non posso certo dimenticare il tuo impegno professionale e civile contro il potere costituito e in difesa della sanità cosentina ai tempi della “tenda blu”. Di questo, purtroppo, hai pagato le conseguenze. Sono passati gli anni, ma da allora nulla è cambiato e, in piena onestà, non so se ancora si possa fare qualcosa per interrompere la pietosa via crucis percorsa dalla sanità regionale.
Seguo il tuo blog, mi ha colpito molto quello che hai scritto in “Sanità nel cosentino: silenzi, immobilismo e nomine discutibili”, che non è solo giusto, ma dovrebbe spingere tutti i cittadini (ma lo sono ancora?) di questa provincia e dell’intera regione ad una riflessione: cosa c’è che non va in questa nostra terra? E’ forse colpa dell’aria e dell’acqua che, tanto inquinate, sconvolgono chiunque le usi causando cotanto disastro?
Da trent’anni, in Calabria, abbiamo attuato l’alternanza in politica. Cinque anni di centro destra, cinque di centro sinistra. Abbiamo potuto costatare differenze tra loro? Nel rinnovo degli uomini no, ancora oggi sempre gli stessi; nei provvedimenti per rilanciare l’economia no, sempre lo stesso sfacelo; nel migliorare l’ambiente no, sempre la stessa colpevole incuria; nell’ammodernare le comunicazioni no, sempre quelle del dopoguerra; nel rilanciare la sanità no, ognuno ne ha devastato un pezzo riducendola ad uno stato tanto emaciato da ricordare molto da vicino, con il rispetto dovuto a quei martiri, i poveri prigionieri dei lager nazisti.
Ma la cosa che veramente avvilisce è quella che tu, con grande lucidità, hai sottolineato nel tuo articolo: l’immobilismo più assoluto. In questi ultimi anni stiamo vedendo cose che gli altri umani non riuscirebbero neanche ad immaginare. Un immobilismo che, però, pare propedeutico al colpo di grazia. Commissari ad acta che tirano fuori decreti, un tanto al chilo, per generare solo confusione. Altri che vanno in giro, di incontro in incontro, a far promesse a tutti per poi dimenticarsene appena usciti dalla sala del convegno e non fare nulla di nulla. Commissari di aziende sanitarie che, come Celestino V, neanche accettano l’incarico. Altri che, manco il piè veloce Achille, accettano e si dimettono prima che qualsiasi media sia riuscito a darne la notizia. Quelli fantasma che ci sono, ma nessuno li ha mai visti. Quelli alla marchese del Grillo che: “io so io e voi non siete un c….” ma poi sono costretti a dimettersi in fretta e furia. Direttori Amministrativi che, appena data un’occhiata al bilancio aziendale, scappano nottetempo. Direttori Sanitari che non si danno la pena neanche di rendersi conto del materiale umano e strutturale a loro disposizione e sparano sentenze alla Mago Otelma. In tutto questo la Sanità regionale è sempre più immersa in una palude di sabbie mobili che lentamente la sta inghiottendo.
Mi ripeto: che sia radioattiva l’aria? Ultimamente ci arrivano manager della sanità da ogni luogo, dalle regioni virtuose e persino dall’estero. Vengono preceduti da fama di aver fatto faville nei loro precedenti incarichi. Giunti qui, dimostrano solo che, per ottenere risultati persino migliori, sarebbe bastato fare due passi a corso Mazzini o sul lungomare di Paola e prendere i primi che passavano. Per ridurre le spese non acquistando nulla, non assumendo nessuno, tagliando prestazioni e servizi fregandosene delle necessità dell’utenza e degli operatori, ci vuole mica un genio.
E’ però vero che, Calabresi e Cosentini in particolare, ci dobbiamo svegliare. Dobbiamo riappropriarci del ruolo di cittadini. Votare questo o quello non basta. Una volta che li eleggiamo, dobbiamo vigilare sul loro operato e dobbiamo farlo soprattutto nei confronti di quelli cui abbiamo dato il nostro voto. Se uno non l’ho votato mi aspetto che non sia capace di fare cose buone. Da chi ho votato devo pretendere il meglio. Accettare o addirittura elogiare il mal governo di chi ho votato, è becera partigianeria, è comportarsi da sudditi. Denunciarne il cattivo operato non è tradimento né ammissione di errore. Star loro col fiato sul collo è essere cittadini consapevoli dei propri diritti.
Calabresi… SVEGLIA! Alzate la testa. Dobbiamo pretendere i nostri diritti non nel momento del bisogno, ma oggi. Dobbiamo chiedere con forza una sanità che funzioni. In caso contrario, nell’emergenza, ci rimarrà solo di sperare nel miracolo. Attenti, però, perché di santi, in giro, non sempre ce ne sono. E non vi venga in mente di pensare che sanità privata e assicurazioni potranno risolvere il problema. Dove funziona così, la sanità è solo per i ricchi, veramente tanto ricchi.
A te, Francesca, dico: non mollare. E’ dura, ma non mollare. Ad essercene come te che, nel loro piccolo, sono una spina nel fianco del potere. Continua con i tuoi ticchettii. Gutta cavat lapidem, basta avere pazienza e costanza.
Un medico