‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

18 maggio 2018

Il Pronto soccorso di Cosenza a Piazza Pulita, ma l’Asp dov'è?



Indignano le immagini trasmesse dal programma televisivo “Piazza Pulita” sul Pronto soccorso di Cosenza. Indignano perché, purtroppo, non possono essere smentite e spaventano tutta la popolazione calabrese, conscia di dovervi approdare prima o poi. I numeri degli accessi al Pronto soccorso sono esagerati, gli ammalati provengono spesso anche dalle altre province, non si contano gli stranieri presenti sul territorio cosentino ai quali non vengono mai negate le cure. Il carico è insostenibile, specialmente nel fine settimana. È doveroso spiegarne le cause, non tanto per assolvere l’organizzazione del Pronto soccorso - che ha le sue ataviche pecche - ma per informare i cittadini e anche i media, tante volte silenti sull’argomento, che la responsabilità del Pronto soccorso intasato e malfunzionante deve essere anche attribuita all'insufficiente supporto dell’Azienda sanitaria provinciale. Un servizio giornalistico completo avrebbe dovuto, dopo aver mostrato le immagini che abbiamo visto, interessarsi anche dei servizi sanitari erogati sul territorio dall'ASP. Avrebbe scoperto che sono insufficienti a rispondere alla domanda di salute dei cittadini, al punto da riversare il carico di pazienti sul Pronto soccorso. Eppure, l'Asp di finanziamenti regionali ne riceve a iosa. Ci sarebbe da chiedersi come mai nessuno realizza un servizio giornalistico nei vari locali dell’ASP, con tanto di intervista al suo direttore. E come mai solo in pochi si rivolgono alla Guardia medica, che dovrebbe anche assolvere alla funzione di supporto al sempre vituperato Pronto soccorso? Come mai, ancora, i Nuclei di cure primarie si sono dissolti per sempre? Quante le responsabilità della becera politica calabra in questa tragica situazione, in cui a farne le spese sono, come sempre, i cittadini/contribuenti più bisognosi?
Siamo ormai abituati a sentire o a leggere critiche sul Pronto soccorso, legittime, ma quasi mai si parla, si indaga, si stanano i co-responsabili del malfunzionamento del Pronto soccorso dell'Annunziata. L'informazione a metà non serve a niente, se non a creare allarmismo e favorire discutibili politicanti che approfittano della situazione per il proprio tornaconto, ovvero iniziare campagne elettorali fondate sulle negatività della sanità calabrese, senza un reale interesse.

06 maggio 2018

Il gran pastrocchio della sanità commissariata in Calabria

Scrivevo nell’ottobre del 2015: «Il fallimento della sanità commissariata è una realtà di cui tenere conto, specialmente dopo le ultime decisioni che hanno prorogato l'incarico di Scura fino al 2018. Perché? La Regione ha davvero ancora bisogno di un commissario? A che punto è il Piano di rientro dal debito sanitario? A quanto ammonta oggi il debito calabrese? Possiamo vedere le carte?».
Nello scorso mese di novembre, il presidente della Regione Calabria, Mario Oliverio, minacciava di incatenarsi a Roma se il Governo non avesse revocato – entro la fine del mese - il commissario alla sanità Massimo Scura. Immediata la replica dell’allora ministro alla sanità, Beatrice Lorenzin, che invitava il presidente ad «attuare le leggi che noi abbiamo fatto» a cui seguì la controreplica del governatore: «L’aumento di almeno un terzo del debito, di un elevato incremento dei viaggi fuori dalla Calabria e della mancata realizzazione dei LEA, mi induce a insistere: quali interessi e quali forze si frappongono all’atto, dovuto per legge, di sostituire l’attuale commissario?». Nessuna risposta è stata data finora.
Su “Il Sole 24 Ore” del 17 novembre 2017, si apprese che il debito per il 2016 – certificato dal tavolo di monitoraggio –superava gli 88 milioni di euro. Tre anni prima, la lettura dei dati sull’aumento della spesa (+31% nel periodo 2011-2014) aveva attestato l’inefficacia della presenza del commissario e del sub-commissario alla sanità in Calabria. Un fallimento certificato a cui non è seguita né la rimozione del commissario, né l’incatenamento di Oliverio a Roma. Solo pochi giorni dopo la minaccia delle catene, della protesta non rimase nemmeno il ricordo, tutto fu messo a tacere – stranamente – e il commissario Scura rimase saldamente al suo posto, a dimostrazione che Oliverio non conta nulla in quanto a sanità e che il commissario è funzionale agli interessi di chi da questa situazione trae vantaggi. Sulla pelle dei malati.
La struttura commissariale grava pesantemente sui cittadini per i costi mensili, nessun risultato è stato ottenuto, nonostante i tagli e il rigore nelle spese. In altri termini: il servizio sanitario ha ridotto le prestazioni, si spendono migliaia di euro per gli stipendi di persone a cui è stato affidato il compito di mettere a posto i conti della sanità calabrese e, malgrado i vari tagli (chiusura di ospedali, tagli di prestazioni, ecc.), la spesa è aumentata negli anni scorsi. Non è matematico, quindi i conti sono stati fatti male.
La struttura commissariale voluta, o imposta, dal ministero dell’Economia e da quello della Sanità, visto i risultati ottenuti fino ad oggi, dovrebbe abbandonare l'incarico (con notevole risparmio di fondi regionali) e restituire quanto ingiustamente percepito. Ma la mancanza dei risultati del loro lavoro è il frutto dell’incapacità delle persone incaricate o è il frutto di una precisa volontà? Il dubbio sarà sciolto non appena qualcuno avanzerà “l’idea innovativa” di privatizzare la Sanità (perché il privato è più efficiente… il pubblico, invece, è stato reso inefficiente da chi avrebbe dovuto renderlo efficiente). Oggi la sanità si basa sulla buona volontà dei singoli operatori, senza un progetto senza idee; ad esempio, non è una buona idea, se si vuole contrastare la migrazione sanitaria (con costi esorbitanti all’anno), chiudere gli ospedali di confine.
Oggi, esasperati dai tanti episodi di malasanità e dall’offerta sanitaria sempre più scadente, corre l’obbligo ad ogni calabrese chiedersi, dopo otto anni di commissariamento, se il debito è stato ripianato, se c’è ancora bisogno di un commissario e cosa è stato fatto concretamente negli ultimi anni. È nostro diritto, in quanto cittadini e contribuenti, avere celeri risposte.

Cosenza, 6 maggio 2018
© Francesca Canino