21-1-15 ©Francesca Canino
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Pubblicato
nel 2007, il libro non ha la pretesa di voler dimostrare l’innocenza o la
colpevolezza di padre Fedele. Visto il clamore del caso, è paradossale che
pochi conoscano fino in fondo le accuse che gli sono state mosse dalla Procura
della Repubblica di Cosenza. Ricostruendo i capi di imputazione contestatigli, ho
messo in evidenza le contraddizioni della vicenda, dai famosi filmati
pornografici mai trovati, alla strana coincidenza tra la denuncia di padre
Fedele sulla gestione dell’Istituto Papa Giovanni e l’inizio della sua
disavventura giudiziaria.
Diversi
gli aspetti poco chiari che emergono dall’ordinanza di custodia cautelare del
23 gennaio 2006, di cui riporto ampi stralci. L’intervistato è lo strumento
diretto per esplorare un caso giudiziario che genera diverse perplessità in chi
vi si addentra. Non esistendo, infatti, alcun elemento, seppur minimo, che
riconduca al monaco quale autore del misfatto, né testimonianze o
intercettazioni che inducano a sospettarlo del reato ascrittogli, sorgono ragionevoli
dubbi su questa storia che si fonda tutta sulla denuncia della parte offesa.
Cioè della suora, sulla cui attendibilità gli inquirenti hanno avuto certezze
matematiche, sottovalutando quanto riportato da loro stessi nell’Ordinanza
circa le due valutazioni, una psichiatrica e una psicologica, a cui la suora
era stata sottoposta in tempi ‘non sospetti’, ovvero anni prima che approdasse
all’Oasi francescana di Cosenza.
I
dubbi si sprecano anche sulla denuncia, un pasticciaccio che nel libro occupa
un intero capitolo, mentre sorgono interrogativi in merito al coinvolgimento di
un poliziotto, riportato nell’Ordinanza e taciuto da tutti i media nel periodo
in cui il caso è esploso. Ma di fatti strani è pieno il libro, che in meno di
cento pagine riporta imprecisioni e contraddizioni inspiegabili, come le
telefonate minatorie alla suora, provenienti da cabine telefoniche, quindi
accessibili a tutti, però attribuite al monaco!
Da
una lettura sufficientemente attenta della suddetta Ordinanza, emergono fatti
nuovi che alimentano una serie di dubbi sulla superficialità adottata dagli
inquirenti nel redigerla. E ciò si inquadra in una problematica ben più ampia
in cui padre Fedele diviene lo strumento indiretto per ‘parlare’ non solo
dell’attuale sistema giudiziario con tutti i suoi punti deboli, ma anche di
quello mediatico che non si è certo risparmiato in questa storia,
risparmiandone, invece, proprio i particolari imprecisi e contraddittori
analizzati, ora, nel libro, a vantaggio di dettagli scabrosi, che pur
stimolando la fantasia di molti, non hanno reso un preciso servizio di
informazione.
La
formula dell’intervista fa conoscere a fondo il personaggio che, nella seconda
parte del libro, racconta la nascita dell’Oasi francescana nel lontano 1985, la
fondazione dell’Oasi africana, il rapporto con gli ultrà e le sue missioni in
tutto il mondo, i suoi sogni e la sua sofferenza per un’opera che si è dovuta
interrompere, la profonda amarezza per chi lo ha condannato prima di una
sentenza definitiva.
21-1-15
©Francesca Canino
Di seguito potrete leggere tutto il libro
L’affaire Padre Fedele:
l’inghippo delle
cose non dette
(quasi una contrOrdinanza del
23 gennaio 2006)
a Padre Fedele
Bisceglia
Introduzione
L’affaire padre Fedele ha prodotto una reazione
mediatica inaspettata, senza eguali e di forte impatto a causa della sua
singolarità. Non solo: la morbosità scaturita dai fatti denunciati, messa in
relazione con l’attuale società spesso libertina, ha rappresentato uno degli
aspetti più preoccupanti e contraddittori del nostro modus vivendi. Oltre le
accuse pornografiche e al di là della loro fondatezza, sono stati ignorati e
sottovalutati molti altri elementi del ‘caso’, mentre la gogna mediatica
stritolava gli indagati già dal primo giorno della vicenda.
A quasi due anni dell’accaduto si impone, senza
pretesa alcuna, un’analisi su quanto non è stato detto. Ecco perché
l'intervista riproduce fedelmente tra virgolette alcuni stralci tratti
dall’Ordinanza di custodia cautelare e da altri documenti. Nel rispetto di ciò,
sono state riportate anche le imperfezioni stilistiche, mentre i brani ripresi
sono stati posti tra i puntini sospensivi, a indicare tratti mancanti non
trascritti completamente per motivi di lunghezza, come si può notare visionando
gli atti. A questo scopo, è stato riferito anche il numero della pagina da cui
è stato tratto il virgolettato, a riprova del fatto che prima o dopo i puntini
sospensivi nel documento originale, non ci sono parti che si sono volute
occultare.
Il riferimento a uno solo dei quotidiani locali è
stato determinato dal fatto che gli altri presenti sul territorio, all’epoca
degli accadimenti, hanno mostrato un atteggiamento persecutorio l’uno e
superficiale l’altro.
L’intervista è solo un modo per dire quello che non
è stato detto nel gran mercato delle chiacchiere, nel tentativo di comprendere
il criterio di scelta delle argomentazioni del caso in questione.
Cosenza,
dicembre 2007
Francesca
Canino
I parte
Antefatto
Il monaco rompiballe di Cosenza al capolinea!
E’ il 23 gennaio 2006 quando padre Fedele e il suo
segretario, Antonio Gaudio, vengono arrestati con l’accusa di violenza sessuale
ad una suora, tale T. A.
Stupore!
E’ il fatto del giorno! Dall’Oasi francescana, luogo
di accoglienza per indigenti, stranieri, reietti di ogni dove, al carcere di
via Popilia, quello con i lavori in corso, passando dalla Questura. Come da
prassi.
Tutto in una mattinata: di buon’ora l’incursione al
convento dei Cappuccini della Riforma (gli agenti pensavano che il monaco
alloggiasse lì) e poi all’Oasi, messa a soqquadro dai poliziotti alla ricerca
di filmati e foto porno (mai trovati, nonostante le dichiarazioni del Questore
che alludevano a una serie di videocassette dal contenuto pornografico
prelevate all’Oasi e che erano già al vaglio della polizia, come dichiarato al
Tg3 del 23 gennaio 2006), fors’anche denaro, insomma qualcosa doveva pur
esserci. Poi il trasferimento negli uffici della Questura dove erano già
presenti alcuni giornalisti e fotografi avvisati dell’insolito arresto.
Scalpore!
E’ via Popilia, a ospitare l’insolito personaggio,
il carcere bello perché è un ritorno tra gli umani, il carcere brutto perché è
la presa di coscienza di essere stati privati della propria libertà personale.
Intanto, dalle prime ore del mattino i Tg on line si rivelano fonti di notizie
raccapriccianti: troppe informazioni su un caso appena scoppiato, troppi
dettagli e tutti scabrosi. Anche falsi, ma di quella falsità che non presuppone
neanche una qualsivoglia malafede del giornalista di turno, quanto una
superficialità dell’operatore della comunicazione e delle sue fonti
Clamore!
E’ immediatamente chiasso. Mediatico e di strada.
Subito una serie di notizie non proprio veritiere. Transeat per le inesattezze
divulgate dai Tg e giornali nazionali, ma in sede locale non si capisce il
perché di tanta grossolanità.
Il diktat sembra essere uno solo: schiacciare il
monaco.
Le sviste dell’Ordinanza
Le oltre ottanta pagine dell’Ordinanza di custodia
cautelare, con le sue imprecisioni ed errori di battitura, punteggiatura e
ortografia fanno subito il giro delle redazioni.
Inutilmente, o meglio, spesso impropriamente
utilizzata, visto che vengono messi in risalto i particolari scabrosi
tralasciando elementi importanti. Si trascrivono le frasi riguardanti la
descrizione degli stupri con tutti i rituali degni di un racconto di sesso di
quart’ordine: violenza di gruppo, droghe, filmati e foto della vittima, lacci
emostatici e lettini ginecologici su cui consumare il rapporto sessuale. E
minacce anche di divulgare le foto e di ritorsioni di un uomo di mafia,
presunto amico di padre Fedele, sulla suora e sulla sua famiglia.
L’attenzione è altissima per una storia che contiene
tutti gli elementi che il pubblico ama leggere, specialmente perché i
protagonisti sono ‘il monaco e la monaca’. Immediatamente si pubblicano le
telefonate intercettate dalla Questura e trascritte in una parte
dell’Ordinanza: il sesso via etere e senza reticenze fatto dal monaco con le
sue amiche stimola ancor di più la perversa attenzione della gente. E
incrementa le vendite dei giornali che in breve aumentano la loro tiratura.
Parlare di sesso per telefono, se da un lato accresce la curiosità della
maggior parte dei lettori, dall’altra, non costituendo reato, avrebbe dovuto
accrescere i dubbi di lettori e giornalisti sul perché telefonate personali
fossero state riportate su un’Ordinanza di custodia cautelare e considerate
come ‘’ulteriori elementi a sostegno dell’ipotesi accusatoria’’.
1.
Ulteriori elementi a sostegno
dell’ipotesi accusatoria
Domanda - Partiamo da pag. 3 dell’Ordinanza di custodia
cautelare del 23 gennaio 2006, dove si legge:‘’... Si eseguivano accertamenti sulle utenze in uso alla vittima ed
agli indagati, disponendo l’acquisizione di tabulati telefonici e l’esecuzione
di servizi d’intercettazione i cui esiti fornivano ulteriori elementi a
sostegno dell’ipotesi accusatoria’’.
Quali sono questi elementi?
Risposta - Nelle intercettazioni non si riscontrano elementi importanti per i
presunti reati commessi, sono telefonate personali, infatti, sempre nella
stessa pagina, a seguire, si legge: ‘’Così
delineato il quadro indiziario, in data 18 gennaio 2006 il P.M. depositava
richiesta di misura cautelare ...’’.
Allora, devo concludere che le telefonate, peraltro
personali (nessuna di esse, poi, è indirizzata alla monaca) delineano il quadro
indiziario! E’ piuttosto semplicistico!
Domanda - Ma qualche rigo dopo: ‘’ ... si era accertato che il Bisceglia aveva appreso dell’esistenza di
una inchiesta a suo carico ed aveva manifestato la possibilità di trasferirsi
per un lungo periodo in una destinazione sconosciuta, probabilmente
all’estero’’.
Era davvero a conoscenza dell’inchiesta?
Risposta - Era stato il mio Ministro provinciale ad informarmi dell’inchiesta,
tant’è che qualche giorno dopo l’arresto, egli è persona informata sui fatti.
Il trasferimento all’estero, infine, mi era stato proposto come anno sabbatico
dal mio Ministro generale, come si può leggere dalle deposizioni dei due
Ministri cappuccini rese dinanzi al P.M. nel gennaio 2006. La destinazione era
all’estero, ma non sconosciuta, infatti mi era stato proposto il Guatemala.
Domanda - Quando il Ministro generale le aveva fatto questa proposta?
Risposta - Nei primi di gennaio 2006.
Domanda - Lei era già al corrente dell’inchiesta?
Risposta - No, ma i due Ministri sì. Seppi dell’inchiesta
dopo, fu il Ministro provinciale ad informarmi.
Domanda - Cosa rispose alla proposta del Ministro generale?
Risposta - Ero titubante, non volevo lasciare l’Oasi
francescana.
Domanda - Pur sapendo dell’inchiesta, il Ministro generale
voleva mandarla fuori dall’Italia?
Risposta - Sì.
Domanda - Se lei avesse accettato di andare in Guatemala
come missionario, sarebbe sembrata una fuga?
Risposta - Ma io non sono fuggito, non avevo e non ho niente
da temere perché sono innocente.
2.
I gravi indizi di colpevolezza
degli indagati
Domanda - I gravi indizi di colpevolezza sono rappresentati
dalle accuse mosse dalla parte offesa (p.o.), infatti a pag. 3 e 4 dell’Ordinanza
si legge:
‘’I gravi
indizi di colpevolezza a carico degli indagati sono innanzitutto rappresentati
dalle accuse mosse agli stessi dalla p.o. Tali accuse sono in primo luogo
contenute nella denuncia - querela scritta del 24/10/05 e sono state confermate
e precisate nei successivi verbali di sit resi dalla p.o. allo scrivente il
3.11.05 e 16.11.05. E’ bene subito premettere che, tanto la mancata fuga dalla
struttura dopo i primi abusi subiti, quanto il lungo tempo intercorso tra gli
ultimi degli abusi denunciati dalla donna e la presentazione della denuncia -
querela, sono stati spiegati da suor T., in maniera assolutamente logica e
convincente, nel verbale del 16.11.05: Domanda: Vuole spiegare le ragioni per
cui, nonostante gli abusi subiti, non ha cercato di abbandonare l’Oasi
francescana o, comunque, non ha rivelato e denunciato gli stessi, fino alle
prime confidenze fatte a sr. Gianna il 2 settembre scorso ed alla denuncia -
querela scritta del 24 ottobre u. s.?
Risposta: Ho
tenuto dentro di me quello che mi era accaduto per le minacce che p. Fedele
aveva rivolto a me ed ai miei familiari e per il fatto che più volte mi aveva
detto che se avessi parlato, avrebbe diffuso le immagini video e fotografiche
che lui ed i suoi complici avevano registrato e scattato in occasione degli
abusi da me descritti. Ovviamente, oltre alla paura, provavo un profondo senso
di vergogna e di imbarazzo. La decisione di sr. Gianna e
delle mie consorelle di lasciare la struttura è stata per me una grande
liberazione, perché sapevo che p. Fedele non mi avrebbe potuto attribuire la
responsabilità di tale decisione e non se la sarebbe quindi potuta prendere con
me, attuando le minacce rivoltemi.
Dopo la mia
partenza da Cosenza ho avuto bisogno di riprendermi dal trauma subito e di
elaborare ciò che mi era accaduto, al fine di trovare il coraggio per
raccontarlo e denunciarlo. Ciò che mi ha sbloccato è stato il corso di esercizi
spirituali cui ho partecipato tra il 24 ed il 31 agosto c.a. Durante tale
intensa esperienza di fede, e più in particolare l’ultimo giorno, è infatti
successo che il padre che conduceva gli esercizi ci ha proposta una riflessione
sulle ferite che ci portavamo dentro e sulla necessità di liberarci del dolore
che esse ci provocavano, e ci ha altresì invitato a scrivere su dei foglietti
quali erano queste ferite e a bruciarle in un braciere. Io, in quel momento, ho
sentito dentro di me la necessità di tirare finalmente fuori il dolore che mi
aveva accompagnato fino ad allora ed ho scritto su alcuni foglietti, da me poi
bruciati, ciò che mi era capitato. Da quel momento ho deciso che dovevo parlare
con sr. Gianna, cosa che ho fatto il 2 settembre. La decisione di presentare la
denuncia, l’abbiamo quindi presa insieme, con grande fatica e non pochi tentennamenti,
io e sr. Gianna’’.
Ho riportato un lungo stralcio dell’Ordinanza, in
cui la sua accusatrice, Suor T., racconta il perché della mancata fuga ed il
lungo tempo intercorso tra l’ultimo abuso e la decisione di sporgere denuncia.
Questa sarebbe la spiegazione logica e convincente, come dice l’Ordinanza?
Risposta - Dopo il presunto primo abuso la suora si sarebbe
potuta confessare con chiunque senza destare sospetti. Sarebbe stata aiutata e
protetta nello stesso tempo dal padre confessore, che poteva essere anche il
Ministro provinciale dei cappuccini di Cosenza o un altro sacerdote. Invece
aspetta la fine di giugno per andarsene e dopo quattro mesi mi querelano.
Domanda - Perché suor Gianna e le altre consorelle decidono
di querelarla dopo quattro mesi dalla partenza da Cosenza?
Risposta - C’è qualcosa che non va: quando succede o si ha
il sospetto che sia successo qualcosa di grave all’interno della Chiesa, si
discute prima nelle sedi competenti, con i propri superiori che prendono poi le
decisioni in merito, informando anche il presunto colpevole che ha il diritto
di difendersi. Tutto ciò non è stato fatto, le suore mi hanno denunciato
direttamente. Basta leggere gli atti.
Domanda - Se non si fosse arrivati a questa decisione, la
suora avrebbe continuato a farsi violentare?
Risposta- Io non l’ho mai violentata, né mai pensato di farlo.
Domanda - Perché la decisione di sporgere denuncia la prende insieme a suor
Gianna?
Risposta- Il 21 settembre 2005 suor Gianna e la Madre generale sono andate dal
mio Ministro generale per parlargli di alcune cose che secondo loro non
andavano bene all’Oasi francescana. Dopo un mese scatta la denuncia. Il tutto è
agli atti.
Domanda - Ancora dall’Ordinanza, a pagina 4 si legge:
‘’Altro
aspetto che va preliminarmente affrontato è quello dei passaggi del racconto
della religiosa nei quali si fa riferimento a circostanze a dir poco strane: il
coinvolgimento nei fatti de quibus del dott. Caruso, le sospette frequentazioni
della struttura da parte di un ispettore di polizia dell’ufficio immigrazione
della questura di Cosenza, il pagamento di somme ingentissime che gli
sconosciuti responsabili dei reati sub F) e H), quale segno di gratitudine per
i rapporti sessuali avuti, avrebbero effettuato in favore dell’Oasi.’’
Lei conosce il dottor Caruso?
Risposta – Sì, è un giudice del Tribunale dei minori di
Catanzaro che la vittima dice aver partecipato ad una delle violenze subite. La
notizia è stata riportata dai quotidiani con grande enfasi, si pensava di
spostare la sede del processo da Cosenza a Salerno, visto il coinvolgimento di
un giudice di Catanzaro. Mi ero rivolto a lui per far ricongiungere i bambini
alle loro madri, che erano all’Oasi perché agli arresti domiciliari. Parlo
dell’operazione Spezzacatene. Inizialmente mi ero rivolto al PM Curreli, che
non mi ha mai risposto, così ho interpellato il giudice Caruso ed in uno degli
incontri avuti con lui, aveva partecipato anche suor T.
Domanda - Dell’ispettore di polizia e delle sue sospette frequentazioni, nessuno
ha pubblicato. Perché?
risposta - Bisognerebbe chiederlo agli organi di stampa.
Domanda - La monaca non ha riconosciuto il giudice Caruso nella foto che le è
stata mostrata, né l’ispettore di polizia nelle 48 fotografie ‘’riproducenti le effigi di tutti i dipendenti
di sesso maschile dell’Ufficio Stranieri della Questura di Cosenza’’ e ‘’della Squadra Mobile presso la Questura di
Cosenza’’, quindi si conclude trattarsi di millanterie utilizzate da padre
Fedele ‘’per presentarsi agli occhi di
suor T. come una persona che godeva di importanti appoggi e complicità per
scoraggiare o depotenziare, in tal modo, le eventuali resistenze e reazioni
della religiosa agli abusi perpetrati e da perpetrare’’.
Non si capisce perché nessun quotidiano locale abbia
riportato la notizia di un presunto coinvolgimento, come scritto nella
deposizione della monaca, di un ispettore di polizia. Sembra, invece, che la
notizia sia stata riportata dal quotidiano ‘Libero’. Il giudice sì, il
poliziotto no. Perché?
Risposta - Intelligenti pauca.
Domanda - Delle ‘’somme ingentissime’’
non è stata trovata traccia alcuna.
risposta - Non esistevano, non c’è niente di vero in questa storia. Le cifre
sbalorditive, poi, sono assolutamente ridicole!
3. I presunti abusi
Domanda - Il primo episodio di violenza, sarebbe avvenuto il 28 febbraio o il 1°
marzo ‘’e, comunque, è avvenuto con
certezza il giorno in cui padre Fedele ha lasciato Cosenza per partire per
l’Africa’’. La suora racconta di averle sporcato il saio bianco di sugo,
nel momento in cui lei l’attirava violentemente nella stanza.
risposta - Niente di più falso, non solo non ho mai abusato di lei, ma non
esistono prove per il suo racconto. Se il saio fosse stato sporco di sugo, lo
avrebbero notato le persone che mi hanno accompagnato all’aeroporto. Stando al
racconto della suora, io sono partito subito dopo il presunto abuso, quindi non
avrei avuto il tempo di pulirlo, visto che ne ho solo uno e faceva freddo,
quindi se lo avessi lavato, non si sarebbe asciugato. Ma né la persona che mi ha
accompagnato, né altri che ho incontrato (ricordo che prima di andare a Lamezia
siamo passati dalla casa famiglia di Malito per salutare gli ospiti) hanno
notato la macchia di sugo sul saio. Non c’era!
Domanda - Il 28 febbraio o il 1° marzo si sarebbe verificato l’episodio?
risposta - Nella denuncia querela scritta della suora datata 24 ottobre 2005, lei
dice il primo marzo. Non so perché nell’Ordinanza, invece, vengono riportate le
due date.
Domanda - Molto importante è quanto scritto a pag. 6: la suora descrive il
secondo episodio di abusi (che sarebbe avvenuto il 4 aprile, nella prima
denuncia scritta della suora, poi cambia la data al 29 marzo e dopo essere
venuta a conoscenza dai media dell’esistenza di un alibi per padre Fedele per
il giorno 29, cambia di nuovo, affermando che la data del secondo abuso è il 4
aprile) subiti e dice che Antonello Gaudio ed il giudice Caruso, accusati di
violenza sessuale ai suoi danni, non hanno avuto rapporti sessuali con lei, ma
l’hanno solo filmata e fotografata.
risposta - Forse. Fantasia, invece, da parte
della suora perché né Antonello, né il giudice, né io abbiamo mai fatto queste
cose.
Domanda - Per il terzo episodio di abusi (pag. 6), la suora riferisce di essere
stata violentata prima da uno sconosciuto (che versa la somma di € 160.000) e dopo da padre Fedele.
Il quarto episodio è ‘’identico, quanto alle modalità’’ al terzo, ma in questo caso, ‘’per quanto riferito dalla suora, l’ignoto complice di p. Fedele
versò sul c/c dell’Oasi la somma di e 100.000’’.
Sarebbe stato lei a riferire, entrambe le volte, di
aver ricevuto le somme. Perché?
risposta – Tutto inventato tanto che all’indomani del mio arresto, sono stati
effettuati i dovuti controlli sul conto dell’Oasi ed è stato accertato che
quelle somme non erano mai state versate.
Domanda - Il quinto episodio di abusi sessuali, verificatosi il 1° giugno 2005, è
oggetto di contestazione. Perché?
risposta - In quell’anno ero superiore al convento di Castiglione e proprio in
quei giorni stavo predicando la tredicina di Sant’Antonio. In particolare, il
1° giugno stavo preparando il carro su cui posizionare la statua per la
processione. Non potevo essere, quindi, solo.
Domanda – A pag. 6, ultimo capoverso è scritto: ‘’Il
25 giugno 2005, la donna veniva attirata a bordo di un’autovettura di grossa
cilindrata di colore nero con la scusa che i 4 uomini che la occupavano
dovevano riferirle qualcosa da parte di P. Fedele. Veniva in realtà condotta in
campagna, e lì violentata da uno dei 4 uomini’’.
Si tratterebbe della sesta violenza subita dalla
suora, ma in questo caso l’autore non è lei. In riferimento a questo episodio
di abusi (pag. 9) da parte di uno (sconosciuto?) che l’aveva fatta salire in
macchina, si legge che è avvenuto in un vicoletto tra Donnici e Piano Lago e
che: ‘’Anche in questo caso sono stata
penetrata ed in questa circostanza il mio violentatore aveva indosso un preservativo’’. Su ‘Il
Quotidiano’ del 3/2/06, si riporta: ‘’violentata
da uno dei quattro’’, viene omesso che
‘’in questa circostanza il mio violentatore aveva indosso un
preservativo’’
come è scritto sull’Ordinanza. Perché?
Risposta - Non lo so, ma se la violenza fosse stata commessa con l’uso del
preservativo, il violentatore non avrebbe potuto, verosimilmente, trasmettere
alla vittima il virus HPV presente nel tampone vaginale della suora. Né avrei
potuto contagiarla io con tale virus poiché non è stata riscontrata tale
infezione nel mio tampone uretrale.
domanda - Nella denuncia querela della suora, in relazione a questo episodio, è
lei stessa che scrive di essere stata portata in campagna, in direzione di
Malito, mentre nell’Ordinanza è scritto che la violenza è avvenuta tra Donnici
e Piano Lago.
Risposta - Non è la prima volta che la suora cambia elementi, date, luoghi, si capisce
che mente. Ma la cosa grave è che gli inquirenti non ci fanno caso, anzi… Se
gliele facessi notare queste cose, troverebbero delle banali scuse, prive di
alcun fondamento e le farebbero passare per verità assoluta. Come succede
ripetute volte in questa Ordinanza di cui stiamo parlando.
Domanda - Sempre in riferimento ai fatti
del 25/6/05: ‘’ violentata da uno dei
quattro’’. E gli altri tre? E’ inverosimile che se ne siano stati a
guardare soltanto.
risposta - E’ tutto inventato.
Domanda - Ma ancora: dopo cinque abusi da parte sua, come la suora racconta, anzi
denuncia, perché sale sulla macchina con gente sconosciuta che le dovevano dire
alcune cose da parte del monaco? Cioè proprio da parte di colui che l’avrebbe
violentata ripetute volte.
risposta - Posso rispondere con le argomentazioni dell’Ordinanza emessa dal
Tribunale della Libertà di Catanzaro il 23/5/06, in cui, relativamente a questo
episodio il Collegio così scrive a pag. 7: ‘’…
si osserva come poco verosimile si appalesi il racconto della A. … appare
contrario a regole di logica comune… si sia determinata a salire a bordo di
un’autovettura condotta da quattro uomini, mai conosciuti, né visti prima di
quell’occasione…’’.
3.a-Le imprecisioni in ordine alle date dei
presunti abusi ed alle telefonate
Domanda - Procedendo leggiamo: ‘’Le
precisazioni che intendo fare sono le seguenti: - innanzi tutto, voglio
chiarire che ci può essere qualche imprecisione, attribuibile allo stato di
prostrazione e confusione in cui mi trovavo in quel periodo, in ordine alle
date dei singoli episodi di violenza da me subiti ed ai giorni delle telefonate che ho riferito aver
ricevuto da padre Fedele;’’.
Risposta- Excusatio non petita, accusatio
manifesta. Prostrazione non ne ho mai vista. E’ una persona spigliata, allegra,
determinata, come possono testimoniare le ragazze del servizio civile con le
quali usciva di sera. Nell’arco di tempo che va dal primo presunto abuso
all’ultimo, la suora ha condotto una vita normale, è andata al suo paese ed
anche fuori Cosenza, mi sembra Napoli e Roma.
domanda - Si era chiusa in sé?
risposta - No e rifuggiva la preghiera come le sue
consorelle. Le invitavo alla recita del Rosario, ma non le ho mai viste.
domanda - Le ragazze che svolgevano il servizio civile all’Oasi in quel periodo,
sono state mai interrogate?
risposta - Un paio. Hanno confermato che la suora era
solita uscire di sera con loro.
Domanda - Le imprecisioni sulle date consentono alla suora di evitare gli
eventuali alibi dell’indagato, però
dice di ricordare che:
il primo episodio di violenza ‘’è avvenuto il 28 febbraio o il 1° marzo e, comunque, è avvenuto
lo stesso giorno in cui padre Fedele
ha lasciato Cosenza per partire per l’Africa’’; (pag. 7)
il secondo ‘’è
avvenuto il giorno successivo al rientro di padre Fedele all’Oasi e quindi il
29 marzo e non il 4 aprile’’; (pag. 8)
il terzo ‘’sono
sicura che lo stesso sia avvenuto il 23 aprile c.a., anche perché era il
giorno precedente al suo onomastico’’; (pag. 8)
il quarto ‘’sono
sicura della data perché l’11 maggio
è il compleanno di mia madre’’; (pag. 8)
il quinto ed ultimo ‘’sono sicura della data in quanto il 31 maggio, e cioè il
giorno prima, p. Fedele ha celebrato una messa all’Oasi, ...’’. (pag. 9)
Oltre a questo dice sempre a pag. 9: ‘’con riferimento all’episodio di violenza
da me subita il 25 giugno, sono certa della data in quanto era il sabato
precedente alla nostra partenza da Cosenza ed avevamo preparato e caricato su
un pulmino tutti i nostri bagagli’’.
Tutte le date in cui sarebbero avvenute le violenze
sono ricorrenze o vigilie di ricorrenze; ogni volta che avveniva una violenza
sul piano dell’Oasi non c’era nessuno. Per gli ultimi quattro episodi è sicura,
nonostante la premessa di ‘’qualche
imprecisione attribuibile allo stato di prostrazione e confusione’’. Ma è
confusa o è sicura?
Risposta - Si commenta da solo, specialmente se pensiamo
all’episodio del presunto abuso del 4 aprile, sul quale sono stati scritti
fiumi di parole perché la suora cambia la data più volte. L’Ordinanza del
Tribunale della Libertà di Catanzaro del 23/5/06, accogliendo il mio ricorso in
appello per la revoca della misura cautelare, così scrive: ‘’La circostanza per la
quale… la dichiarante, nell’indicare la data del 4 aprile 2005 – in luogo del
29 marzo 2005 – cfr. sit della A. del 3-11-05 – riagganciava, nel ricordo,
l’asserito episodio di violenza, non più al rientro di P. Fedele dalla
predicazione della settimana santa, bensì ad un evento – segnatamente la morte
del Papa – a cui in precedenza, mai aveva fatto cenno; il momento in cui la
denunciante operava l’ultima rettifica della data, ovvero in seguito alla
divulgazione a mezzo stampa della notizia dell’esistenza di un alibi per uno
degli indagati, relativamente alla data del 29 marzo di cui all’iniziale contestazione’’.
Devo aggiungere che nella denuncia originaria della
suora, è scritto che il secondo presunto abuso è avvenuto il 4 aprile, poi
cambia data collocandolo al 29 marzo, infine lo ricolloca al 4 aprile dopo aver
saputo dai media di un mio alibi per il 29 marzo.
Domanda - Dice la
suora a pag. 8, in relazione al primo presunto abuso subito: ‘’Voglio
infine dire che quello stesso giorno mi sono disfatta, gettandoli in un
cassonetto vicino all’Oasi, sia dell’abito di colore marrone che mi era stato
strappato da p. Fedele, sia della camicia bianca e della biancheria che usavo
quel giorno’’.
Perché?
Risposta - Ancora fantasia: se il racconto fosse stato vero,
così avrebbe distrutto le eventuali prove. Che sarebbero servite in caso di
denuncia, visto che proprio suor T. dice a pag. 7 dell’Ordinanza: ‘’In ogni caso voglio ribadire la mia già
manifestata volontà di procedere penalmente nei confronti di tutti i
responsabili dei fatti da me denunciati’’.
domanda - Sembra che il terzo episodio di abusi sia
avvenuto per caso, visto che la suora usa il verbo ‘’incontrai’’. Però c’è una
persona pronta a entrare successivamente nella stanza e ad abusare della suora.
La terza persona non è lì per caso poiché paga la prestazione ben € 160.000 (£ 320 milioni circa). Particolare, questo, che le viene
riferito da lei. Infatti, a pag. 8: ‘’Con riguardo al terzo episodio di abusi da
me subiti ad opera di p. Fedele, ... Preciso che quel giorno incontrai p.
Fedele davanti l’ingresso dell’ascensore al piano terra e che lì lui,
approfittando del fatto che al piano terra non c’era nessuno ... Non sono stata
in grado, perché bendata, di vedere la persona entrata successivamente nella
stanza di p. Fedele e che ha abusato di me ... La cifra di € 160.000 che questa persona
avrebbe pagato per avere con me la prestazione sessuale ... mi è stata indicata
da p. Fedele’’.
La suora, invece, così scrive di suo pugno nella
denuncia querela del 24 ottobre: ‘’… ho
sentito che parlavano tra loro, p. Fedele e il personaggio, destinando il
denaro ricevuto al conto bancario dell’associazione o della fondazione’’.
Però, fatti gli accertamenti, come già detto, non è stato riscontrato nulla.
Risposta - Che al piano terra non ci fosse nessuno è pura
fantasia, come tutto il racconto: l’Oasi è sempre pienissima di gente,
specialmente al piano terra.
domanda - La suora racconta l’ultimo presunto episodio di
abusi a pag. 9, dicendo: ‘’... mi ha
chiamato nel suo ufficio ... e da lì mi ha chiesto di seguirlo al piano ammezzato
... sul piano ... non c’erano in quel momento stanze occupate da ospiti’’.
risposta - Bisogna chiedersi, a questo punto, se le autorità
competenti hanno mai visitato l’Oasi. Questo per rendersi conto della
disposizione delle stanze e della presenza costante di ospiti nella struttura
in tutti i momenti del giorno.
domanda - Perché la suora si è recata da sola nel suo
ufficio, ovvero nella tana del lupo?
risposta - Se davvero fosse stata vittima di altri quattro
abusi, non lo avrebbe fatto.
domanda - Le imprecisioni sui giorni delle telefonate,
invece, non sembrano riguardare tanto le date (per questo basta visionare i
tabulati telefonici), ma le dichiarazioni contraddittorie della suora, infatti:
la prima telefonata minatoria l’ha ricevuta lo stesso giorno della prima
violenza subita; la seconda il 22 marzo ‘’lo
stesso giorno in cui è arrivata a Cosenza sr. Maria Atorino e, proprio per
questo, la ricordo bene.’’ (pag. 8).
Aggiunge: ‘’Voglio
anche evidenziare che questa telefonata non l’ho ricevuta sul mio cellulare,
bensì sull’interno del telefono del salone del 5° piano, dove la telefonata era
stata fatta transitare dal centralino. Aggiungo ancora che p. Fedele utilizzava
sempre questo stratagemma di chiamarmi non direttamente sul cellulare, ma su
uno dei telefoni della casa per il tramite del centralino, precisandomi che in
tal modo non si sarebbe potuta trovare conferma delle telefonate che mi faceva
e che, quindi, se anche un giorno avessi deciso di denunciare gli abusi subiti,
nessuno mi avrebbe creduto;’’ allora perché in seguito lei avrebbe
telefonato o inviato SMS di minaccia sul cellulare della suora, dove, invece
sarebbe stato facile poter ‘’trovare
conferma delle telefonate che mi faceva…’’? (come riportato alle pag. 19,
20, 24, 25, 26 dell’Ordinanza).
Risposta - Più verosimilmente le telefonate non venivano fatte sul cellulare per
una questione di spesa. Preciso che non so come si fanno gli SMS.
domanda - In particolare a pag. 20 è scritto:
‘’Dai tabulati
dell’utenza TIM in uso a padre Fedele (utenza nr. 338/8700920) risulta che dal
1° marzo al 26 ottobre c.a. sono state effettuate otto chiamate verso l’utenza
n. 346/0798892, intestata all’Oasi ed in uso a sr T., di cui sette nel mese di
marzo ed una nel mese di giugno. Inoltre, nello stesso periodo, dall’utenza
fissa dell’Oasi, nr 0984/21664, verso quella utilizzata da sr T. compaiono ben
73 chiamate; la prima delle quali il 1° marzo e l’ultima il 17 giugno (si
vedano al riguardo l’informativa della Squadra Mobile di Cosenza del 31.12.05 e
la nota del 11.1.05 ai relativi allegati)’’.
Risposta - Se avessi deciso di utilizzare lo stratagemma di telefonarle ‘’su uno dei telefoni della casa per il
tramite del centralino’’, dai tabulati non sarebbero risultate, invece, 8
chiamate verso il cellulare di suor T. fatte dal mio cellulare e 73 chiamate
dal numero fisso dell’Oasi sempre verso il cellulare della suora. Se risultano
solo 8 telefonate fatte in un arco di tempo che va dal 1° marzo al 26 ottobre è
chiaro che non l'ho tempestata di telefonate.
domanda - Non sembra che lo stratagemma sia stato utilizzato, sempre che sia
stato davvero pensato.
Risposta - Devo sottolineare che le 81 telefonate di cui sopra, possono essere
state fatte da chiunque, visto che dall’utenza fissa dell’Oasi non telefonavo
solo io, lo stesso vale anche per le telefonate fatte dal mio cellulare, spesso
lasciato incustodito.
4. Il
pasticciaccio della denunzia
domanda - A pag. 7, è molto importante:‘’Sit
del 3.11.05: Domanda: le do
lettura dei fogli da 1 a 3 (fino al punto 7 compreso) della denuncia-querela
datata 24 ottobre 2005, acquisita da ufficiali di p.g. del servizio Centrale
Operativo e della Squadra Mobile di Cosenza in pari data, a Roma…’’.
Perché ufficiali di p.g. di Cosenza sono a Roma per
acquisire la denuncia della suora? Chi li ha chiamati? Perché, quindi, la
denuncia è stata acquisita da ufficiali di p.g. del servizio Centrale Operativo
e della Squadra Mobile di Cosenza? Anche a pag. 10 e 11, nella domanda, si
legge la stessa cosa, non può essere un errore di stampa.
risposta - E non lo è, infatti. I miei avvocati, già dal 6-2-06, hanno esposto
alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza, alla Procura
generale - Corte di appello di Catanzaro ed al Consiglio Superiore della
Magistratura, alcuni argomenti che non convincono.
In particolare, si chiede di conoscere la ragione
per la quale ‘’nell’incarto processuale
compaiono atti che, incomprensibilmente, sono stati redatti in Roma dal Dott.
Stefano Dodaro e da altri funzionari della Squadra Mobile di Cosenza’’.
Si ribadisce la competenza al Tribunale di Salerno
relativamente al coinvolgimento del giudice Caruso, del tribunale dei Minori di
Catanzaro, infatti gli avvocati scrivono: ‘’O
è vero ciò che la religiosa scrive, e dunque, la competenza deve andare a
Salerno; O il giudice Caruso, come riteniamo, è un calunniato e, dunque, la
competenza è ancora di Salerno’’.
Ma ‘’c’è
altro. Abbiamo detto sull’improbabile modo di procedere e sui viaggi in Roma
prima del dott. Stefano Dodaro e poi anche del Dott. Curreli. Ci sembra anomalo
e che l’anomalia ha immediati riflessi sulle indagini e sul titolare di essi
non ci pare dubbio. Infatti: quale è il giorno in cui l’esposto-denuncia è
presentato? Dovrebbe essere giorno 24. Se dunque era giorno 24, chi era il p.m.
di turno? Non sfugge che la denunzia corredata da una informativa del vice
questore dott. Stefano Dodaro risulta depositata in data 26 ottobre 2005.
Depositata a chi lo sappiamo: vale a dire davanti al cancelliere B3 dott.essa
Rosina Crudo. Questo funzionario però non appartiene all’ufficio dove
obbligatoriamente vanno depositate le denunzie e le querele. Appartiene alla
segreteria del Procuratore Aggiunto. Ancora una volta ci chiediamo: come arriva
l’atto nelle mani del dott. Curreli?... Perché la querela non è stata
depositata in data 25?’’.
Sempre il 6-2-06, al Procuratore della Repubblica,
Tribunale di Cosenza, al Consiglio Giudiziario-Catanzaro, i miei avvocati
scrivono: ‘’Vorremmo conoscere le tabelle
relative ai turni cui adempiono i sostituti presso la Procura della Repubblica
di Cosenza. In particolare, ci occorre stabilire se alla data del 26.10.2005
fosse di turno il dott. Curreli’’.
Mentre il 9.02.2006 una istanza viene rivolta alla
Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza, al Procuratore
generale - Corte di appello di Catanzaro, al Consiglio Superiore della
Magistratura, al Giudice per le indagini preliminari Tribunale di Cosenza con
il seguente contenuto: ‘’Mi risulta che
il dott. Curreli, persistendo il difetto di competenza, continua ad interrogare
testi anche affetti da insufficienza mentale nello spasmodico intento di
rinvenire elementi contro Padre Fedele Bisceglia… Il vice questore Stefano
Dodaro trasmette, depositandola in ritardo la denunzia, perché?... Intendo
assumere a testimone il dott. Claudio Curreli… sulle seguenti circostanze: se è
vero che nei mesi antecedenti alla denuncia della quale ci occupiamo, Suor G.
A. si è più volte incontrata con il dott. Claudio Curreli; se è vero che proprio
Suor G. A., almeno in uno di questi incontri, si è accompagnata a Virginia
Oltean ed ha interceduto, in favore di quest’ultima, perché il dott. Curreli si
interessasse del rilascio del permesso di soggiorno per motivi di giustizia
(permesso poi ottenuto): se è vero che nel corso degli incontri che ci sono
stati la A. non ha mai neppure ventilato al Dott. Curreli, Sostituto
Procuratore della Repubblica, di essere stata violentata od almeno oggetto di
attenzioni sessuali da parte di Padre Fedele Bisceglia e Antonello Gaudio…
Le faccio di
contro osservare che il dott. Curreli, prima di essere il PM in questa
indagine, è stato testimone di quanto assumo… resta fermo che il dott. Curreli
si è più volte incontrato con la monaca e che la ‘religiosa’ a lui non ha mai
riferito di violenze subite... Il dato relativo agli incontri tra il dott.
Curreli e la A. mi risulta a seguito di indagini difensive… Comprenderà bene
che parliamo di incontri presso il Palazzo di Giustizia con un Sostituto
Procuratore della Repubblica.
… Si chiederà
perché insisto nello spostamento della competenza… potrà rispondersi da solo,
magari dopo aver percorso: l’arresto di Padre Fedele spettacolare al pari di
quello di Enzo Tortora;
la consulenza
psicologica attraverso la quale, come spiegano gli autentici professionisti, si
è dispersa una prova (test di Rosharch – non ripetibile) che il PM ritiene
essenziale;
la consulenza
ginecologica, strutturalmente inesistente, che tuttavia certifica le malattie
venereo – sessuali di cui è affetta la religiosa’’.
Tutto ciò, però, non inficia l’atto, quindi si è
potuto procedere.
domanda - E’ però sintomatico di qualcosa di strano.
risposta - Sembra addirittura che l’atto, da Roma sia stato
portato a Cosenza a mano, praticamente non ha seguito la prassi consueta.
domanda - Ci sono state risposte alle richieste degli avvocati?
risposta - Ultimamente, solo dopo la chiusura delle indagini
siamo venuti a conoscenza che il dott. Curreli ha risposto, ma in maniera per
niente soddisfacente.
Domanda - A pag. 11 si legge:‘’… Con
riferimento alla telefonata del 18 settembre, la stessa mi è arrivata tra le
ore 8,30 e le 9,00... p. Fedele mi ha detto che era molto più vicino di quanto
io potessi pensare, ... Preciso che qualche giorno prima di questa telefonata
una tra Virginia Oltean, Angela e la cuoca dell’Oasi, Ines, mi aveva riferito
che p. Fedele doveva andare a Lourdes. Dopo aver ricevuto la telefonata di cui
stiamo parlando, presa dalla paura e dall’ansia ed in un forte stato
d’agitazione, ho chiamato - dopo circa un quarto d’ora - sr. Gianna ...’’
La suora manteneva ancora rapporti con l’Oasi,
dunque, nonostante la paura e l’ansia?
Risposta - Sembra di sì. Lo riferiscono i dipendenti dell’Oasi.
Comunque non ero a Lourdes, ma in Portogallo.
domanda - Ma a pag. 15, nel Quesito n. 5 delle conclusioni cui la dott.ssa
Mallamaci, neuropsichiatra incaricata della Consulenza Tecnica è pervenuta, si
legge (34° rigo):
‘’In
particolare la stessa presenta:-sforzi per evitare persone o luoghi associati
al trauma; (trattino 8).
Non sembra essere così.
Risposta - No, visto che lei stessa dice che a settembre ha parlato con una
persona dell’Oasi.
Domanda - Sempre a pag. 15 dello stesso Quesito, la Consulente scrive:
- incapacità
di ricordare qualche aspetto importante del trauma; (trattino 9)
Anche incapacità di ricordare, allora, i giorni
delle presunte violenze, telefonate minatorie o altro?
Risposta - Forse.
domanda - Continuando: ‘’ ... sentimenti di diminuzione delle
prospettive future; (trattino 12), ma a pag. 14, nel Quesito n. 1, -
quale sia il quadro di personalità di A. G., la stessa dr. Mallamaci dice: ‘’E’ presente l’esordio di una progettualità
verso il futuro’’ (25° rigo), che contraddice quanto detto al punto -
trattino 12 (‘’ ... sentimenti di
diminuzione delle prospettive future).
Risposta - Troppe contraddizioni nella relazione di Ct psicologica richiesta per
avere ‘’conferme in ordine alla
credibilità soggettiva della p.o.’’. La conseguenza è la nascita del dubbio
in merito alla credibilità della Suora.
domanda - Si legge all’inizio di pag. 13: ‘’La
credibilità soggettiva della religiosa e l’attendibilità intrinseca ed
estrinseca delle sue affermazioni (in ogni caso puntuali, precise, coerenti e
spontanee) sono ampiamente confortate da tutti gli altri elementi probatori
raccolti nel corso delle investigazioni.’’
Risposta - La credibilità soggettiva sembra essere stata già minata dalle diverse
contraddizioni riscontrabili nella relazione di Ct psicologica. E’ interessante
quanto riportato nell’Ordinanza del Tribunale della Libertà di Catanzaro del
23/5/06: ‘’Concludeva il Collegio nel
senso che si rendeva necessario sottoporre ad un più rigoroso vaglio il
giudizio di attendibilità intrinseca della dichiarante, tenuto conto delle
circostanze già evidenziate, nonché dell’assenza di riscontri oggettivi
rispetto all’ipotesi di reato contestata ed apparendo le dichiarazioni
accusatorie allo stato degli atti equivoche e, di per sé inidonee a fondare un
giudizio di gravità indiziaria per il delitto contestato’’.
domanda - Continuando, sempre a pag. 13, è scritto che G. A., in religione suor
T., era stata sottoposta ad una ‘’Valutazione
psichiatrica e testologica eseguita dal dott. Walter Fiore - Asl Rm - H
Distretto H -1 Frascati, in data 13.06.1996 e ad una Valutazione Psicologica
effettuata nel 2002 dalla Psicologa – dr. ssa Milena Stevani’’.
Perché?
Risposta - Non lo so, probabilmente aveva dei problemi.
Emergono, però, dalla consulenza, anche se non è integralmente riportata
nell’Ordinanza, fatti da approfondire,
come il trauma cranico che la suora riportò da piccola e… tante altre cosette.
Inoltre, è stato perso un test al quale era stata
sottoposta la Suora, proprio quello non ripetibile (che il PM ritiene
essenziale), come fanno notare i miei avvocati al Tribunale di Cosenza,
Catanzaro ed al CSM. Ciò di cui abbiamo parlato prima. La dr.essa Stevani è una
suora.
domanda - A pag. 16, conclude la dr. Mallamaci nella relazione depositata il
17.1.06: ‘’La diagnosi di disturbo
post-traumatico cronico da stress associato a disturbo depressivo maggiore è
congruente con l’ipotesi dell’abuso sessuale denunciato’’. Perché è
congruente?
Risposta - Bisognerebbe leggere tutta la relazione. Ho molti dubbi.
6. Conferme circa l’attendibilita’ intrinseca del racconto della
donna
domanda - A pag. 16 si legge: ‘’Una prima importantissima e validissima
conferma in ordine all’attendibilità intrinseca del racconto di Suor T. è
venuto dagli esiti degli accertamenti ginecologici e dall’esame dei tamponi
vaginali eseguiti sulla p.o. dalla dott.ssa Elisabetta Canitano, medico
chirurgo, specialista in ostetricia e ginecologia, alla quale in data
12/11/2005, in Salerno, presso gli Uffici della locale squadra Mobile, era
stato chiesto di sottoporre a visita medico-specialistica con colposcopio
munito di macchina fotografica, la p.o. A. G. ...’’.
Si passa alla descrizione particolareggiata delle
due visite effettuate sulla p.o. allo scopo di dare credibilità alla suora.
Infatti, al 22° rigo di questa pagina, si legge: ‘’ ... proprio il comportamento tenuto da Suor T. in occasione delle
stesse costituisce una prima e assai significativa conferma della genuinità del
suo racconto’’.
Il comportamento della suora dinanzi a questa
richiesta, dimostra la genuinità del suo racconto? Si può anche decidere di
adottare un dato comportamento invece che un altro in relazione della
situazione in cui ci si trova.
Risposta - Davvero non so che dire.
domanda - A pag. 17 è scritto: ‘’Il dott. Curreli ritiene indispensabili
le foto per la completezza della perizia’’, ma ‘’Suor T. sussulta e dice: non posso, non ce la posso fare... Mi hanno
fotografato, è stato terribile, non posso farlo ancora’’ .
Risposta - Però le foto ed i filmati non sono stati mai
trovati.
domanda - Il consulente (dott.essa Canitano) scelto da
Curreli conclude così a pag. 18:
‘’La A.
presenta positività, come sopra esposto, per HPV e micoplasma ... ‘’ che non è stata riscontrata
nel suo tampone uretrale, vero?
Risposta - Vero.
domanda - Conclude: ‘’L’accertata
deflorazione dell’imene della religiosa non può peraltro essere correlata ad
un’attività sessuale svolta prima della scelta vocazionale della stessa
fatta.’’
Perché la ginecologa conclude dicendo che se la
monaca non è più vergine, ciò non è accaduto prima di prendere i voti? Come ha
potuto stabilirlo? Con quali mezzi?
Risposta - Gli accertamenti ginecologici voluti dal P. M.
con le relative foto, risultano essere tentativi alquanto inutili per
dimostrare che la suora non è più vergine, visto che ciò non accerta la
violenza. Soprattutto nessuna visita ginecologica o altro esame strumentale, a
distanza di mesi (ricordiamo che la suora dice di essere stata violentata
l’ultima volta da me il 31 maggio e dallo sconosciuto il 25 giugno, mentre si
sottopone alla visita il 12 novembre, cioè dopo oltre quattro mesi e mezzo)
potranno mai stabilire l’identità di chi l’ha compiuta. Ma sono proprio gli
esami di laboratorio che dimostrano la mia estraneità ai fatti a causa
dell’HPV. Ed anche dello sconosciuto del 25 giugno che l’ha violentata - dice
la suora - con il preservativo.
domanda - La consulenza ginecologica si rivelerebbe,
dunque, priva di fondamento?
Risposta - Potrebbe dimostrare l’estraneità degli indagati
ai reati ad essi ascritti; le falsità raccontate dalla suora; la superficialità
del Consulente Tecnico, per non dire altro.
domanda - Interrogata suor T. così risponde:‘’Prima dei fatti da lei denunciati, in
particolare prima di diventare suora, aveva mai avuto rapporti sessuali?
Risposta: no, assolutamente’’.
Risposta - Ovvio che rispondesse così.
domanda - Quanto chiesto non fa luce sui fatti, anche
perché la monaca non è andata all’Oasi il giorno dopo aver preso i voti.
Risposta - Ed i rapporti sessuali potrebbe averli avuti con
chiunque.
7. Le telefonate
domanda - A pag. 19 è scritto: ‘’La telefonata minatoria ricevuta da Suor
T. il 18.9.05: Nella denuncia - querela scritta del 24.10.05 e nel verbale del
16.11.05, Suor T. ha riferito di aver ricevuto sull’utenza cellulare
346/0798892, una telefonata di minaccia da parte di p. Fedele la mattina del 18
settembre 2005, mentre si trovava a Brescia. Di questa telefonata non c’è
traccia sui tabulati dell’IMEI del cellulare in suo uso... dall’esame dei
tabulati dell’utenza Tim in uso a P. Fedele, è emerso che il 18 settembre 2005,
... questi si trovava in Portogallo. Ecco dunque spiegata la ragione per la
quale di tale telefonata non si trovava traccia nei tabulati relativi alle
chiamate in entrata sull’utenza all’epoca in uso alla religiosa’’.
L’utenza cellulare 346/0798892 in uso alla suora,
era intestata all’Oasi francescana.
Perché a distanza di oltre due mesi e mezzo della
fuga dall’Oasi, luogo in cui la suora dice di essere stata vittima di svariati
stupri, ha ancora con sé ed usa il cellulare intestato all’Oasi?
Risposta - E’ falso, perché il giorno in cui le suore sono andate via, il 30
giugno, hanno lasciato i cellulari e le schede all’Oasi. Gli stessi sono stati
dati ad altri dipendenti della struttura.
domanda - Che fine ha fatto questa utenza cellulare poiché
la suora, il 18 settembre, nel pomeriggio, ne attiva un’altra con numero
349/3199699? (pag. 25).
Risposta- I cellulari in uso alle suore sono stati dati ad altri dipendenti della
struttura, dal 30 giugno.
domanda - E’ stata veramente fatta la telefonata del 18
settembre da parte sua visto che non esiste traccia sui tabulati dell’utenza
utilizzata dalla monaca?
Risposta - No. Mai ho parlato con la suora dopo la sua partenza del 30 giugno.
Ribadisco mai.
domanda - Sempre a pagina 19 leggiamo: ‘’D’altra parte, una attendibilissima ed assai significativa conferma
di tale telefonata è fornita dal racconto fatto al PM da Suor Gianna
Giovannangeli il 16.11.05’’.
Risposta - Suor Gianna ripete quanto riferito da suor T.,
anche dal suo racconto non emergono minacce da parte mia.
domanda - A pag. 20 viene riportato: ‘’In effetti, dall’esame dei tabulati dell’utenza mobile 346/0798892 in
uso come s’è detto alla p.o., è emerso che alle ore 9.11 di quel giorno, sr T.,
con l’utenza cellulare avente nr. 349/3268825, a lei intestata, ha
effettivamente chiamato sr Gianna sull’utenza a lei intestata ed avente nr.
347/0647965 e, subito dopo, esattamente alle ore 9.18, sr Gianna ha richiamato
sr T.'’.
Dalle intercettazioni telefoniche, precisamente da
quella del 29/11/2005 alle ore 10.37, ‘’emerge
da alcune conversazioni intercorse tra il frate ed un uomo di nome Mauro, il
quale ha in uso l’utenza telefonica che a suo tempo adoperava suor T.’’ si denota che l’utenza telefonica 346/0798539 non è quella usata da suor T.
durante la permanenza all’Oasi, perché già due volte l’Ordinanza ha riportato
il numero del cellulare della suora: 346/0798892, quindi non avrebbe
alcun nesso in questo contesto. L’utenza è ora in uso di un uomo chiamato
Mauro.
Secondo gli inquirenti, quando, come e da chi Mauro
ne è venuto in possesso? Il 18/9 era in uso della suora, il 29/11 di Mauro.
Mancherebbe un passaggio.
7a. Gli
SMS di minaccia pervenuti sulla nuova utenza in uso alla p.o. e la telefonata
del 20 ottobre 2005
domanda - Dice la suora a pag. 24 dell’Ordinanza di aver ricevuto un SMS di
minaccia (staiattentaarquellobchefaisiamomoltovicnn) il 19 ottobre alle ore
9.56. Effettivamente risulta un messaggio giunto a quell’ora ed inviato da una
cabina telefonica. Un secondo SMS le viene inviato in data 28.10.2005, alle ore
10,53 (Ritira la denuncia siamsemPRPIUVICINI). Il cellulare della suora, dal
momento della denuncia, era in possesso della consorella Gianna.
risposta - Se gli SMS provengono da una cabina telefonica, chiunque avrebbe potuto
inviarli. Anche lei stessa o un suo eventuale complice.
Domanda - Continuando:‘’Gli
accertamenti effettuati sui tabulati hanno consentito di accertare da quali
luoghi i due SMS sono stati inviati.
Per quanto
attiene il messaggio ricevuto da Suor G. alle ore 09.56 del 19 ottobre sulla
nuova utenza mobile, lo stesso è stato inviato da una cabina telefonica sita in
Roma, via F.lli Bandiera n. 33, adiacente al luogo ove è ubicato il convento
delle Suore (L.go Bachelet).
Invece, il
messaggio ricevuto alle ore 10.52 del 28 ottobre, è stato inviato da una cabina
telefonica sita in Anzio (RM), via Rimini n. 4.
E proprio la
circostanza che i 2 SMS siano stati inviati da cabine pubbliche vicinissime al
luogo in cui in quel momento si trovava la p. o., rende assai allarmante il
pericolo che la stessa sia sottoposta a tentativi di intimidazione’’.
A un rigo si legge che il secondo SMS le viene
inviato alle ore 10,53 mentre a un altro alle 10.52.
risposta - Invece proprio la circostanza che i 2 SMS siano stati inviati da cabine
pubbliche vicinissime al luogo in cui in quel momento si trovava la p. o,
facilitava l’uso della cabina telefonica da parte della p. o. e delle sue
consorelle che, da lì, avrebbero potuto inviarsi gli SMS a sostegno della loro
storia. Le cabine telefoniche sono utilizzate da tutti. Infatti a pag. 25 è
possibile leggere: ‘’Quanto al come gli
ignoti autori dei due SMS… ‘’, è proprio il giudice che parla di ignoti
autori, perché attribuirli a me? Che non so nemmeno inviarli?
domanda - Continuando da dove lei si interrompe: ‘’Quanto al come gli ignoti autori dei due SMS possano
essere venuti a conoscenza della nuova utenza mobile di Suor T. (attivata lo
stesso giorno della telefonata minatoria effettuata da P. Fedele alla p.o. il
18.9.05), una possibile spiegazione è venuta dalle dichiarazioni rese allo
scrivente dalla religiosa il 16.11.05… E’ dunque possibile che siano stati gli
stessi familiari della p.o., ignari dell’accaduto, a fornire a qualcuno che
chiamava dall’Oasi il nuovo numero della religiosa. Nuovo numero che, comunque,
è giunto certamente a conoscenza di chi ha inviato gli SMS e che, per fare ciò,
era certamente a conoscenza degli abusi subiti dalla donna’’.
Perché si conclude dicendo che il numero è stato
fornito a qualcuno che chiamava dall’Oasi?
risposta - Questa è la parte più controversa del racconto: innanzitutto si parla
di una telefonata, quella del 18.9.05 di cui non si trova traccia nei tabulati,
in secondo luogo la monaca ne riporta il presunto contenuto che non è
assolutamente minatorio, come dicevamo prima. Infine, si dice che il numero sia
stato fornito a qualcuno che chiamava dall’Oasi, perché non a qualcun altro?
Non so se sono stati fatti accertamenti sulle telefonate ricevute dalla
famiglia di suor T. per verificare se sono state veramente fatte le telefonate
dal numero dell’Oasi o da altra utenza mobile intestata a qualcuno avente
legami con l’Oasi.
domanda - Sempre a pag. 25: ‘’Non a caso, d’altra parte,
il giorno successivo al primo SMS, Suor T. riceve una telefonata, che trova
puntuale riscontro nei tabulati (cfr. nota Squadra mobile del 11.1.06), da
parte di uno dei soggetti coinvolti nell’episodio di abusi sessuale
verificatosi il 25.6.05’’. Come sa che la telefonata proviene da uno dei soggetti coinvolti?
risposta - Non so.
domanda - ‘’… e, due giorni dopo, il
22.10.05 ha visto ferma davanti alla sede di Vermicino della sua congregazione
religiosa, la stessa auto nera di grossa cilindrata a bordo della quale era
stato condotta sul luogo dei predetti abusi.
… E’ dunque
logico concludere che le stesse persone che hanno partecipato a detto episodio
di abusi, in occasione del quale - va ricordato - la religiosa era stata fatta
salire in macchina con la scusa che i 4 uomini dovevano dirle una cosa da parte
di padre Fedele, venuti a conoscenza della nuova utenza della donna e della sua
nuova dimora…’’
Come?
risposta - Non si sa.
domanda - ‘’… siano andati fin lì per inviarle
il primo SMS, farle o farle fare la chiamata del 20.10.05 (per come chiarito
nella nota della Squadra Mobile di Cosenza del 11.1.06 non è stato possibile
individuare l’utenza chiamante e ciò può spiegarsi se la chiamata proveniva
dall’estero) e seguirla fino alla nuova dimora, tenuta debitamente nascosta a
tutti (si vedano le dichiarazioni di Suor Gianna del 2.11.05 e di Suor T. del
3.11.05), di Vermicino, dove da una cabina sita nei pressi di tale dimora,
hanno poi inviato il 2° SMS’’.
E’ logico concludere così?
risposta - E’ machiavellico!!! Ma soprattutto non capisco in che modo quest’ultima
parte mi riguarderebbe. Il Tribunale della Libertà di Catanzaro scrive a
riguardo il 23-5-06: ‘’… la
prospettazione dell’inquirente, che individuerebbe nell’indagato l’ideatore e
mandante degli indicati messaggi intimidatori, prospettazione che, a sua volta,
trova fondamento in quanto riferito dalla denunciante, si appalesi
inverosimile… Il narrato della denunciante, intrinsecamente inverosimile nei
punti evidenziati… non presenta a giudizio del Collegio, quella precisione,
costanza e coerenza logica, necessarie per assumere, sia pur a livello
meramente indiziario, dignità di prova’’.
A dire il vero, i miei avvocati hanno fatto un
ottimo lavoro sulle telefonate, richiedendo i tabulati e studiando le celle
telefoniche. Sono emersi particolari importanti sugli orari delle telefonate,
sui destinatari delle stesse, sulle falsità raccontate e sulle persone con cui
la suora si intratteneva quotidianamente per telefono. Il tutto è agli atti.
Addirittura dai tabulati relativi all’utenza mobile Vodafone in uso alla suora,
è risultato che ‘’la stessa si
intratteneva spesso per telefono con un accertato mafioso del suo paese natale,
tale … tant’è che in quattro mesi sono intercorse ben 35 telefonate della
durata media di almeno dieci minuti fino ad un massimo di 24’’.
8. Le conferme
circa l’attendibilita’ estrinseca del racconto della donna relative a P. Fedele
domanda - A pagina 26 si legge: ‘’Le sit di Suor
Gianna Giovannangeli del 2.11.05. La prima conferma in ordine all’attendibilità
estrinseca del racconto della religiosa viene dal racconto fornito dalla sua
superiora, Suor Gianna Giovannangeli, circa le confidenze ricevute e le
condizioni psico - fisiche della p.o.
Domanda:
quando ha ricevuto per la prima volta le confidenze di sr. T. sulle molestie di
cui ha fatto cenno nel verbale suindicato? ... Ci siamo riviste intorno al
22/23 agosto ed in quella occasione mi disse che mi doveva parlare, ma che aveva
bisogno di tempo. Mi chiese pertanto un appuntamento che fissammo per il 2
settembre di pomeriggio. E’ quindi partita per Ariccia per un corso di esercizi
spirituali’’.
Ma a pagina 4, sr. T. dice: ‘’Ciò che mi ha sbloccato è stato il corso di esercizi spirituali cui
ho partecipato tra il 24 ed il 31 agosto c.a. Durante tale intensa esperienza
di fede, e più in particolare l’ultimo giorno, è infatti successo che il padre
che conduceva gli esercizi ci ha proposta una riflessione sulle ferite
che ci portavamo dentro e sulla necessità di liberarci del dolore che esse ci
provocavano, e ci ha altresì invitato a scrivere su dei foglietti quali erano
queste ferite e a bruciarle in un braciere. Io, in quel momento, ho sentito
dentro di me la necessità di tirare finalmente fuori il dolore che mi aveva
accompagnato fino ad allora ed ho scritto su alcuni foglietti, da me poi
bruciati, ciò che mi era capitato. Da quel momento ho deciso che dovevo parlare
con sr. Gianna, cosa che ho fatto il 2 settembre. La decisione di presentare la
denuncia, l’abbiamo quindi presa insieme, con grande fatica e non pochi
tentennamenti, io e sr. Gianna’’.
La Giovannangeli dice che il 22/23 agosto suor T.
fissa un appuntamento con lei per il 2 settembre pomeriggio perché doveva
parlarle; suor T., però, dice che la decisione di parlare la prende
l’ultimo giorno degli esercizi spirituali, quindi il
31 agosto. Una delle due mente, o entrambe.
risposta - Entrambe.
Domanda.- Continua la Giovannangeli: ‘’...
le ho chiesto come mai avesse deciso solo ora a narrarmi dell’abuso subito; lei
mi ha risposto che in quel momento era più tranquilla perché recatasi in
vacanza a Barcellona P. di G., aveva appreso dell’arresto del mafioso De
Pasquale Carmelo, suo vicino di casa ed al quale aveva fatto riferimento padre
Fedele nel minacciarla di ritorsioni’’.
risposta - Quante combinazioni: il mafioso da me mai conosciuto è un vicino di
casa della suora! Che viene arrestato, quindi la suora può parlare. E’ più
facile credere che sia un amico suo.
domanda - A pag. 29: ‘’Le sit di suor
Loredana Giugliano. Domanda: ha avuto più contatti con padre Fedele? ... Ultimamente il 25.10.2005, alle ore
13.04 ho ricevuto dal nr. 0039098210 un sms con il seguente testo: CIAO COME
STAI SPERO BENE! IO STO BENE E SUOR T
Si dà atto che
sr. Loredana mostra il cellulare in suo uso nella cui memoria è contenuto il
messaggio sopra riportato’’.
Il numero da cui proviene il messaggio è quello di
una cabina telefonica, inoltre il messaggio non fa riferimenti né a lei, né
alla vicenda, perché farlo passare per un suo contatto con suor Loredana?
risposta - Questo mi piacerebbe saperlo!
domanda - Chi lo ha invece, realmente inviato?
risposta - Anche questo mi piacerebbe sapere!
domanda - A pag. 42: ‘’Dalle conversazioni registrate ... emerge
in maniera molto eloquente che il frate non ha alcuna intenzione di rispettare
il voto di castità fatto...’’
Non è un reato, allora perché l’Ordinanza riporta
questa frase?
risposta - Prima o poi glielo chiederò. E’ un riferimento del tutto estraneo alla
vicenda del presunto reato.
domanda - A pag. 76: ‘’La genuinità del
racconto della vittima può desumersi in prima battuta dalle modalità con le
quali suor T. ha riferito la vicenda, fornendo per ogni episodio una dinamica
molto dettagliata, logicamente coerente e scevra da contraddizioni’’.
risposta - Il racconto della p.o. è, invece, spesso contraddittorio.
domanda - ‘’... assai difficilmente la
A. avrebbe narrato fatti così gravi ed imbarazzanti se non fossero realmente
accaduti’’.
risposta - E’ falso e contrasta soprattutto con i cambiamenti delle date relative
ai giorni dei presunti stupri.
Domanda - ‘’Non c’è astio della religiosa
nei confronti degli indagati...’’
risposta - In tutta l’Ordinanza si legge tanta comprensione per la suora (pag. 2: ‘’... mostrando tutto il dolore e la
prostrazione che gli abusi subiti le avevano provocato’’; 21° rigo. Pag. 3:
‘’... ciò in considerazione della pregevole chiarezza espositiva... presentata
dall’A. ...’’).
domanda - A pag. 77: ‘’Anche gli esiti della consulenza
ginecologica hanno ulteriormente confermato l’attendibilità dell’A.’’.
Come?
risposta - Vorrei saperlo.
domanda - A pag. 78: ‘’Altro elemento a
sostegno del quadro indiziario sin qui esaminato è rappresentato dagli sms a
contenuto minatorio indirizzati alla vittima ... Si tratta di ulteriori dati
che contribuiscono ad avvalorare la piena attendibilità della vittima,
oltre a giustificare ampiamente i riferiti timori per le paventate rappresaglie
espresse dal Bisceglia al fine di indurla a tacere’’.
Non si è accertato chi fosse l’autore degli SMS
perché sono stati inviati da una cabina telefonica, come possono pertanto
costituire‘’paventate rappresaglie
espresse dal Bisceglia al fine di indurla a tacere’’?
risposta - Specialmente perché il GIP parla di ignoti autori dei due SMS, come
abbiamo detto sopra, però le paventate rappresaglie sarebbero
espresse da me! Che non so nemmeno inviarli!
domanda - A pag. 79: ‘’In conclusione, il
quadro indiziario appare assolutamente grave ed univoco, non ricorrendo alcun
elemento per dubitare della veridicità del racconto offerto dalla parte offesa,
A. G.; al contrario, le indagini eseguite hanno tutte evidenziato dati concreti
che riscontrano l’attendibilità intrinseca ed estrinseca delle dichiarazioni
rese dalla vittima’’.
Cosa ne pensa?
risposta - I dubbi sulla veridicità si sprecano.
domanda - A pag. 80: ‘’La donna veniva tempestata di telefonate
di minaccia e di sms dal contenuto inquietante...’’
risposta - Si tratta di telefonate che non hanno lasciato traccia nei tabulati, di
messaggi inviati da pubbliche cabine, che potevano inviare tutti. Tempestata di
telefonate ed SMS per 2 SMS e due telefonate? Quella cioè del 18 settembre,
senza traccia sui tabulati ed un’altra che la suora dice provenire da uno dei
soggetti coinvolti nell’ultimo stupro, quindi non mi riguarderebbe affatto.
Come tutta questa vicenda.
9. Refusi, i (più
evidenti) dell’Ordinanza
A pag. 4, nella nota 1, si scrive ‘’un ulteriore contestazione’’, manca
l’apostrofo;
pag. 4, 21° rigo è scritto ‘’a gosto’’ c’è uno spazio nella parola; 23° rigo: ‘’proposta’’ invece di proposto; 24° rigo: ‘’del’’ invece di dal;
a pag. 6, 6° rigo: ‘’strappò vestiti’’, manca l’articolo i; 17° rigo: ‘’un pillola’’, manca la a; 19° rigo: ‘’atri‘’ invece di altri; 26° rigo: ‘’relgiosa’’, manca la i;
pag. 7, 37° rigo: ‘’guardiania’’ invece di guardiana, quart’ultimo rigo: ‘’ha’’ invece di ho; terz’ultimo rigo ‘’Fedele’’ minuscolo, come anche a pag. 8,
3° rigo;
pag. 10, 26° rigo: ‘’Virgina’’ invece di Virginia;
pag. 11, 4° rigo: ‘’del’’ invece di dal;
pag. 12, rigo 11° ‘’Fadele’’ invece di Fedele; sest’ultimo rigo: ‘’mise’’ invece di misi;
pag. 12, 7° rigo: ‘’della’’ invece di dello; ultimo rigo della nota: ‘’persone’’ invece di persona;
pag. 13, par. 3.3.1. dal 2° al 6° rigo non è usato
il congiuntivo;
pag. 14, 36° rigo: ‘’e come se l’aggressore’’, dovrebbe essere è come se ...;
pag. 15, 1° rigo: ‘’negazion e’’, c’è spazio tra le ultime due lettere; 24° rigo: ‘’lr’’ invece di le
pag. 19, 13° rigo: ‘’ .04 (2004)’’ invece di .05 (2005) è un errore di data;
pag. 25, 31° rigo: ‘’sessuale’’ invece di sessuali; 33° rigo: ‘’stato’’ invece di stata;
pag. 26, 11° rigo: ‘’Giovannageli’’ invece di Giovannangeli; 37° rigo: ‘’avevo’’ ‘’aveva fatto riferimento’’,
c’è una ripetizione con vocale finale diversa;
pag. 36, 3° rigo: ‘’genre’’ invece di genere;
pag. 40, quart’ultimo rigo: ‘’ha sbottonarsi’’, invece
di a sbottonarsi.
domanda - Da ex professore di lettere cosa ha pensato leggendo gli errori dell’Ordinanza?
risposta - Ho capito in che mani ero!
II parte
domanda - E’ rassegnato?
risposta - Mai!
domanda - E’ vero che lei ed Antonio Gaudio siete stati intercettati anche quando
il Tribunale della Libertà aveva revocato la misura cautelare?
risposta - Sì, è vero, ma non io, solo Antonello.
domanda - Quale sarebbe stata la prassi che la vicenda avrebbe dovuto seguire
essendo coinvolti due religiosi?
risposta - Prassi comune è che se ne parli prima all’interno della Chiesa, osservando
il Vangelo, parlando a tu per tu con il fratello che ha sbagliato. Mi
meraviglia il comportamento delle suore che non hanno parlato nemmeno con il
vescovo di Cosenza, potevano andare al vicariato a Roma o alla Congregazione
dei religiosi, invece sono andate direttamente in Questura.
domanda - Con chi avrebbe dovuto parlare la suora innanzitutto?
risposta - In primis con i suoi superiori, cioè la madre generale e provinciale,
poi, con il mio padre generale. In un secondo momento avrebbero dovuto sentire
me. Invece le suore sono andate immediatamente in Questura.
domanda - Che ruolo avrebbe avuto la Congregazione?
risposta - Se i nostri rispettivi superiori non avessero dato seguito alla cosa,
allora la suora sarebbe dovuta andare alla Congregazione, che avrebbe
sicuramente fatto luce sull’accaduto. Così non è stato ed è grave.
domanda - Questa procedura è prevista nel Codice canonico?
risposta - Sì.
domanda - Perché nella storia viene fatto il nome di un giudice del Tribunale dei
minori di Catanzaro?
risposta - Il giudice Caruso? E’ un fatto importante nella mia vicenda. In
conseguenza all’operazione Spezzacatene, furono affidate all’Oasi donne rom in
regime di carcerazione domiciliare, mentre i loro figli furono ospitati presso alcuni istituti
di suore. So che i bambini, di domenica, venivano affidati ad alcune famiglie
senza figli, le quali speravano, forse, di poterli adottare se i veri padri
avessero perso la patria potestà. Gli istituti percepivano le normali rette per
la custodia dei bimbi, noi dell’Oasi, invece, lo abbiamo fatto sempre gratis.
Al giudice Caruso avevo chiesto il ricongiungimento dei bambini alle loro
madri. Per ora, su questo fatto, mi fermo qui.
domanda - Ad un certo punto, un giornalista italiano si prende la briga di contattare
un vescovo africano, che lei aveva conosciuto durante le sue missioni in Congo,
il quale, intervistato, parla male di lei. Perché il giornalista ha addirittura
scomodato l’Africa per avere notizie sul suo conto?
risposta - Che sono anche menzognere. Ma chi ha potuto informare
dettagliatamente il giornalista dei luoghi in cui avevo operato? E delle
persone che mi avevano conosciuto? Sicuramente chi mi conosceva. Non capirò mai
per quale motivo il vescovo africano a cui noi abbiamo dato tanto, si è inventato
tutte quelle falsità su di me. Mi ha accusato di andare con le prostitute
quando io, invece, portavo i bambini della strada al ristorante con i miei
collaboratori.
domanda - Che cosa avete dato al vescovo africano?
risposta - L’Oasis Franciscaine di Pointe-Noire in Congo Brazzaville, una
struttura come questa di Cosenza, ma più piccola, che abbiamo costruito grazie
al buon cuore di tanti benefattori e alla squadra di sette persone che ha
lavorato con me in Africa in tutti questi anni, realizzando cose grandi. La
struttura, bellissima ed all’avanguardia, con un campo sportivo, una chiesa, un
grande refettorio, una scuola per imparare i mestieri, un reparto destinato
alle suore, è stata realizzata per i bambini della strada, gli orfani della guerra
civile che sconvolse il Congo nel ’97.
domanda - L’Oasi africana sta assolvendo al suo compito?
risposta - Purtroppo in Africa è molto diffuso il nepotismo e l’opera,
attualmente, è gestita dal fratello del vescovo. Le ultime notizie che mi sono
pervenute non sono molto soddisfacenti, perché so che non funziona come noi
avremmo voluto e viene utilizzata anche per fini diversi.
domanda - Ma non solo giornalisti che si accaniscono contro lei, anche altri
stranieri. E’ il caso di una certa signora Bokkori, in Italia da molto tempo
che si occupa di problematiche legate all’immigrazione. Rintraccia una donna
che dice di essere stata violentata da lei tempo fa e che da questa violenza
era rimasta incinta e poi aveva abortito. E’ la vicenda di Martha Ewole, camerunense.
E’ stato dimostrato chiaramente ed ampiamente, che le accuse fatta dalla stessa
erano infondate, come certificano le cartelle cliniche relative ai giorni di
degenza in ospedale per l’aborto. Perché la signora Bokkori, si dà tanta
premura affinché venga ritrovata la ragazza in Francia per poi farla tornare in
Italia e deporre contro di lei? In seguito a ciò, sono state realizzate anche
delle trasmissioni televisive che ricostruivano la ricerca, il ritrovamento, la
venuta in Italia della Ewole, che accusandola di violenza e di essere rimasta
incinta, non fa i conti con i… conti, verrebbe da dire, ovvero sarà facile
dimostrare che mente, poiché risulterà che al suo arrivo all’Oasi era già
incinta, come è stato dimostrato. Ma la signora Bokkori perché fa tutto questo?
risposta - Credo che la Bokkori, che veniva spesso all’Oasi, volesse approfittare
del momento e sostituirsi, in seguito, ambiziosamente all’operato dell’Oasi. La
cartella clinica della Ewole, riporta la data delle sue ultime mestruazioni, il
1° settembre, mentre lei arriva all’Oasi il 6 ottobre, come risulta dai
registri degli ospiti. Questa è un’altra delle cattiverie subite.
domanda - Sembra che la Bokkori abbia rintracciato la Ewole tramite un sacerdote
africano, amico di entrambe.
risposta - Sì, è vero e c’è altro: sono andati dal vescovo di Cosenza insieme e
sembra che ci sia un altro sacerdote ancora che li abbia convinti ad incontrare
il vescovo. Mi dispiace per la ragazza, perché so che ha dei problemi.
domanda - C’è anche l’accanimento del PM ad interrogare persone con problemi
mentali certificati, come chiedono di sapere i miei avvocati, alcuni vivevano
all’Oasi, altri ne erano ospiti saltuariamente.
risposta - Altro comportamento dubbio, soprattutto perché sono a conoscenza delle
domande che il Pubblico Ministero ha rivolto a queste persone e so che alcune
sono scoppiate a piangere per l’umiliazione. Purtroppo adesso non posso dire di
più.
domanda - Nella prima denuncia di suor T., si dice che lei volesse circuire
alcune di queste persone, per una delle quali, addirittura, stesse cercando di
impossessarsi di un risarcimento danni, una bella cifra.
risposta - Ma se io ancora oggi lascio la mia pensione all’Oasi e vivo con nulla,
come potrei approfittare di queste persone? Anzi, io le ho aiutate quando ho
potuto. Ci troviamo di fronte ad affermazioni sconcertanti ed infondate da
parte della suora.
domanda - C’è stata anche una donna, rumena, ex ospite dell’Oasi, che dopo aver
ricevuto accoglienza presso l’Oasi, denuncia in televisione una violenza da
parte sua: è la piangente senza lacrime, come lei l’ha definita…
risposta - Come questa donna ha fatto!
domanda – Sì, è vero. Immediatamente è stato detto che si era prestata al gioco
per avere una proroga al suo permesso di soggiorno, ci sono stati altri casi
del genere?
risposta - Molti sono stati assoldati per parlar male di me e denunciarmi, io so
anche quanto ha ricevuto per quella trasmissione: 2500 euro. Ma c’è di più:
questa donna era stata aiutata da me, basta confrontare i giornali dell’epoca,
perché era sfruttata, diceva lei, da altre persone. Si tratta dell’operazione
Mariana, io l’ho portata in Questura e lei ha detto che non avrebbe mai
dimenticato quanto io avevo fatto per lei, per tutta la vita. La memoria è corta!
domanda - Oppure bisognerebbe dire che ‘Pecunia non olet’. Ma parliamo
dell’operazione Mariana.
Risposta - La donna che mi ha denunciato in diretta televisiva, era venuta da me
dicendomi che erano state portate qua alcune persone dalla Romania. Lei era
stata mandata da un anziano per essere sposata e questa persona voleva
approfittare di lei. Siamo andati in Questura e ho dato inizio, con queste
rivelazioni, all’operazione.
domanda - Quindi la solita rete di rumeni che facevano venire persone in Italia
con la promessa di un lavoro, con l’intento, invece, di sfruttarle?
risposta - Esatto. L’ho anche aiutata indirizzandola presso brave persone per
lavorare.
domanda - Nelle settimane successive al suo arresto, si assiste ad una ridda di
denunce e chiacchiere, tanti avevano qualcosa da denunciare. Ma non potevano
pensarci prima?
risposta - Questa è bella, infatti! Paradossalmente il tutto ha avuto un effetto
boomerang, visto che più i media si accanivano contro di me, meno la gente
credeva a quanto volevano far passare.
domanda - Anche l’Ordinanza riporta testimonianze, accuse di varie donne che
affermano di essere state molestate in cambio di favori, quali permanenza
all’Oasi, permesso di soggiorno. Cosa c’è di vero?
risposta - Niente. Assolutamente niente. Fa parte del gioco di cui sopra.
domanda - Nei mesi antecedenti il suo arresto, lei si stava interessando
dell’Istituto Papa Giovanni, è vero?
risposta - Il mio interesse per l’istituto nasce nel 2004, quando ci siamo tutti
resi conto della grave situazione in cui versava. Mi sono offerto subito di
aiutare. Alla luce degli ultimi avvenimenti penso che il vescovo e don Liberto
non mi avrebbero mai dato la possibilità di aiutarli.
domanda - Nel settembre del 2005 lei fece un volantino che fu distribuito in
città, in cui riportava anche alcune sue proposte per risollevare le sorti di
questo Istituto. Cos’è successo?
risposta - Il 16 settembre 2005 sono andato a Serra d’Aiello con un giornalista
della Rai di Cosenza, ma non ci hanno fatto entrare. Guarda caso la mia
disavventura è iniziata il 21 di quello stesso mese, quando le suore sono
andate a Roma a parlare con il Ministro generale.
domanda - Ma lei perché era andato a Serra d’Aiello, voleva rendersi conto ancora
una volta della situazione?
risposta - Sì, anche perché i dipendenti avevano attuato una protesta, non percepivano lo stipendio da tempo. Li ho trovati sul piede di guerra con manifesti contro don Luberto.
domanda - Perché non le hanno permesso di accedere all’Istituto?
risposta - Non lo so, io ho telefonato a don Luberto per avere il permesso e lui
mi ha risposto con queste parole: ‘’Come dire di no a padre Fedele che vuole
visitare il Papa Giovanni?’’ Però, poi, non ci fecero entrare.
domanda - Cosa c’era scritto sul volantino?
risposta - Parlavo di amore per i sofferenti, sferzavo i politici ed i religiosi
per risolvere il problema e proponevo: ‘’Se
non siamo capaci di risolvere l’annoso problema, ogni comunità religiosa e
parrocchiale prenda con sé un ammalato del Papa Giovanni! E’ un privilegio,
perché è Cristo che entra nella comunità, nella canonica, nell’arcivescovado,
nella sede regionale, nel comune. Così sarà chiuso questo doloroso e vergognoso
capitolo e i dipendenti siano salvaguardati dallo stato per le loro giuste spettanze’’.
domanda - Dopo la revoca degli arresti domiciliari da parte del Tribunale della
Libertà di Catanzaro, nel maggio 2006, lei ha trascorso un periodo a Bastia,
consigliato dai suoi superiori…
risposta - No, non consigliato, ci fu un precetto obbedenziale.
domanda - Durante quel periodo, il suo Ministro generale le invia una lettera
datata 16 luglio 2006, in cui le scrive così: ‘’... ti consiglio di pensare all’opportunità di presentare la tua richiesta
di dispensa dai voti per agire come meglio credi senza che ne sia compromessa
l’immagine dell’Ordine’’.
Perché tale richiesta?
risposta - E’ inaudito ciò che ha scritto, incredibile ed inaccettabile. Ho 70
anni ed ho ricoperto moltissimi incarichi di rilievo nell’Ordine, sempre a
testa alta ed ho servito la mia provincia. Come può questo confratello
invitarmi a lasciare l’Ordine? In seguito me ne ha mandato altre, sempre dello
stesso tono, mai una lettera di conforto perché ero stato calunniato, mai
comprensione. Mi meraviglia questa cosa. Voglio, però, sottolineare che il mio
è un grandissimo Ordine, pieno di santi, ma 4 o 5 persone ultimamente, che
ricoprono ruoli importanti, sono alla pari di Giuda. E questo scrivilo a
carattere cubitali!
domanda - E’ un consiglio che sa di Ponzio Pilato, nel senso che se padre Fedele
avesse chiesto di sua sponte la dispensa, l’immagine dell’Ordine sarebbe
rimasta intatta. E lei avrebbe potuto agire liberamente. Insomma tutti felici e
contenti?
risposta - Secondo loro sì. Perché avrei dovuto chiedere la dispensa se sono
innocente? Non sono io che ho leso l’immagine dell’Ordine, mi sarei dovuto
autoaccusare mentre loro non mi hanno mai dimostrato la comprensione
necessaria.
domanda - Invitandola a dispensarsi in un momento in cui la sua vicenda
giudiziaria era ancora all’inizio e conoscendo i tempi della giustizia ed il
principio di presunzione d’innocenza, potrebbe sembrare che i suoi confratelli
avessero, così, emesso una condanna prima del processo e quindi di una sentenza
eventualmente sfavorevole nei suoi confronti. Si persegue la verità, la
giustizia o l’importante è non avere noie?
risposta - Questo è molto più grave. Per salvaguardare l’Ordine, mi hanno
condannato prima del tempo e fatto una serie di richieste assurde con il fatto
di chiedere scusa a tutti, di non parlare quando io devo difendermi. Ci mancava
che mi imponessero di chiedere scusa alla suora, che ha infangato l’Ordine e
me. Perché il Ministro generale, il provinciale, la Congregazione non hanno mai
pensato di parlare con lei e con me? Ho chiesto questo confronto per ben sei
volte a tutti i superiori maggiori ed anche al vescovo e non mi è stato mai
concesso.
domanda - Da tutte le contraddizioni ed irregolarità, anche assurdità, che
abbiamo analizzato finora, secondo lei perché è scoppiata questa vicenda?
risposta - Questo te lo dirò nel prossimo libro che scriverai, per ora posso solo
dirti che per me è chiara l’ipotesi del complotto.
domanda - L’Ordinanza di custodia cautelare del gennaio 2006, basandosi solo sul
racconto della monaca, è manchevole di riscontri oggettivi, ma non solo. Si
evince in maniera chiara e lampante la volontà di volerla fermare in tutti i
modi, costruendo un discorso facilmente smontabile visto che non ci sono prove
e quelle che vengono riportate sono costruite nemmeno tanto ad arte. Sorge,
infatti, il dubbio che gli autori dell’Ordinanza abbiano peccato di
‘ingenuità’, considerando i destinatari dell’Ordinanza, ma anche quanti
avessero avuto la possibilità di leggerla, persone con la loro stessa
ingenuità. Sono andati addirittura fino a Roma per redigere la denuncia…
risposta - Non voglio intervenire sull’operato del PM e del GIP, non spetta a me.
Alcune constatazioni, però, bisogna farle: è vero che c’è stato un accanimento
nei miei riguardi, sono andati fino a Roma, come dici tu. So che il PM è un
cattolico, poi il tempo stabilirà tutto. Sembra ci sia stata collaborazione tra
il PM e la monaca. Ma non so.
domanda - Qualche mese fa la polizia ha fatto irruzione in una baracca vicino
l’Oasi francescana che lei utilizzava per fare penitenza. Hanno portato via le
misere cose trovate per analizzarle nel tentativo di trovare prove contro di
lei, mentre i media riprendevano e riportavano il fatto con la solita enfasi.
E’ al corrente dello sviluppo di quella irruzione?
risposta - No, è stata un’azione ridicola anche perché quell’abitacolo era stato
fatto con uno scopo preciso: accogliere alcuni ubriachi che venivano all’Oasi e
che non potevo ospitare lì per evitare di disturbare gli altri ospiti. Nello
stesso tempo non me la sentivo di mandarli via, al freddo, quindi avevo pensato
di sistemare alcuni letti per ospitare queste persone. Uno di questi è morto,
mentre io ero in Africa, su una panchina di Camigliatello e portato
all’obitorio c’è rimasto quindici giorni perché nessuno voleva seppellirlo. Ci
ha pensato l’Oasi al mio ritorno. Quando sono arrivati ‘gli astronauti’, come
li ho definiti, per portare via ciò che c’era nella stanza, hanno trovato un
Crocifisso, tre letti umidissimi, un fazzoletto di carta usato da me che in
quel periodo ero raffreddato, una crema che usavo per ammorbidire i talloni
visto che sono sempre scalzo. Avrebbero voluto trovare tracce che riportassero
ad attività sessuali, invece io andavo là per fare penitenza: non volevo stare
in un luogo riscaldato pensando ai miei fratelli ubriachi che soffrivano,
allora volevo soffrire con loro. Doloroso sapere che tutto era stato ordinato
per dimostrare attività sessuali da parte mia, ma io ora una cosa devo dirla:
sono una persona di 70 anni, con tre lauree, una delle quali in medicina e tre
specializzazioni, ho girato il mondo, ho un carattere estroverso, nessuno mai
mi ha condannato o si è lamentato, possibile che doveva arrivare questa suora
per farmi ciò? Ed è possibile ancora che il PM Curreli abbia fatto delle
ricerche per accertarsi che io avessi la laurea in medicina?
domanda - Perché?
risposta - C’è un accanimento di questo fratello magistrato, come abbiamo detto
più volte. Negli anni passati ho frequentato addirittura le sale operatorie
della clinica Madonnina e dell’ospedale con grandi professionisti che mi hanno
insegnato tanto. Non credeva che io fossi laureato ed è andato ad informarsi
all’Università di Messina. E’ assurdo! Sarebbe bastato visionare i giornali
dell’epoca, che avevano riportato la notizia dandole addirittura molto spazio,
tra l’altro molti cosentini se lo ricordano, proprio a causa del solito clamore
mediatico intorno alla mia persona.
domanda - All’inizio della vicenda viene fuori il fatto che lei è impotente,
notizia poi smentita. Perché?
risposta - Siamo ancora nella fase della morbosa curiosità e tra tante cose false
dette, questa ci stava bene. Io soffro di prostrata, sono stato anche operato,
ciò non comporta l’impotenza allo stesso modo impedisce di avere rapporti
sessuali con le modalità raccontate dalla monaca, cioè violenti ed immediati.
Insomma, cambiano i tempi del sesso, che diventano più lenti e richiedono
circostanze diverse. Per alleviare le sofferenze determinate dalla mai
prostrata, assumevo anche un farmaco…
domanda - Negli atti si legge che interrogati alcuni medici suoi amici, negano di
averglielo mai prescritto.
risposta - Infatti me lo ero prescritto da solo, anche se il PM ha avuto dubbi, la
laurea in medicina l’ho conseguita davvero. Quindi, ero impotente a commettere
il misfatto, non ad avere rapporti sessuali.
domanda - L’Ordinanza riporta la trascrizione di alcune intercettazioni
telefoniche: sono telefonate personali che lei fa ad alcune sue amiche
consenzienti e compiacenti anche di ascoltare le sue parole. Assumono, però, un
significato diverso per il PM ed il GIP, quasi a dimostrazione di una
personalità deviata e perciò in grado di commettere il reato che le viene
imputato.
risposta - Il mondo sacerdotale è un mondo che nessuno può scoprire ed il modo di
fare apostolato è vario. Il mio, che sono stato sempre sul marciapiede, mi fa
incontrare situazioni scabrose in cui devo intervenire. Purtroppo dietro alla
telefonata ci sono storie dolorose ed io mi sono prestato a quel gioco per
salvare alcune donne. Non posso dire altro perché sono sacerdote.
domanda - Il punto su cui voglio soffermarmi non è il contenuto delle telefonate,
perché se dall’altra parte del filo c’è una persona consenziente, non vedo il
reato e se le donne fossero rimaste scandalizzate dal contenuto della
telefonata, avrebbero potuto agganciare. Non lo fanno, evidentemente non sono
turbate dalle sue parole. Può essere un peccato perché lei è un sacerdote,
sicuramente non è reato, però le telefonate vengono riportate quasi a sostegno
di una tesi che vedeva padre Fedele dedito a 360 gradi esclusivamente al sesso.
Delineano una personalità perversa. Sono i reati a dover essere perseguiti o la
personalità di chicchessia?
risposta - Sulla personalità di ognuno di noi non si può fare un processo. Ho
grande soddisfazione a rispondere a questa domanda: io mi sento sacerdote in
pieno, sento di essere stato chiamato dopo la morte di mia madre, quando ero un
bambino. Ciò ha determinato il concetto che ho di tutte le donne, nelle quali
vedo, anche in quelle giovani come te, prima la madre, poi la donna. Mai avrei
fatto o farei un gesto violento ad una di voi, mai qualcuna ti dirà che io sono
stato, non dico violento, ma nemmeno scortese…
domanda - Ma allora lei ha avuto a che fare con le donne?
risposta - Sì. Si dice che io abbia amato tutte le donne di Cosenza e del mondo,
invece…
domanda - Invece?
risposta - Solo qualcuna.
domanda - Però nessuno l’ha mai vista veramente in atteggiamenti equivoci con una
donna.
risposta – Vero. Se non mi hanno visto, significa che lo avranno immaginato, il
perché non lo so. Ma che se ne può sapere dei fatti personali ed intimi di una
persona? Sono orgoglioso di appartenere alla categoria dei peccatori perché
Gesù Cristo non è venuto per i giusti, ma per i peccatori ed io non ho mai
visto la pagliuzza nell’occhio del fratello, ho sempre visto la trave nel mio
occhio così come non ho mai criticato, né mai lo farò perché è scritto: ‘’Non
giudicate e non sarete giudicati’’ e ‘’Chi è senza peccato scagli la prima pietra’’.
In quel periodo della mia vita, subito dopo il mio arresto, quando si parlava
solo di me in televisione e sui giornali, molti, gente dello spettacolo e non,
mi sembravano diventati santa Maria Goretti e san Luigi Gonzaga.
domanda - Ma il sesso fa parte del mondo…
risposta - Certo, ma se ho fatto il voto di povertà è perché i soldi non mi
interessano, se ho fatto il voto di ubbidienza è perché la mia volontà l’ho
cancellata, se ho fatto il voto di castità, ho voluto donare il mio corpo e la
mia eventuale paternità.
domanda - Però ogni tanto ha derogato.
risposta – Aspetta. Il mio voto di castità ha valore perché io sono attratto dalle
donne, come è naturale. Ti racconto un episodio: nel ’68, quando ero
all’università a Milano, mi trovavo in macchina con un confratello, eravamo
fermi dinanzi ad un semaforo. In quel momento passa una ragazza bellissima, era
anche il tempo delle minigonne, io la guardo, perché sarebbe stato impossibile
non farlo. Due vecchietti poco distanti, avendo visto il mio sguardo, dicono
tra di loro: ‘’Come guarda questo frate!’’ Vuoi sapere cosa ho risposto?
‘’Quanto è bella questa ragazza, ma quanto è più bello Colui che l’ha creata!
Pace e bene’’.
domanda - Se dall’Ordinanza di cui abbiamo ampiamente parlato, togliamo il racconto
scabroso della suora sui presunti stupri, rimane un documento discutibile e
pieno di contraddizioni che si rivelano immediatamente a suo favore. Purtroppo,
chi l’ha avuta nelle mani si è lasciato ottenebrare dal sesso violento
raccontato dalla suora al punto che poi non ha letto o capito bene i passaggi
in cui non si parlava di sesso, pieni, invece, di errori ed inesattezze.
Perché, nonostante la libertà dei costumi nel mondo d’oggi, il sesso facile e
libero, giornali e televisioni che ne parlano in continuazione senza reticenze
mostrando anche immagini di sesso spudorato, libertinaggio e mercimonio del
proprio corpo, si diventa ad un certo punto dei puritani? Come spiega lei
questa contraddizione nel modo di vedere e vivere il sesso?
risposta - Alla prima parte della domanda, ti dico subito che nel romanzo sessuale
della suora c’è veramente tanta fantasia; alla seconda domanda ti rispondo
dicendo che il tutto appartiene al mondo degli scandali. Degli scandali
paolini, nel senso che chi si scandalizza, generalmente, è più peccatore
dell’altro, ecco perché nostro Signore ha parlato della pagliuzza nell’occhio.
Perché quando ha detto: ‘’Chi è senza peccato scagli la prima pietra’’ nessuno
l’ha scagliata? Perché c’erano delle persone più adultere dell’adultera che
volevano lapidare. E’ una condizione dell’uomo, l’ingratitudine, che fa
dimenticare le proprie colpe e vede solo quelle degli altri.
domanda - Ma il sesso è una colpa?
risposta – No, il sesso ha un valore inestimabile perché se noi siamo adesso qui a
parlare, è perché i nostri genitori non hanno guardato sempre la televisione… è
bellissimo, è meraviglioso, perché solo così c’è la continuazione del mondo. Il
Signore, quando ha detto: ‘’Moltiplicatevi’’ sapeva che l’uomo avrebbe provato
piacere nel moltiplicarsi, piacere che se fosse mancato, forse nessuno si
sarebbe sposato.
domanda - Ci sono molte frustrazioni e nel terzo millennio, non avrebbero ragione
di esistere, anzi stridono con tutta la libertà di costumi che ci circonda, ad
ogni livello. Senza tralasciare che i tabù sono scomparsi (o sembrano) da tanto
e che nemmeno si può pensare che questa anomalia possa afferire ad alcun
retaggio. E’ una contraddizione preoccupante, pericolosa, la spia di un
problema difficilmente individuabile in una società malata, sine dubio. Se così
non fosse, invece, cioè se tutti, o quasi, fossero liberi in campo sessuale di
parlare ed agire perché tutta questa pruderie?
Allora, o siamo americani, puritani ed ipocriti che si scandalizzano (o
fingono) per quello che creano loro stessi, salvo poi imporlo al villaggio
globale per ‘business’, o siamo
scandinavi, quindi liberi. Noi italiani, né l’uno, né l’altro, ristagniamo in
un limbo virtuale che impedisce di ‘essere’ in un preciso modo e di cui la sua
vicenda ne è il prodotto più diretto,
congeniale, evidente. Se nelle intenzioni della Chiesa si voleva mettere a
tacere tutto, non meraviglia poiché sono parte integrante e fors’anche fondante
di questo limbo.
Imporre il celibato per essere un altro Cristo, è
una bestemmia, si può cercare di seguire la sua strada, ma per essere
paragonato a Lui l’uomo è troppo piccolo, fallace, finito. E peccatore. Ed è
per lui che Cristo è venuto. E’ questo il corollario di tutto, o forse è
proprio l’assioma.
Ma perché da una parte c’è tanto libertinaggio e
dall’altra tanta ipocrisia?
risposta - Perché siamo falsi! E non viviamo secondo lo spirito evangelico.
domanda - Ciò significa che il sesso dovrebbe essere vissuto non in maniera
peccaminosa, bensì gioiosa come l’amore, l’amicizia?
risposta - Brava! Né tanto meno giudicare quando ci si trova dinanzi a scelte di
infedeltà, ma dialogare, comprendere.
domanda - Mi sembra che il celibato dei sacerdoti non sia una regola nata con il
Cristianesimo…
risposta - E’ vero, anche perché gli apostoli erano sposati, eccetto san Giovanni.
Fino al IV secolo si potevano sposare, poi con un Concilio si decise il
celibato.
domanda - Non l’ha detto Cristo.
risposta - No, ma sarebbe meglio non sposarsi, anche Paolo lo dice. Nel Vangelo
troviamo delle cose riguardo al matrimonio ed alla maestria e psicologia del
sacerdote. Ti ricordo l’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di
Giacobbe. Il Signore sapeva tutto quando dice alla Samaritana di chiamare il
marito. Lei dice che non ha mariti ed il Signore non la rimprovera nonostante
sapesse che ne aveva avuti cinque e l’ultimo non era neanche suo marito. Guarda
come è stato, invece, delicato dicendo: ‘’Hai risposto bene perché i primi
mariti non erano mariti e l’attuale non è marito’’ e lei si è accorta di ciò.
domanda - Vede un grande divario tra quanto detto da Gesù Cristo ed il dettato
della chiesa?
risposta - Non in tutto.
domanda - Mi riferisco alla Chiesa come istituzione. Basta guardare la povertà
che non c’è in quegli ambienti quando Cristo l’ha posta a fondamento della
nostra vita… Dov’è la povertà nella Chiesa?
risposta - E’ vero, dove non c’è povertà nella Chiesa, lì non c’è Cristo, non l’ho
detto io, ma persone più grandi di me.
domanda - Allora hanno ripudiato Cristo?
risposta - Ti riporto l’interpretazione del Vangelo: Gesù Cristo venne nella sua
terra e non l’hanno ricevuto.
domanda - Anche lei è stato allontanato dai conventi.
risposta - Sì, molti dei quali li ho ristrutturati io con le relative chiese. Ora
non posso andare nemmeno all’Oasi francescana.
domanda - Ma il Vangelo è sempre il fondamento della sua vita?
risposta - E’ la mia regola magna, il Vangelo.
domanda - E le donne?
risposta - In che senso?
domanda - Dopo i problemi determinati dalle accuse della suora e delle altre
donne che l’hanno accusata ingiustamente, la sua idea sulle donne è cambiata?
risposta - Ti rispondo da uomo e da sacerdote. Come uomo in un primo tempo ho
odiato le donne, ma subito dopo, pensando che mia madre, mia sorella, le mie
nipoti, le mie amiche sono donne, ho pensato da sacerdote: se qualcuna mi ha
condannato ce ne sono state milioni che mi sono state vicine al punto da
commuovermi.
domanda - E delle suore cosa pensa adesso?
risposta - Bè, non tutte le suore sono uguali. Vedi, di fronte c’è l’immagine di
santa Teresina del Bambino Gesù, è la mia innamorata, ho letto la sua
autobiografia quando ero giovane. Ce ne sono altre che ammiro come suore e come
donne, per esempio santa Margherita da Cortona che è stata una grande
peccatrice e poi si è messa una corda al collo. Sono suore meravigliose da
prendere come esempio.
domanda - Cosa pensa
dell’attuale società?
risposta - E’ divisa in
tre categoria: i ricchi sfondati, i borghesi e i poveri. Coloro, cioè, che
vivono una povertà indicibile.
domanda - Quelli che
lei conosce meglio?
risposta - I
dimenticati, i poveri più poveri sono coloro i quali senza ipocrisia vivono da
poveri, ai margini della società e dell’interesse delle istituzioni ed anche
degli uomini comuni. Non li vuole nessuno. Poi c’è la povertà nascosta, propria
delle persone che in apparenza conducono una vita decente, ma che in realtà non
hanno il denaro nemmeno per i bisogni primari. Quanti di loro venivano da me
sembrando quasi ricchi, poi si confidavano e mi chiedevano aiuto per mangiare.
Questa è la povertà nascosta, molto diffusa e da temere, perché non ci sono
dati certi visto che non si possono fare rapporti ufficiali su un qualcosa che
sembra non esserci. Prima o poi potrebbe scoppiare come una bomba e gli effetti
non sono immaginabili. Che conseguenza pensi che avrebbe la notizia di un
aumento illimitato delle cifre ufficiali dei poveri?
E
poi c’è un’altra povertà, che non riguarda l’aspetto economico, quanto quello
morale. Ci sono fratelli che hanno vissuto esperienze così singolari e misere
che non voglio nemmeno raccontare. Quando la solitudine estrema incontra la
fame in ambienti degradati, allora nascono situazioni che i più chiamano
degeneri. C’è quasi l’umanità che viene accantonata per far posto alla bestialità
ed un eventuale recupero di questi soggetti risulta difficilissimo, perché non
riescono a dimenticare le mostruose esperienze che lasciano il segno, sono
delle piaghe incancrenite destinate a rimanere tali. Qui ci vuole solo la
preghiera e la mano di Dio misericordioso. Di casi così ne ho visti, purtroppo,
ed anche molti e non solo all’Oasi. Basti pensare alle donne violentate che si
sono confessate con me, quelle non dimenticano niente degli attimi terribili
che hanno cambiato la loro vita, altro che dimenticanze sulle date, luoghi,
ecc. Dinanzi a queste cose, mi interrogo, anzi interrogo tutti voi: perché non
rendersi conto di quanto di bello e buono ci è stato dato dalla vita, perché
cercarsi i guai con la droga ed altro, perché volere sempre di più ad ogni
costo, perché non ringraziare Dio in eterno aiutando e comprendendo il prossimo
che non vive la nostra stessa situazione?
domanda - Adesso non
saprei più cosa chiederle.
risposta - Ti aiuto io,
chiedimi dell’Oasi.
domanda - Quando è
nata?
risposta - Nel lontano
1985 prendemmo in affitto un appartamento a corso Mazzini e lo adibimmo a mensa
dei poveri, era il cenacolo francescano. Molti se lo ricorderanno ancora. Dopo
qualche tempo, ci fu l’esigenza di accogliere i poveri anche di notte ed affittammo
una casa a Casali, dove nacque Futura, la madre dell’Oasi, potremmo definirla.
Grande, fu in questo momento, il contributo dei ragazzi ultrà, sono stati loro
ad aiutarmi concretamente per mandare avanti un progetto che sognavo fin da
piccolo, quando ho sofferto non solo per la morte di mia madre, ma anche per
motivi economici. Non erano i tempi di oggi. Il grande amore, poi, che mia
madre mi aveva inculcato per i poveri, ha fatto sì che io li tenessi sempre
presenti nella mia vita.
domanda – E gli ultrà?
risposta - Non mi trovo
ad essere ultrà per il pallone, come potrebbe sembrare, però mi ritrovo frate
per il pallone. Partecipavo alle partite e preferivo non andare in tribuna, ma
in curva tra gli ultrà ed è stato un amore a prima vista. Sapessi quanti
disordini ho evitato che scoppiassero, quanti ultrà ho portato in chiesa, al
matrimonio, in Africa con me, dove hanno dormito per terra, si sono ammalati di
malaria! L’Oasi francescana nasce con questi ragazzi, perché hanno un grande
cuore, un grande spirito di libertà che permette loro di travalicare le
frontiere che spesso i benpensanti frappongono con le diversità. E poi se ne
parla in modo distorto! Può esserci qualcuno più scalmanato, ma la regola è
un’altra.
domanda - Quindi, ragazzi ultrà che si adoperavano per aiutare i
poveri della mensa, da aiutati ad aiutanti.
risposta - Non erano
solo collaboratori, erano ideatori insieme a me. Con gli ultrà abbiamo fondato
l’Oasi, un’opera grandiosa iniziata da quelle due stanze di corso Mazzini e
c’era tale attaccamento ai poveri che era sempre affollatissima, scoppiava di
persone. Ecco perché, in breve, quel luogo era diventato anche il rifugio degli
ultrà, che invece di andare per le strade ed incontrare pericoli, venivano con
me a fare le bandiere per le partite fino a mezzanotte, organizzavamo i raduni,
pensavamo ai disagiati, ogni giorno ce n’era uno nuovo. Quante mamme mi hanno
ringraziato!
domanda - L’amore per i
poveri è un carisma o nasce da una situazione analoga vissuta nella propria
vita o altro?
risposta - Viene dal di
dentro, è una questione di cuore. Questi ragazzi mi hanno insegnato tante cose.
domanda - Come ha fatto
a costruire un’opera così grande!
risposta - Con l’amore e
l’aiuto del Signore! E poi non l’ho costruita io, l’avete fatta voi.
domanda - Sì, ma è
troppo grande, piena di servizi. Difficilmente si realizza una costruzione così
in breve tempo.
risposta - La città di
Cosenza e non solo, mi ha donato soldi a palate. Ti dico che se io avevo
bisogno ad esempio di mille euro per l’Oasi e loro me li davano, io li
investivo tutti, oserei dire mille e uno non novecentonovantanove. Lì nell’Oasi
c’è il buon cuore dei cosentini e di altri.
domanda - Dopo tutto
quello che ha fatto, come si sente ora che un precetto obbedenziale le
impedisce di avvicinarsi all’Oasi ed alle persone che ci vivono?
risposta - Sto soffrendo
molto perché è un precetto che mi hanno fatto qualche tempo dopo l’inizio della
vicenda. Lo sto osservando, ma Dio non permetterà che io vacilli, come è
scritto nella Bibbia. Sono sicuro che tornerò all’Oasi.
domanda - E’ la cosa
che le manca di più?
risposta - Per me l’Oasi
è come l’aria, io soffoco adesso, mi sento morto,
domanda - Soffre più
per l’Oasi che per la vicenda che le è capitata?
risposta - Sono due cose
che si intersecano; sono ormai due anni che sono fermo, vivo la mia solitudine
in maniera molto drammatica...
domanda - Anche perché
finora non l’aveva mai provata visto che è stato sempre attorniato da tanta
gente?
risposta - Vivevo tra la
gente, sono un frate da marciapiede.
domanda - Negli anni
‘80 andò in Etiopia per aiutare la popolazione colpita da una storica carestia.
In una sua vecchia intervista si legge che era rimasto colpito dalle tante mani
ossute e tese verso la sua persona per chiedere qualunque cosa, quasi un gesto
spontaneo non appena vedevano uno straniero.
risposta - E’ così. Avevo portato solo un camion pieno di
viveri, ma era troppo poco, ricordo bene quando davo ai bambini le confezioni
piccole di Nutella, mangiavano anche la plastica. Guardate, la fame è una cosa
indescrivibile ed i miei occhi hanno visto tanta gente morire di fame: bambini
con semi di grano nella mano morti sui cigli delle strade perché non avevano
avuto la forza nemmeno di mangiare quei pochi semi. E’ allucinante e queste
cose le porto sempre con me, sono dentro di me...
domanda - E’ per questo
che ha deciso di interessarsi anche della fascia equatoriale dell’Africa?
risposta - Sì, ma non
solo, sono intervenuto anche in altre realtà, come in alcuni casi di alluvioni,
poi nel Kossovo, nelle zone colpite dallo tsunami. Non ho mai mandato soldi, ma
sono andato io a portare gli aiuti, spesso con gli ultrà.
domanda - Chi è il
missionario secondo lei?
risposta - E’ quello che
ha distrutto la vita, ‘che strappa la vita per voi’, come dice san Paolo.
domanda - C’è un
episodio di povertà che l’ha più colpita e che ancora ricorda?
risposta - Sono tanti,
anche qui a Cosenza ne ho visti. Una volta una donna è venuta da me con una
pistola nella borsa, voleva uccidersi perché non aveva il pane per i suoi
figli. Non sapevo che fare, sulle prime ho avuto paura che si sparasse subito,
ho cercato di parlarle, mi ha raccontato la sua vita, mi sono fatto dare la
pistola rassicurandola e dicendole di venire il giorno dopo. Ho fatto un paio
di telefonate ed ho raccolto un milione e mezzo di lire! Questo era il
miracolo, bastava che chiedessi e subito tutti mi davano i soldi. L’ho aiutata,
la mia forza è la divina Provvidenza. In Africa è quotidiano l’incontro con la
miseria nera. Vedi ad esempio la bambina che ho portato in Italia, non immagini
gli aiuti che ho avuto per lei. Mi è dispiaciuto una cosa, che durante la mia vicenda
hanno cercato di trovare strani giri anche in questo caso. C’è tanta
cattiveria. Ma non solo...
domanda - Ci sono molti
benefattori?
risposta - Moltissimi,
anzi di più.
domanda - E’ probabile
che tutte le cose che lei ha fatto nella sua vita abbiano provocato invidia e
che per questo l’hanno fermata? O l’Oasi è nelle mire di qualcuno per cui
bisognava distruggere padre Fedele?
risposta - Entrambe,
credo. Ma non posso dirlo con certezza assoluta, come invece grido che il reato
non l’ho commesso, lo scriverei su mille striscioni e ci tappezzerei la città e
poi da nord a sud, da est ad ovest.
domanda - Ma un motivo
ci sarà stato, seppure ancora ignoto.
risposta - E forse voi
giornalisti potrete scoprirlo!
domanda - Cosa farà ora
nella vita?
risposta - Andrò a
vivere con i poveri, andrò all’Oasi se non mi manderanno via...
domanda - E già, adesso
è povero anche lei!
risposta - Di più, sono
misero, voglio costruirmi una capanna vicino all’Oasi se là non mi vorranno.
Sono uno zingaro ora, spero anche di andare in Africa per aiutare e so che i
cosentini non mi abbandoneranno,
domanda - La
costruirebbe un’altra Oasi?
risposta - Ne voglio
costruire altre cinque.
domanda - Tutte a
Cosenza?
risposta - No, in varie
parti d’Italia e del mondo. Da quando mi hanno fermato, sono morte tante
persone di fame, non riesco ad aiutare nemmeno chi ha bisogno di qualche decina
di euro.
domanda - E’ questa la
cosa che le fa più male?
risposta - Brava, hai
colpito nel segno, non è tanto il danno fatto a me, quanto il male fatto alle
persone in difficoltà che sono l’immagine di Cristo.
domanda - Come ha
vissuto l’esperienza del carcere?
risposta - Ho sofferto
molto. Il freddo innanzitutto, non funzionavano i termosifoni ed è stata una
settimana gelida, non mi sono bastate otto coperte e dormivo anche con l’abito.
domanda - E’ stata
un’occasione per comprendere una realtà diversa, un’esperienza che mancava
nella sua vita?
risposta - Sì, è stata
una bella esperienza, sapessi quante lettere ho ricevuto da tutti i carceri
d’Italia. Infatti voglio fare qualcosa per i carcerati.
domanda - Ultimamente
le è stato chiesto di consegnare l’abito.
risposta - Ti sembrerà
strano. E’ una cosa che mi sta lacerando. L’ho sempre indossato, mi hanno tolto
il cuore e la mia seconda pelle. Non cammino più con la naturalezza di prima,
mi sento impacciato senza l’abito, non so se questa la supererò.
domanda - Dopo la
sospensione a divinis, il divieto di vivere nei conventi, la consegna
dell’abito, quale sarà la prossima?
risposta - Mi hanno
fatto due ammonizioni dicendomi di ritrattare quanto detto nella conferenza
stampa che ho tenuto appena sono stato messo in libertà.
domanda - Cosa aveva
detto?
risposta - Ho detto che
i miei superiori mi hanno abbandonato ed è vero perché se io scrivo 35 lettere
al mio provinciale e lui non risponde nemmeno ad una, che significa? E poi ho
difeso Antonello e ho detto all’avvocato della suora che non deve dire cose che
non corrispondono a verità, perché in questo caso, ogni volta io risponderò
attraverso la stampa. La prima ammonizione prevedeva di ritrattare tutto per
mezzo stampa e ci sono stati anche altri divieti, come non rilasciare
interviste. Mi è costato, ma ho obbedito a tutto chiedendo di annullare la
prima ammonizione, invece mi hanno ammonito di nuovo. La loro intenzione è
chiara perché vogliono estromettermi dall’Ordine, ma ora sono io che chiedo di
uscirne. Rimanendo sacerdote.
domanda - Anche
francescano nell’anima?
risposta - Sempre! Sarò
con i poveri per tutta la vita, sarà una testimonianza di povertà.
domanda - Cosa ha
provato quando ha appreso che Antonello stava dividendo la sua stessa sorte?
risposta - Mi è
dispiaciuto molto e nella conferenza stampa ho lanciato un messaggio per lui e
il giudice Caruso che sono estranei come me in questa storia. Antonello,
purtroppo è stato accusato anche da un’altra donna...
domanda - Che ha avuto
problemi con la giustizia, vero?
risposta - Mi dispiace,
Antonello per me è un figlio ed è innocente, è stato il primo ospite dell’Oasi
francescana.
domanda - La gioia e
l’ottimismo che l’hanno caratterizzata, specialmente quando dagli spalti
trascinava le folle, le appartengono ancora?
risposta - Attualmente
mi sento legato, ma con l’aiuto di Dio spero di tornare ad essere quello di
prima ed a trasmettere la gioia di vivere.
INDICE
Introduzione
I PARTE
Antefatto
Le sviste dell’Ordinanza
1.Ulteriori elementi a sostegno
dell’ipotesi accusatoria
2. I gravi indizi di colpevolezza
degli indagati
3. I presunti abusi
3.a-Le imprecisioni in ordine alle date
dei presunti abusi e alle telefonate
4. Il pasticciaccio della denunzia
5. Conferme in ordine alla credibilità soggettiva della p.o.
6. Conferme circa l’attendibilità intrinseca del racconto della
donna
7. Le telefonate
7a. Gli SMS di minaccia pervenuti sulla nuova utenza in uso alla
p.o. e la telefonata del 20 ottobre 2005
8. Le conferme circa l’attendibilità estrinseca del racconto della
donna relative a P. Fedele
9. Refusi, i (più evidenti) dell’Ordinanza
II PARTE
(Suor
T. o G.A. o A. sono le iniziali del nome della suora.)
‘’Le
cose non dette’’ non vuole essere un libro su padre Fedele, come può sembrare
dal titolo e dal contenuto, bensì un'esposizione di fatti inediti e anomali
riguardanti la vicenda, senza la pretesa di voler dichiarare, né dimostrare,
l’innocenza o la colpevolezza dell’indagato.
Attraverso
la disamina dell’Ordinanza di custodia cautelare del 23 gennaio 2006,
l’intervistato diventa lo strumento diretto per esplorare un caso giudiziario
che genera diverse perplessità in chi vi si addentra.
Imprecisioni
e contraddizioni inspiegabili emergono da una lettura sufficientemente attenta
della suddetta Ordinanza, alimentando una serie di dubbi in merito ad una certa
superficialità adottata dagli inquirenti nel redigerla. E ciò si inquadra in
una problematica ben più ampia, in cui padre Fedele diviene lo strumento
indiretto per ‘parlare’ non solo dell’attuale sistema giudiziario con tutti i
suoi punti deboli, ma anche di quello mediatico. Quest'ultimo non si è certo
risparmiato in tutta la vicenda, risparmiandone, invece, proprio i particolari
imprecisi e contraddittori analizzati nel testo, a vantaggio di dettagli
scabrosi, che pur stimolando la fantasia di molti, non hanno reso un preciso
servizio di informazione.
L’Autrice
Un excursus tra le vicende giudiziarie del Monaco di
Cosenza e le sue vicende personali in 70 anni di vita, tra domande e risposte
sagaci. Si delinea un quadro nuovo della storia, senza voler dire che padre
Fedele è innocente. O colpevole.
Solo che dalle ‘carte’ non si evince, nella fattispecie
nell’Ordinanza di custodia cautelare del 23 gennaio 2006, considerata quasi la
madre di tutte le carte che seguiranno.
E se carta canta, come suol dirsi…
21-1-15
©Francesca Canino
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