SICUREZZA - Mancanza di fondi e problemi burocratici
hanno fatto saltare il sistema
Sono oltre 100 fra Cosenza e Rende, il
ministero dell'Interno stanziò 2 milioni
dal Quotidiano del Sud, 7 febbraio
2015
UN FENOMENO in crescita. Nelle sue molteplici modalità, la delinquenza
a Cosenza non conosce crisi alcuna, anzi proprio la presunta crisi degli ultimi
anni potrebbe essere la causa della sua recrudescenza. Se nelle scorse
settimane la cronaca cittadina si occupava delle rapine ai danni di alcune
attività commerciali del centro città, pochi giorni fa, invece, si è incentrata
sull'esplosione di un ordigno dinanzi alla sede del Pse di via Popilia. Fatti
delittuosi che si sommano a tanti altri, spesso non denunciati perché considerati
minori, ma che sono altamente sintomatici della deflagrazione della criminalità
nella città dei Bruzi, diventata insicura. È fondata oggi, nei cittadini, la
percezione che i controlli siano insufficienti. Spesso si invoca
l'installazione delle telecamere nei vari quartieri, specialmente in quelli
considerati più a rischio, anche se ora è tutta la città ad essere a rischio.
Negli anni passati, Cosenza era stata dotata di un sistema di
telecamere per evitare, o cercare almeno di evitare, che si arrivasse alla
situazione odierna. Durante la Giunta Perugini, furono installate in città le
telecamere di sorveglianza grazie a ingenti finanziamenti ministeriali. Il
sistema fu realizzato nell'ambito del Programma Operativo nazionale 2000-2006
“Sicurezza per lo sviluppo del Mezzogiorno d'Italia”. Il progetto ha avuto un importo complessivo di
2.111.965,50 euro. Sono state individuate 106 aree controllate, 82 a Cosenza e
24 a Rende, con 117 postazioni, di cui 91 a Cosenza e 26 a Rende. Diversi i
dispositivi video utilizzati: 90 telecamere brandeggiabili (71 a Cosenza e 19 a
Rende), 41 lettorottici targhe (31 a Cosenza e 10 a Rende), 9 DVR bordo palo (6
a Cosenza e 3 a Rende), 6 MeshRecorder (4 a Cosenza e 2 a Rende). Il progetto fu annunciato in pompa magna con una
conferenza stampa congiunta dei sindaci di Cosenza e Rende e con l'assessore
alla Sicurezza, Damiano Covelli, che tesseva le lodi di Marco Minniti che aveva
fatto arrivare i finanziamenti a Cosenza, fra le poche città del Sud.
MENTRE
OCCHIUTO
VUOLE OCCHI
ELETTRONICI
PER I RIFIUTI
Un progetto a tutela dell'incolumità di tutti, che la Prefettura aveva
perfezionato chiedendo il supporto della Questura e del Comune. Entrambi
avrebbero dovuto provvedere al loro funzionamento e l'amministrazione comunale
avrebbe dovuto fornire l'elettricità.
Cosa fatta dunque, ma il sistema non è mai entrato in funzione,
nonostante i reiterati appelli lanciati ogni volta che la città subiva/subisce
atti delittuosi. Qualcosa non ha funzionato e la collaborazione tra Questura e
Comune non è mai iniziata per gestire il sistema. Sembra che alcune telecamere
non fossero funzionanti, ma sembra anche che non siano state pagate le bollette
dell'energia elettrica e quindi il sistema è rimasto inattivo. Non c'è stato,
tuttavia, un grande interesse da parte del Comune per risolvere tali o altri
problemi riguardanti la videosorveglianza, il risultato è che, a distanza di
anni, non si conoscono i motivi della mancata messa in funzione del sistema. Si
sa, invece, che i crimini aumentano e che il cittadino si sente sempre più in
pericolo.
Questo fino ad oggi. Negli ultimi tempi è intervenuto un inatteso
intoppo burocratico: si attende che il Ministero dell'Interno formalizzi il
passaggio delle competenze sulla videosorveglianza dalle Prefetture ai Comuni e sembra si stia temporeggiando perché i costi
ricadrebbero su questi ultimi, notoriamente con scarse risorse finanziarie.
Intanto, gli amministratori del Comune bruzio pensano di installare un
sistema di videosorveglianza per contrastare l'abbandono dei rifiuti. Ma non si
potrebbe far funzionare quello esistente anche per vigilare sui cosentini
incivili che abbandonano la spazzatura ovunque? Un solo sistema potrebbe
controllare criminalità e modi incivili, con un certo risparmio per le casse
del Comune che, come un mantra, vengono continuamente definite in rosso, ma i
risparmi in politica, si sa, non fanno consenso.
Cs-24-6-15
©Francesca Canino