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26 marzo 2021

Cosenza, vaccini ai donatori di sangue, una vicenda che fa discutere

 


Negli ultimi giorni, in seguito alla trasmissione andata in onda domenica scorsa su La7, “Non è l’arena”, ci sono pervenute alcune lettere da parte di cittadini indignati, che hanno biasimato l’iniziativa del Centro trasfusionale dell’Annunziata di Cosenza. Eccone una:



Sono un donatore storico presso l’Adovos dell’ospedale di Cosenza e sono venuto a conoscenza, grazie alla trasmissione ‘Non è l’Arena’ di domenica scorsa, della possibilità che è stata data ai donatori di sangue dalla sopracitata associazione. Da quanto ha detto e mostrato il giornalista nel corso del programma, da fine febbraio sono state mandate delle mail ai donatori per essere vaccinati contro il Covid dopo una donazione. Abbiamo saputo che molti sono stati i giovani, alcuni non abituali, ma donatori per l’occasione, che si sono presentati per essere vaccinati e hanno donato una sacca di sangue. Io non sono stato avvisato, forse il mio nominativo sarà stato saltato o è sfuggito, e ho perso l’occasione di ricevere il vaccino, addirittura mi hanno detto che fosse quello della Pfizer. Sulle prime questo fatto mi ha dato molto fastidio, ma a mente fredda ho ragionato e ho pensato che è stato meglio così, perché il sangue si dona senza avere niente in cambio. Dal foglio mostrato dal giornalista di ‘Non è l’arena’ che conteneva la mail mandata ai donatori, si leggeva infatti che il vaccino sarebbe stato fatto solo dopo una donazione. Questo è indegno, e sono stato contento infine di non aver ricevuto alcuna comunicazione. Però due cose devo dirle: chiunque abbia ideato questo piano ha sbagliato perché si fa capire ai giovani che un atto d’amore gratuito quale è la donazione, può diventare un oggetto di scambio. Poi si dà la colpa ai giovani se sono amorali! Secondo: non mi è andato giù inoltre che persone senza problemi di salute e anche in giovane età si siano potuti vaccinare in barba alle persone anziane, agli ammalati e alle categorie di lavoratori esposti a rischi continui. Avete dato davvero un pessimo esempio e avete perso per sempre un donatore come me”.

Lettera firmata


Se il nostro lettore si è indignato per l’iniziativa assunta dal Centro trasfusionale, noi ci siamo interrogati su alcuni concetti espressi durante la trasmissione. Da una telefonata intercorsa tra il giornalista di La7 e il direttore del Centro, dr. Zinno (come si legge dalla didascalia apparsa sullo schermo), si è appreso che l’Azienda ospedaliera aveva dato la disponibilità di somministrare il vaccino a dieci donatori al giorno.


Ci chiediamo: esiste un atto dell’Azienda ospedaliera che ha consentito di vaccinare i donatori di sangue “SOLO dopo la tua prossima donazione” (come si legge nella mail inviata ai donatori)?





Il commissario alla sanità Guido Longo, intervenuto nella trasmissione, ha ammesso di essere a conoscenza del fatto e «che è stata fatta dal responsabile della struttura regionale di coordinamento una nota all’Azienda ospedaliera di Cosenza di non effettuare più queste vaccinazioni ai donatori. L’Ao si era giustificata – ha continuato Longo – dicendo che serviva sangue perché erano carenti, per cui doveva necessariamente risolvere il problema con donazioni ematiche e quindi erano state fatte queste vaccinazioni».

Di male in peggio. Non sappiamo quale dirigente dell’Ao abbia pensato di risolvere in questo modo l’annoso problema delle donazioni e sia stato bloccato, poi, dalla struttura regionale di coordinamento. Una vicenda da chiarire. Per ora resta il demerito di aver trasformato la donazione di sangue in una merce di scambio e di non aver tenuto conto delle disposizioni del piano vaccinale sulle categorie prioritarie.

Cosenza, 26 marzo 2021

© Francesca Canino

09 marzo 2021

Cosenza: movida, caos, rifiuti e violazione delle norme, i residenti sul piede di guerra


Riceviamo e pubblichiamo

Il Comitato via Roma, piazza Cappello, Santa Teresa denuncia ancora una volta le condizioni in cui tanti cittadini sono costretti a vivere. Tra sporcizia, caos, traffico e movida selvaggia, la misura è colma. Nello scorso fine settimana (come in ogni week end lungo), con una pandemia in corso, siamo stati accerchiati da migliaia di persone che si sono riversate su via Roma, piazza Cappello, Santa Teresa, via Alimena, piazza Scura e traverse relative, per aperitivi, musica e divertimenti vari dalle 13 fino alle 21. Gente senza mascherina che ha occupato marciapiedi e piazze, rendendo difficile per noi poter transitare nelle suddette vie a causa del non rispetto delle norme: gli avventori, infatti, non indossavano la mascherina e non rispettavano le distanze. Questo lo scenario: musica alta, traffico alle stelle, auto parcheggiate sui marciapiedi a via Roma di fronte alla statua di Ciardullo, un’infinità di bottiglie e altri rifiuti sparsi in tutta la zona, giovani semi ubriachi che urinavano in pieno giorno sui muri e noi costretti a stare dentro per non incorrere in pericoli derivanti dalla loro maleducazione. Prigionieri in casa e quando finalmente se ne sono andati, a tarda sera, abbiamo anche dovuto subire le conseguenze della loro movida, cioè rifiuti ovunque.

Non riusciamo a capire perché nessuno intervenga a regolamentare la movida in piena pandemia, con la polizia vicina che non può non sentire/vedere cosa avviene. Vorremmo anche capire perché loro possono non indossare la mascherina, parcheggiare sui marciapiedi e lasciare discariche su piazze e vie. Immaginiamo e siamo certi che la movida non possa essere “toccata”, altrimenti non ci spiegheremmo tanto lassismo. Quanti interessi in gioco ci sono? Ma a noi residenti non pensa nessuno? Siamo stanchi e non sappiamo come potremmo reagire, provati dalla pandemia, dai disagi che viviamo da anni e anni. Sindaco, questura, prefetto non potete fare finta di niente!

E, infine, al sindaco vorremmo dire: “Hai voluto la movida e ora pulisci!”.

Vi invitiamo a guardare le foto che vi alleghiamo per farvi un’idea dell’inferno in cui siamo costretti a vivere. E poi ci inviano le bollette della spazzatura!

Si prendano provvedimenti prima che si decida di prenderli noi.

Il Comitato via Roma, piazza Cappello, Santa Teresa 

















08 marzo 2021

Cosenza, ospedale: donazioni di sangue in cambio del vaccino contro il Covid-19

 


Nei giorni scorsi, abbiamo pubblicato la lettera di un donatore di sangue che ci ha informato su alcune iniziative intraprese dal Centro trasfusionale del nosocomio bruzio. Al donatore era stata comunicata la possibilità di vaccinarsi contro il Covid-19 (http://francescacanino.blogspot.com/2021/03/lettere-ospedale-di-cosenza-donatori-di.html), se fosse andato a donare.

È opportuno sottolineare che i donatori non rientrano tra le categorie prioritarie da sottoporre a vaccinazione, come ha ribadito Giovanni Rezza, direttore generale della prevenzione sanitaria del Ministero della Salute, nella lettera indirizzata anche alle associazioni e federazioni dei donatori del sangue, pur riconoscendo il ruolo fondamentale dei donatori per l’intero Sistema sanitario.

All’Annunziata, invece, pare abbiano fatto partire la campagna vaccini per chiunque avesse voluto donare il sangue e questa notizia ha fatto pervenire al Centro trasfusionale un buon numero di nuovi donatori. Un’ottima operazione per incrementare la raccolta di sangue in cambio della somministrazione del vaccino e anche per guadagnare consensi. Occorreva, tuttavia, ricordare che la donazione di sangue, così come degli altri organi, è volontaria e gratuita, non può, dunque, ridursi al classico “do ut des”.




I bene informati riferiscono che l’iniziativa non sembra essere stata autorizzata dai vertici dell’azienda ospedaliera, nonostante sia stato rilasciato ai donatori vaccinati un’attestazione della somministrazione della prima dose, riportante anche la data in cui avrebbero ricevuto la seconda dose.

Riferiscono ancora che, pochissimi giorni fa, quando le somministrazioni dei vaccini per i donatori sono state bloccate, il ‘boom’ delle donazioni si è arrestato.

Resta ora da capire dove sono state reperite le dosi somministrate, considerato che i vaccini sono consegnati dall’esercito alla Regione, la quale provvede a distribuire le dosi in lotti numerati agli ospedali e alle Asp. Ancor di più è importante sapere se ai donatori è stato fatto il tampone prima della donazione di sangue e se riceveranno la seconda dose, visto che l'operazione è stata interrotta.

Cosenza, 8 marzo 2021

© Francesca Canino

 

 


07 marzo 2021

Maria Angela Merolla, la danzatrice del lago di Mnemosine

Laminetta di Hipponion

 

Seguendo il filo della storia attraverso ciò che di essa rimane si può essere proiettati in realtà lontane nel tempo e nello spazio. Mondi sconosciuti si palesano ai viventi attraverso le indagini e gli scritti di studiosi alla ‘cerca’ di vicende non ancora note, di testimonianze inedite e di ritrovamenti che aggiungono nuove pagine alla storia. Con questo spirito Maria Angela Merolla ha vissuto e insegnato, danzato e studiato a fondo arte e letteratura, sviscerato miti e tradizioni. Grecista, artista teatrale e coreografa, pioniera della sperimentazione teatrale per la creazione del nuovo linguaggio Orfico-Pitagorico della danza, psicoterapeuta di stampo analitico, è oggi, a distanza di alcuni anni dalla sua scomparsa, quasi dimenticata. Non sempre apprezzata in vita, nonostante il suo vasto sapere e il dinamismo che hanno caratterizzato la sua esistenza, la professoressa Merolla ha lasciato un’eredità culturale ancora poco conosciuta.

Nativa di Cerchiara di Calabria, Maria Angela conseguì la laurea in Lettere classiche all’Università ‘La Sapienza’ di Roma per poi insegnare al Liceo classico ‘Telesio’ di Cosenza. Impegnata in molte attività letterarie e artistiche, mise in scena opere teatrali, si occupò di arte, particolarmente in occasione del premio “Il Sensivismo”, esponendo una interessante relazione dal titolo “Dal Sensismo di Telesio al Sensivismo del M° Aldo Del Bianco”. Partecipò insieme al suo “Gruppo studentesco per il dramma antico” alle rappresentazioni classiche del Teatro Greco di Siracusa, dove riscosse un inaspettato successo. Nel 2008, nel corso delle celebrazioni per il 150° anniversario della nascita di Ruggero Leoncavallo, compositore napoletano che trascorse a Montalto Uffugo una parte della sua infanzia, deliziò i partecipanti al Convegno organizzato dall’Istituto per gli Studi Storici – di cui era membro – con un’appassionata disquisizione di cui riportiamo l’incipit: «Tra baracche di rivenduglioli si aggiravano donne in costumi locali: stoffe sgargianti dai colori dell’oro e del rosso avvolgevano corpi procaci che si muovevano graziosamente tra i suoni di tamburelli e ciaramelle alla festa di Mezzagosto. Una scena simile aprirà l’opera più conosciuta di Ruggiero Leoncavallo “I Pagliacci”, nata da un ricordo che rimase scolpito per sempre nella sua mente, tanto da riproporlo nel suo capolavoro».

Maria Angela Merolla fu anche regista e coreografa alla ricerca di nuovi linguaggi, seguì seminari di danza ebraica e fu una grande conoscitrice del mondo antico. Insieme al suo “Gruppo studentesco per il dramma antico” mise in scena diverse rappresentazioni di opere greche e bibliche, attribuendo alla danza un significato profondo: la danza è preghiera. In una intervista rilasciata al Quotidiano della Calabria, la professoressa Merolla spiegò che «provenendo dal teatro greco è normale la mia passione anche per la danza biblica. Il popolo ebraico, a differenza di quello greco, non fa alcuna distinzione fra idea religiosa e vita quotidiana. Ogni lavoro, ogni momento di svago, ogni festa pubblica o privata sono essenzialmente preghiera, che si traduce in musica e canto. Ma la nota peculiare è che la poesia è sempre unita alla musica e alla danza. Quando il poeta pensa ai suoi versi l’immagine che gli si presenta è nello stesso momento poetica, melodica e plastica. I movimenti sono espressi nella circolarità, il cerchio della vita che nelle varie culture viene raffigurato con l’uovo che è poi anche il simbolo della fecondità e della Pasqua. La danza ebraica è caratterizzata da una complessa simbologia delle figure, che si esprimono non solo attraverso il movimento delle gambe e delle braccia, ma attraverso tutto il corpo. Linguaggio tramite il quale si perviene ad un discorso danzato, come la danza dell’antica Grecia o come la danza classica indiana. Una danza, questa, fortemente mimica, dove tutto il corpo, compreso il movimento degli occhi, è interessato ad esprimere forti stati d’animo o a narrare qualche cosa, oppure ad evocare fatti storici, come il paesaggio del Mar Rosso».

Oltre alla danza, alla musica e alle arti visive, Maria Angela Merolla eccelse nello studio della cultura greca, dei culti e dei misteri che emergono dalle laminette di età ellenistica (IV e III secolo a.C.) rinvenute a Petelia, a Hipponion, a Creta e a Roma. Si tratta di sottilissime lamine d’oro ripiegate e poste vicino alla testa dei defunti che si riferiscono ai culti misterici della religione orfica, incentrata sul desiderio di purificazione liberatrice che, partita dall'Oriente (forse dalla Mesopotamia), si diffuse nell'Ellade, specialmente in Attica, dove Eleusi divenne il centro iniziatico. I culti giunsero in seguito nella Magna Grecia e la Calabria divenne il centro dell'orfismo pitagorico. Le laminette riportano formule mistiche, preghiere e indicazioni segrete che dovevano servire ai defunti iniziati ai misteri durante la vita terrena a intraprendere il loro viaggio verso gli inferi e a raggiungere la sede dei beati. Con la formula, l'adepto si faceva riconoscere come tale. Attraverso un approfondito studio pubblicato nel volume “Ricerche archeologiche e storiche in Calabria, modelli e prospettive”, Merolla introdusse il motivo dominante riportato sulle laminette, ovvero il congiungimento dell'iniziato con la divinità sotterranea, Persefone. «L'iniziato – scrisse la professoressa - ha necessità di bere l'acqua alla sua fonte, unica via di salvezza e non a quella dell'oblio, riservata ai profani. Infatti, sulla laminetta ritrovata nell’antica Hipponion e conservata nel Museo di Vibo Valentia, in cui si evoca Mnemosine, figlia del cielo e della terra, vi è questa iscrizione: “Figlio della Greve e del Cielo stellato, di sete son arso e vengo meno, ma datemi presto da bere la fredda acqua che viene dal Lago di Mnemosine».

Le laminette auree si rivelano le portatrici di una verità assoluta: la morte è l'inizio della vita. Sarà stato così anche per la professoressa Merolla, incompresa e derisa in tante occasioni per il suo anticonformismo, per l’eloquio pungente e per la sua eccentricità. Donna intelligente e coltissima della terra di Calabria, merita riconoscenza e stima e non l’oblio riservatole dai suoi stessi conterranei.

Cosenza, 30 gennaio 2021

© Francesca Canino

04 marzo 2021

LETTERE: Ospedale di Cosenza, donatori di sangue contattati per ricevere il vaccino anti Covid-19, ma non rientrano nelle categorie prioritarie


 Riceviamo e pubblichiamo

Sono un donatore di sangue e vorrei sottoporre alla vostra attenzione un episodio che mi ha fatto molto riflettere e per il quale non riesco da solo a trovare le giuste spiegazioni. Alcuni giorni fa sono stato contattato dall’associazione che opera all’interno dell’ospedale di Cosenza per la raccolta sangue, essendo io un volontario che periodicamente dona. La gentile telefonista voleva informarvi che avrei avuto la possibilità di vaccinarmi subito contro il Covid per il fatto di essere un donatore. Ho ringraziato e rifiutato perché, essendo io abbastanza giovane e sano, ho voluto che la dose riservata a me venisse destinata ad una persona più a rischio.

Successivamente, ripensando alla proposta dell’associazione, mi sono posto degli interrogativi ai quali non sono riuscito a dare risposta. I donatori rientrano nelle categorie che hanno la precedenza in questa campagna vaccinale? Siccome non ho letto da nessuna parte né sentito in Tv che noi donatori siamo stati equiparati ai medici, infermieri, ecc., ho pensato, forse in malafede, che tutto ciò potesse essere una trovata per pubblicizzare alla grande il reparto trasfusionale dell’ospedale e il suo direttore.

Una trovata che avrebbe intanto aumentato il numero dei nuovi donatori che si sarebbero presentati al centro raccolta non tanto per donare, ma per ricevere l’agognato vaccino. A discapito aggiungerei delle reali categorie a rischio. Immagino poi che un aumento esponenziale del numero dei donatori avrebbe portato più fondi al reparto e soprattutto molto successo a chi lo dirige.

Non mi spiego altrimenti la telefonata che ho ricevuto per essere vaccinato solo perché donatore. Incuriosito di tutto ciò, ne ho parlato con il mio medico curante che ha aumentato i miei dubbi, visto che mi ha riferito che esiste una disposizione del Ministero della Salute secondo la quale i donatori di sangue riceveranno il vaccino solo in una fase successiva rispetto alle categorie dei medici, infermieri, operatori sanitari, persone ricoverate nelle Rsa, anziani e chi soffre di patologie gravi. Noi donatori non rientriamo in queste categorie. Allora perché ci hanno telefonato per farci vaccinare?

Lettera firmata