‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria
31 luglio 2020
90 milioni per il centro storico di Cosenza, una storia fantastica
30 luglio 2020
LETTERE: Fagnano, il sindaco decreta il taglio dei boschi facendolo passare per tutela ambientale
28 luglio 2020
icittadinisegnalano: Alberi in pericolo a piazza Fera, Santa Teresa e scalinata dei Due Leoni
27 luglio 2020
Passa al Mibact il Complesso di Santa Chiara, ma alla Biblioteca Civica restano debiti per circa 900mila euro
20 luglio 2020
LETTERE: Il comune di Fagnano Castello ha disposto tagli boschivi, i cittadini si ribellano
Foto dal web |
In quanto cittadini di Fagnano Castello (Cs)
intendiamo difendere il nostro patrimonio forestale, messo in pericolo dagli
interessi economici dell’attuale giunta comunale. Abbiamo appreso che il comune,
in data 15 giugno 2020, ha approvato il “Progetto esecutivo per rimodulazione
dell’intervento di miglioramento forestale in fustaia mista a prevalenza di
latifoglie da realizzarsi in Loc. Pietra Bianca – Serra Cavallo in agro del
Comune di Fagnano Castello” (http://albofagnanocastello.asmenet.it/allegati.php?id_doc=15180639&sez=10&data1=15%2F06%2F2020&data2=30%2F06%2F2020&fbclid=IwAR2rO-dqVG0uEiwVijlf9pyTU5Nu8UfGeGUa36qcjcSjYSJLkpSbxABvf0I).
È bene precisare che il comune di Fagnano Castello
dispone di un ingente patrimonio forestale «rispetto al quale – si legge nella delibera
del 15 giugno scorso - ha inteso avviare
un percorso di panificazione, razionalizzazione e miglioramento… affidando alla
Soc. Coop. GeaForest, con sede in Longobucco (CS)… l’incarico per la redazione
del Piano di Gestione Forestale (P.G.F.) delle proprietà silvopastorali da finanziarsi
attraverso la concessione del contributo regionale e/o con gli introiti dei tagli boschivi che l’Ente ha in
programma… e in prosieguo alla convenzione già in essere con la Soc. Coop.
GeaForest, è stato affidato alla stessa l’incarico per i servizi tecnici di
progettazione e direzione lavori per i tagli boschivi da realizzarsi alla Loc.
Pietra Bianca – Serra Cavallo in agro del Comune di Fagnano Castello… ed è
stata individuata un’unità colturale (fustaia
mista a prevalenza di latifoglie) da sottoporre
a taglio avente una superficie di intervento pari a 75,00 ettari».
Ciò che il comune definisce “intervento di miglioramento forestale” non è altro che un taglio boschivo pianificato su un’area
di 75 ettari, un primo taglio precisiamo, visto che, se si continua a leggere
la delibera, si apprende che si tratta di “una prima area da sottoporre a
taglio”. Destano preoccupazione, dunque, l'estensione e la qualità dei tagli
programmati insieme alla tempistica che stride con la stagione silvana.
La Giunta, inoltre, sulla base della progettazione
esecutiva redatta dalla Soc. Coop. GeaForest, dalla quale emergeva un valore di
macchiatico da porre a base d’asta pari a circa € 259.000, rimodulata a €
228.870, ha dato atto che il progetto esecutivo, rimodulato sulla scorta delle
richieste della Regione Calabria, individua una prima area da sottoporre a taglio, costituita essenzialmente da
una fustaia a prevalenza di
latifoglie, nello specifico Faggio, Cerro ed Ontano, disponendo che, a
definizione delle necessarie autorizzazioni, si proceda a bandire apposita
procedura ad evidenza pubblica per la vendita del materiale legnoso retraibile.
È necessario, ora, dare anche una definizione di
fustaia, sperando che la Giunta ne sia a conoscenza: “Le fustaie sono boschi d'alto fusto tagliati a intervalli di almeno
40/100 anni, in modo tale che possano rinnovarsi con la nascita di nuove
piantine (plantule)”
Riteniamo che tutto ciò sia improponibile, non si
può/deve far cassa abbattendo un patrimonio di tutti che finirà col creare
danni all’ambiente e alla salute dei residenti. Siamo convinti assertori che il
sistema bosco vada tutelato e preservato nella sua interezza attraverso una
gestione forestale sostenibile che sappia valorizzare la molteplicità delle sue
funzioni, garantendo, attraverso un utilizzo adeguato della sua biodiversità, vitalità
e potenzialità, in modo che possa adempiere alle sue funzioni ecologiche,
economiche, sociali e paesaggistiche. Esprimiamo il nostro disappunto per
qualsiasi proposta di taglio in deroga alla normativa di settore, perché il
bosco è un bene comune e come tale deve essere tutelato e non usato come mezzo
per fare cassa o peggio ancora per riequilibrare bilanci in sofferenza. Faremo
sentire la nostra voce tramite le organizzazioni che tutelano i patrimoni
naturali, alle quali chiederemo di vigilare circa il rispetto delle normative
in materia e soprattutto sulla correttezza delle procedure, affinché, se
opportuno, si pongano in essere tutti gli strumenti per individuare eventuali
responsabilità a tutti i livelli. Diciamo basta al taglio indiscriminato degli
alberi, abbiamo bisogno di ossigeno e di natura, non di entrate economiche che
servono soprattutto a finanziare feste e sagre. Tuteliamo i nostri boschi se
non vogliamo la distruzione del pianeta.
Cosenza, 21
luglio 2020
Lettera
firmata
Il cosentino Francesco Rubino, presidente della Chirurgia Bariatrica e Metabolica presso il King's College di Londra: “Lo stigma del peso è un problema di salute pubblica”
Dr. Francesco Rubino |
Ancora oggi bullismo e violenza verbale mietono vittime tra le persone che non presentano i requisiti fisici imposti da una società che lancia messaggi distorti. La discriminazione provoca spesso danni significativi alle persone, come nel caso dell’obesità. Le persone con obesità affrontano comunemente una forma pervasiva e resiliente di stigma sociale, poiché spesso se ne attribuiscono le cause alla responsabilità personale. Recenti studi hanno dimostrato che lo stigma del peso può causare un danno fisico e psicologico, che mina i diritti umani e sociali, per questo è inaccettabile nelle società moderne.
Per informare gli operatori sanitari, i politici e l'opinione pubblica su questo tema, un gruppo multidisciplinare di esperti internazionali, tra cui alcuni rappresentanti di organizzazioni scientifiche, hanno esaminato gli studi disponibili sulle cause e sui danni dello stigma del peso e sono giunti alla conclusione che serve l’impegno delle istituzioni per facilitare una nuova narrativa pubblica sull'obesità, coerente con le moderne conoscenze scientifiche. Le persone con obesità, infatti, affrontano non solo un aumento del rischio di gravi complicazioni sanitarie, ma anche una discriminazione sociale, perché sono erroneamente percepite come pigre, golose, prive di forza di volontà e autodisciplina. Tale rappresentazione non è coerente con le attuali prove scientifiche, che dimostrano come la regolazione del peso corporeo non è interamente sotto il controllo volontario e che i fattori biologici, genetici e ambientali contribuiscono criticamente all'obesità. Tuttavia, l'opinione prevalente che l'obesità sia una scelta e che possa essere sconfitta dalla volontà di mangiare di meno e di fare più attività fisica influenza negativamente le politiche della sanità pubblica.
In concomitanza con la Giornata mondiale dell'obesità,
svoltasi nei mesi scorsi, oltre 100 organizzazioni mediche e scientifiche hanno
promesso il loro sostegno per politiche forti, in grado di prevenire la discriminazione
basata sul peso. Un team di esperti, guidato dal professore cosentino Francesco
Rubino, del King's College di Londra, ha delineato una dichiarazione di
consenso internazionale congiunta e un relativo impegno per eliminare lo stigma
del peso. La dichiarazione è stata sviluppata attraverso una conferenza
internazionale organizzata congiuntamente dalla World Obesity Federation,
American Diabetes Association, American Association of Clinical
Endocrinologists, American Association for Metabolic and Bariatric Surgery,
Diabetes UK, European Association for the Study of Obesity, International
Federation for the Surgery, The Obesity Society. È stato dimostrato che la
discriminazione a causa del peso può determinare danni sia fisici che
psicologici e che le persone colpite hanno meno probabilità di cercare e
ricevere cure adeguate. I soggetti obesi sono vulnerabili alla stigmatizzazione
e alla discriminazione sul posto di lavoro, nell'istruzione e nelle strutture
sanitarie.
«Lo stigma del peso è un problema di
salute pubblica, mina i diritti umani e sociali ed è un grosso ostacolo nella
lotta contro l'epidemia di obesità - ha ribadito il professor Francesco Rubino,
presidente della Chirurgia Bariatrica e Metabolica presso il King's College di
Londra - l'obiettivo di questa iniziativa è quello di riunire un ampio gruppo
di esperti e organizzazioni scientifiche e, per la prima volta, parlare con una
sola voce per condannare inequivocabilmente lo stigma del peso ed esporre le
idee sbagliate che contribuiscono alla distorsione del problema peso».
La discriminazione a causa dell’obesità può essere molto dannosa per la salute mentale e si associa frequentemente a sintomi depressivi, livelli di ansia più elevati, minore autostima, isolamento sociale, stress, alimentazione non sana, comportamenti come il binge eating e l'eccesso di cibo emotivo. «Sfidare e cambiare credenze diffuse e radicate – conclude Rubino - preconcetti di vecchia data e mentalità prevalenti richiede una nuova narrativa pubblica sull'obesità, che sia coerente con le moderne conoscenze scientifiche».
© Francesca Canino14 luglio 2020
LETTERE: Ospedale di Cosenza, disservizi, inciuci e sprechi all'ombra della commissaria e dei suoi accoliti
Come operatori sanitari in primis e anche come cittadini non possiamo più rimanere inermi dinanzi alla tragedia “Annunziata”, un grande ospedale regionale ormai ridotto all’osso, le cui gravi ripercussioni ricadranno sia sui pazienti che sul personale che vi lavora.
Ogni giorno assistiamo a disservizi, inciuci, sprechi
di risorse, il tutto aggravato dalla pessima gestione degli ultimi mesi. Una
situazione insostenibile, culminata giorni addietro nelle dimissioni del
direttore sanitario Salvatore De Paola, dimissioni che, seppur giustificate con
i soliti motivi di salute, sembrano nascondere grossi dissidi con la dirigenza.
In quest'azienda non resiste nessuno, tanto da arrivare a nominare uno che non
ha i titoli per farlo. Infatti, è stato immediatamente nominato direttore
sanitario, al posto di De Paola, il dr. Francesco Zinno, ematologo, direttore
dell’UOC di Immunoematologia e medicina trasfusionale. Peccato che il dr. Zinno non abbia i titoli per ricoprire
il ruolo di direttore sanitario, tanto che è stato nominato facente funzioni. Il suo nome non compare negli elenchi
nazionali, che è fondamentale per essere nominati ai vertici di un'azienda
sanitaria, ragion per cui non si capisce davvero come sia stato possibile conferirgli
l’incarico. Sarà stata una scelta strategica per fargli guadagnare titoli? La
solita tattica, fanno gli ff e poi se lo portano tra i titoli. Zinno non ha
comunque perso tempo, e dopo qualche ora dalla nomina ha firmato la sua prima
delibera, una premialità per l'ufficio tecnico… Ma perché il direttore
sanitario deve firmare una premialità per
l'ufficio tecnico? Forse perché i suoi componenti sono personaggi legati
alla politica che conta? Allora si spiegherebbe tutto.
A parte gli inciuci, dall’azienda ospedaliera
vengono emanati bollettini di gloria: “Diventa alto, secondo gli standard ministeriali
dettati dal DM 70/2015 il livello di assistenza nel reparto di Ortopedia dell’Annunziata. Il 74% degli
interventi chirurgici di frattura del collo del femore sono eseguiti entro due
giorni. Il dato, riferito al primo trimestre, consente all’Ospedale di Cosenza
di balzare in cima alle classifiche nazionali, dove lo standard medio si
attesta al 64% e certamente al primo posto in Calabria”. Questo è di pochi
giorni fa, ma noi ci chiediamo: “Che fine hanno fatto tutti gli altri
interventi, quelli meno remunerativi economicamente e di indice qualitativo?”.
Oramai fanno solo questo a costo di mandar via i pazienti con altre patologie
che devono rivolgersi ai privati o emigrare. Infatti, sabato scorso hanno
mandato via una persona che riportava una frattura del femore per mancanza di
posti letto. Ci vuole un mese perché possa ritornare.
E poi c’è il grosso problema del Pronto Soccorso, affollatissimo,
disorganizzato, con personale carente e allo stremo, un problema mai risolto
che si è acuito con il nuovo primario.
Vorremmo chiedere alla commissaria Panizzoli o a chi
per lei se è giusto riservare questo trattamento agli ammalati, se crede
davvero di aver lavorato bene da quando è qui, se merita il premio di 50.000 euro,
oltre a quello che guadagna senza apportare alcuna miglioria all’ospedale. E
un’ultima domanda: quanto altro tempo dobbiamo aspettare per vedere terminate le sale operatorie del Dea?
Lettera
firmata
09 luglio 2020
Comitato Alberi Verdi: Perché è stato abbattuto un grande abete nella villetta di Serra Pedace?
Abbiamo appreso da alcuni abitanti di Serra Pedace (Casali del Manco) che nei giorni scorsi è stato tagliato un grosso abete. L’abbattimento è stato effettuato – secondo quanto ci hanno riferito i residenti – nelle prime ore del mattino, quando ancora la maggior parte delle persone dormiva o era in casa. Il possente abete si ergeva in una villetta pubblica, in una posizione non pericolosa per uomini e cose. Dalle foto che ci hanno fatto pervenire, si notano chiaramente le dimensioni dell’albero e le sue buone condizioni di salute, pertanto non si comprendono i motivi della sua eliminazione.
Sarebbe
opportuno, ora, che il comune esibisse le carte ufficiali con cui è stato
deciso il taglio, per comprendere bene le ragioni di uno scempio che ha
sorpreso e indignato gli abitanti del piccolo centro e i frequentatori della
villetta. Perché è stato abbattuto un albero così grande? A chi dava fastidio?
Dove è stato smaltito? Il sindaco risponda a queste domande e mostri in futuro
rispetto per il verde e i cittadini.
Il
nostro Comitato affianca i residenti che vogliono risposte e chiedono che atti
del genere non vengano mai più commessi. Purtroppo, le amministrazioni, che
credono di essere onnipotenti, sono sempre più distanti dalle politiche verdi e
dai desiderata dei cittadini, il rispetto della natura è un optional e il
benessere delle persone non interessa a nessuno. L’abete tagliato è l’ennesima
prova delle prevaricazioni di chi ci amministra su tutta la cittadinanza e il
patrimonio naturalistico. Diciamo basta a tutto ciò.
Comitato Alberi Verdi