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31 luglio 2020

90 milioni per il centro storico di Cosenza, una storia fantastica



Il 31 luglio 2019, esattamente un anno fa, l’allora ministro per il Sud, Barbara Lezzi, scrisse il seguente post sulla sua pagina facebook: «Il sindaco di Cosenza Mario Occhiuto - eletto con Forza Italia e Fratelli d'Italia - non brilla soltanto per le indagini a suo carico ma anche per l'arroganza con cui tratta i suoi cittadini ai quali dovrebbe umilmente chiedere perdono per non aver ancora speso le risorse che sono state assegnate al centro storico della città. Stia certo il Sindaco plurindagato che i suoi insulti e deliri non mi fermeranno. Cosenza avrà il suo centro storico riqualificato e non permetterò che la sua sospetta insistenza nel cambiare destinazione ai fondi (dal pubblico al privato) blocchino la spesa».



Parole forti giunte qualche tempo prima della dichiarazione di dissesto del comune bruzio. A distanza di un anno, considerato che le risorse (CIS) a cui si riferiva l’ex ministro Lezzi, in carica fino al 5 settembre 2019, non sono state ancora spese, ne ricostruiamo l’insidiosa storia, dalla quale emergono fatti tuttora poco noti e controversi figuranti.

Il ministro Franceschini a Cosenza destina 90 milioni al centro storico
A fine novembre 2017, il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini giunse a Cosenza per presentare un suo libro. Nelle ore precedenti l’evento, associazioni e comitati cittadini si erano organizzati per incontrare il ministro e mostrargli le pessime condizioni del centro storico di Cosenza, da anni oggetto di dibattiti, convegni, proposte, abbattimenti illegittimi, incuria e crolli. L’incontro, di fortuna, avvenne nella sala della curia arcivescovile: i rappresentanti dei comitati lessero una lettera al ministro, il quale propose subito un aiuto concreto per il centro storico cosentino. Si trattava del finanziamento Fondo Sviluppo e Coesione, di cui al Piano Operativo “Cultura e Sviluppo”, con il quale si destinarono 90 milioni di euro per il “Progetto integrato di riqualificazione e rigenerazione di un quartiere del Centro Storico di Cosenza”. Il progetto prevedeva il coinvolgimento della comunità locale e la stesura di un progetto integrato quale nucleo centrale per tutte le altre azioni di sostegno, che avrebbe dovuto interessare i privati e individuare attrattivi culturali per riqualificare una parte omogenea del territorio. Infatti, il finanziamento faceva riferimento a un quartiere, oggetto di intervento e non a interventi di vario genere disseminati nel Centro Storico.

L’incontro alla Provincia organizzato dal Pd
Con le elezioni di marzo 2018 e la vittoria dei 5 Stelle, fu nominato ministro dei Beni culturali Alberto Bonisoli, nomina che le forze politiche sconfitte ritennero essere di secondo ordine, poiché continuarono a comportarsi come se fossero ancora al potere. Infatti, l’8 giugno 2018, si svolse un incontro nelle sale della Provincia di Cosenza, organizzato dal Pd locale, al quale parteciparono i residenti del centro storico, le associazioni e quasi tutti i rappresentanti del Pd cittadino. In quella sede, gli organizzatori dell’incontro rivendicarono la paternità del finanziamento, visto che Franceschini era un loro ministro, e in virtù di ciò lasciarono intendere chiaramente che sarebbero stati loro i gestori dei fondi in arrivo. L’entusiasmo in sala era evidentissimo, i 90 milioni rappresentavano una provvidenziale ‘manna’ da riservare in minima parte al centro storico – che, a oltre alle passerelle politiche, non è mai interessato a nessuno - e in massima parte ad altro e altri, come sempre accade quando i politici hanno a disposizione una rilevante somma da gestire.

90 milioni solo per gli edifici pubblici
In quella occasione, i residenti, i primi a subire da sempre il degrado del centro storico e a soffrire per la perdita dei luoghi legati alla storia cittadina, dopo aver tentato per anni di ricevere le dovute attenzioni non solo dell’amministrazione comunale e provinciale di Cosenza, ma anche della Regione e dei parlamentari calabresi sulla disastrosa situazione del centro storico bruzio, si mostrarono speranzosi, ma nel contempo guardinghi. Come fidarsi, si chiedevano i cittadini, dei soliti noti che in tanti anni non avevano mostrato alcun interesse per Cosenza vecchia?
I dubbi aumentarono quando si seppe che i 90 milioni sarebbero stati investiti per migliorare gli edifici pubblici di Cosenza vecchia, non pericolanti e in buono stato di conservazione, e nemmeno un centesimo, invece, sarebbe stato speso per la ristrutturazione degli immobili privati fatiscenti. 90 milioni per arricchire i politicanti e i loro sodali traffichini? I cittadini reclamavano i fondi per recuperare le case, per mettere in sicurezza i quartieri, per dare dignità alle persone indigenti e per impedire la perdita del patrimonio storico della città. Che senso avrebbe, infatti, spendere milioni per interventi sugli edifici pubblici che godono di buona salute e lasciare gli immobili privati a deteriorarsi sempre più? Meglio rispedirli al mittente ed evitare altra corruzione impunita. E sì, perché è risaputo che a Cosenza i reati non si puniscono, si premiano.

La visita del ministro Bonisoli a Cosenza, le polemiche, il ruolo della sua segretaria
Alcuni mesi dopo, il ministro Bonisoli annunciò una visita a Cosenza per gennaio 2019. La notizia scatenò un vero e proprio ‘assalto alla diligenza’ da parte degli amministratori locali, di alcune associazioni e di tutti coloro che avevano messo gli occhi sulla torta da 90 milioni di euro. Nei giorni precedenti la visita, si apprese dai documenti ufficiali che i fondi sarebbero stati destinati al Museo dei Brettii e degli Enotri, a Palazzo Arnone, alla Biblioteca Nazionale e al quartiere Massa (senza alcuna specificazione). Non si comprese il senso di questa decisione, né ci fu la possibilità di comprenderne in seguito i motivi poiché scoppiarono subito violenti polemiche sulla visita di Bonisoli a Cosenza. Il ministro aveva deciso di incontrare i cittadini nella sede dell’Accademia cosentina, la più antica istituzione culturale della città e questo provocò la rabbia del sindaco Occhiuto, che parlò di “sgarbo istituzionale”: «Era stato fissato un appuntamento per venerdì nella casa comunale – ha sottolineato Occhiuto - ma la segreteria particolare del ministro mi riferisce che la visita è saltata» si legge in un comunicato stampa del comune bruzio datato 15 gennaio 2019 (https://www.comune.cosenza.it/index.php?id_oggetto=10&id_doc=18288&id_sez_ori=0&template_ori=1) e inoltre: «Poco fa, mi ha chiamato per l’ennesima volta la segretaria particolare del ministro Bonisoli, Francesca Tarditi, per dirmi che c’è un ulteriore cambio di programma… E che un Ministro della Repubblica non dovrebbe comportarsi così, senza dignità e rispetto delle istituzioni. La nuova casta avvinghiata al potere pensa di spadroneggiare utilizzando le cariche istituzionali per boicottare i programmi degli avversari con ingerenze improprie e illegittime. Morra come Oliverio e Gentile. Aspettiamo un’altra telefonata, e un’altra ingerenza. Vi farò sapere» (https://www.quicosenza.it/news/le-notizie-dell-area-urbana-di-cosenza/cosenza/273465-la-segretaria-del-ministro-chiama-occhiuto-tavolo-sul-centro-storico-si-sposta-a-roma-il-5-febbraio).
Ciò che emerge, oltre all’irritazione del sindaco che stava perdendo un’occasione da primadonna (e forse anche perché vedeva sfilarsi dalle mani i 90 milioni) è il comportamento, a dir poco sconcertante e inspiegabile, della segretaria particolare del ministro Bonisoli, Francesca Tarditi, che si mostrò insistente nel riproporre, più di una volta, la visita del ministro in comune, nonostante alla signora Tarditi fosse stato a più riprese precisato la non opportunità dell’incontro con il sindaco presso la casa comunale. Perché la segretaria del ministro insisteva tanto?
Nel frattempo, gli amministratori locali e i loro fidati seguaci si scagliavano contro il ministro, la sua parte politica e il senatore Morra, rei a loro dire, di aver volutamente escluso il comune dalla partecipazione all’incontro con Bonisoli. L’argomento tenne banco per almeno un paio di settimane, sia sui giornali che sui social, i quali riportarono puntualmente le dichiarazioni al vetriolo, i commenti e i fotomontaggi indecorosi pubblicati su facebook contro Bonisoli dai sostenitori del sindaco. Una figura meschina, come potete vedere dalle foto, che qualificò, o meglio dequalificò, tutta l’amministrazione comunale, che non prese mai le distanze da ciò che i suoi fan diffondevano.









Il comune in dissesto
Qualche mese più tardi, dopo lo svolgimento di diversi tavoli istituzionali presso il Mbact, in cui si discusse il cronoprogramma degli investimenti da attuare, la Corte dei Conte certificò il dissesto di Palazzo dei Bruzi e per i 90 milioni dei fondi Cipe, già stanziati, fu paventata l’ipotesi di farli confluire in un Cis (Contratti Istituzionali di Sviluppo) complessivo per tutta la Calabria. Un altro rallentamento delle attività intervenne a causa della crisi di governo dell’estate 2019, il ministro Bonisoli fu mandato a casa e al suo posto fu ri-nominato Franceschini, ovvero colui che in realtà non se ne era mai andato.

Il sottosegretario Anna Laura Orrico incontra la città
Nello scorso mese di dicembre, in città arrivò il sottosegretario ai Beni e alle attività culturali Anna Laura Orrico per decidere le sorti della Biblioteca Civica. Orrico aveva anche ricevuto la delega ai quattro Contratti Istituzionali di Sviluppo (CIS) di competenza del Mibact. L’incontro si svolse in una sala della Biblioteca nazionale e sarà ricordato per l’infelice frase che il sottosegretario rivolse a uno dei presenti, al quale fece notare, con non poca alterigia, l’eccezionalità dell’evento «Quando mai avete ricevuto la visita di un sottosegretario?», dimenticando che un anno prima la città dei Bruzi aveva ricevuto la visita del ministro ai Beni culturali! Quello stesso pomeriggio, il sottosegretario incontrò anche alcuni rappresentati dei comitati di quartiere.
Poche settimane fa, Orrico ha fatto sapere che «nel mese di gennaio e in poco più di cinque mesi, nonostante la pandemia e il lockdown, siamo riusciti a raccogliere riguardo al Cis Cosenza qualcosa come 40 proposte progettuali spendibili secondo le linee guida dell’Autorità di gestione per un valore complessivo che potrebbe superare ampiamente la cifra dei 90 milioni messi in campo dal Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo: si potrebbero infatti aggiungere, come ho più volte ripetuto, importanti risorse, modulari, provenienti da altre amministrazioni dello Stato, centrali e periferiche. Ecco, perché sono soddisfatta del lavoro portato avanti fino ad oggi dagli attori istituzionali».



L’amministrazione comunale e il CIS
Quasi contemporaneamente alle suddette dichiarazioni, il vicesindaco di Cosenza, Francesco Caruso, ha ricordato al consigliere Guccione «che il Comune di Cosenza è stato l’unico ente che ha presentato dal primo giorno i progetti e le idee che oggi lui (Guccione n.d.a.) definisce “assenti” dal tavolo di concertazione aperto al Mibact. Non solo. I progetti del Comune di Cosenza erano stati già recepiti, integralmente e per l’intero ammontare dei 90 milioni di euro, dal Ministero, andando a costituire la complessiva strategia di sviluppo del CIS, come dimostrano le schede in nostro possesso».
L'Amministrazione comunale ha prodotto, si legge sul sito del comune, nel termine stabilito (4 giugno), le schede di intervento relative alle proposte per la riqualificazione della parte antica della città, tra cui «l'intervento di restauro dell'ala posteriore del Complesso Monumentale di San Domenico, il restauro conservativo con adeguamento sismico della Chiesa di San Gaetano e delle relative pertinenze, l'adeguamento sismico e funzionale della Chiesa delle Vergini, l'intervento di riqualificazione territoriale tramite i “Giardini Urbani Diffusi”, la riqualificazione degli spazi pubblici del centro storico, del verde e dei sottoservizi, il miglioramento dell'accessibilità al centro storico attraverso interventi di mobilità sostenibile. Tra i progetti più significativi della rimodulazione presentata dal Comune di Cosenza, in questo caso con una progettualità condivisa con la Provincia, anche l'adeguamento sismico, l'efficientamento energetico e la rifunzionalizzazione del Monastero dei Cappuccini (ex Ricovero Umberto I) e dell'area di pertinenza… alcune opere di completamento o ristrutturazione di impianti sportivi, sempre nel centro storico. In quest'ambito rientrano la riqualificazione urbana del quartiere Casali, con la demolizione e ricostruzione del Palazzetto dello Sport, in un'ottica di ecosostenibilità e il completamento del Parco Acquatico del Crati. La progettazione complessiva presentata dal Comune al MIBACT è pari a circa 93 milioni di euro… abbiamo seguitato ad interloquire con le associazioni di categoria maggiormente rappresentative e con le altre associazioni spontanee presenti sul territorio…». (https://www.comune.cosenza.it/index.php?id_oggetto=10&id_doc=19165&id_sez_ori=&template_ori=1).
Proposte che in alcune parti esulano dalle direttive del CIS e che proprio per questo potrebbero non essere accolte e ritardare la riqualificazione.

Intanto, il centro storico di Cosenza è sempre più abbandonato e pericoloso: nelle ultime settimane è stata segnalata la presenza di pulci, sono divampate delle fiamme, subito domate, nello stesso stabile in cui, nell’agosto del 2017, persero la vita tre persone e un cagnolino a causa di un terribile incendio. Esemplare l’impegno del Comitato Piazza Piccola, mentre tutti gli altri sono distratti da altro, in attesa delle prossime passerelle elettorali.
Cosenza, 31 luglio 2020
© Francesca Canino




 

30 luglio 2020

LETTERE: Fagnano, il sindaco decreta il taglio dei boschi facendolo passare per tutela ambientale


Non si è fatta attendere la replica del sindaco di Fagnano Castello all’articolo pubblicato da alcuni organi di stampa in merito al taglio di un bosco in località Pietra Bianca-Serra Cavallo. Solo pochi giorni fa, abbiamo voluto segnalare la decisione assunta dall’attuale amministrazione comunale, che si accingerà ad abbattere ettari ed ettari di bosco. Abbiamo appreso, infatti, che il comune, in data 15 giugno 2020, ha approvato il “Progetto esecutivo per rimodulazione dell’intervento di miglioramento forestale in fustaia mista a prevalenza di latifoglie da realizzarsi in Loc. Pietra Bianca-Serra Cavallo in agro del Comune di Fagnano Castello” (http://albofagnanocastello.asmenet.it/allegati.php?id_doc=15180639&sez=10&data1=15%2F06%2F2020&data2=30%2F06%2F2020&fbclid=IwAR2rO-dqVG0uEiwVijlf9pyTU5Nu8UfGeGUa36qcjcSjYSJLkpSbxABvf0I). Ciò non può lasciare indifferenti chiunque ami il proprio territorio, per questo motivo, da cittadini attenti e indignati per lo scempio che si compirà nel nostro territorio, abbiamo inteso divulgare le decisioni scellerate del comune di Fagnano. Il sindaco Giulio Tarsitano, in data 29 luglio, ha scritto una nota in cui, tra le altre cose, precisa che «Al momento ci preme sottolineare che la vendita del bosco consente entrate patrimoniali che vengono incamerate al titolo 4 del bilancio, destinate a coprire spese patrimoniali, cioè acquisti di beni durevoli nell'interesse della comunità (es. beni immobili, mezzi meccanici, arredi, ecc)… Abbiamo la fortuna di avere un patrimonio boschivo, a differenza di altri comuni, che ci consente di venderne il taglio, al fine di migliorarlo, rigenerarlo e nello stesso tempo fa sì che l’ente proprietario cresca socialmente ed economicamente acquistando beni nell’interesse della comunità… Siamo convinti che quello che stiamo facendo tutela l'ambiente, migliora il patrimonio boschivo, ne accresce le sue potenzialità future e soprattutto è nel pieno rispetto della normativa regionale…».

Definire le dichiarazioni del sindaco deliranti è davvero poco, come si può essere convinti che tagliare circa 70 ettari di bosco “tutela l’ambiente e migliora il patrimonio boschivo”? Non c’è bisogno di aggiungere altro, visto che è il sindaco della Città del Castagno e ha decretato uno scempio naturalistico senza eguali, facendolo passare per tutela ambientale. Ovviamente per fare cassa, ma anche questa la fa passare come un’entrata “nell’interesse della comunità”. Sindaco, se vuoi davvero fare gli interessi della comunità che amministri, rispetta il nostro patrimonio boschivo e non svenderlo per fare acquisti che servono solo a te e ai tuoi compari. I boschi non si tagliano!
Lettera firmata



28 luglio 2020

icittadinisegnalano: Alberi in pericolo a piazza Fera, Santa Teresa e scalinata dei Due Leoni




Ancora una volta siamo costretti a segnalare il disinteresse dell’amministrazione comunale nei confronti del verde pubblico, da anni oltraggiato dai tagli e dalle capitozzature. E dall’abbandono. I casi che stavolta vogliamo porre all’attenzione di tutti – nella speranza che gli addetti ai lavori si attivino – rattristano e indignano. Si parte da piazza Fera, ormai sotto sequestro da mesi, dove quattro enormi vasi contengono dei lecci che stanno morendo perché non c'è più l'irrigazione. Alcuni componenti del nostro Comitato, nel tentativo di salvarli, si sono rivolti a un locale di fronte alle aiuole e hanno chiesto se potevano fare attaccare una pompa per innaffiarli, visto che l’area è transennata. I commercianti hanno risposto che si sarebbe consumata troppo acqua e l'acqua costa. I nostri hanno poi provato a scrivere al Decoro urbano, ma non è più attivo. Ci chiediamo se è giusto far morire così degli esseri viventi che sono indispensabili alla salute delle persone e perché il comune prima ‘arreda’ la città con discutibili alberi in vaso e poi li abbandona. Questo è un comportamento scellerato che denota il disinteresse per il verde e per il decoro della città da parte dei suoi stessi amministratori. Purtroppo, non è un caso isolato e proseguendo verso sud ci si imbatte in due alberi quasi secchi posti su un marciapiede di piazza Santa Teresa, di fronte a un noto locale della movida cosentina. 

Questi stessi alberi, esattamente un anno fa, erano stati presi di mira da chi probabilmente vuole il marciapiede tutto per sé e pensa di essere il padrone della città. Ignoti, infatti, avevano cementato le aiuole condannando alla morte i due alberi. In seguito alla nostra segnalazione, intervennero prontamente gli addetti comunali e ripristinarono lo status quo ante. Non contenti, gli ignoti di cui sopra avranno pensato di ucciderli diversamente, sversando qualcosa di nocivo nelle aiuole, e oggi i due alberi sono quasi secchi. Ci chiediamo stavolta se gli esercenti possono decidere dei beni pubblici a loro piacimento, se davvero sono i padroni dei quartieri e perché tutto gli è consentito. Vorremmo ricordare che una città senza legge è destinata al caos.
L’ultima segnalazione che è doveroso fare riguarda l’enorme albero che domina la piazzetta dei Due Leoni.
È un albero storico e presenta oggi molti rami secchi, ha bisogno di cure come altri grandi alberi in città. Ci appelliamo a tutti affinché non si perda il patrimonio della città.
Comitato Alberi Verdi
Cosenza

27 luglio 2020

Passa al Mibact il Complesso di Santa Chiara, ma alla Biblioteca Civica restano debiti per circa 900mila euro



È necessario fare chiarezza sulla Biblioteca Civica di Cosenza. In agonia da anni, abbandonata dalle istituzioni e anche da tanti cittadini, non smette di far parlare di sé, sollevando ogni volta questioni dolorose.

Nella giornata di venerdì 24 luglio 2020, Anna Laura Orrico, sottosegretario al ministero per i Beni e le Attività culturali, ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa, che, con il protocollo d’intesa appena firmato, il Mibact ha acquisito dall’Agenzia del Demanio il Complesso monumentale di Santa Chiara, in cui hanno sede una parte della Biblioteca Civica e il Museo del Fumetto. La Biblioteca potrà risparmiare, d’ora in poi, quasi 170.000 euro all’anno di affitto. Resta, però, il debito pregresso con l’Agenzia del Demanio, debito che il ministero non poteva accollarsi. Ricordiamo che il 2 agosto 2017 la Biblioteca fu sfrattata dal Complesso perché non erano stati corrisposti i canoni d’affitto all’Agenzia del Demanio. Il comune non aveva pagato (https://emergenzacultura.org/2017/08/03/francesca-canino-sigilli-alla-biblioteca-civica-di-cosenza-a-chi-interessa-la-cultura/), né ha mai mostrato in seguito la volontà di pagare e oggi la Biblioteca si trova con un debito pari a 780.000 euro, dei quali 600.000 a carico della Civica. Su questi sono state emesse già le cartelle esattoriali. Alla suddetta somma devono aggiungersi altri 98.000 euro di debiti, rateizzati in tre annualità. Per le somme ancora non iscritte a ruolo, la Provincia si è impegnata a versare 100.000 euro entro il 30 ottobre 2020.

Ricapitolando: con la cessione del Complesso di Santa Chiara al Mibact, la Biblioteca non dovrà più pagare in futuro alcun canone d’affitto all’Agenzia del Demanio, ma dovrà, invece, pagare i canoni arretrati, nonostante sul sito www.beniculturali.it sia apparsa tre giorni fa una dichiarazione contraria del sottosegretario Orrico, firmata da Renzo De Simone: «A questo protocollo, che mette la parola fine all’indebitamento nei confronti del Demanio… ». Oggi la pagina non si trova più, ma facendo una ricerca su Google si trova il riferimento, come si vede dalle foto. 
Il sottosegretario si sarà accorta delle imprecisioni e avrà probabilmente fatto eliminare la pagina dal sito del ministero,
ma le sue dichiarazioni, errate o mendaci, si ritrovano anche nel seguente servizio del TGR Calabria, in cui, dal minuto 16, Orrico dice testualmente che con questo passaggio si pone fine all’indebitamento nei confronti del Demanio: https://www.rainews.it/tgr/calabria/notiziari/index.html?/tgr/video/2020/07/ContentItem-b81cd472-ca14-459d-abe3-f5c11646bda3.html e lo ripete anche nel video pubblicato sul suo profilo facebook (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=917168388760232&id=352426935234383), dal minuto 3.

L’accordo, in realtà, non mette fine a niente, ma ci ricorda che sulla Civica grava un debito di circa 900.000 euro e non si sa chi dovrà saldarlo, visto che il Comune è in dissesto e la Provincia non ha più competenze sulla cultura. I bene informati fanno sapere che si potrebbe passare ai pignoramenti e alla perdita dell’importante istituzione culturale per l’ignoranza crassa dei politicanti che governano la nostra terra. Doloroso.
Sono stati Comune e Provincia a determinare questa situazione, essi hanno preferito assistere al declino della prestigiosa istituzione culturale pur di non stanziare 100.000 euro annui a testa. La Provincia si trincera dietro la legge Del Rio, il Comune è completamente assente, non eroga alcun finanziamento, benché lo statuto lo preveda (http://francescacanino.blogspot.com/2019/12/biblioteca-civica-di-cosenza-verita.html). La Provincia, dal 2010 al 2017, ha ridotto drasticamente il contributo destinato alla Biblioteca; dai bilanci comunali, invece, si evince che lo stanziamento iniziale dei fondi per la Biblioteca non corrisponde puntualmente al totale delle liquidazioni (http://francescacanino.blogspot.com/2019/06/biblioteca-civica-di-cosenza-i-motivi.html). Inoltre, i soci finanziatori, che per statuto sono Comune e Provincia di Cosenza, hanno dimostrato un disinteresse totale per la Biblioteca, al punto che dal 2014 i bilanci non sono stati più approvati. In quel periodo, sindaco e presidente della Provincia erano la stessa persona, sarebbe stato più semplice, dunque, gestire economicamente l’istituto culturale, invece si è assistito al suo tracollo con la complicità di tutta la politica cittadina. Gli immondi teatrini che a turno sono stati messi in scena da associazioni e istituzioni presenti sul territorio si sono rivelati inutili, dannosi e tante volte autoreferenziali oppure occasione di guadagno, non esclusivamente economico, per i soliti noti. Per ridimensionare i problemi della Civica, l’amministrazione provinciale aveva addirittura auspicato il contributo di soggetti economici privati sensibili, suscitando le ire dei cittadini (http://francescacanino.blogspot.com/2019/11/biblioteca-civica-di-cosenza-piu-nera.html).
Il presidente della Provincia, Franco Iacucci, infatti, nei mesi scorsi aveva paventato la possibilità di ‘aprire ai privati’, mentre oggi riceve il Complesso di Santa Chiara “in comodato d’uso gratuito” – si legge sul profilo facebook di Orrico –
anche se, nel video che segue, il sottosegretario dice dal minuto 4: «Concederemo a titolo gratuito o quasi, sarà mi auguro veramente simbolico ciò che chiederemo alla Provincia» (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=917168388760232&id=352426935234383). Ci domandiamo: il comodato d’uso sarà gratuito o no?

È chiaro che il vincitore di tutta questa operazione è il Museo del Fumetto, mentre per la Biblioteca si prospetta un futuro incerto e problematico, se non la sua fine. Il sottosegretario ha parlato di rilancio anche attraverso i 90 milioni dei fondi Cipe, diventati ormai una chimera per i cosentini. Ma di questo vi parleremo prossimamente, adesso l’attenzione deve essere puntata sul futuro della Biblioteca, più nero della mezzanotte.
Cosenza, 27 luglio 2020
© Francesca Canino

Per approfondire:



20 luglio 2020

LETTERE: Il comune di Fagnano Castello ha disposto tagli boschivi, i cittadini si ribellano

Foto dal web

In quanto cittadini di Fagnano Castello (Cs) intendiamo difendere il nostro patrimonio forestale, messo in pericolo dagli interessi economici dell’attuale giunta comunale. Abbiamo appreso che il comune, in data 15 giugno 2020, ha approvato il “Progetto esecutivo per rimodulazione dell’intervento di miglioramento forestale in fustaia mista a prevalenza di latifoglie da realizzarsi in Loc. Pietra Bianca – Serra Cavallo in agro del Comune di Fagnano Castello” (http://albofagnanocastello.asmenet.it/allegati.php?id_doc=15180639&sez=10&data1=15%2F06%2F2020&data2=30%2F06%2F2020&fbclid=IwAR2rO-dqVG0uEiwVijlf9pyTU5Nu8UfGeGUa36qcjcSjYSJLkpSbxABvf0I).

È bene precisare che il comune di Fagnano Castello dispone di un ingente patrimonio forestale «rispetto al quale – si legge nella delibera del 15 giugno scorso -  ha inteso avviare un percorso di panificazione, razionalizzazione e miglioramento… affidando alla Soc. Coop. GeaForest, con sede in Longobucco (CS)… l’incarico per la redazione del Piano di Gestione Forestale (P.G.F.) delle proprietà silvopastorali da finanziarsi attraverso la concessione del contributo regionale e/o con gli introiti dei tagli boschivi che l’Ente ha in programma… e in prosieguo alla convenzione già in essere con la Soc. Coop. GeaForest, è stato affidato alla stessa l’incarico per i servizi tecnici di progettazione e direzione lavori per i tagli boschivi da realizzarsi alla Loc. Pietra Bianca – Serra Cavallo in agro del Comune di Fagnano Castello… ed è stata individuata un’unità colturale (fustaia mista a prevalenza di latifoglie) da sottoporre a taglio avente una superficie di intervento pari a 75,00 ettari».

Ciò che il comune definisce “intervento di miglioramento forestale” non è altro che un taglio boschivo pianificato su un’area di 75 ettari, un primo taglio precisiamo, visto che, se si continua a leggere la delibera, si apprende che si tratta di “una prima area da sottoporre a taglio”. Destano preoccupazione, dunque, l'estensione e la qualità dei tagli programmati insieme alla tempistica che stride con la stagione silvana.

La Giunta, inoltre, sulla base della progettazione esecutiva redatta dalla Soc. Coop. GeaForest, dalla quale emergeva un valore di macchiatico da porre a base d’asta pari a circa € 259.000, rimodulata a € 228.870, ha dato atto che il progetto esecutivo, rimodulato sulla scorta delle richieste della Regione Calabria, individua una prima area da sottoporre a taglio, costituita essenzialmente da una fustaia a prevalenza di latifoglie, nello specifico Faggio, Cerro ed Ontano, disponendo che, a definizione delle necessarie autorizzazioni, si proceda a bandire apposita procedura ad evidenza pubblica per la vendita del materiale legnoso retraibile.

È necessario, ora, dare anche una definizione di fustaia, sperando che la Giunta ne sia a conoscenza: Le fustaie sono boschi d'alto fusto tagliati a intervalli di almeno 40/100 anni, in modo tale che possano rinnovarsi con la nascita di nuove piantine (plantule)”

Riteniamo che tutto ciò sia improponibile, non si può/deve far cassa abbattendo un patrimonio di tutti che finirà col creare danni all’ambiente e alla salute dei residenti. Siamo convinti assertori che il sistema bosco vada tutelato e preservato nella sua interezza attraverso una gestione forestale sostenibile che sappia valorizzare la molteplicità delle sue funzioni, garantendo, attraverso un utilizzo adeguato della sua biodiversità, vitalità e potenzialità, in modo che possa adempiere alle sue funzioni ecologiche, economiche, sociali e paesaggistiche. Esprimiamo il nostro disappunto per qualsiasi proposta di taglio in deroga alla normativa di settore, perché il bosco è un bene comune e come tale deve essere tutelato e non usato come mezzo per fare cassa o peggio ancora per riequilibrare bilanci in sofferenza. Faremo sentire la nostra voce tramite le organizzazioni che tutelano i patrimoni naturali, alle quali chiederemo di vigilare circa il rispetto delle normative in materia e soprattutto sulla correttezza delle procedure, affinché, se opportuno, si pongano in essere tutti gli strumenti per individuare eventuali responsabilità a tutti i livelli. Diciamo basta al taglio indiscriminato degli alberi, abbiamo bisogno di ossigeno e di natura, non di entrate economiche che servono soprattutto a finanziare feste e sagre. Tuteliamo i nostri boschi se non vogliamo la distruzione del pianeta.

Cosenza, 21 luglio 2020

Lettera firmata


Il cosentino Francesco Rubino, presidente della Chirurgia Bariatrica e Metabolica presso il King's College di Londra: “Lo stigma del peso è un problema di salute pubblica”

Dr. Francesco Rubino

Ancora oggi bullismo e violenza verbale mietono vittime tra le persone che non presentano i requisiti fisici imposti da una società che lancia messaggi distorti. La discriminazione provoca spesso danni significativi alle persone, come nel caso dell’obesità. Le persone con obesità affrontano comunemente una forma pervasiva e resiliente di stigma sociale, poiché spesso se ne attribuiscono le cause alla responsabilità personale. Recenti studi hanno dimostrato che lo stigma del peso può causare un danno fisico e psicologico, che mina i diritti umani e sociali, per questo è inaccettabile nelle società moderne.

Per informare gli operatori sanitari, i politici e l'opinione pubblica su questo tema, un gruppo multidisciplinare di esperti internazionali, tra cui alcuni rappresentanti di organizzazioni scientifiche, hanno esaminato gli studi disponibili sulle cause e sui danni dello stigma del peso e sono giunti alla conclusione che serve l’impegno delle istituzioni per facilitare una nuova narrativa pubblica sull'obesità, coerente con le moderne conoscenze scientifiche. Le persone con obesità, infatti, affrontano non solo un aumento del rischio di gravi complicazioni sanitarie, ma anche una discriminazione sociale, perché sono erroneamente percepite come pigre, golose, prive di forza di volontà e autodisciplina. Tale rappresentazione non è coerente con le attuali prove scientifiche, che dimostrano come la regolazione del peso corporeo non è interamente sotto il controllo volontario e che i fattori biologici, genetici e ambientali contribuiscono criticamente all'obesità. Tuttavia, l'opinione prevalente che l'obesità sia una scelta e che possa essere sconfitta dalla volontà di mangiare di meno e di fare più attività fisica influenza negativamente le politiche della sanità pubblica.

In concomitanza con la Giornata mondiale dell'obesità, svoltasi nei mesi scorsi, oltre 100 organizzazioni mediche e scientifiche hanno promesso il loro sostegno per politiche forti, in grado di prevenire la discriminazione basata sul peso. Un team di esperti, guidato dal professore cosentino Francesco Rubino, del King's College di Londra, ha delineato una dichiarazione di consenso internazionale congiunta e un relativo impegno per eliminare lo stigma del peso. La dichiarazione è stata sviluppata attraverso una conferenza internazionale organizzata congiuntamente dalla World Obesity Federation, American Diabetes Association, American Association of Clinical Endocrinologists, American Association for Metabolic and Bariatric Surgery, Diabetes UK, European Association for the Study of Obesity, International Federation for the Surgery, The Obesity Society. È stato dimostrato che la discriminazione a causa del peso può determinare danni sia fisici che psicologici e che le persone colpite hanno meno probabilità di cercare e ricevere cure adeguate. I soggetti obesi sono vulnerabili alla stigmatizzazione e alla discriminazione sul posto di lavoro, nell'istruzione e nelle strutture sanitarie.

«Lo stigma del peso è un problema di salute pubblica, mina i diritti umani e sociali ed è un grosso ostacolo nella lotta contro l'epidemia di obesità - ha ribadito il professor Francesco Rubino, presidente della Chirurgia Bariatrica e Metabolica presso il King's College di Londra - l'obiettivo di questa iniziativa è quello di riunire un ampio gruppo di esperti e organizzazioni scientifiche e, per la prima volta, parlare con una sola voce per condannare inequivocabilmente lo stigma del peso ed esporre le idee sbagliate che contribuiscono alla distorsione del problema peso».

La discriminazione a causa dell’obesità può essere molto dannosa per la salute mentale e si associa frequentemente a sintomi depressivi, livelli di ansia più elevati, minore autostima, isolamento sociale, stress, alimentazione non sana, comportamenti come il binge eating e l'eccesso di cibo emotivo. «Sfidare e cambiare credenze diffuse e radicate – conclude Rubino - preconcetti di vecchia data e mentalità prevalenti richiede una nuova narrativa pubblica sull'obesità, che sia coerente con le moderne conoscenze scientifiche».

© Francesca Canino

14 luglio 2020

LETTERE: Ospedale di Cosenza, disservizi, inciuci e sprechi all'ombra della commissaria e dei suoi accoliti

Come operatori sanitari in primis e anche come cittadini non possiamo più rimanere inermi dinanzi alla tragedia “Annunziata”, un grande ospedale regionale ormai ridotto all’osso, le cui gravi ripercussioni ricadranno sia sui pazienti che sul personale che vi lavora. 

Ogni giorno assistiamo a disservizi, inciuci, sprechi di risorse, il tutto aggravato dalla pessima gestione degli ultimi mesi. Una situazione insostenibile, culminata giorni addietro nelle dimissioni del direttore sanitario Salvatore De Paola, dimissioni che, seppur giustificate con i soliti motivi di salute, sembrano nascondere grossi dissidi con la dirigenza. In quest'azienda non resiste nessuno, tanto da arrivare a nominare uno che non ha i titoli per farlo. Infatti, è stato immediatamente nominato direttore sanitario, al posto di De Paola, il dr. Francesco Zinno, ematologo, direttore dell’UOC di Immunoematologia e medicina trasfusionale. Peccato che il dr. Zinno non abbia i titoli per ricoprire il ruolo di direttore sanitario, tanto che è stato nominato facente funzioni. Il suo nome non compare negli elenchi nazionali, che è fondamentale per essere nominati ai vertici di un'azienda sanitaria, ragion per cui non si capisce davvero come sia stato possibile conferirgli l’incarico. Sarà stata una scelta strategica per fargli guadagnare titoli? La solita tattica, fanno gli ff e poi se lo portano tra i titoli. Zinno non ha comunque perso tempo, e dopo qualche ora dalla nomina ha firmato la sua prima delibera, una premialità per l'ufficio tecnico… Ma perché il direttore sanitario deve firmare una premialità per l'ufficio tecnico? Forse perché i suoi componenti sono personaggi legati alla politica che conta? Allora si spiegherebbe tutto.

A parte gli inciuci, dall’azienda ospedaliera vengono emanati bollettini di gloria: “Diventa alto, secondo gli standard ministeriali dettati dal DM 70/2015 il livello di assistenza nel reparto di Ortopedia dell’Annunziata. Il 74% degli interventi chirurgici di frattura del collo del femore sono eseguiti entro due giorni. Il dato, riferito al primo trimestre, consente all’Ospedale di Cosenza di balzare in cima alle classifiche nazionali, dove lo standard medio si attesta al 64% e certamente al primo posto in Calabria”. Questo è di pochi giorni fa, ma noi ci chiediamo: “Che fine hanno fatto tutti gli altri interventi, quelli meno remunerativi economicamente e di indice qualitativo?”. Oramai fanno solo questo a costo di mandar via i pazienti con altre patologie che devono rivolgersi ai privati o emigrare. Infatti, sabato scorso hanno mandato via una persona che riportava una frattura del femore per mancanza di posti letto. Ci vuole un mese perché possa ritornare.

E poi c’è il grosso problema del Pronto Soccorso, affollatissimo, disorganizzato, con personale carente e allo stremo, un problema mai risolto che si è acuito con il nuovo primario.

Vorremmo chiedere alla commissaria Panizzoli o a chi per lei se è giusto riservare questo trattamento agli ammalati, se crede davvero di aver lavorato bene da quando è qui, se merita il premio di 50.000 euro, oltre a quello che guadagna senza apportare alcuna miglioria all’ospedale. E un’ultima domanda: quanto altro tempo dobbiamo aspettare per vedere terminate le sale operatorie del Dea?

Lettera firmata


09 luglio 2020

Comitato Alberi Verdi: Perché è stato abbattuto un grande abete nella villetta di Serra Pedace?

Abbiamo appreso da alcuni abitanti di Serra Pedace (Casali del Manco) che nei giorni scorsi è stato tagliato un grosso abete. L’abbattimento è stato effettuato – secondo quanto ci hanno riferito i residenti – nelle prime ore del mattino, quando ancora la maggior parte delle persone dormiva o era in casa. Il possente abete si ergeva in una villetta pubblica, in una posizione non pericolosa per uomini e cose. Dalle foto che ci hanno fatto pervenire, si notano chiaramente le dimensioni dell’albero e le sue buone condizioni di salute, pertanto non si comprendono i motivi della sua eliminazione.

Sarebbe opportuno, ora, che il comune esibisse le carte ufficiali con cui è stato deciso il taglio, per comprendere bene le ragioni di uno scempio che ha sorpreso e indignato gli abitanti del piccolo centro e i frequentatori della villetta. Perché è stato abbattuto un albero così grande? A chi dava fastidio? Dove è stato smaltito? Il sindaco risponda a queste domande e mostri in futuro rispetto per il verde e i cittadini.

Il nostro Comitato affianca i residenti che vogliono risposte e chiedono che atti del genere non vengano mai più commessi. Purtroppo, le amministrazioni, che credono di essere onnipotenti, sono sempre più distanti dalle politiche verdi e dai desiderata dei cittadini, il rispetto della natura è un optional e il benessere delle persone non interessa a nessuno. L’abete tagliato è l’ennesima prova delle prevaricazioni di chi ci amministra su tutta la cittadinanza e il patrimonio naturalistico. Diciamo basta a tutto ciò.

Comitato Alberi Verdi