Il Covid-19 ha bloccato l’Italia e le potenzialità del suo enorme
patrimonio culturale, ereditato dalle antiche popolazioni autoctone, dai Greci,
dai Romani e da tutti gli artisti che hanno abitato la penisola fino ai giorni
nostri. Il più grande museo a cielo aperto del mondo, così è definita l’Italia,
è anche un immenso parco naturale che si estende dalle Alpi alla Sicilia e
comprende una biodiversità invidiabile. Saranno state queste le ragioni che
hanno spinto i nostri padri costituenti a inserire nella Costituzione italiana
l’articolo 9, che promuove lo sviluppo della cultura e tutela il paesaggio e il
patrimonio storico e artistico della Nazione.
Il dettato costituzionale è chiaro ed è rivolto a tutelare la storia dei
luoghi e le vestigia che al solo sguardo producono moti dell’animo e riempiono
gli occhi di estatiche visioni. Oltre alle emozioni c’è il risvolto pratico dei
beni culturali, che tanto può restituire alla società in termini economici.
Dalla tutela e valorizzazione di ogni singola opera può scaturire un enorme
ritorno se si riuscisse a trasformare le risorse artistiche in opportunità
concrete.
Perno del turismo, il patrimonio culturale italiano attrae
ogni anno folle di stranieri nelle città d’arte e consente a numerose persone
di lavorare in questo settore. Una maggiore valorizzazione dei beni produrrebbe
un aumento dei flussi turistici anche nelle zone meno rinomate, custodi di
patrimoni invidiabili e sconosciuti ai più, con consistenti ricadute
occupazionali. Il patrimonio culturale e naturalistico della nazione potrebbe
diventare la più grande industria italiana, dare lavoro a migliaia di persone
con competenze diverse e aumentare le entrate di tutti. Basti pensare al
restauro delle opere d’arte, lavoro che richiede specialisti del settore; o
agli scavi archeologici che riservano sorprese e aprono orizzonti nuovi nella
storia di un paese; o alla conservazione dei beni che tramanda ai posteri i resti
del passato. È una grande risorsa economica con un indotto che include molteplici
attività in grado di far ripartire l’Italia e gli Italiani.
Oggi il paese è fermo a causa del Covid, l’economia langue,
molti Italiani non lavorano e sono preoccupati per il futuro. Il virus prima o
poi sarà sconfitto, ma resterà la crisi economica e sociale che ha prodotto. In
questi mesi, tra confinamenti e precauzioni, lontani dalla solita vita, in
tanti hanno impiegato il tempo leggendo o assistendo a programmi televisivi,
molti dei quali di argomento culturale. C’è stato un avvicinamento a questo
mondo, allora bisogna insistere perché dalla cultura potrebbe scaturire un
grosso business che risolleverebbe la situazione lavorativa di tanti disoccupati
e incrementerebbe le finanze dello Stato. È necessario, pertanto, formare una
coscienza storica, artistica e ambientale iniziando dalle scuole,
sensibilizzare i cittadini attraverso trasmissioni televisive e visite nei
luoghi della cultura, garantire una fruizione razionale e non invasiva del
patrimonio culturale e naturalistico. Occorre, inoltre, un piano per proteggere
l’ambiente e i resti del passato, troppo spesso lasciati nell’incuria, alla mercé
di tombaroli e mercanti d’arte che impoveriscono il patrimonio e favoriscono le
attività criminali.
La cultura cambia l’uomo, suscita emozioni, astrae dalla
realtà e assicura un ritorno economico, utile al paese e alla conservazione dei
beni culturali da tramandare alle generazioni future.
Non rimanga, questo, solo un sogno.
Francesca Canino
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