contagio, ma la Mahan Air, che va e viene ininterrottamente dalla Cina «è legata a doppio filo – asserisce Monica Mistretta - alle Forze Quds delle Guardie Rivoluzionarie Islamiche, quelle, per intenderci, responsabili delle operazioni coperte all’estero per conto di Teheran. O, se preferite, quelle che adesso sono impegnate nell’ultima, complicata fase della guerra siriana a Idlib che vede la Siria di Assad schierata al fianco di russi e Iran contro la Turchia. Ed è questo il punto: a Idlib la Cina ha un grosso problema da risolvere (https://www.africa-express.info/2020/03/06/come-la-guerra-in-siria-e-lalleanza-cina-iran-ha-aiutato-il-coronavirus-a-diffondersi-nel-mondo/)».
Idlib, Siria
Ma cosa c’entra l’Italia?
In piena emergenza Coronavirus, a Rimini, non ancora zona rossa, atterra un aereo della compagnia Iran Air proveniente dall’aeroporto internazionale di Teheran, dopo aver fatto scalo a Milano Malpensa. «Sul sito Flight Radar 24 – spiega Mistretta - il volo proveniente dall’Iran che ha toccato i due aeroporti italiani ha un nome: EP-IBB. Alle 18.40 l’aereo della Iran Air decolla in direzione di Teheran. Tre giorni dopo, il 6 marzo, tutto si ripete come da copione: l’arrivo dell’aereo da Teheran a Milano alle 12.36 e poi ancora lo scalo a Rimini e il ritorno verso l’Iran nel tardo pomeriggio. È una modalità che si ripete di frequente. Il copione collaudato a Malpensa funziona anche nell’aeroporto londinese di Heathrow. Sono gli scali a Rimini della compagnia nazionale iraniana che dovrebbero fare riflettere se non altro per la coincidenza dell’alto numero di contagi in città» (https://www.africa-express.info/2020/03/09/nessuno-ferma-i-voli-milano-rimini-teheran-e-liran-e-il-secondo-focolaio-del-virus-al-mondo/).

Tre giorni fa ha chiuso l’aeroporto di Rimini e da ieri Iran Air ha cominciato a fare scalo a Pescara: nessun altro aeroporto europeo è disposto a sfidare le sanzioni statunitensi per rifornire i serbatoi della compagnia aerea nazionale iraniana e così i grossi Airbus diretti nelle città europee faranno scalo in Abruzzo. «L’aeroporto di Pescara da ieri è chiuso come quello di Rimini, tranne per le emergenze: ma il rifornimento di carburante alla Iran Air andrà avanti per tutto il mese», dice Alberizzi.


«La scelta della città abruzzese resta senza spiegazione –precisa Mistretta – e tra esercitazioni antiterrorismo e falsi allarmi bomba, la seconda metà del 2019 per Pescara è stata già piuttosto movimentata. Mancavano solo i voli della compagnia iraniana. E poi, ancora, arriviamo alla ormai celebre colonna militare sulla A14 Adriatica che ha sfilato alle 23.00 dell’11 marzo in piena emergenza Coronavirus. Non è chiaro se i tir con i carri armati fossero parte dell’esercitazione Nato Defender Europe 20, come riporta il quotidiano locale “Il Centro”: poche ore prima l’esercito americano, infatti, aveva deciso di ridurre la portata delle manovre per evitare contagi e il ministro della Difesa, Lorenzo Guerini, aveva annunciato che l’Italia non avrebbe partecipato».

La tensione tra Europa e Stati Uniti è altissima, poiché, secondo i termini all’accordo sul nucleare iraniano, a ottobre scadrà l’embargo Onu per la vendita di armi convenzionali all’Iran. «Cina, Europa e Russia, per le quali l’accordo è ancora in vigore, saranno libere di fornire armamenti a Teheran – conclude Alberizzi – e l’America almeno su questo punto è compatta intorno a Trump: l’embargo Onu sulle armi all’Iran deve essere esteso. L’Europa glissa. L’Italia, con i suoi rifornimenti di carburante alla Iran Air, è in prima linea contro le sanzioni americane. Il gioco si fa sempre più pericoloso» (https://www.africa-express.info/2020/03/16/coronavirus-italia-bloccata-ma-i-voli-con-liran-continuano-imperterrati/).

Oggi, il sito di Africa Express è stato hackerato, segno inequivocabile che queste inchieste hanno dato fastidio.

Le foto sono state concesse dal direttore Massimo Alberizzi

16 marzo 2020
Francesca Canino

15 marzo 2020

Sanità, politica e cittadini poco rispettosi, lo sfogo di un medico



«Ai Politici Italiani, che, dopo aver insultato all’inizio di questa emergenza i Medici di Codogno accusandoli ingiustamente di non aver rispettato i protocolli governativi, ora non sanno fare altro che ripetere "Ringraziamo i medici e gli infermieri, veri eroi di questo momento", vorrei dire: “Risparmiateci tutte le vostre cazzate, che non sapendo Voi più cosa fare, fate oggi uscire a ruota libera dalle vostre bocche. Adesso, dopo anni di politica sanitaria incosciente, vi accorgete che mancano posti letto? che mancano i macchinari? che manca il personale sanitario e parasanitario? Ma siete davvero degli Statisti educati nelle più prestigiose Università del mondo! Avete rovinato il Sistema Sanitario Italiano, introducendo criteri di selezione che poco avevano a che fare con il merito e le capacità. Aggrappandovi alle proclamate esigenze di ridurre il debito pubblico (che è continuato invece ad aumentare!), avete tagliato i posti letto, chiuso reparti, bloccato le assunzioni. Ora grazie a Voi l’Italia ha meno posti letto per 1000 abitanti di tutti gli Stati dell’Europa occidentale! Siete riusciti a creare una carenza anche nella professione infermieristica, che fino a qualche tempo fa rappresentava l'unica possibilità di impiego nella Sanità. A seconda delle Regioni avete bloccato i concorsi per dieci - quindici anni, e quando vi siete accorti che per vari motivi (retribuzioni spesso inadeguate all’impegno e alle responsabilità ed ai rischi professionali; inadeguata tutela sociale prima ancora che legale degli operatori sanitari, ecc.) il Medico non lo vuol fare più nessuno, che molti di noi preferiscono migrare all’estero abbandonando la Patria, e che, specie per il Pronto Soccorso, i concorsi vanno deserti, ora cosa fate? Cercate, con qualche mezzuccio, di migliorare il contratto di lavoro, dopo che per molti anni avete favorito la cultura del precariato e dello sfruttamento intensivo della professione medica.  Avete seminato vento ed ora raccogliete tempesta.  Avete quello che vi meritate! Confidiamo che la gente comune oggi capisca meglio quel che avete fatto e abbia ben presenti le Vostre responsabilità!”.



A tutti i Cittadini italiani che oggi ci ringraziano vorrei invece ricordare: “Noi siamo sempre gli stessi che vengono spesso aggrediti perché state aspettando il vostro turno e voi pensate che chissà cosa stiamo facendo invece di lavorare, siamo sempre gli stessi a cui distruggete i Pronto Soccorsi, siamo sempre gli stessi che "i pennivendoli" sbattono facilmente per qualunque motivo sulla prima pagina dei giornali riscuotendo  il vostro plauso pur senza nemmeno conoscere bene i fatti, siamo sempre gli stessi che vengono offesi di continuo perché non capiscono nulla (mentre voi avete studiato alla "Google University"), siamo sempre gli stessi cui distruggete le ambulanze perché secondo la vostra logica siamo arrivati in ritardo, siamo gli stessi a cui spesso intralciate il lavoro perché voi e solo voi sapete cosa si deve fare in quei casi. Siamo sempre gli stessi che vengono uccisi di notte davanti all' ingresso di un ambulatorio messo lì per voi”.

A tutti voi, Politici e Cittadini italiani chiedo “Ma perché e soprattutto per cosa ci ringraziate? Forse perché nessuno di voi sarebbe disposto a fare quello che noi facciamo, per libera scelta, ogni giorno? Ci ringraziate perché oggi avete paura? Forse perché continuiamo in silenzio a fare quello che facciamo ogni giorno?”.
Quello che sarebbe bello, invece, una volta spenti i riflettori e calato il sipario di questa sventurata ribalta, sarebbe il trovare in Voi un po’ di rispetto per noi nella quotidianità, nel nostro lavoro di tutti i giorni lontano dal clamore, non ringraziamenti ma solo RISPETTO. Questo basterebbe a farci capire che avete capito.
Io sono solo uno dei tanti Medici italiani».

15 marzo 2020
Condivido lo sfogo del collega
Rodolfo Gualtieri
Segretario CISL Medici
Cosenza


14 marzo 2020

Emergenza Coronavirus, l'ASIT offre un servizio di consulto ambulatoriale on-line per pazienti portatori di trapianto renale


A causa dell’emergenza Coronavirus, l’ASIT, da sempre impegnata nella promozione della cultura della donazione, nell’offerta di servizi ai pazienti trapiantati e nel sostegno alle attività di ricerca del “Centro di Ricerca Rene e Trapianto”, offre a tutti/e i/le pazienti portatori/trici di trapianto renale e che afferiscono al Polo Trapianti di Cosenza, un servizio di consulto ambulatoriale on-line.

L’ex Direttore dell’Unità Operativa Complessa di Nefrologia-Dialisi-Trapianto dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, dr. Renzo Bonofiglio, ha accettato con entusiasmo l’iniziativa, rendendosi disponibile ad espletare tale servizio al fine di garantire la continuità del follow-up dei pazienti che afferiscono al polo di Cosenza.
Segue un video tutorial informativo, in cui, oltre a ricordare le fondamentali regole per evitare il contagio, si spiegano le modalità per accedere al servizio di visite ambulatoriali gratuite mediante piattaforma Skype.






icittadinisegnalano: Medici migrati in altri reparti, tra questi quattro infettivologi, dopo l'arrivo dei nuovi primari vincitori di concorso



"In questi giorni di emergenza causata dalla diffusione del Coronavirus anche in Calabria, vengono a galla i danni che la malapolitica ha commesso sulla sanità pubblica. Vorrei porre l’attenzione, in particolare, sull’impellente necessità di assumere medici all’Annunziata di Cosenza Fra le varie branche è urgente, oggi più che mai, assumere infettivologi. Questa è l’attualità nuda e cruda. Eppure, non più tardi di due anni fa, quattro infettivologi di lungo corso sono ‘migrati’ in altre Unità Operative. Era il periodo di Mario Oliverio e Achille Gentile. Come mai i quattro medici hanno deciso all’improvviso di cambiare la loro vita professionale? La ‘strana coincidenza’ si è verificata con l’arrivo del nuovo direttore dell’Unità Operativa Complessa (UOC) di Malattie Infettive, vincitore di pubblico concorso. Così, all’improvviso, l’UOC di Medicina Infettiva si trova senza quattro medici di grande esperienza. Oggi, queste quattro figure sarebbero servite tanto, invece la realtà dice che dobbiamo affidarci a medici di prima nomina da buttare subito al fronte.


Alla luce di quanto sta accadendo in queste settimane, l’errore è stato molto grave. Ma la cosa ancora più grave consiste nel fatto che anche in altre branche dell’Annunziata si è verificata la stessa ‘strana migrazione’. Tanti sono stati i dirigenti medici che hanno cambiato Unità Operative, disperdendo, in tal modo, un enorme bagaglio di esperienze, che in momenti difficili come questi sono indispensabili. Allora una domanda sorge spontanea: “È solo una coincidenza oppure queste ‘strane migrazioni’ sono dovute alla nomina dei nuovi direttori di Struttura Complessa?”.  
Forse qualcuno questa domanda dovrebbe porsela, infatti, andrebbero verificate le procedure concorsuali per controllare se la malapolitica ha ‘imposto’ qualche scelta scellerata. Scelta che ha fatto abbandonare il posto a diversi medici quando sono venuti a conoscenza dei nomi dei vincitori di concorso, direttori nella maggior parte dei casi di UOC, che, come è noto, potrebbero essere stati individuati dal padrino di turno.
Allora meditate gente! Forse è necessario riflettere su episodi come questo per imparare la lezione quando ripartiremo per non commetter più simili errori. Impariamo da queste esperienze, lavorare in emergenza è sempre peggio".
Lettera firmata
Cosenza, 14 marzo 2020


12 marzo 2020

Corcioni e quella lettera alla Santelli rimasta senza risposta



Eugenio Corcioni, presidente dell’Ordine dei Medici di Cosenza, con una lettera inviata il 20 febbraio scorso al presidente della Regione Calabria, Iole Santelli, mette in evidenza i limiti e i paradossi della sanità calabrese, a cominciare dal Dipartimento regionale alla Salute «che dovrebbe essere il motore del sistema sanitario, è oggi un involucro vuoto, disorganizzato e privo delle necessarie competenze, incapace persino di far fronte ai compiti della più ordinaria amministrazione. In proposito – scrive Corcioni - è illuminante l’esempio del modulo di domanda che in Italia e in Calabria, come tutti gli anni, viene predisposta affinché i medici possano essere inseriti nella graduatoria della medicina generale: orbene quest’anno è stata sbagliata anche questa semplice procedura, fino al punto che, per eventuali informazioni si rimandava ad un telefono collegato con la Regione Abruzzo, segno evidente di un copia-incolla mal riuscito e, a monte, di una modalità di lavoro inaccettabile».

Ricordiamo che il Dipartimento regionale alla Salute in Calabria è diretto da Antonio Belcastro, l’uomo dei topini di Report (http://francescacanino.blogspot.com/2020/03/coronavirus-incaricato-alla-prevenzione.html), ora anche soggetto attuatore per il coordinamento delle attività per la prevenzione del Coronavirus e per bloccare e contrastare una eventuale epidemia. Si sa, in una regione sottoposta a Piano di rientro dal disavanzo del servizio sanitario, si deve risparmiare, pertanto è meglio una sovrapposizione di cariche.

La Calabria, infatti, è commissariata da una decina di anni e oggi Corcioni chiede al neo residente regionale «qual è, nel 2020, la funzione dei commissari e qual è il loro orizzonte di azione? A nostro modesto parere, da un lato, si dovrebbe fare una più attenta verifica, non solo contabile di ciò che è stato fatto prima della stagione del commissariamento, per correggere davvero e fino in fondo gli errori delle precedenti cattive gestioni. Poi ho ricordato al presidente della Regione che il famigerato Decreto Calabria prevede all’art. 3, comma 9 che “… i commissari restano in carica fino alla nomina dei direttori generali individuati in esito a procedure selettive che sono avviate dalla Regione decorsi 12 mesi dall’entrata in vigore del presente Decreto. Quindi, pur in periodo di commissariamento, esistono importanti spazi di iniziativa per la Regione e cioè che dal prossimo 1/5/2020 si potrebbero nominare i nuovi Direttori generali».

L’importante è non dimenticare questa data, perché si potrebbero sostituire i commissari con i direttori generali nominati. Cosenza, dunque, potrebbe avere una nuova dirigenza in sostituzione dell’attuale management e che sarà ricordata, tra le altre cose, per «l’incompetenza manifestata – afferma il presidente Corcioni - nell’assegnare gli obiettivi di budget annuale, infatti si propongono ai primari obiettivi impropri alle funzioni di un ospedale HUB, ad esempio: per una divisione che si sta caratterizzando per aver quasi azzerato la lista d’attesa del cancro ovarico, si impone di far le vaccinazioni per il papilloma virus oppure si afferma che l’oncologia pediatrica non è pertinente alla divisione specifica e si danno obiettivi banali! Importantissime le vaccinazioni, ma non può essere l’HUB il luogo per queste pratiche, bensì il territorio».

Un quadro allarmante che non può essere sottovalutato e al quale il presidente della Regione deve mostrare la dovuta attenzione.
Cosenza, 12 marzo 2020
© Francesca Canino     





Ospedale di Cosenza, nessuna indicazione per donne gravide positive al Covid 19, per i neonati e per i bambini sospetti



Anche oggi dobbiamo scrivere che l’Annunziata di Cosenza è ancora senza una guida effettiva in grado di fronteggiare l’emergenza sanitaria scatenata dal Coronavirus. Eppure, l’ospedale bruzio si avvale di un commissario generale e di due direttori sanitari, ma mancano proprio le direttive, nel caso di paziente sospetto, da dare affinché il personale sanitario sia messo nelle condizioni di comportarsi secondo le linee generali dettate dalla letteratura scientifica e dalla normativa nazionale. Direttive che i vertici di ogni azienda sanitaria devono tradurre in codici comportamentali locali. La Direzione strategica di una azienda ospedaliera, sentiti i capi dipartimento e i primari, mettono in pratica le direttive regionali, nel rispetto di quelle nazionali. 
Cosa succede, invece, a Cosenza? Non sono state emanate le disposizioni di cui parlavamo in alcuni Dipartimenti molto particolari, come quello Materno-Infantile. Ad oggi, non è stato predisposto alcun regolamento per casi specifici che solo per fortuna non si sono ancora verificati. Ci riferiamo ai casi di donne gravide positive al Coronavirus o anche solo sospette, ai loro neonati, ai bambini sospetti. Per loro non c’è ancora nessuna indicazione. Per il personale loro addetto, non sono ancora previsti i DPI, ovvero i dispositivi di protezione individuale, e ciò in presenza della seconda versione di un documento che stabilisce i comportamenti da tenere in caso di paziente sospetto. Il documento, infatti, non prevede nulla per il Dipartimento Materno-Infantile.
Si naviga a vista, ma la situazione è molto seria per non essere presa in considerazione.
Cosenza, 12 marzo 2020
© Francesca Canino  

10 marzo 2020

Ospedale di Cosenza senza guida, affossato dall'attuale dirigenza che non si mette nemmeno in quarantena

Il particolare momento di crisi che la sanità italiana sta vivendo a causa dell'emergenza Coronavirus, ha riflessi drammatici sulla situazione sanitaria calabrese. Manca una catena di comando breve, manca «uno che comanda – ha tuonato il presidente dell'Ordine dei medici di Cosenza, Eugenio Corcioni – e qui non c'entra la democrazia, voglio precisare, ma in momenti come questi è indispensabile avere una figura che coordina, guida, impone scelte e comportamenti. Ho fatto diversi appelli ai media, ma alcuni non li hanno ripresi, voglio ribadire ancora che alcune realtà, come per esempio Vibo, Rossano, Cosenza hanno adottato dei provvedimenti, ma tutti diversi tra di loro. Ecco la necessità di una persona che comanda, e non dobbiamo aver paura delle parole, purtroppo qui ognuno fa quello che vuole. Ho fatto appello ai cittadini dicendo di non assembrarsi, ho visto che la gente ha compreso che ci troviamo in un momento critico e ho detto di non andare in ospedale o nel poliambulatorio di via Popilia, peraltro situato in uno stabile realizzato per civile abitazione, quindi senza seguire le norme dell'edilizia sanitaria, infatti non ha stanze ampie. Dico ai cittadini di non andare se non per una necessità, dobbiamo blindare le strutture e far entrare solo chi ha bisogno. Purtroppo, chi gestisce la nostra sanità è gente messa lì dalla politica e spesso non è capace, manca una catena di comando competente, adeguata e stretta per agire in fretta».
Abbiamo notato che per sospendere le attività ordinarie in questo periodo, ognuno si è regolato come ha voluto in mancanza di direttive unitarie. Per fortuna in Calabria non ci sono focolai  endemici, però dobbiamo l'attenzione deve essere massima. «Spero non avremo tanta gente da intubare – ha continuato Corcioni - e che tutto si possa risolvere bene, ma se non si prendono i dovuti provvedimenti, dubito che si possa uscire presto da questo problema. Dobbiamo attrezzarci affinché non vi sia giacenza, perché noi non abbiamo aiuti da altre strutture vicine, quindi seguiamo le norme e mandiamo in quarantena chi si sospetta possa essere stato contagiato».
A proposito di quarantena, i cittadini sono indignati per il comportamento del commissario dell'Azienda ospedaliera di Cosenza, Panizzoli, che non si è messa in quarantena, cosa ne pensa?
«E' uno scandalo che abbia lasciato l'ospedale in questo momento tragico, è andata via giovedì scorso ed è tornata domenica, lo scandalo è aver lasciato l'ospedale SOLO in piena emergenza. A ciò si aggiunge la quarantena che non fa, questo è reato. Le due signore ai vertici dell'ospedale non usano il computere come attrezzo di lavoro, ma il trolley, visto che vanno e vengono di continuo, e siamo anche scandalizzati perchè ha fatto perdere 'fondi, ha affossato l'ospedale, ha rinunciato a oltre 10 milioni di euro per le tecnologie moderne, azzerando l'entusiamo e gli sforzi dei professionisti che sono andati fuori per imparare».
Infatti, in una lunga lettera inviata al nuovo presidente della regione Calabria il 20 febbraio scorso, il presidente Corcioni ha scritto, fra le atre cose, che  «a riprova dell'inesistenza, di fronte a queste emergenze, di efficaci visioni e di strategie operative adeguate, giungono poi alcune decisioni davvero incomprensibili. Difatti, siamo rimasti sconcertati quando abbiamo saputo che il management dell'azienda ospedaliera di Cosenza ha rinunciato, di fatto senza motivazioni plausibili, all'opportunità di un reale aggiornamento tecnologico attraverso il finanziamento di 10 milioni di euro, che avrebbe permesso l'acquisto di molte nuove attrezzature (come il robot Da Vinci, assolutamente indispensabile per mantenere a un livello di qualità le nostre chirurgie; una seconda Pet; un nuovo agiografo digitalizzato)... viene impedito all'Azienda cosentina di posizionarsi al livello di un vero HUB sanitario e, in conseguenza di questa privazione di strumenti avanzati di cura, le viene altresì impedito di contrastare l'emigrazione sanitaria».
Ma perché queste rinunce a discapito dei cosentini e dei calabresi anche?
«Perché si lavora di meno, meno gare, ecc. Queste sono state messe là da Urbani, uno che fa le veci dell'assessore regionale alla sanità, queste macchine, secondo loro, le doveva comprare il privato, non il pubblico, sempre favorire la sanità privata, ma ora basta, se ne devono andare».
E già, si lascia l'ospedale a fronteggiare da solo e senza direttive un problema di fronte al quale si è completamente impreparati, si ritorna e si rifiuta la quarantena, ora apprendiamo che hanno anche impedito all'Annunziata di dotarsi di nuovi e importanti mezzi tecnologici che avrebbero salvato tante vite umane solo per favorire la sanità privata e percepiscono pure un lauto stipendio per compiere azioni discutibili. Non sentiremo la mancanza quando andranno via. Intanto, vogliamo ricordare che è la sanità pubblica che sta gestendo un problema senza eguali nella storia recente del nostro paese.
Cosernza, 10 marzo 2020
Francesca Canino

07 marzo 2020

La sanità calabrese infetta dal virus della malapolitica


Finalmente tutti si sono resi conto che la sanità calabrese è allo sbando. Dopo decine di “commissari”, meglio chiamarli “PRENDITORI” per conto terzi, il risultato è quello che abbiamo davanti. Ora il Ministro è fortemente preoccupato per la diffusione del coronavirus in Calabria, mentre parole ancora più esplicite sono giunte dal presidente dell’Ordine dei Medici Italiani, che ha dichiarato di essere molto preoccupato per due regioni italiane: Molise e Calabria. Intanto, il commissario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza e il suo direttore sanitario si trovano nella zona rossa del bergamasco e probabilmente vi resteranno fino al 3 aprile prossimo, come prevede il DPCM di oggi se sarà firmato.


Il Coronavirus ha compiuto, tuttavia, diversi “miracoli”: ha svuotato i Pronto Soccorso, ha superato, almeno per adesso, tutte le idiozie dette dai Prenditori sull’assunzione del personale sanitario. Adesso bisogna assumere, far scorrere le graduatorie ferme da anni, in deroga a tutti i Piani di rientro immaginabili. L’unica cosa che è rientrato è il diritto alla salute dei calabresi.
Altro miracolo: la gente inizia a darsi da fare e riscopre i vecchi sistemi per affrontare la diffusione del virus, come l’isolamento (a parte la stoltezze di molti decerebrati che andrebbero arrestati), la produzione casalinga di disinfettanti introvabili e comunque a prezzi da strozzo.

E a Cosenza, la tenda per il triage davanti al PS dell’Annunziata funziona? Non ancora. Pare che l'ufficio tecnico non abbia dato l'ok. È comunque inefficiente nella sua localizzazione e sarà difficile trovare il personale, già ridotto al lumicino.

In Regione cosa si fa, oltre a predisporre un piano operativo per l’emergenza che fa solo ridere? La situazione di criticità nazionale, in effetti, avrebbe dovuto accelerare la formazione della nuova Giunta, in modo da affrontare la situazione con tutte le pedine al posto giusto. Invece tutto tace. Possibile che ancora stiano litigando per le poltrone da distribuire?
Il piano operativo che la Regione ha approntato per l’emergenza sarà presentato lunedì pomeriggio alle aziende sanitarie e ospedaliere e prevede l’attivazione di 50 posti letto in Terapia intensiva e 140 posti tra Malattie Infettive e Pneumologia da attivare in tempi stretti. Ora, bisogna capire cosa si intende per tempi stretti, poiché è impossibile attuare un piano del genere in meno di un mese. Nemmeno una settimana fa, dai giornali si apprendeva che a Castrovillari il Pronto soccorso era a rischio chiusura e che il reparto specialistico di broncopneumologia già da tempo non ricoverava…

Infine, una piccola speranza che è già scomparsa: chissà se il coronavirus farà riscoprire agli italiani il senso di civismo, di altruismo, di rispetto per gli altri ormai inesistente.