‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

01 aprile 2022

Cosenza, quel buco nero chiamato Pronto soccorso

 


 

Perdere i propri cari quando ancora sono in vita può sembrare un paradosso, ma è quanto accade al Pronto soccorso di Cosenza. A Causa del Covid, del personale insufficiente e degli accessi giornalieri sempre numerosi, chi finisce al Pronto soccorso dell’Annunziata per un qualsiasi problema di salute scompare dai cosiddetti ‘radar’. I familiari perdono le loro tracce e vani sono i tentativi di mettersi in contatto con il personale sanitario, oberato di lavoro e per questo impossibilitato a fornire notizie sui pazienti. Molti di essi, specialmente quelli più gravi, seppur curati – e su questo non si dubita – non possono telefonare alle proprie famiglie per aggiornarli sul loro stato di salute. Può accadere, così, che i familiari non ricevano loro notizie anche per un’intera giornata, non sanno, dunque, se sono vivi o sono morti.

Le regole che il Covid ha imposto saranno anche giuste, ma l’assenza dei familiari nel Pronto soccorso, così come nelle altre Unità Operative, significa privare i sanitari di un aiuto fondamentale e aumentare a dismisura il loro lavoro. La tragica conseguenza è la mancanza di notizie sullo stato di salute dei pazienti, angosciante e immorale.

A due anni dall’inizio della pandemia, permangono norme che hanno acuito gli annosi problemi del nosocomio bruzio, in primis la carenza di personale. I sanitari del Pronto soccorso sono pochi, l’ex direttore, vincitore di concorso, se ne è scappato mesi fa, i facenti funzione sono durati poco tempo. A fronte di ciò, gli accessi sono troppi e i problemi sono aumentati, ma nessuno ha voluto, e sottolineo voluto, risolvere, almeno in parte, la critica condizione in cui versa il luogo più importante dell’ospedale.

Una vergogna targata commissarie Panizzoli, Mastrobuono, capo dipartimento e direttori vari. Non hanno nemmeno provato a risolvere il problema Pronto soccorso, caricando il fardello sulle spalle dei sanitari e straziando sia chi ha bisogno di cure, sia chi aspetta le notizie dei propri congiunti. I vertici dell’Azienda ospedaliera di Cosenza sono in grado di comprendere le ansie e le preoccupazioni dei familiari? Immaginano cosa significhi per un genitore, un figlio, un parente non avere notizie per ore e ore del proprio congiunto che si trova nel Pronto soccorso?

Eppure, in tutti questi mesi di pandemia, sono state numerose le lettere inviate ai media che denunciavano questo problema, rimasto tuttavia irrisolto. Non sarebbe stato difficile risolverlo, sarebbe bastato dare un incarico a un qualsiasi corpo di volontari per aiutare il personale del Pronto soccorso a fornire le notizie dei pazienti ai familiari. Tutto gratis et amore Dei. Ma nemmeno a questo si è pensato. Ora che è tutto peggiorato, i vertici dell’ospedale hanno intenzione di fare qualcosa o attendono che il Pronto soccorso collassi su se stesso?

Cosenza, 1 aprile 2022

© Francesca Canino

 

 

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