Piano a Sud
INTRODUZIONE - Dopo il fallimento dei progetti
industriali che nel corso degli anni sono stati
destinati al territorio calabrese, è necessario ora volgere lo sguardo altrove.
Se l’industrializzazione non è riuscita ad attecchire in Calabria dal
dopoguerra ad oggi, nonostante i fondi stanziati, le energie profuse, ettari di
terre sacrificati in nome di uno sviluppo che non c’è mai stato, forse la causa
di ciò risiede nel fatto che si era intrapresa la via sbagliata. L’economia
calabrese, da sempre basata sull’agricoltura, ha subito un’involuzione da
quando sono stati proposti modelli diversi, purtroppo mai attuati. Di contro si
è realizzato l’abbandono dei campi nella prospettiva di veder decollare un
sistema industriale fallito sul nascere. Le conseguenze sono tristemente note
visto che la regione non sfrutta più le sue risorse naturali, non intraprende
piani di sviluppo industriale, subisce una disoccupazione tra le più alte in Europa,
vede giovani emigrare in massa e soprattutto è la ‘patria’ di un sistema di
delinquenza organizzata che trova facile manovalanza tra i disoccupati stessi.
Un circolo vizioso che bisogna rompere creando benessere per tutti e se la
Calabria è una terra a vocazione agricola, allora si ritorni al passato per
migliorare il presente e preparare basi solide per il futuro, investendo energie
e risparmiando denaro. E’ noto, infatti, che gli aumenti dei prezzi dei beni
alimentari sono dovuti ai troppi passaggi intermedi che i prodotti subiscono
per arrivare dal campo alla tavola, ecco perché sempre più consumatori scelgono
la cosiddetta 'filiera corta', fare la spesa, cioè, direttamente dagli
agricoltori. A questa logica risponde il progetto “Km 0” promosso da Coldiretti
per concorrere alla salvaguardia dell’ambiente inquinando di meno. L’obiettivo
è promuovere l’acquisto e il consumo di prodotti nel medesimo ambito
territoriale in cui vengono coltivati. I prodotti sono spesso commercializzati
attraverso i GAF, gruppi di acquisto famiglie o tramite i mercatini dei
produttori che vendono direttamente ai consumatori. I vantaggi ambientali del
progetto “Km 0” ricadono direttamente sull’ambiente, con un minor consumo di
energia, meno inquinamento e traffico
sulle strade. Inoltre consente alle imprese sul territorio di prevenire il
dissesto idrogeologico con una costante attività di manutenzione. Si pensi alla
desertificazione o allo stato dei fiumi, emergenze per le quali è fondamentali
il contributo dell’agricoltura. Queste nuove soluzioni commerciali di offerte e
diffusione dei prodotti favoriscono nuovi investimenti nelle zone, creano
occupazione e contribuiscono al mantenimento delle risorse ambientali da cui
l’agricoltura dipende strettamente. La loro attuazione in un territorio colpito
dal dissesto idrogeologico come quello calabrese potrebbe contribuire a
migliorarne le condizioni. Senza tralasciare la positiva ricaduta nel settore
occupazionale degli investimenti sulla 'terra', in un momento in cui la
disoccupazione è ai suoi massimi livelli e non si intravedono
vie d'uscita per il prossimo futuro.
Nel territorio del comune di Cosenza sorgono tre
frazioni circondate da terre fertili, dalla forte connotazione agricola,
preservate dalla cementificazione e abbandonate, purtroppo, a se stesse. Si può
partire da qui per realizzare un programma diverso, pienamente confacente alla
tradizione dei luoghi suddetti e sperare che non segua il destino dei piani
predisposti in passato per lo sviluppo del Mezzogiorno.
Quadro generale - A Sud del centro storico di Cosenza sorge un vasto
sistema collinare su cui sorgono le frazioni di Donnici Superiore e Inferiore,
Borgo Partenope, Sant’Ippolito. Di grande valore ambientale e paesaggistico, le
colline mostrano da sempre un carattere di forte identità rispetto alla città e
a tutta la Valle del Crati; la loro connotazione agricola, mista a una limitata
presenza di zone boschive, convive integrandosi con fenomeni di
antropizzazione, soggetti a variazioni intervenute in conseguenza
all’emigrazione verso altre nazioni o verso la città. Ciò ha contribuito a
depauperare il territorio, tanto che il sistema collinare periurbano è in una
fase di forte declino. Solo nuovi modelli per uno sviluppo compatibile con la
tutela e la valorizzazione delle risorse ambientali potranno far rivivere
ambiti abbandonati da tempo e ridurre fenomeni di decadenza e spopolamento. La
forte frammentazione della proprietà fondiaria e l’esclusione delle colline da
programmi economici e produttivi ne hanno mantenuto la propria identità. Tali
aree sono soggette a tutela paesaggistica per la difesa delle caratteristiche
naturali, estetiche e culturali in aree omogenee e, se visti nel loro quadro
d’insieme, esprimono un concetto evidente di identità del territorio che
scaturisce dalla ricognizione dei propri caratteri fisici. Se la pianificazione
territoriale per queste aree si è mossa nella direzione dello sviluppo
sostenibile, approntando politiche e strumenti che hanno accolto il concetto di
preservazione del paesaggio, allora diventa urgente, in un discorso di
salvaguardia ambientale, agire secondo la logica della protezione dei luoghi,
della ricostituzione delle componenti ambientali e dei connessi equilibri.
Morfologicamente le zone a Sud di Cosenza presentano i caratteri tipici delle
aree collinari, con pendenze accentuate. Il degrado è da attribuire a fenomeni
di erosione e franosità causato dalla mediocre qualità dei terreni e dalle
condizioni climatiche. La vegetazione è tipicamente mediterranea,
caratterizzata da una massiccia presenza di uliveti, vigneti, querceti e alberi
da frutto, con spazi aperti inframmezzati da arbusti e piante erbacee.
L’edificazione si concentra in massima parte lungo gli assi viari principali,
con tipologie propriamente rurali, caratterizzate da semplici volumi. Il
rimanente territorio presenta una scarsa edificazione. La zona è ricca di
diversi corsi d’acqua utili per l’agricoltura. Basti pensare ai numerosi mulini
ad acqua o a cilindri che in passato sorgevano sul territorio.
A Sud di Cosenza
Donnici - Già agli inizi del ‘900 era fiorente l’industria
dei fichi, del vino, dell’olio, della pasta e una fabbrica di liquori che, con
la sua premiata specialità denominata ‘Amaro tonico silano’, sosteneva una
distilleria e una raffineria di alcool. Dal 1980, Donnici accoglie in autunno
migliaia di persone dai dintorni per la Sagra dell’uva, festa popolare in grado
di coinvolgere tutto il circondario. E' la terra di Bacco, ricca di antichi
vitigni che danno il rosso ‘cerasuolo’, riconosciuto vino Doc dal ’71.
L’assenza, tuttavia, di uno sforzo comune in tutto il settore agricolo ha
causato l’abbandono delle terre, intensamente coltivate in passato tanto da
rifornire la città di prodotti ortofrutticoli, vista la fertilità dei luoghi
‘invasi’ dalla superba macchia mediterranea. Fu preservata negli anni ’70 dal
Piano Regolatore Vittorini, che destinò il Sud della città a zone agricole, ma
non si è mai realizzato uno sviluppo agricolo in grado di mutare le sorti della
frazione. Oggi si auspica un progetto per l’agricoltura biologica e lo
sfruttamento in termini industriali delle acque dello Zumpo, tra le migliori
d’Europa. Donnici offre anche un paesaggio ‘verde’ che alcuni del posto
vorrebbero utilizzare come richiamo turistico mediante la realizzazione di un
agriturismo. Manca, tuttavia, un piano ad hoc in grado di sviluppare le risorse
naturali e umane.
Borgo Partenope - Adagiato
sulle pendici presilane, il borgo presenta caratteristiche rurali intatte
nonostante i terreni siano ormai incolti; ciò ha spinto la popolazione a
emigrare verso la città o addirittura verso altre nazioni alla ricerca di
lavoro, determinando una sostanziale riduzione del numero degli abitanti.
Gradualmente si sono, così, allentati i tratti distintivi del luogo, basati su
una rudimentale e tradizionale agricoltura praticata dalle famiglie. Smembrati
dall’esodo verso la città, i nuclei familiari hanno tralasciato le secolari
occupazioni agricole con conseguente abbandono delle terre, che sempre più
spesso, nei periodi estivi, sono minacciate da violenti incendi. Oggi la
frazione conta pochi abitanti e nessuna attività, fatta eccezione per il panificio
che rifornisce anche la città. E’, però, un quadro arcadico, dove il verde
degli ulivi e delle grasse foglie dei fichi d’India delimitano viuzze tortuose
tra campi abbandonati, dove animali domestici vagano sulle vecchie aie, dove,
fino a qualche decennio fa, i contadini facevano la spola tra vecchie case e
campi, mentre donne con le sporte sulla testa si recavano negli orti o alla
fontana pubblica. Abbandonata l’operosità degli anni andati, la frazione è
attualmente ferma, manca, infatti, una politica specifica in grado di
risollevarne le sorti senza sconvolgerne la tradizionale vocazione
agricola.
Sant’Ippolito - Nel 2003 era tutto pronto per la nascita di un
parco naturalistico a sud della città, tra Borgo Partenope e Sant’Ippolito,
come annunciato dall’allora assessore al verde in collaborazione con il WWF. Il
progetto prevedeva la valorizzazione di una pineta di proprietà della Forestale
situata tra le due frazioni e la creazione di diversi sentieri naturalistici.
Un ricordo ancora vivo nella gente delle due frazioni, riguarda, invece, la
lunga e triste faccenda dei rifiuti, che dalla fine degli anni ’70 agitò i tranquilli
ritmi di vita a causa di una discarica ricavata su un terreno di proprietà
privata tra Sant’Ippolito e Pietrafitta. Tre anni più tardi si pensò di
bonificare l’ex discarica e nel 2003 il WWF chiese al Comune di Cosenza di
valorizzare la pineta e creare il parco naturalistico. Ma niente è stato fatto.
strategie per la
valorizzazione del prodotto e del territorio – Uno
studio accurato delle zone a sud, con l'individuazione dei terreni coltivabili,
sarebbe il punto da cui partire per sensibilizzare i proprietari terrieri alla
creazione di imprese agricole, anche familiari, con l'obbligo di rispettare
l’ambiente, la salute pubblica e gli animali dell’habitat. La creazione di
posti di lavori per la gente del luogo è una necessità non più procrastinabile,
da attuarsi anche mediante il consolidamento di attività già esistenti e con la
cooperazione tra le imprese.
L'obbligo
di produzioni biologiche, la promozione dei prodotti tipici delle frazioni e la
vendita diretta al consumatore potrebbe realizzare
nuovi modelli di economia, basati sulla
tradizione, ma da attuare in linea alle nuove esigenze. Il benessere generale
deve essere garantito con la commercializzazione di cibi sani, informando il consumatore
sulla sicurezza del prodotto tipico locale. La genuinità del prodotto è
l'obiettivo da raggiungere insieme alla sua commercializzazione in ambiti
ristretti. Gli incentivi per l’agricoltura attraverso i fondi europei sono una
realtà che potrebbero avviare un percorso nuovo e vantaggioso per l'ambiente e
per i disoccupati.
Serve
un'inversione di rotta visto che da oltre quarant'anni mancano nuove forze
nell'agricoltura e se si guarda al futuro ci si chiede quale sarà lo scenario.
Si può cominciare promuovendo il ruolo sociale del contadino: in America si
finanziano università e organizzazioni no-profit per formare i contadini del
futuro. Le facoltà di agricoltura e i corsi di agraria per chi non intende
laurearsi sono sempre più frequentate da giovani che vedono la campagna come un
lavoro sicuro, non precario come accade nel settore terziario. E' anche in
crescita la domanda di prodotti sani dopo anni di cibo precotto o conservato.
Un esempio da seguire per salvare il territorio e incrementare l'economia.
Perché un piano per
l’agricoltura - Sempre più studiosi affermano che
“Il XXI secolo sarà contadino o non sarà”. Assume fondamentale importanza,
quindi, il ruolo dell’agricoltura che deve essere promossa previa un’attenta
disamina delle caratteristiche intrinseche al sistema agricolo odierno, non
solo per realizzare un’efficace difesa del suolo e favorire le prestazioni
ambientali, ma anche per ridurre l’esodo della popolazione a causa della
mancanza di lavoro.
Il ritorno all’agricoltura consentirebbe di
ottenere effetti benefici legati alla produzione e all’ambiente in generale
(rigenerazione dei suoli, prevenzione degli incendi, sfruttamento ottimale
delle risorse idriche) e può divenire modello espressivo dell’identità
territoriale, poiché è in grado di certificare il rapporto diretto tra alimento
e territorio. La crescita del consumo di prodotti di origine controllata e
protetta e il mutamento delle abitudini alimentari che tendono al consumo di
cibi di provenienza locale, ottenuti con processi rispettosi dell’ambiente,
evidenzia come l’attività agricola sia da sempre parte integrante del
territorio e del paesaggio.
Oggi sono previsti incentivi prevalentemente
comunitari per promuovere un modello di agricoltura sostenibile, di cui possono
beneficiare gli agricoltori che osservano le norme ambientali e le disposizioni
riguardanti la salute pubblica, il benessere degli animali e il mantenimento
dei terreni agricoli in condizioni agronomiche soddisfacenti.
Un piano per le terre a Sud di Cosenza, attraverso
la creazione di imprese agricole, potrebbe promuovere l’agricoltura non
intensiva a basso impatto ambientale e senza l’impiego di OGM, recuperando i
semi di specie ortofrutticole quasi scomparse, sacrificate dalla grande
distribuzione. Le zone sono rinomate per la produzione di vino, pane, olio,
fichi, prodotti da collocare con la vendita diretta, evitando intermediazioni
commerciali e aumenti dei prezzi dovuti anche ai passaggi che i prodotti subiscono prima di arrivare
sulla tavola.
12-2-2012
©Francesca Canino