Jacqueline è una bambina ricoverata all’ospedale
civile di Cosenza dallo scorso mese di febbraio a causa di una infezione da pneumococco che,
nonostante le cure, le ha provocato grossi danni al cervello. È in stato vegetativo con necessità di
assistenza ventilatoria da febbraio.
Oggi la bambina potrebbe lasciare l’UO di Terapia
Intensiva Pediatrica dell’Annunziata e tornare a casa, a Rombiolo in provincia
di Vibo Valentia, dove l’attendono i genitori, i due fratellini e il resto
della famiglia. Ma al momento ciò è impossibile perché la piccola non
troverebbe un ambiente idoneo alle sue condizioni di salute. La famiglia vive
in una casa popolare composta da due stanze, manca uno spazio da riservare
esclusivamente alla piccola che, per continuare a vivere, necessita di apparecchiature che ne sostengano la
respirazione e l’alimentazione.
La famiglia ha fatto richiesta di un appartamento popolare
con una stanza in più rispetto a quella in cui vive ora, specificando che
sarebbe meglio se le venisse assegnata una casa a Vibo, in quanto è di vitale
importanza avere un ospedale vicino. Nessuna risposta è giunta finora. Ha fatto
anche domanda all’Asp per poter usufruire dell’assistenza domiciliare, visto
che Jacqueline ha bisogno di un ventilatore per respirare, una pompa che
permetta la sua alimentazione attraverso una gastrostomia; assistenza continua
per mantenere pulite le vie respiratorie, la tracheostomia e la gastrostomia;
assistenza fisioterapica.
In tutta la regione non esiste una struttura in
grado di accogliere e assistere bambini come Jacqueline, che non sono pochi, ma
sono completamente ignorati dalle istituzioni. L’unica soluzione per dare a
questi bimbi un po’ di calore umano resta il ritorno a casa, in famiglia, che
però deve essere supportata da una sufficiente e adeguata assistenza sanitaria domiciliare, che sarà concessa, ma
per un tempo troppo limitato. Può essere sufficiente e adeguata un’assistenza
domiciliare di 90 minuti al giorno, suddivisi in più turni, e per tre/quattro
giorni la settimana, esclusi i festivi? Una soluzione che ha gettato nello sconforto
la giovane madre di Jacqueline, inesperta in pratiche sanitarie e con altri due
bimbi molto piccoli da accudire. La donna teme di non essere in grado, almeno
per i primi tempi, di poter curare la bambina nella giusta maniera ed è
cosciente che un errore potrebbe essere fatale.
La piccola non può più rimanere all’Annunziata, in
una Terapia Intensiva non più necessaria per le sue condizioni, e neppure tornare
nella sua casa dove non sopravvivrebbe, viste le attuali condizioni e l’assistenza
domiciliare concessa per poche ore a settimana.
Ci chiediamo se l’Asp e i servizi sociali del comune
in cui risiede la famiglia di Jacqueline hanno compreso la gravità della
situazione e se hanno intenzione di aiutare la sfortunata bambina. Ci chiediamo
anche se in Calabria esiste ancora il garante per l’infanzia e se ci sono e
operano le varie associazioni di volontariato che solitamente scendono in
piazza a raccogliere fondi periodicamente. È, infatti, ipocrita propugnare i
diritti dei minori, dei malati, degli indigenti, parlare di aiuti alle famiglie
dei disabili e assistere poi ai soliti teatrini dello scaricabarile o del
disinteresse o del “non si può fare”. La bambina ha bisogno di una casa, di
cure continue, di affetto, non sarà certo l’insensibilità delle istituzioni a
impedire che possa vivere come un essere umano merita.
Cosenza, 13
ottobre 2020
©
Francesca Canino
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