Anche oggi dobbiamo scrivere che l’Annunziata di
Cosenza è ancora senza una guida effettiva in grado di fronteggiare l’emergenza
sanitaria scatenata dal Coronavirus. Eppure, l’ospedale bruzio si avvale di
un commissario generale e di due direttori sanitari, ma mancano proprio le
direttive, nel caso di paziente sospetto, da dare affinché il
personale sanitario sia messo nelle condizioni di comportarsi secondo le linee
generali dettate dalla letteratura scientifica e dalla normativa nazionale. Direttive che i vertici di ogni azienda sanitaria devono tradurre in codici
comportamentali locali. La Direzione strategica di una azienda ospedaliera, sentiti i capi dipartimento e
i primari, mettono in pratica le direttive regionali, nel rispetto di quelle
nazionali.
Cosa succede, invece, a Cosenza? Non sono state emanate le
disposizioni di cui parlavamo in alcuni Dipartimenti molto particolari, come
quello Materno-Infantile. Ad oggi, non è stato predisposto alcun
regolamento per casi specifici che solo per fortuna non si sono ancora
verificati. Ci riferiamo ai casi di donne gravide positive al Coronavirus o
anche solo sospette, ai loro neonati, ai bambini sospetti. Per loro non c’è
ancora nessuna indicazione. Per il personale loro addetto, non sono ancora
previsti i DPI, ovvero i dispositivi di protezione individuale, e ciò in
presenza della seconda versione di un documento che stabilisce i comportamenti
da tenere in caso di paziente sospetto. Il documento, infatti, non prevede nulla
per il Dipartimento Materno-Infantile.
Si naviga a vista, ma la situazione è molto seria per non essere presa in considerazione.
Cosenza, 12 marzo 2020
© Francesca Canino
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