Le laminette e i culti misterici dell’orfismo
Laminetta di Hipponion
TRA il 1879 ed il 1880
nell'area della Sibaritide fu rinvenuta una vasta necropoli risalente probabilmente al V secolo
a.C., quando sull'area sorgeva la città di Thurii, edificata sul sito della
distrutta Sibari. In due grandi sepolcreti a tumulo denominati 'Timpone grande'
e Timpone piccolo', furono ritrovati diversi reperti, tra cui anche delle
sottilissime laminette d’oro ripiegate e poste vicino alla testa dei defunti.
Incise con uno strumento a punta sottilissima, le laminette di età ellenistica
(IV e III secolo a.C.) sono state oggetto di vari studi. Altre laminette dello
stesso periodo sono state rinvenute a Petelia, presso l'attuale Strongoli (Kr),
a Hipponion (oggi Vibo Valentia) nel 1969, a Creta e a Roma. Esse si
riferiscono ai culti misterici della religione orfica incentrata sul desiderio di purificazione liberatrice che, partita dall'Oriente (forse dalla Mesopotamia), si diffonde nell'Ellade,
specialmente in Attica, dove Eleusi diventa il centro iniziatico. I culti
giungono in seguito nella Magna Grecia e la
Calabria diventa il centro dell'orfismo pitagorico, la cui massima espressione
sono le laminette auree di Thurii, Petelia e Hipponion.
L'orfismo si fonda sul
mistero di Dioniso-Zagreus, figlio di Zeus e di Persefone,
sbranato dai Titani per gelosia di Hera.
E' il primo Dioniso, dio sotterraneo, intorno al quale sarà elaborata
una dottrina fondata sull'immortalità dell'anima che nella filosofia
occidentale fu sostenuta da Pitagora e dalla sua scuola. L'uomo, secondo i
pitagorici, è precipitato sulla terra a causa di una colpa originaria, ragione
per cui la sua anima è costretta a trasmigrare da un corpo a un altro
(metempsicosi). Solo tornando alla purezza originaria, mediante la
contemplazione disinteressata della verità o praticando rituali esoterici di
iniziazione e di catarsi si sarebbe spezzata la catena delle reincarnazioni.
Infatti, in una delle laminette ritrovate a Thurii si legge: “Puro a te giungo, puro, o pura regina degli Inferi”.
Le laminette, dunque,
riportano formule mistiche, oltre che preghiere e indicazioni segrete che
dovevano servire ai defunti, iniziati ai misteri durante la vita terrena, a
intraprendere il loro viaggio verso gli inferi per raggiungere la sede dei
beati. Con la formula l'adepto si faceva riconoscere come tale.
Nella prima e nella seconda
laminetta di Thurii,
ora custodite nel Museo di Napoli, si esalta, in puro stile dorico, la gioia
dell'anima quando libera dal corpo può ricongiungersi con la divinità e
raggiungere la felicità e la beatitudine. Su una di essa è inciso: "Ma quando l’anima ha abbandonato la
luce del sole bisogna che vada da un tale, di sagace intelligenza, che osserva
bene ogni cosa. Salve! Col sopportare questo patimento tu da uomo sei diventato
dio: capretto caduto nel latte. Salve. Salve o tu che hai preso la via destra
verso i sacri prati e i boschi di Persefone".
Laminetta di Petelia
Il
motivo dominante è, dunque, il congiungimento dell'iniziato con la divinità
sotterranea, Persefone.
La laminetta proveniente
dall’antica Petelia, conservata presso il British Museum di
Londra, introduce, invece, in un raffinato dialetto ionico-epico, la
figura di Mnemosine, personificazione della memoria: "Figlio di Gea son io e di Uranos stellato, e celeste è la mia
stirpe e ciò pur voi sapete. La sete mi arde e mi consuma; or voi datemi subito
della fresca acqua scorrente dal lago di Mnemosine".
Anche sulla laminetta
dell’antica Hipponion, conservata nel Museo di
Vibo Valentia, si evoca Mnemosine, considerata figlia del cielo e della terra. L'iniziato ha necessità di bere
l'acqua alla sua fonte, unica via di salvezza e non a quella dell'oblio,
riservata ai profani: “Figlio della Greve
e del Cielo stellato, di sete son arso e vengo meno, ma datemi presto da bere
la fredda acqua che viene dal Lago di Mnemosine".
Le laminette auree si
rivelano, così, portatrici di una verità assoluta: la morte è l'inizio della
vita.
Cosenza, 5 aprile, 2019
© Francesca Canino