‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

19 agosto 2020

Corso Mazzini, lavori infiniti e autorizzazioni mai richieste


Nei primi giorni di agosto, il comune di Cosenza ha risolto il contratto con la ditta che ha eseguito buona parte della pavimentazione dell’ultimo tratto di corso Mazzini. I lavori, iniziati circa un anno e mezzo fa, furono sospesi nel mese di settembre 2019, in seguito alla notifica, da parte della Prefettura di Cosenza, di una interdittiva antimafia alla ditta aggiudicataria. Ricordiamo che i lavori sarebbero dovuti terminare il 13 agosto 2019 e che il costo dell’opera era stato stabilito in 1.269.095 euro. La ditta impugnò subito il provvedimento e chiese al Tar di sospenderne l'efficacia in attesa del giudizio di merito. Lo scorso aprile, il tribunale amministrativo ha annullato il provvedimento prefettizio e i lavori sono ripresi in attesa della pronuncia del Consiglio di Stato. Quest’ultima, giunta a fine giugno, ha, invece, ribaltato il dispositivo e confermato l'efficacia dell’interdittiva. Il comune, ora, dovrà affidare ad altra ditta la parte restante dei lavori. Una perdita di tempo e denaro, oltre che di una parte del patrimonio storico-artistico della città. I lavori dell’ultimo tratto di corso Mazzini sono iniziati, infatti, senza chiedere le dovute autorizzazioni alla Soprintendenza, visto che le vie, la piazza e i complessi interessati ai lavori risalgono ad oltre 70 anni fa e sono, dunque, soggetti al vincolo monumentale (come lo è buona parte di corso Mazzini, su cui ogni modifica, rifacimento e altro – vedi paletti di metallo – è stato effettuato senza mai considerare il vincolo in questione).  

È bene ricordare che l’area interessata dai lavori in questione è contrassegnata dalla presenza di architetture e opere d’arte significative, espressione di un periodo compreso nell’arco temporale che va dal 1800 ai primi del ‘900 ed è rappresentato in particolare dalla Fontana di Giugno (l’Etè di Mathurin Moreau, opera della Fonderia artistica industriale Francesco De Luca di Napoli,1889, fusione in ghisa che in precedenza fu presentata come struttura in marmo nell’Esposizione universale di Parigi nel 1855); la chiesa del Carmine e l’annesso convento seicentesco (appartenuto ai Carmelitani dell’antica osservanza, giunti in Calabria nel 1582, fu abbandonato dai frati a causa dei gravi danni provocati dal terremoto del 1783; fu soppresso nel 1809 e divenne sede della Guardia Provinciale, poi caserma dei Carabinieri Paolo Grippo); gli arredi urbani vegetativi e l’arte decorativa del secolo scorso, rappresentata dalle opere di giardinaggio e arredo urbano da recuperare e restaurare. Non si deve tralasciare la circostanza che nel sottosuolo dell’adiacente piazza Matteotti sono stati rinvenuti resti di tombe brettie e romane. Non sembra che sia stato designato un archeologo che segua i lavori, in considerazione del fatto che ogni movimentazione di terra, specialmente in una regione come la Calabria notoriamente definita museo a cielo aperto, deve essere fatta sotto lo sguardo vigile di un archeologo che, in caso di ritrovamenti fortuiti, saprebbe come comportarsi. Siamo di fronte all’ennesima opera abusiva, una prassi nella città dei Bruzi, basti ricordare l’autorizzazione paesaggistica mancante per il ponte di Calatrava, i palazzi del centro storico demoliti senza l’autorizzazione della Soprintendenza, piazza Fera realizzata senza mai inviare la documentazione dei lavori alla Soprintendenza, nonostante quest’ultima l’avesse espressamente richiesta.
Cosenza, 19 agosto 2020


© Francesca Canino

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