‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

26 gennaio 2015

Cosenza, la città dei Brettii


 per la serie ''La città di...''

I Brettii e la loro Metropolis dopo il villaggio di Kossa

Dal 356 a.C. Cosenza diventa la “Metropolis Brettioi”, cioè la capitale dei Brettii, il popolo venuto dal Nord che segnerà per sempre il destino della città. In alcune monete brettie è presente l’epigramma KB, Kosentia Bruttiorum, cioè Cosenza dei Brettii. Tutti questi elementi sono indicativi della precisa connotazione urbana che la città di Cosenza aveva assunto già nel IV sec. a.C. e di come fosse in grado di emettere monetazione propria. Aveva, dunque, una sua radicata identità culturale legata ai simboli di una civiltà antichissima, che presto fu travolta dai nuovi invasori Brettii. Ma facciamo un passo indietro...

Il villaggio di Kossa

Prima dell’arrivo dei coloni greci nell’VIII sec. a.C., la valle del Crati era abitata da alcune popolazioni italiche. La prima traccia concreta dell'esistenza di un villaggio denominato Kossa (Cosenza) si riscontra nell’elenco delle città situate nell’entroterra della nostra regione. Compilato nel V secolo a.C. dallo storico greco Ecateo da Mileto, l'elenco, che è la fonte più antica sulla storia della nostra terra, risale a circa 2600 anni fa e comprende nove toponimi: Arinthe, Artemision, Erimon, Ixias, Menekine, Kossa, Kyterion, Malanios, Ninaia (Ecat. FGrHist 1 FF 64-71). I nomi si riferiscono a località presso le quali sorgevano degli abitati. Non ci sono certezze circa la loro localizzazione, solo Menekine è quasi certamente identificabile con Mendicino, il toponimo è rimasto pressoché immutato. Che Kossa sia invece identificabile con Cosenza si deduce da una serie di splendide monete in bronzo del 400 a.C. circa, che recano inciso l’etnico 'KOS' in lettere greche. Su una di queste monete, custodita al British Museum di Londra, è inciso un giovane uomo con le corna taurine, molto simile al dio fluviale Crahis rappresentato nella coeva moneta di Pandosia. Una città di nome KOS, con riferimento al fiume Crathis, rimanda alla città di Cosenza. I conii sono tutti di pregevole fattura: la moneta che raffigura il giovane dio fluviale con le corna e con una collana di pezzi di canna, che è un elemento molto comune tra le monete greche e italiche di quel periodo, presenta sul dorso un granchio di fiume sovrastato da due crecenti lunari contrapposti.

 
Un'altra moneta reca l'effigie di una donna con un nastro tra i capelli raccolti a coda e sul dorso vi è inciso un arco ricurvo che doveva essere un'arma fortemente simbolica per gli abitanti di KOS. Su un'altra moneta è riprodotta la testa di un guerriero con elmo e sul retro un fulmine con tre crescenti lunari e tre globi simboli di pianeti, a dimostrazione delle conoscenze astronomiche della popolazione di Kossa. Di recente è venuta alla luce un'altra monta che riproduce un giovane dio fluviale con le corna e un fermaglio nei capelli e sull'altra faccia un granchio sovrastato da una stella. Tutti i conii recano la scritta KOS e sono identificabili con questa antica città italica.

 
Le monete in bronzo sono certamente anteriori all’avvento dei Brettii nella città, datato intorno al 356 a.C., poiché non recano inciso l’etnico Brettion, presente, invece, su tutte le monete dei Brettii. Il popolo italico che abitava Cosenza era ellenizzato, usava l’alfabeto greco, ma conservava una forte identità etnico-culturale nella simbologia delle sue monete.
Ma cosa significava la parola KOS? In greco KOS deriva da KU-US (tagliato-giuntato), cioè sacco di pelle tagliata e giuntata, otre di pelle. Nella mitologia greca, il gigante Tifone decise di nascondere Zeus, dopo averlo sconfitto in Cilicia, in una grotta chiamata KoryKos (il "KoryKos antron", che vuol dire "grotta sacco di pelle"). Il nome dell'antica città di Kossa deriva probabilmente da sacco di pelle, primitivo strumento utile per proteggersi dalle intemperie e per prendere l’acqua al fiume.
 26-1-2015
©Francesca Canino

 

 

 

 











 






 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


20 gennaio 2015

Padre Fedele: le cose non dette


 21-1-15 ©Francesca Canino
Pubblicato nel 2007, il libro non ha la pretesa di voler dimostrare l’innocenza o la colpevolezza di padre Fedele. Visto il clamore del caso, è paradossale che pochi conoscano fino in fondo le accuse che gli sono state mosse dalla Procura della Repubblica di Cosenza. Ricostruendo i capi di imputazione contestatigli, ho messo in evidenza le contraddizioni della vicenda, dai famosi filmati pornografici mai trovati, alla strana coincidenza tra la denuncia di padre Fedele sulla gestione dell’Istituto Papa Giovanni e l’inizio della sua disavventura giudiziaria.
Diversi gli aspetti poco chiari che emergono dall’ordinanza di custodia cautelare del 23 gennaio 2006, di cui riporto ampi stralci. L’intervistato è lo strumento diretto per esplorare un caso giudiziario che genera diverse perplessità in chi vi si addentra. Non esistendo, infatti, alcun elemento, seppur minimo, che riconduca al monaco quale autore del misfatto, né testimonianze o intercettazioni che inducano a sospettarlo del reato ascrittogli, sorgono ragionevoli dubbi su questa storia che si fonda tutta sulla denuncia della parte offesa. Cioè della suora, sulla cui attendibilità gli inquirenti hanno avuto certezze matematiche, sottovalutando quanto riportato da loro stessi nell’Ordinanza circa le due valutazioni, una psichiatrica e una psicologica, a cui la suora era stata sottoposta in tempi ‘non sospetti’, ovvero anni prima che approdasse all’Oasi francescana di Cosenza.
I dubbi si sprecano anche sulla denuncia, un pasticciaccio che nel libro occupa un intero capitolo, mentre sorgono interrogativi in merito al coinvolgimento di un poliziotto, riportato nell’Ordinanza e taciuto da tutti i media nel periodo in cui il caso è esploso. Ma di fatti strani è pieno il libro, che in meno di cento pagine riporta imprecisioni e contraddizioni inspiegabili, come le telefonate minatorie alla suora, provenienti da cabine telefoniche, quindi accessibili a tutti, però attribuite al monaco!
Da una lettura sufficientemente attenta della suddetta Ordinanza, emergono fatti nuovi che alimentano una serie di dubbi sulla superficialità adottata dagli inquirenti nel redigerla. E ciò si inquadra in una problematica ben più ampia in cui padre Fedele diviene lo strumento indiretto per ‘parlare’ non solo dell’attuale sistema giudiziario con tutti i suoi punti deboli, ma anche di quello mediatico che non si è certo risparmiato in questa storia, risparmiandone, invece, proprio i particolari imprecisi e contraddittori analizzati, ora, nel libro, a vantaggio di dettagli scabrosi, che pur stimolando la fantasia di molti, non hanno reso un preciso servizio di informazione.
La formula dell’intervista fa conoscere a fondo il personaggio che, nella seconda parte del libro, racconta la nascita dell’Oasi francescana nel lontano 1985, la fondazione dell’Oasi africana, il rapporto con gli ultrà e le sue missioni in tutto il mondo, i suoi sogni e la sua sofferenza per un’opera che si è dovuta interrompere, la profonda amarezza per chi lo ha condannato prima di una sentenza definitiva.
21-1-15

©Francesca Canino
 
 
Di seguito potrete leggere tutto il libro
 
 
 
L’affaire Padre Fedele:
l’inghippo delle cose non dette
(quasi una contrOrdinanza del 23 gennaio 2006)
 Intervista di Francesca Canino
a Padre Fedele Bisceglia
 
Introduzione
L’affaire padre Fedele ha prodotto una reazione mediatica inaspettata, senza eguali e di forte impatto a causa della sua singolarità. Non solo: la morbosità scaturita dai fatti denunciati, messa in relazione con l’attuale società spesso libertina, ha rappresentato uno degli aspetti più preoccupanti e contraddittori del nostro modus vivendi. Oltre le accuse pornografiche e al di là della loro fondatezza, sono stati ignorati e sottovalutati molti altri elementi del ‘caso’, mentre la gogna mediatica stritolava gli indagati già dal primo giorno della vicenda.
A quasi due anni dell’accaduto si impone, senza pretesa alcuna, un’analisi su quanto non è stato detto. Ecco perché l'intervista riproduce fedelmente tra virgolette alcuni stralci tratti dall’Ordinanza di custodia cautelare e da altri documenti. Nel rispetto di ciò, sono state riportate anche le imperfezioni stilistiche, mentre i brani ripresi sono stati posti tra i puntini sospensivi, a indicare tratti mancanti non trascritti completamente per motivi di lunghezza, come si può notare visionando gli atti. A questo scopo, è stato riferito anche il numero della pagina da cui è stato tratto il virgolettato, a riprova del fatto che prima o dopo i puntini sospensivi nel documento originale, non ci sono parti che si sono volute occultare. 
Il riferimento a uno solo dei quotidiani locali è stato determinato dal fatto che gli altri presenti sul territorio, all’epoca degli accadimenti, hanno mostrato un atteggiamento persecutorio l’uno e superficiale l’altro.
L’intervista è solo un modo per dire quello che non è stato detto nel gran mercato delle chiacchiere, nel tentativo di comprendere il criterio di scelta delle argomentazioni del caso in questione.
Cosenza, dicembre 2007
 
Francesca Canino
I pp P11111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111111arte
 
I Parte
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Il monaco rompiballe di Cosenza al capolinea!
E’ il 23 gennaio 2006 quando padre Fedele e il suo segretario, Antonio Gaudio, vengono arrestati con l’accusa di violenza sessuale ad una suora, tale T. A. 
Stupore!
E’ il fatto del giorno! Dall’Oasi francescana, luogo di accoglienza per indigenti, stranieri, reietti di ogni dove, al carcere di via Popilia, quello con i lavori in corso, passando dalla Questura. Come da prassi.
Tutto in una mattinata: di buon’ora l’incursione al convento dei Cappuccini della Riforma (gli agenti pensavano che il monaco alloggiasse lì) e poi all’Oasi, messa a soqquadro dai poliziotti alla ricerca di filmati e foto porno (mai trovati, nonostante le dichiarazioni del Questore che alludevano a una serie di videocassette dal contenuto pornografico prelevate all’Oasi e che erano già al vaglio della polizia, come dichiarato al Tg3 del 23 gennaio 2006), fors’anche denaro, insomma qualcosa doveva pur esserci. Poi il trasferimento negli uffici della Questura dove erano già presenti alcuni giornalisti e fotografi avvisati dell’insolito arresto.
Scalpore!
E’ via Popilia, a ospitare l’insolito personaggio, il carcere bello perché è un ritorno tra gli umani, il carcere brutto perché è la presa di coscienza di essere stati privati della propria libertà personale. Intanto, dalle prime ore del mattino i Tg on line si rivelano fonti di notizie raccapriccianti: troppe informazioni su un caso appena scoppiato, troppi dettagli e tutti scabrosi. Anche falsi, ma di quella falsità che non presuppone neanche una qualsivoglia malafede del giornalista di turno, quanto una superficialità dell’operatore della comunicazione e delle sue fonti
Clamore!
E’ immediatamente chiasso. Mediatico e di strada. Subito una serie di notizie non proprio veritiere. Transeat per le inesattezze divulgate dai Tg e giornali nazionali, ma in sede locale non si capisce il perché di tanta grossolanità.
Il diktat sembra essere uno solo: schiacciare il monaco.
 
Le sviste dell’Ordinanza
Le oltre ottanta pagine dell’Ordinanza di custodia cautelare, con le sue imprecisioni ed errori di battitura, punteggiatura e ortografia fanno subito il giro delle redazioni.
Inutilmente, o meglio, spesso impropriamente utilizzata, visto che vengono messi in risalto i particolari scabrosi tralasciando elementi importanti. Si trascrivono le frasi riguardanti la descrizione degli stupri con tutti i rituali degni di un racconto di sesso di quart’ordine: violenza di gruppo, droghe, filmati e foto della vittima, lacci emostatici e lettini ginecologici su cui consumare il rapporto sessuale. E minacce anche di divulgare le foto e di ritorsioni di un uomo di mafia, presunto amico di padre Fedele, sulla suora e sulla sua famiglia.
L’attenzione è altissima per una storia che contiene tutti gli elementi che il pubblico ama leggere, specialmente perché i protagonisti sono ‘il monaco e la monaca’. Immediatamente si pubblicano le telefonate intercettate dalla Questura e trascritte in una parte dell’Ordinanza: il sesso via etere e senza reticenze fatto dal monaco con le sue amiche stimola ancor di più la perversa attenzione della gente. E incrementa le vendite dei giornali che in breve aumentano la loro tiratura. Parlare di sesso per telefono, se da un lato accresce la curiosità della maggior parte dei lettori, dall’altra, non costituendo reato, avrebbe dovuto accrescere i dubbi di lettori e giornalisti sul perché telefonate personali fossero state riportate su un’Ordinanza di custodia cautelare e considerate come ‘’ulteriori elementi a sostegno dell’ipotesi accusatoria’’.
 
 
1.     Ulteriori elementi a sostegno dell’ipotesi accusatoria
 
Domanda - Partiamo da pag. 3 dell’Ordinanza di custodia cautelare del 23 gennaio 2006, dove si legge:‘’... Si eseguivano accertamenti sulle utenze in uso alla vittima ed agli indagati, disponendo l’acquisizione di tabulati telefonici e l’esecuzione di servizi d’intercettazione i cui esiti fornivano ulteriori elementi a sostegno dell’ipotesi accusatoria’’.
Quali sono questi elementi?
 
Risposta - Nelle intercettazioni non si riscontrano elementi importanti per i presunti reati commessi, sono telefonate personali, infatti, sempre nella stessa pagina, a seguire, si legge: ‘’Così delineato il quadro indiziario, in data 18 gennaio 2006 il P.M. depositava richiesta di misura cautelare ...’’.
Allora, devo concludere che le telefonate, peraltro personali (nessuna di esse, poi, è indirizzata alla monaca) delineano il quadro indiziario! E’ piuttosto semplicistico!
 
Domanda - Ma qualche rigo dopo: ‘’ ... si era accertato che il Bisceglia aveva appreso dell’esistenza di una inchiesta a suo carico ed aveva manifestato la possibilità di trasferirsi per un lungo periodo in una destinazione sconosciuta, probabilmente all’estero’’.
Era davvero a conoscenza dell’inchiesta?
 
Risposta - Era stato il mio Ministro provinciale ad informarmi dell’inchiesta, tant’è che qualche giorno dopo l’arresto, egli è persona informata sui fatti. Il trasferimento all’estero, infine, mi era stato proposto come anno sabbatico dal mio Ministro generale, come si può leggere dalle deposizioni dei due Ministri cappuccini rese dinanzi al P.M. nel gennaio 2006. La destinazione era all’estero, ma non sconosciuta, infatti mi era stato proposto il Guatemala.
 
Domanda - Quando il Ministro generale le aveva fatto questa proposta?
 
Risposta - Nei primi di gennaio 2006.
 
Domanda - Lei era già al corrente dell’inchiesta?
 
Risposta - No, ma i due Ministri sì. Seppi dell’inchiesta dopo, fu il Ministro provinciale ad informarmi.
 
Domanda - Cosa rispose alla proposta del Ministro generale?
 
Risposta - Ero titubante, non volevo lasciare l’Oasi francescana.
 
Domanda - Pur sapendo dell’inchiesta, il Ministro generale voleva mandarla fuori dall’Italia?
 
Risposta - Sì.
 
Domanda - Se lei avesse accettato di andare in Guatemala come missionario, sarebbe sembrata una fuga?
 
Risposta - Ma io non sono fuggito, non avevo e non ho niente da temere perché sono innocente.
 
 
2.     I gravi indizi di colpevolezza degli indagati
 
Domanda - I gravi indizi di colpevolezza sono rappresentati dalle accuse mosse dalla parte offesa (p.o.), infatti a pag. 3 e 4 dell’Ordinanza si legge:
‘’I gravi indizi di colpevolezza a carico degli indagati sono innanzitutto rappresentati dalle accuse mosse agli stessi dalla p.o. Tali accuse sono in primo luogo contenute nella denuncia - querela scritta del 24/10/05 e sono state confermate e precisate nei successivi verbali di sit resi dalla p.o. allo scrivente il 3.11.05 e 16.11.05. E’ bene subito premettere che, tanto la mancata fuga dalla struttura dopo i primi abusi subiti, quanto il lungo tempo intercorso tra gli ultimi degli abusi denunciati dalla donna e la presentazione della denuncia - querela, sono stati spiegati da suor T., in maniera assolutamente logica e convincente, nel verbale del 16.11.05: Domanda: Vuole spiegare le ragioni per cui, nonostante gli abusi subiti, non ha cercato di abbandonare l’Oasi francescana o, comunque, non ha rivelato e denunciato gli stessi, fino alle prime confidenze fatte a sr. Gianna il 2 settembre scorso ed alla denuncia - querela scritta del 24 ottobre u. s.?
Risposta: Ho tenuto dentro di me quello che mi era accaduto per le minacce che p. Fedele aveva rivolto a me ed ai miei familiari e per il fatto che più volte mi aveva detto che se avessi parlato, avrebbe diffuso le immagini video e fotografiche che lui ed i suoi complici avevano registrato e scattato in occasione degli abusi da me descritti. Ovviamente, oltre alla paura, provavo un profondo senso di vergogna e di imbarazzo. La decisione di sr. Gianna e delle mie consorelle di lasciare la struttura è stata per me una grande liberazione, perché sapevo che p. Fedele non mi avrebbe potuto attribuire la responsabilità di tale decisione e non se la sarebbe quindi potuta prendere con me, attuando le minacce rivoltemi.
Dopo la mia partenza da Cosenza ho avuto bisogno di riprendermi dal trauma subito e di elaborare ciò che mi era accaduto, al fine di trovare il coraggio per raccontarlo e denunciarlo. Ciò che mi ha sbloccato è stato il corso di esercizi spirituali cui ho partecipato tra il 24 ed il 31 agosto c.a. Durante tale intensa esperienza di fede, e più in particolare l’ultimo giorno, è infatti successo che il padre che conduceva gli esercizi ci ha proposta una riflessione sulle ferite che ci portavamo dentro e sulla necessità di liberarci del dolore che esse ci provocavano, e ci ha altresì invitato a scrivere su dei foglietti quali erano queste ferite e a bruciarle in un braciere. Io, in quel momento, ho sentito dentro di me la necessità di tirare finalmente fuori il dolore che mi aveva accompagnato fino ad allora ed ho scritto su alcuni foglietti, da me poi bruciati, ciò che mi era capitato. Da quel momento ho deciso che dovevo parlare con sr. Gianna, cosa che ho fatto il 2 settembre. La decisione di presentare la denuncia, l’abbiamo quindi presa insieme, con grande fatica e non pochi tentennamenti, io e sr. Gianna’’.
Ho riportato un lungo stralcio dell’Ordinanza, in cui la sua accusatrice, Suor T., racconta il perché della mancata fuga ed il lungo tempo intercorso tra l’ultimo abuso e la decisione di sporgere denuncia. Questa sarebbe la spiegazione logica e convincente, come dice l’Ordinanza?
 
Risposta - Dopo il presunto primo abuso la suora si sarebbe potuta confessare con chiunque senza destare sospetti. Sarebbe stata aiutata e protetta nello stesso tempo dal padre confessore, che poteva essere anche il Ministro provinciale dei cappuccini di Cosenza o un altro sacerdote. Invece aspetta la fine di giugno per andarsene e dopo quattro mesi mi querelano.
 
Domanda - Perché suor Gianna e le altre consorelle decidono di querelarla dopo quattro mesi dalla partenza da Cosenza?
 
Risposta - C’è qualcosa che non va: quando succede o si ha il sospetto che sia successo qualcosa di grave all’interno della Chiesa, si discute prima nelle sedi competenti, con i propri superiori che prendono poi le decisioni in merito, informando anche il presunto colpevole che ha il diritto di difendersi. Tutto ciò non è stato fatto, le suore mi hanno denunciato direttamente. Basta leggere gli atti.
 
Domanda - Se non si fosse arrivati a questa decisione, la suora avrebbe continuato a farsi violentare?
 
Risposta- Io non l’ho mai violentata, né mai pensato di farlo.
 
Domanda - Perché la decisione di sporgere denuncia la prende insieme a suor Gianna?
 
Risposta- Il 21 settembre 2005 suor Gianna e la Madre generale sono andate dal mio Ministro generale per parlargli di alcune cose che secondo loro non andavano bene all’Oasi francescana. Dopo un mese scatta la denuncia. Il tutto è agli atti.
 
Domanda - Ancora dall’Ordinanza, a pagina 4 si legge:
‘’Altro aspetto che va preliminarmente affrontato è quello dei passaggi del racconto della religiosa nei quali si fa riferimento a circostanze a dir poco strane: il coinvolgimento nei fatti de quibus del dott. Caruso, le sospette frequentazioni della struttura da parte di un ispettore di polizia dell’ufficio immigrazione della questura di Cosenza, il pagamento di somme ingentissime che gli sconosciuti responsabili dei reati sub F) e H), quale segno di gratitudine per i rapporti sessuali avuti, avrebbero effettuato in favore dell’Oasi.’’
Lei conosce il dottor Caruso?
 
Risposta – Sì, è un giudice del Tribunale dei minori di Catanzaro che la vittima dice aver partecipato ad una delle violenze subite. La notizia è stata riportata dai quotidiani con grande enfasi, si pensava di spostare la sede del processo da Cosenza a Salerno, visto il coinvolgimento di un giudice di Catanzaro. Mi ero rivolto a lui per far ricongiungere i bambini alle loro madri, che erano all’Oasi perché agli arresti domiciliari. Parlo dell’operazione Spezzacatene. Inizialmente mi ero rivolto al PM Curreli, che non mi ha mai risposto, così ho interpellato il giudice Caruso ed in uno degli incontri avuti con lui, aveva partecipato anche suor T.
 
Domanda - Dell’ispettore di polizia e delle sue sospette frequentazioni, nessuno ha pubblicato. Perché?
 
risposta - Bisognerebbe chiederlo agli organi di stampa.
 
Domanda - La monaca non ha riconosciuto il giudice Caruso nella foto che le è stata mostrata, né l’ispettore di polizia nelle 48 fotografie ‘’riproducenti le effigi di tutti i dipendenti di sesso maschile dell’Ufficio Stranieri della Questura di Cosenza’’ e ‘’della Squadra Mobile presso la Questura di Cosenza’’, quindi si conclude trattarsi di millanterie utilizzate da padre Fedele ‘’per presentarsi agli occhi di suor T. come una persona che godeva di importanti appoggi e complicità per scoraggiare o depotenziare, in tal modo, le eventuali resistenze e reazioni della religiosa agli abusi perpetrati e da perpetrare’’.
Non si capisce perché nessun quotidiano locale abbia riportato la notizia di un presunto coinvolgimento, come scritto nella deposizione della monaca, di un ispettore di polizia. Sembra, invece, che la notizia sia stata riportata dal quotidiano ‘Libero’. Il giudice sì, il poliziotto no. Perché?
 
Risposta - Intelligenti pauca. 
 
Domanda - Delle ‘’somme ingentissime’’ non è stata trovata traccia alcuna.
 
risposta - Non esistevano, non c’è niente di vero in questa storia. Le cifre sbalorditive, poi, sono assolutamente ridicole!
 
 
 
 
3. I presunti abusi
 
Domanda - Il primo episodio di violenza, sarebbe avvenuto il 28 febbraio o il 1° marzo ‘’e, comunque, è avvenuto con certezza il giorno in cui padre Fedele ha lasciato Cosenza per partire per l’Africa’’. La suora racconta di averle sporcato il saio bianco di sugo, nel momento in cui lei l’attirava violentemente nella stanza.
 
risposta - Niente di più falso, non solo non ho mai abusato di lei, ma non esistono prove per il suo racconto. Se il saio fosse stato sporco di sugo, lo avrebbero notato le persone che mi hanno accompagnato all’aeroporto. Stando al racconto della suora, io sono partito subito dopo il presunto abuso, quindi non avrei avuto il tempo di pulirlo, visto che ne ho solo uno e faceva freddo, quindi se lo avessi lavato, non si sarebbe asciugato. Ma né la persona che mi ha accompagnato, né altri che ho incontrato (ricordo che prima di andare a Lamezia siamo passati dalla casa famiglia di Malito per salutare gli ospiti) hanno notato la macchia di sugo sul saio. Non c’era!
 
Domanda - Il 28 febbraio o il 1° marzo si sarebbe verificato l’episodio?
 
risposta - Nella denuncia querela scritta della suora datata 24 ottobre 2005, lei dice il primo marzo. Non so perché nell’Ordinanza, invece, vengono riportate le due date.
 
Domanda - Molto importante è quanto scritto a pag. 6: la suora descrive il secondo episodio di abusi (che sarebbe avvenuto il 4 aprile, nella prima denuncia scritta della suora, poi cambia la data al 29 marzo e dopo essere venuta a conoscenza dai media dell’esistenza di un alibi per padre Fedele per il giorno 29, cambia di nuovo, affermando che la data del secondo abuso è il 4 aprile) subiti e dice che Antonello Gaudio ed il giudice Caruso, accusati di violenza sessuale ai suoi danni, non hanno avuto rapporti sessuali con lei, ma l’hanno solo filmata e fotografata.
 
risposta - Forse. Fantasia, invece, da parte della suora perché né Antonello, né il giudice, né io abbiamo mai fatto queste cose.
 
Domanda - Per il terzo episodio di abusi (pag. 6), la suora riferisce di essere stata violentata prima da uno sconosciuto (che versa la somma di 160.000) e dopo da padre Fedele.
Il quarto episodio è ‘’identico, quanto alle modalità’’ al terzo, ma in questo caso, ‘’per quanto riferito dalla suora, l’ignoto complice di p. Fedele versò sul c/c dell’Oasi la somma di e 100.000’’.
Sarebbe stato lei a riferire, entrambe le volte, di aver ricevuto le somme. Perché?
 
rispostaTutto inventato tanto che all’indomani del mio arresto, sono stati effettuati i dovuti controlli sul conto dell’Oasi ed è stato accertato che quelle somme non erano mai state versate.
 
Domanda - Il quinto episodio di abusi sessuali, verificatosi il 1° giugno 2005, è oggetto di contestazione. Perché?
 
risposta - In quell’anno ero superiore al convento di Castiglione e proprio in quei giorni stavo predicando la tredicina di Sant’Antonio. In particolare, il 1° giugno stavo preparando il carro su cui posizionare la statua per la processione. Non potevo essere, quindi, solo.
 
Domanda – A pag. 6, ultimo capoverso è scritto: ‘’Il 25 giugno 2005, la donna veniva attirata a bordo di un’autovettura di grossa cilindrata di colore nero con la scusa che i 4 uomini che la occupavano dovevano riferirle qualcosa da parte di P. Fedele. Veniva in realtà condotta in campagna, e lì violentata da uno dei 4 uomini’’.
Si tratterebbe della sesta violenza subita dalla suora, ma in questo caso l’autore non è lei. In riferimento a questo episodio di abusi (pag. 9) da parte di uno (sconosciuto?) che l’aveva fatta salire in macchina, si legge che è avvenuto in un vicoletto tra Donnici e Piano Lago e che: ‘’Anche in questo caso sono stata penetrata ed in questa circostanza il mio violentatore aveva indosso un preservativo’’. Su ‘Il Quotidiano’ del 3/2/06, si riporta: ‘’violentata da uno dei quattro’’, viene omesso che ‘’in questa circostanza il mio violentatore aveva indosso un preservativo’’  come è scritto sull’Ordinanza. Perché?
 
Risposta - Non lo so, ma se la violenza fosse stata commessa con l’uso del preservativo, il violentatore non avrebbe potuto, verosimilmente, trasmettere alla vittima il virus HPV presente nel tampone vaginale della suora. Né avrei potuto contagiarla io con tale virus poiché non è stata riscontrata tale infezione nel mio tampone uretrale. 
 
domanda - Nella denuncia querela della suora, in relazione a questo episodio, è lei stessa che scrive di essere stata portata in campagna, in direzione di Malito, mentre nell’Ordinanza è scritto che la violenza è avvenuta tra Donnici e Piano Lago.
 
Risposta - Non è la prima volta che la suora cambia elementi, date, luoghi, si capisce che mente. Ma la cosa grave è che gli inquirenti non ci fanno caso, anzi… Se gliele facessi notare queste cose, troverebbero delle banali scuse, prive di alcun fondamento e le farebbero passare per verità assoluta. Come succede ripetute volte in questa Ordinanza di cui stiamo parlando.
 
Domanda -  Sempre in riferimento ai fatti del 25/6/05: ‘’ violentata da uno dei quattro’’. E gli altri tre? E’ inverosimile che se ne siano stati a guardare soltanto.
 
risposta - E’ tutto inventato.
Domanda - Ma ancora: dopo cinque abusi da parte sua, come la suora racconta, anzi denuncia, perché sale sulla macchina con gente sconosciuta che le dovevano dire alcune cose da parte del monaco? Cioè proprio da parte di colui che l’avrebbe violentata ripetute volte.
 
risposta - Posso rispondere con le argomentazioni dell’Ordinanza emessa dal Tribunale della Libertà di Catanzaro il 23/5/06, in cui, relativamente a questo episodio il Collegio così scrive a pag. 7: ‘’… si osserva come poco verosimile si appalesi il racconto della A. … appare contrario a regole di logica comune… si sia determinata a salire a bordo di un’autovettura condotta da quattro uomini, mai conosciuti, né visti prima di quell’occasione…’’.
 
3.a-Le imprecisioni in ordine alle date dei presunti abusi ed alle telefonate  
 
Domanda - Procedendo leggiamo: ‘’Le precisazioni che intendo fare sono le seguenti: - innanzi tutto, voglio chiarire che ci può essere qualche imprecisione, attribuibile allo stato di prostrazione e confusione in cui mi trovavo in quel periodo, in ordine alle date dei singoli episodi di violenza da me subiti ed ai giorni  delle telefonate che ho riferito aver ricevuto da padre Fedele;’’.
 
Risposta-  Excusatio non petita, accusatio manifesta. Prostrazione non ne ho mai vista. E’ una persona spigliata, allegra, determinata, come possono testimoniare le ragazze del servizio civile con le quali usciva di sera. Nell’arco di tempo che va dal primo presunto abuso all’ultimo, la suora ha condotto una vita normale, è andata al suo paese ed anche fuori Cosenza, mi sembra Napoli e Roma.
 
domanda - Si era chiusa in sé?
 
risposta - No e rifuggiva la preghiera come le sue consorelle. Le invitavo alla recita del Rosario, ma non le ho mai viste.
 
domanda - Le ragazze che svolgevano il servizio civile all’Oasi in quel periodo, sono state mai interrogate?
 
risposta -  Un paio. Hanno confermato che la suora era solita uscire di sera con loro.
 
Domanda - Le imprecisioni sulle date consentono alla suora di evitare gli eventuali alibi dell’indagato, però dice di ricordare che:
il primo episodio di violenza ‘’è avvenuto il 28 febbraio o il 1° marzo e, comunque, è avvenuto lo     stesso giorno in cui padre Fedele ha lasciato Cosenza per partire per l’Africa’’; (pag. 7)
il secondo ‘’è avvenuto il giorno successivo al rientro di padre Fedele all’Oasi e quindi il 29 marzo e non il 4 aprile’’; (pag. 8)
il terzo ‘’sono sicura che lo stesso sia avvenuto il 23 aprile c.a., anche perché era il giorno precedente al suo onomastico’’; (pag. 8)
il quarto ’sono sicura  della data perché l’11 maggio è il compleanno di mia madre’’; (pag. 8)
il quinto ed ultimo ’sono sicura della data in quanto il 31 maggio, e cioè il giorno prima, p. Fedele ha celebrato una messa all’Oasi, ...’’. (pag. 9)
Oltre a questo dice sempre a pag. 9: ‘’con riferimento all’episodio di violenza da me subita il 25 giugno, sono certa della data in quanto era il sabato precedente alla nostra partenza da Cosenza ed avevamo preparato e caricato su un pulmino tutti i nostri bagagli’’.
Tutte le date in cui sarebbero avvenute le violenze sono ricorrenze o vigilie di ricorrenze; ogni volta che avveniva una violenza sul piano dell’Oasi non c’era nessuno. Per gli ultimi quattro episodi è sicura, nonostante la premessa di ‘’qualche imprecisione attribuibile allo stato di prostrazione e confusione’’. Ma è confusa o è sicura?
 
Risposta - Si commenta da solo, specialmente se pensiamo all’episodio del presunto abuso del 4 aprile, sul quale sono stati scritti fiumi di parole perché la suora cambia la data più volte. L’Ordinanza del Tribunale della Libertà di Catanzaro del 23/5/06, accogliendo il mio ricorso in appello per la revoca della misura cautelare, così scrive: ‘’La circostanza per la quale… la dichiarante, nell’indicare la data del 4 aprile 2005 – in luogo del 29 marzo 2005 – cfr. sit della A. del 3-11-05 – riagganciava, nel ricordo, l’asserito episodio di violenza, non più al rientro di P. Fedele dalla predicazione della settimana santa, bensì ad un evento – segnatamente la morte del Papa – a cui in precedenza, mai aveva fatto cenno; il momento in cui la denunciante operava l’ultima rettifica della data, ovvero in seguito alla divulgazione a mezzo stampa della notizia dell’esistenza di un alibi per uno degli indagati, relativamente alla data del 29 marzo di cui all’iniziale contestazione’’.
Devo aggiungere che nella denuncia originaria della suora, è scritto che il secondo presunto abuso è avvenuto il 4 aprile, poi cambia data collocandolo al 29 marzo, infine lo ricolloca al 4 aprile dopo aver saputo dai media di un mio alibi per il 29 marzo.
 
Domanda - Dice la suora a pag. 8, in relazione al primo presunto abuso subito: ‘’Voglio infine dire che quello stesso giorno mi sono disfatta, gettandoli in un cassonetto vicino all’Oasi, sia dell’abito di colore marrone che mi era stato strappato da p. Fedele, sia della camicia bianca e della biancheria che usavo quel giorno’’. Perché?
 
Risposta - Ancora fantasia: se il racconto fosse stato vero, così avrebbe distrutto le eventuali prove. Che sarebbero servite in caso di denuncia, visto che proprio suor T. dice a pag. 7 dell’Ordinanza: ‘’In ogni caso voglio ribadire la mia già manifestata volontà di procedere penalmente nei confronti di tutti i responsabili dei fatti da me denunciati’’.
 
domanda - Sembra che il terzo episodio di abusi sia avvenuto per caso, visto che la suora usa il verbo ‘’incontrai’’. Però c’è una persona pronta a entrare successivamente nella stanza e ad abusare della suora. La terza persona non è lì per caso poiché paga la prestazione ben 160.000 (£ 320 milioni circa). Particolare, questo, che le viene riferito da lei. Infatti, a pag. 8:  ‘’Con riguardo al terzo episodio di abusi da me subiti ad opera di p. Fedele, ... Preciso che quel giorno incontrai p. Fedele davanti l’ingresso dell’ascensore al piano terra e che lì lui, approfittando del fatto che al piano terra non c’era nessuno ... Non sono stata in grado, perché bendata, di vedere la persona entrata successivamente nella stanza di p. Fedele e che ha abusato di me ... La cifra di 160.000 che questa persona avrebbe pagato per avere con me la prestazione sessuale ... mi è stata indicata da p. Fedele’’.
La suora, invece, così scrive di suo pugno nella denuncia querela del 24 ottobre: ‘’… ho sentito che parlavano tra loro, p. Fedele e il personaggio, destinando il denaro ricevuto al conto bancario dell’associazione o della fondazione’’. Però, fatti gli accertamenti, come già detto, non è stato riscontrato nulla.
 
Risposta - Che al piano terra non ci fosse nessuno è pura fantasia, come tutto il racconto: l’Oasi è sempre pienissima di gente, specialmente al piano terra.
 
domanda - La suora racconta l’ultimo presunto episodio di abusi a pag. 9, dicendo: ‘’... mi ha chiamato nel suo ufficio ... e da lì mi ha chiesto di seguirlo al piano ammezzato ... sul piano ... non c’erano in quel momento stanze occupate da ospiti’’.
 
risposta - Bisogna chiedersi, a questo punto, se le autorità competenti hanno mai visitato l’Oasi. Questo per rendersi conto della disposizione delle stanze e della presenza costante di ospiti nella struttura in tutti i momenti del giorno.
 
domanda - Perché la suora si è recata da sola nel suo ufficio, ovvero nella tana del lupo?
 
risposta - Se davvero fosse stata vittima di altri quattro abusi, non lo avrebbe fatto.
domanda - Le imprecisioni sui giorni delle telefonate, invece, non sembrano riguardare tanto le date (per questo basta visionare i tabulati telefonici), ma le dichiarazioni contraddittorie della suora, infatti: la prima telefonata minatoria l’ha ricevuta lo stesso giorno della prima violenza subita; la seconda il 22 marzo ‘’lo stesso giorno in cui è arrivata a Cosenza sr. Maria Atorino e, proprio per questo, la ricordo bene.’’ (pag. 8).
Aggiunge: ‘’Voglio anche evidenziare che questa telefonata non l’ho ricevuta sul mio cellulare, bensì sull’interno del telefono del salone del 5° piano, dove la telefonata era stata fatta transitare dal centralino. Aggiungo ancora che p. Fedele utilizzava sempre questo stratagemma di chiamarmi non direttamente sul cellulare, ma su uno dei telefoni della casa per il tramite del centralino, precisandomi che in tal modo non si sarebbe potuta trovare conferma delle telefonate che mi faceva e che, quindi, se anche un giorno avessi deciso di denunciare gli abusi subiti, nessuno mi avrebbe creduto;’’ allora perché in seguito lei avrebbe telefonato o inviato SMS di minaccia sul cellulare della suora, dove, invece sarebbe stato facile poter ‘’trovare conferma delle telefonate che mi faceva…’’? (come riportato alle pag. 19, 20, 24, 25, 26 dell’Ordinanza).
 
Risposta - Più verosimilmente le telefonate non venivano fatte sul cellulare per una questione di spesa. Preciso che non so come si fanno gli SMS.
 
domanda - In particolare a pag. 20 è scritto:
‘’Dai tabulati dell’utenza TIM in uso a padre Fedele (utenza nr. 338/8700920) risulta che dal 1° marzo al 26 ottobre c.a. sono state effettuate otto chiamate verso l’utenza n. 346/0798892, intestata all’Oasi ed in uso a sr T., di cui sette nel mese di marzo ed una nel mese di giugno. Inoltre, nello stesso periodo, dall’utenza fissa dell’Oasi, nr 0984/21664, verso quella utilizzata da sr T. compaiono ben 73 chiamate; la prima delle quali il 1° marzo e l’ultima il 17 giugno (si vedano al riguardo l’informativa della Squadra Mobile di Cosenza del 31.12.05 e la nota del 11.1.05 ai relativi allegati)’’.
 
Risposta - Se avessi deciso di utilizzare lo stratagemma di telefonarle ‘’su uno dei telefoni della casa per il tramite del centralino’’, dai tabulati non sarebbero risultate, invece, 8 chiamate verso il cellulare di suor T. fatte dal mio cellulare e 73 chiamate dal numero fisso dell’Oasi sempre verso il cellulare della suora. Se risultano solo 8 telefonate fatte in un arco di tempo che va dal 1° marzo al 26 ottobre è chiaro che non l'ho tempestata di telefonate.
 
domanda - Non sembra che lo stratagemma sia stato utilizzato, sempre che sia stato davvero pensato.
 
Risposta - Devo sottolineare che le 81 telefonate di cui sopra, possono essere state fatte da chiunque, visto che dall’utenza fissa dell’Oasi non telefonavo solo io, lo stesso vale anche per le telefonate fatte dal mio cellulare, spesso lasciato incustodito.
 
 
4. Il pasticciaccio della denunzia
 
domanda - A pag. 7, è molto importante:‘’Sit del 3.11.05: Domanda: le do lettura dei fogli da 1 a 3 (fino al punto 7 compreso) della denuncia-querela datata 24 ottobre 2005, acquisita da ufficiali di p.g. del servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Cosenza in pari data, a Roma…’’.
Perché ufficiali di p.g. di Cosenza sono a Roma per acquisire la denuncia della suora? Chi li ha chiamati? Perché, quindi, la denuncia è stata acquisita da ufficiali di p.g. del servizio Centrale Operativo e della Squadra Mobile di Cosenza? Anche a pag. 10 e 11, nella domanda, si legge la stessa cosa, non può essere un errore di stampa.
 
risposta - E non lo è, infatti. I miei avvocati, già dal 6-2-06, hanno esposto alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza, alla Procura generale - Corte di appello di Catanzaro ed al Consiglio Superiore della Magistratura, alcuni argomenti che non convincono.
In particolare, si chiede di conoscere la ragione per la quale ‘’nell’incarto processuale compaiono atti che, incomprensibilmente, sono stati redatti in Roma dal Dott. Stefano Dodaro e da altri funzionari della Squadra Mobile di Cosenza’’.
Si ribadisce la competenza al Tribunale di Salerno relativamente al coinvolgimento del giudice Caruso, del tribunale dei Minori di Catanzaro, infatti gli avvocati scrivono: ‘’O è vero ciò che la religiosa scrive, e dunque, la competenza deve andare a Salerno; O il giudice Caruso, come riteniamo, è un calunniato e, dunque, la competenza è ancora di Salerno’’.
Ma ‘’c’è altro. Abbiamo detto sull’improbabile modo di procedere e sui viaggi in Roma prima del dott. Stefano Dodaro e poi anche del Dott. Curreli. Ci sembra anomalo e che l’anomalia ha immediati riflessi sulle indagini e sul titolare di essi non ci pare dubbio. Infatti: quale è il giorno in cui l’esposto-denuncia è presentato? Dovrebbe essere giorno 24. Se dunque era giorno 24, chi era il p.m. di turno? Non sfugge che la denunzia corredata da una informativa del vice questore dott. Stefano Dodaro risulta depositata in data 26 ottobre 2005. Depositata a chi lo sappiamo: vale a dire davanti al cancelliere B3 dott.essa Rosina Crudo. Questo funzionario però non appartiene all’ufficio dove obbligatoriamente vanno depositate le denunzie e le querele. Appartiene alla segreteria del Procuratore Aggiunto. Ancora una volta ci chiediamo: come arriva l’atto nelle mani del dott. Curreli?... Perché la querela non è stata depositata in data 25?’’.
Sempre il 6-2-06, al Procuratore della Repubblica, Tribunale di Cosenza, al Consiglio Giudiziario-Catanzaro, i miei avvocati scrivono: ‘’Vorremmo conoscere le tabelle relative ai turni cui adempiono i sostituti presso la Procura della Repubblica di Cosenza. In particolare, ci occorre stabilire se alla data del 26.10.2005 fosse di turno il dott. Curreli’’.
Mentre il 9.02.2006 una istanza viene rivolta alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cosenza, al Procuratore generale - Corte di appello di Catanzaro, al Consiglio Superiore della Magistratura, al Giudice per le indagini preliminari Tribunale di Cosenza con il seguente contenuto: ‘’Mi risulta che il dott. Curreli, persistendo il difetto di competenza, continua ad interrogare testi anche affetti da insufficienza mentale nello spasmodico intento di rinvenire elementi contro Padre Fedele Bisceglia… Il vice questore Stefano Dodaro trasmette, depositandola in ritardo la denunzia, perché?... Intendo assumere a testimone il dott. Claudio Curreli… sulle seguenti circostanze: se è vero che nei mesi antecedenti alla denuncia della quale ci occupiamo, Suor G. A. si è più volte incontrata con il dott. Claudio Curreli; se è vero che proprio Suor G. A., almeno in uno di questi incontri, si è accompagnata a Virginia Oltean ed ha interceduto, in favore di quest’ultima, perché il dott. Curreli si interessasse del rilascio del permesso di soggiorno per motivi di giustizia (permesso poi ottenuto): se è vero che nel corso degli incontri che ci sono stati la A. non ha mai neppure ventilato al Dott. Curreli, Sostituto Procuratore della Repubblica, di essere stata violentata od almeno oggetto di attenzioni sessuali da parte di Padre Fedele Bisceglia e Antonello Gaudio…
Le faccio di contro osservare che il dott. Curreli, prima di essere il PM in questa indagine, è stato testimone di quanto assumo… resta fermo che il dott. Curreli si è più volte incontrato con la monaca e che la ‘religiosa’ a lui non ha mai riferito di violenze subite... Il dato relativo agli incontri tra il dott. Curreli e la A. mi risulta a seguito di indagini difensive… Comprenderà bene che parliamo di incontri presso il Palazzo di Giustizia con un Sostituto Procuratore della Repubblica.
… Si chiederà perché insisto nello spostamento della competenza… potrà rispondersi da solo, magari dopo aver percorso: l’arresto di Padre Fedele spettacolare al pari di quello di Enzo Tortora;
la consulenza psicologica attraverso la quale, come spiegano gli autentici professionisti, si è dispersa una prova (test di Rosharch – non ripetibile) che il PM ritiene essenziale;
la consulenza ginecologica, strutturalmente inesistente, che tuttavia certifica le malattie venereo – sessuali di cui è affetta la religiosa’’.
Tutto ciò, però, non inficia l’atto, quindi si è potuto procedere.
 
domanda - E’ però sintomatico di qualcosa di strano.
 
risposta - Sembra addirittura che l’atto, da Roma sia stato portato a Cosenza a mano, praticamente non ha seguito la prassi consueta.
 
domanda - Ci sono state risposte alle richieste degli avvocati?
 
risposta - Ultimamente, solo dopo la chiusura delle indagini siamo venuti a conoscenza che il dott. Curreli ha risposto, ma in maniera per niente soddisfacente.
 
5. Conferme in ordine alla credibilita soggettiva della p.o.
 
Domanda - A pag. 11 si legge:‘’… Con riferimento alla telefonata del 18 settembre, la stessa mi è arrivata tra le ore 8,30 e le 9,00... p. Fedele mi ha detto che era molto più vicino di quanto io potessi pensare, ... Preciso che qualche giorno prima di questa telefonata una tra Virginia Oltean, Angela e la cuoca dell’Oasi, Ines, mi aveva riferito che p. Fedele doveva andare a Lourdes. Dopo aver ricevuto la telefonata di cui stiamo parlando, presa dalla paura e dall’ansia ed in un forte stato d’agitazione, ho chiamato - dopo circa un quarto d’ora - sr. Gianna ...’’
La suora manteneva ancora rapporti con l’Oasi, dunque, nonostante la paura e l’ansia?
 
Risposta - Sembra di sì. Lo riferiscono i dipendenti dell’Oasi. Comunque non ero a Lourdes, ma in Portogallo.
 
domanda - Ma a pag. 15, nel Quesito n. 5 delle conclusioni cui la dott.ssa Mallamaci, neuropsichiatra incaricata della Consulenza Tecnica è pervenuta, si legge (34° rigo):
‘’In particolare la stessa presenta:-sforzi per evitare persone o luoghi associati al trauma; (trattino 8).
Non sembra essere così.
 
Risposta - No, visto che lei stessa dice che a settembre ha parlato con una persona dell’Oasi.
 
Domanda - Sempre a pag. 15 dello stesso Quesito, la Consulente scrive:
- incapacità di ricordare qualche aspetto importante del trauma; (trattino 9)
Anche incapacità di ricordare, allora, i giorni delle presunte violenze, telefonate minatorie o altro?
Risposta - Forse.
 
domanda - Continuando: ‘’ ... sentimenti di diminuzione delle prospettive future; (trattino 12), ma a pag. 14, nel Quesito n. 1, - quale sia il quadro di personalità di A. G., la stessa dr. Mallamaci dice: ‘’E’ presente l’esordio di una progettualità verso il futuro’’ (25° rigo), che contraddice quanto detto al punto - trattino 12 (‘’ ... sentimenti di diminuzione delle prospettive future).
 
Risposta - Troppe contraddizioni nella relazione di Ct psicologica richiesta per avere ‘’conferme in ordine alla credibilità soggettiva della p.o.’’. La conseguenza è la nascita del dubbio in merito alla credibilità della Suora.
 
domanda - Si legge all’inizio di pag. 13: ‘’La credibilità soggettiva della religiosa e l’attendibilità intrinseca ed estrinseca delle sue affermazioni (in ogni caso puntuali, precise, coerenti e spontanee) sono ampiamente confortate da tutti gli altri elementi probatori raccolti nel corso delle investigazioni.’’ 
 
Risposta - La credibilità soggettiva sembra essere stata già minata dalle diverse contraddizioni riscontrabili nella relazione di Ct psicologica. E’ interessante quanto riportato nell’Ordinanza del Tribunale della Libertà di Catanzaro del 23/5/06: ‘’Concludeva il Collegio nel senso che si rendeva necessario sottoporre ad un più rigoroso vaglio il giudizio di attendibilità intrinseca della dichiarante, tenuto conto delle circostanze già evidenziate, nonché dell’assenza di riscontri oggettivi rispetto all’ipotesi di reato contestata ed apparendo le dichiarazioni accusatorie allo stato degli atti equivoche e, di per sé inidonee a fondare un giudizio di gravità indiziaria per il delitto contestato’’. 
 
domanda - Continuando, sempre a pag. 13, è scritto che G. A., in religione suor T., era stata sottoposta ad una ‘’Valutazione psichiatrica e testologica eseguita dal dott. Walter Fiore - Asl Rm - H Distretto H -1 Frascati, in data 13.06.1996 e ad una Valutazione Psicologica effettuata nel 2002 dalla Psicologa – dr. ssa Milena Stevani’’.
Perché?
 
Risposta - Non lo so, probabilmente aveva dei problemi. Emergono, però, dalla consulenza, anche se non è integralmente riportata nell’Ordinanza, fatti  da approfondire, come il trauma cranico che la suora riportò da piccola e… tante altre cosette.
Inoltre, è stato perso un test al quale era stata sottoposta la Suora, proprio quello non ripetibile (che il PM ritiene essenziale), come fanno notare i miei avvocati al Tribunale di Cosenza, Catanzaro ed al CSM. Ciò di cui abbiamo parlato prima. La dr.essa Stevani è una suora.
 
domanda - A pag. 16, conclude la dr. Mallamaci nella relazione depositata il 17.1.06: ‘’La diagnosi di disturbo post-traumatico cronico da stress associato a disturbo depressivo maggiore è congruente con l’ipotesi dell’abuso sessuale denunciato’’. Perché è congruente?
 
Risposta - Bisognerebbe leggere tutta la relazione. Ho molti dubbi.
 
6. Conferme circa l’attendibilita’ intrinseca del racconto della donna
 
domanda - A pag. 16 si legge: ‘’Una prima importantissima e validissima conferma in ordine all’attendibilità intrinseca del racconto di Suor T. è venuto dagli esiti degli accertamenti ginecologici e dall’esame dei tamponi vaginali eseguiti sulla p.o. dalla dott.ssa Elisabetta Canitano, medico chirurgo, specialista in ostetricia e ginecologia, alla quale in data 12/11/2005, in Salerno, presso gli Uffici della locale squadra Mobile, era stato chiesto di sottoporre a visita medico-specialistica con colposcopio munito di macchina fotografica, la p.o. A. G. ...’’.
Si passa alla descrizione particolareggiata delle due visite effettuate sulla p.o. allo scopo di dare credibilità alla suora. Infatti, al 22° rigo di questa pagina, si legge: ‘’ ... proprio il comportamento tenuto da Suor T. in occasione delle stesse costituisce una prima e assai significativa conferma della genuinità del suo racconto’’.
Il comportamento della suora dinanzi a questa richiesta, dimostra la genuinità del suo racconto? Si può anche decidere di adottare un dato comportamento invece che un altro in relazione della situazione in cui ci si trova.
 
Risposta - Davvero non so che dire.
 
domanda - A pag. 17 è scritto: ‘’Il dott. Curreli ritiene indispensabili le foto per la completezza della perizia’’, ma ‘’Suor T. sussulta e dice: non posso, non ce la posso fare... Mi hanno fotografato, è stato terribile, non posso farlo ancora’’ .
 
Risposta - Però le foto ed i filmati non sono stati mai trovati.
 
domanda - Il consulente (dott.essa Canitano) scelto da Curreli conclude così a pag. 18:
‘’La A. presenta positività, come sopra esposto, per HPV e micoplasma ... ‘’ che non è stata riscontrata nel suo tampone uretrale, vero?
 
Risposta - Vero.
 
domanda - Conclude: ‘’L’accertata deflorazione dell’imene della religiosa non può peraltro essere correlata ad un’attività sessuale svolta prima della scelta vocazionale della stessa fatta.’’
Perché la ginecologa conclude dicendo che se la monaca non è più vergine, ciò non è accaduto prima di prendere i voti? Come ha potuto stabilirlo? Con quali mezzi?
 
Risposta - Gli accertamenti ginecologici voluti dal P. M. con le relative foto, risultano essere tentativi alquanto inutili per dimostrare che la suora non è più vergine, visto che ciò non accerta la violenza. Soprattutto nessuna visita ginecologica o altro esame strumentale, a distanza di mesi (ricordiamo che la suora dice di essere stata violentata l’ultima volta da me il 31 maggio e dallo sconosciuto il 25 giugno, mentre si sottopone alla visita il 12 novembre, cioè dopo oltre quattro mesi e mezzo) potranno mai stabilire l’identità di chi l’ha compiuta. Ma sono proprio gli esami di laboratorio che dimostrano la mia estraneità ai fatti a causa dell’HPV. Ed anche dello sconosciuto del 25 giugno che l’ha violentata - dice la suora - con il preservativo.
 
domanda - La consulenza ginecologica si rivelerebbe, dunque, priva di fondamento?
 
Risposta - Potrebbe dimostrare l’estraneità degli indagati ai reati ad essi ascritti; le falsità raccontate dalla suora; la superficialità del Consulente Tecnico, per non dire altro.
 
domanda - Interrogata suor T. così risponde:‘’Prima dei fatti da lei denunciati, in particolare prima di diventare suora, aveva mai avuto rapporti sessuali? Risposta: no, assolutamente’’.
 
Risposta - Ovvio che rispondesse così.
 
domanda - Quanto chiesto non fa luce sui fatti, anche perché la monaca non è andata all’Oasi il giorno dopo aver preso i voti.
 
Risposta - Ed i rapporti sessuali potrebbe averli avuti con chiunque.
 
 
7. Le telefonate
 
domanda - A pag. 19 è scritto: ‘’La telefonata minatoria ricevuta da Suor T. il 18.9.05: Nella denuncia - querela scritta del 24.10.05 e nel verbale del 16.11.05, Suor T. ha riferito di aver ricevuto sull’utenza cellulare 346/0798892, una telefonata di minaccia da parte di p. Fedele la mattina del 18 settembre 2005, mentre si trovava a Brescia. Di questa telefonata non c’è traccia sui tabulati dell’IMEI del cellulare in suo uso... dall’esame dei tabulati dell’utenza Tim in uso a P. Fedele, è emerso che il 18 settembre 2005, ... questi si trovava in Portogallo. Ecco dunque spiegata la ragione per la quale di tale telefonata non si trovava traccia nei tabulati relativi alle chiamate in entrata sull’utenza all’epoca in uso alla religiosa’’.
L’utenza cellulare 346/0798892 in uso alla suora, era intestata all’Oasi francescana.
Perché a distanza di oltre due mesi e mezzo della fuga dall’Oasi, luogo in cui la suora dice di essere stata vittima di svariati stupri, ha ancora con sé ed usa il cellulare intestato all’Oasi?
 
Risposta - E’ falso, perché il giorno in cui le suore sono andate via, il 30 giugno, hanno lasciato i cellulari e le schede all’Oasi. Gli stessi sono stati dati ad altri dipendenti della struttura.
 
domanda - Che fine ha fatto questa utenza cellulare poiché la suora, il 18 settembre, nel pomeriggio, ne attiva un’altra con numero 349/3199699? (pag. 25).
 
Risposta- I cellulari in uso alle suore sono stati dati ad altri dipendenti della struttura, dal 30 giugno.
 
domanda - E’ stata veramente fatta la telefonata del 18 settembre da parte sua visto che non esiste traccia sui tabulati dell’utenza utilizzata dalla monaca?
Risposta - No. Mai ho parlato con la suora dopo la sua partenza del 30 giugno. Ribadisco mai.
 
domanda - Sempre a pagina 19 leggiamo: ‘’D’altra parte, una attendibilissima ed assai significativa conferma di tale telefonata è fornita dal racconto fatto al PM da Suor Gianna Giovannangeli il 16.11.05’’.
 
Risposta - Suor Gianna ripete quanto riferito da suor T., anche dal suo racconto non emergono minacce da parte mia.
 
domanda - A pag. 20 viene riportato: ‘’In effetti, dall’esame dei tabulati dell’utenza mobile 346/0798892 in uso come s’è detto alla p.o., è emerso che alle ore 9.11 di quel giorno, sr T., con l’utenza cellulare avente nr. 349/3268825, a lei intestata, ha effettivamente chiamato sr Gianna sull’utenza a lei intestata ed avente nr. 347/0647965 e, subito dopo, esattamente alle ore 9.18, sr Gianna ha richiamato sr T.'’.
Dalle intercettazioni telefoniche, precisamente da quella del 29/11/2005 alle ore 10.37, ‘’emerge da alcune conversazioni intercorse tra il frate ed un uomo di nome Mauro, il quale ha in uso l’utenza telefonica che a suo tempo adoperava suor T.’’ si denota che l’utenza telefonica 346/0798539 non è quella usata da suor T. durante la permanenza all’Oasi, perché già due volte l’Ordinanza ha riportato il numero del cellulare della suora: 346/0798892, quindi non avrebbe alcun nesso in questo contesto. L’utenza è ora in uso di un uomo chiamato Mauro.
Secondo gli inquirenti, quando, come e da chi Mauro ne è venuto in possesso? Il 18/9 era in uso della suora, il 29/11 di Mauro. Mancherebbe un passaggio.
 
7a. Gli SMS di minaccia pervenuti sulla nuova utenza in uso alla p.o. e la telefonata del 20 ottobre 2005
domanda - Dice la suora a pag. 24 dell’Ordinanza di aver ricevuto un SMS di minaccia (staiattentaarquellobchefaisiamomoltovicnn) il 19 ottobre alle ore 9.56. Effettivamente risulta un messaggio giunto a quell’ora ed inviato da una cabina telefonica. Un secondo SMS le viene inviato in data 28.10.2005, alle ore 10,53 (Ritira la denuncia siamsemPRPIUVICINI). Il cellulare della suora, dal momento della denuncia, era in possesso della consorella Gianna.
 
risposta - Se gli SMS provengono da una cabina telefonica, chiunque avrebbe potuto inviarli. Anche lei stessa o un suo eventuale complice.
 
Domanda - Continuando:‘’Gli accertamenti effettuati sui tabulati hanno consentito di accertare da quali luoghi i due SMS sono stati inviati.
Per quanto attiene il messaggio ricevuto da Suor G. alle ore 09.56 del 19 ottobre sulla nuova utenza mobile, lo stesso è stato inviato da una cabina telefonica sita in Roma, via F.lli Bandiera n. 33, adiacente al luogo ove è ubicato il convento delle Suore (L.go Bachelet).
Invece, il messaggio ricevuto alle ore 10.52 del 28 ottobre, è stato inviato da una cabina telefonica sita in Anzio (RM), via Rimini n. 4.
E proprio la circostanza che i 2 SMS siano stati inviati da cabine pubbliche vicinissime al luogo in cui in quel momento si trovava la p. o., rende assai allarmante il pericolo che la stessa sia sottoposta a tentativi di intimidazione’’.
A un rigo si legge che il secondo SMS le viene inviato alle ore 10,53 mentre a un altro alle 10.52.
 
risposta - Invece proprio la circostanza che i 2 SMS siano stati inviati da cabine pubbliche vicinissime al luogo in cui in quel momento si trovava la p. o, facilitava l’uso della cabina telefonica da parte della p. o. e delle sue consorelle che, da lì, avrebbero potuto inviarsi gli SMS a sostegno della loro storia. Le cabine telefoniche sono utilizzate da tutti. Infatti a pag. 25 è possibile leggere: ‘’Quanto al come gli ignoti autori dei due SMS… ‘’, è proprio il giudice che parla di ignoti autori, perché attribuirli a me? Che non so nemmeno inviarli?
 
domanda - Continuando da dove lei si interrompe: ‘’Quanto al come gli ignoti autori dei due SMS  possano essere venuti a conoscenza della nuova utenza mobile di Suor T. (attivata lo stesso giorno della telefonata minatoria effettuata da P. Fedele alla p.o. il 18.9.05), una possibile spiegazione è venuta dalle dichiarazioni rese allo scrivente dalla religiosa il 16.11.05… E’ dunque possibile che siano stati gli stessi familiari della p.o., ignari dell’accaduto, a fornire a qualcuno che chiamava dall’Oasi il nuovo numero della religiosa. Nuovo numero che, comunque, è giunto certamente a conoscenza di chi ha inviato gli SMS e che, per fare ciò, era certamente a conoscenza degli abusi subiti dalla donna’’.
Perché si conclude dicendo che il numero è stato fornito a qualcuno che chiamava dall’Oasi?
 
risposta - Questa è la parte più controversa del racconto: innanzitutto si parla di una telefonata, quella del 18.9.05 di cui non si trova traccia nei tabulati, in secondo luogo la monaca ne riporta il presunto contenuto che non è assolutamente minatorio, come dicevamo prima. Infine, si dice che il numero sia stato fornito a qualcuno che chiamava dall’Oasi, perché non a qualcun altro? Non so se sono stati fatti accertamenti sulle telefonate ricevute dalla famiglia di suor T. per verificare se sono state veramente fatte le telefonate dal numero dell’Oasi o da altra utenza mobile intestata a qualcuno avente legami con l’Oasi.
 
domanda - Sempre a pag. 25: ‘’Non a caso, d’altra parte, il giorno successivo al primo SMS, Suor T. riceve una telefonata, che trova puntuale riscontro nei tabulati (cfr. nota Squadra mobile del 11.1.06), da parte di uno dei soggetti coinvolti nell’episodio di abusi sessuale verificatosi il 25.6.05’’. Come sa che la telefonata proviene da uno dei soggetti coinvolti?
risposta - Non so.
 
domanda - ‘’… e, due giorni dopo, il 22.10.05 ha visto ferma davanti alla sede di Vermicino della sua congregazione religiosa, la stessa auto nera di grossa cilindrata a bordo della quale era stato condotta sul luogo dei predetti abusi.
… E’ dunque logico concludere che le stesse persone che hanno partecipato a detto episodio di abusi, in occasione del quale - va ricordato - la religiosa era stata fatta salire in macchina con la scusa che i 4 uomini dovevano dirle una cosa da parte di padre Fedele, venuti a conoscenza della nuova utenza della donna e della sua nuova dimora…’’
Come?
 
risposta - Non si sa.
 
domanda - ‘’… siano andati fin lì per inviarle il primo SMS, farle o farle fare la chiamata del 20.10.05 (per come chiarito nella nota della Squadra Mobile di Cosenza del 11.1.06 non è stato possibile individuare l’utenza chiamante e ciò può spiegarsi se la chiamata proveniva dall’estero) e seguirla fino alla nuova dimora, tenuta debitamente nascosta a tutti (si vedano le dichiarazioni di Suor Gianna del 2.11.05 e di Suor T. del 3.11.05), di Vermicino, dove da una cabina sita nei pressi di tale dimora, hanno poi inviato il 2° SMS’’.
E’ logico concludere così?
 
risposta - E’ machiavellico!!! Ma soprattutto non capisco in che modo quest’ultima parte mi riguarderebbe. Il Tribunale della Libertà di Catanzaro scrive a riguardo il 23-5-06: ‘’… la prospettazione dell’inquirente, che individuerebbe nell’indagato l’ideatore e mandante degli indicati messaggi intimidatori, prospettazione che, a sua volta, trova fondamento in quanto riferito dalla denunciante, si appalesi inverosimile… Il narrato della denunciante, intrinsecamente inverosimile nei punti evidenziati… non presenta a giudizio del Collegio, quella precisione, costanza e coerenza logica, necessarie per assumere, sia pur a livello meramente indiziario, dignità di prova’’.
A dire il vero, i miei avvocati hanno fatto un ottimo lavoro sulle telefonate, richiedendo i tabulati e studiando le celle telefoniche. Sono emersi particolari importanti sugli orari delle telefonate, sui destinatari delle stesse, sulle falsità raccontate e sulle persone con cui la suora si intratteneva quotidianamente per telefono. Il tutto è agli atti. Addirittura dai tabulati relativi all’utenza mobile Vodafone in uso alla suora, è risultato che ‘’la stessa si intratteneva spesso per telefono con un accertato mafioso del suo paese natale, tale … tant’è che in quattro mesi sono intercorse ben 35 telefonate della durata media di almeno dieci minuti fino ad un massimo di 24’’.
 
8. Le conferme circa l’attendibilita’ estrinseca del racconto della donna relative a P. Fedele
 
domanda - A pagina 26 si legge: ‘’Le sit di Suor Gianna Giovannangeli del 2.11.05. La prima conferma in ordine all’attendibilità estrinseca del racconto della religiosa viene dal racconto fornito dalla sua superiora, Suor Gianna Giovannangeli, circa le confidenze ricevute e le condizioni psico - fisiche della p.o.
Domanda: quando ha ricevuto per la prima volta le confidenze di sr. T. sulle molestie di cui ha fatto cenno nel verbale suindicato? ... Ci siamo riviste intorno al 22/23 agosto ed in quella occasione mi disse che mi doveva parlare, ma che aveva bisogno di tempo. Mi chiese pertanto un appuntamento che fissammo per il 2 settembre di pomeriggio. E’ quindi partita per Ariccia per un corso di esercizi spirituali’’.
Ma a pagina 4, sr. T. dice: ‘’Ciò che mi ha sbloccato è stato il corso di esercizi spirituali cui ho partecipato tra il 24 ed il 31 agosto c.a. Durante tale intensa esperienza di fede, e più in particolare l’ultimo giorno, è infatti successo che il padre che conduceva gli esercizi ci ha proposta una riflessione sulle ferite che ci portavamo dentro e sulla necessità di liberarci del dolore che esse ci provocavano, e ci ha altresì invitato a scrivere su dei foglietti quali erano queste ferite e a bruciarle in un braciere. Io, in quel momento, ho sentito dentro di me la necessità di tirare finalmente fuori il dolore che mi aveva accompagnato fino ad allora ed ho scritto su alcuni foglietti, da me poi bruciati, ciò che mi era capitato. Da quel momento ho deciso che dovevo parlare con sr. Gianna, cosa che ho fatto il 2 settembre. La decisione di presentare la denuncia, l’abbiamo quindi presa insieme, con grande fatica e non pochi tentennamenti, io e sr. Gianna’’.
La Giovannangeli dice che il 22/23 agosto suor T. fissa un appuntamento con lei per il 2 settembre pomeriggio perché doveva parlarle; suor T., però, dice che la decisione di parlare la prende
l’ultimo giorno degli esercizi spirituali, quindi il 31 agosto. Una delle due mente, o entrambe.
 
risposta - Entrambe.
 
Domanda.- Continua la Giovannangeli: ‘’... le ho chiesto come mai avesse deciso solo ora a narrarmi dell’abuso subito; lei mi ha risposto che in quel momento era più tranquilla perché recatasi in vacanza a Barcellona P. di G., aveva appreso dell’arresto del mafioso De Pasquale Carmelo, suo vicino di casa ed al quale aveva fatto riferimento padre Fedele nel minacciarla di ritorsioni’’. 
 
risposta - Quante combinazioni: il mafioso da me mai conosciuto è un vicino di casa della suora! Che viene arrestato, quindi la suora può parlare. E’ più facile credere che sia un amico suo.
 
domanda - A pag. 29: ‘’Le sit di suor Loredana Giugliano. Domanda: ha avuto più contatti con padre Fedele? ... Ultimamente il 25.10.2005, alle ore 13.04 ho ricevuto dal nr. 0039098210 un sms con il seguente testo: CIAO COME STAI SPERO BENE! IO STO BENE E SUOR T
Si dà atto che sr. Loredana mostra il cellulare in suo uso nella cui memoria è contenuto il messaggio sopra riportato’’.
Il numero da cui proviene il messaggio è quello di una cabina telefonica, inoltre il messaggio non fa riferimenti né a lei, né alla vicenda, perché farlo passare per un suo contatto con suor Loredana?
 
risposta - Questo mi piacerebbe saperlo!
 
domanda - Chi lo ha invece, realmente inviato?
 
risposta - Anche questo mi piacerebbe sapere!
 
domanda - A pag. 42: ‘’Dalle conversazioni registrate ... emerge in maniera molto eloquente che il frate non ha alcuna intenzione di rispettare il voto di castità fatto...’’
Non è un reato, allora perché l’Ordinanza riporta questa frase?
 
risposta - Prima o poi glielo chiederò. E’ un riferimento del tutto estraneo alla vicenda del presunto reato.
 
domanda - A pag. 76: ‘’La genuinità del racconto della vittima può desumersi in prima battuta dalle modalità con le quali suor T. ha riferito la vicenda, fornendo per ogni episodio una dinamica molto dettagliata, logicamente coerente e scevra da contraddizioni’’.
 
risposta - Il racconto della p.o. è, invece, spesso contraddittorio.
 
domanda - ‘’... assai difficilmente la A. avrebbe narrato fatti così gravi ed imbarazzanti se non fossero realmente accaduti’’.
 
risposta - E’ falso e contrasta soprattutto con i cambiamenti delle date relative ai giorni dei presunti stupri.
 
Domanda - ‘’Non c’è astio della religiosa nei confronti degli indagati...’’
 
risposta - In tutta l’Ordinanza si legge tanta comprensione per la suora (pag. 2: ‘’... mostrando tutto il dolore e la prostrazione che gli abusi subiti le avevano provocato’’; 21° rigo. Pag. 3: ‘’... ciò in considerazione della pregevole chiarezza espositiva... presentata dall’A. ...’’).
 
domanda - A pag. 77: ‘’Anche gli esiti della consulenza ginecologica hanno ulteriormente confermato l’attendibilità dell’A.’’.
Come?
 
risposta - Vorrei saperlo.
domanda - A pag. 78: ‘’Altro elemento a sostegno del quadro indiziario sin qui esaminato è rappresentato dagli sms a contenuto minatorio indirizzati alla vittima ... Si tratta di ulteriori dati che contribuiscono ad avvalorare la piena attendibilità della vittima, oltre a giustificare ampiamente i riferiti timori per le paventate rappresaglie espresse dal Bisceglia al fine di indurla a tacere’’.
Non si è accertato chi fosse l’autore degli SMS perché sono stati inviati da una cabina telefonica, come possono pertanto costituire‘’paventate rappresaglie espresse dal Bisceglia al fine di indurla a tacere’’?
 
risposta - Specialmente perché il GIP parla di ignoti autori dei due SMS, come abbiamo detto sopra, però le paventate rappresaglie sarebbero espresse da me! Che non so nemmeno inviarli!
 
domanda - A pag. 79: ‘’In conclusione, il quadro indiziario appare assolutamente grave ed univoco, non ricorrendo alcun elemento per dubitare della veridicità del racconto offerto dalla parte offesa, A. G.; al contrario, le indagini eseguite hanno tutte evidenziato dati concreti che riscontrano l’attendibilità intrinseca ed estrinseca delle dichiarazioni rese dalla vittima’’.
Cosa ne pensa?
 
risposta - I dubbi sulla veridicità si sprecano.
 
domanda - A pag. 80: ‘’La donna veniva tempestata di telefonate di minaccia e di sms dal contenuto inquietante...’’
 
risposta - Si tratta di telefonate che non hanno lasciato traccia nei tabulati, di messaggi inviati da pubbliche cabine, che potevano inviare tutti. Tempestata di telefonate ed SMS per 2 SMS e due telefonate? Quella cioè del 18 settembre, senza traccia sui tabulati ed un’altra che la suora dice provenire da uno dei soggetti coinvolti nell’ultimo stupro, quindi non mi riguarderebbe affatto. Come tutta questa vicenda.
 
9. Refusi, i (più evidenti) dell’Ordinanza
 
A pag. 4, nella nota 1, si scrive ‘’un ulteriore contestazione’’, manca l’apostrofo;
pag. 4, 21° rigo è scritto ‘’a gosto’’ c’è uno spazio nella parola; 23° rigo: ‘’proposta’’  invece di proposto; 24° rigo: ‘’del’’ invece di dal;
a pag. 6, 6° rigo: ‘’strappò vestiti’’, manca l’articolo i; 17° rigo: ‘’un pillola’’, manca la a; 19° rigo: ‘’atri‘’ invece di altri; 26° rigo: ‘’relgiosa’’, manca la i;
 
pag. 7, 37° rigo: ‘’guardiania’’ invece di guardiana, quart’ultimo rigo: ‘’ha’’ invece di ho; terz’ultimo rigo ‘’Fedele’’ minuscolo, come anche a pag. 8, 3° rigo;
pag. 10, 26° rigo: ‘’Virgina’’ invece di Virginia;
 
pag. 11, 4° rigo: ‘’del’’ invece di dal;
 
pag. 12, rigo 11° ‘’Fadele’’ invece di Fedele; sest’ultimo rigo: ‘’mise’’ invece di misi;
pag. 12, 7° rigo: ‘’della’’ invece di dello; ultimo rigo della nota: ‘’persone’’ invece di persona;
 
pag. 13, par. 3.3.1. dal 2° al 6° rigo non è usato il congiuntivo;
 
pag. 14, 36° rigo: ‘’e come se l’aggressore’’, dovrebbe essere è come se ...;
 
pag. 15, 1° rigo: ‘’negazion e’’, c’è spazio tra le ultime due lettere; 24° rigo: ‘’lr’’ invece di le
 
pag. 19, 13° rigo: ‘’ .04 (2004)’’ invece di .05 (2005) è un errore di data;
pag. 25, 31° rigo: ‘’sessuale’’ invece di sessuali; 33° rigo: ‘’stato’’ invece di stata;
 
pag. 26, 11° rigo: ‘’Giovannageli’’ invece di Giovannangeli; 37° rigo: ‘’avevo’’ ‘’aveva fatto riferimento’’, c’è una ripetizione con vocale finale diversa;
 
pag. 36, 3° rigo: ‘’genre’’ invece di genere;
 
pag. 40, quart’ultimo rigo: ‘’ha sbottonarsi’’, invece di a sbottonarsi.
 
domanda - Da ex professore di lettere cosa ha pensato leggendo gli errori dell’Ordinanza?
 
risposta - Ho capito in che mani ero!
 
II parte
 
domanda - E’ rassegnato?
 
risposta - Mai!
 
domanda - E’ vero che lei ed Antonio Gaudio siete stati intercettati anche quando il Tribunale della Libertà aveva revocato la misura cautelare?
 
risposta - Sì, è vero, ma non io, solo Antonello.
 
domanda - Quale sarebbe stata la prassi che la vicenda avrebbe dovuto seguire essendo coinvolti due religiosi?
 
risposta - Prassi comune è che se ne parli prima all’interno della Chiesa, osservando il Vangelo, parlando a tu per tu con il fratello che ha sbagliato. Mi meraviglia il comportamento delle suore che non hanno parlato nemmeno con il vescovo di Cosenza, potevano andare al vicariato a Roma o alla Congregazione dei religiosi, invece sono andate direttamente in Questura.
 
domanda - Con chi avrebbe dovuto parlare la suora innanzitutto?
 
risposta - In primis con i suoi superiori, cioè la madre generale e provinciale, poi, con il mio padre generale. In un secondo momento avrebbero dovuto sentire me. Invece le suore sono andate immediatamente in Questura.
 
domanda - Che ruolo avrebbe avuto la Congregazione?
 
risposta - Se i nostri rispettivi superiori non avessero dato seguito alla cosa, allora la suora sarebbe dovuta andare alla Congregazione, che avrebbe sicuramente fatto luce sull’accaduto. Così non è stato ed è grave.
 
domanda - Questa procedura è prevista nel Codice canonico?
 
risposta - Sì.
 
domanda - Perché nella storia viene fatto il nome di un giudice del Tribunale dei minori di Catanzaro?
 
risposta - Il giudice Caruso? E’ un fatto importante nella mia vicenda. In conseguenza all’operazione Spezzacatene, furono affidate all’Oasi donne rom in regime di carcerazione domiciliare, mentre i loro  figli furono ospitati presso alcuni istituti di suore. So che i bambini, di domenica, venivano affidati ad alcune famiglie senza figli, le quali speravano, forse, di poterli adottare se i veri padri avessero perso la patria potestà. Gli istituti percepivano le normali rette per la custodia dei bimbi, noi dell’Oasi, invece, lo abbiamo fatto sempre gratis. Al giudice Caruso avevo chiesto il ricongiungimento dei bambini alle loro madri. Per ora, su questo fatto, mi fermo qui.
 
domanda - Ad un certo punto, un giornalista italiano si prende la briga di contattare un vescovo africano, che lei aveva conosciuto durante le sue missioni in Congo, il quale, intervistato, parla male di lei. Perché il giornalista ha addirittura scomodato l’Africa per avere notizie sul suo conto?
 
risposta - Che sono anche menzognere. Ma chi ha potuto informare dettagliatamente il giornalista dei luoghi in cui avevo operato? E delle persone che mi avevano conosciuto? Sicuramente chi mi conosceva. Non capirò mai per quale motivo il vescovo africano a cui noi abbiamo dato tanto, si è inventato tutte quelle falsità su di me. Mi ha accusato di andare con le prostitute quando io, invece, portavo i bambini della strada al ristorante con i miei collaboratori. 
domanda - Che cosa avete dato al vescovo africano?
 
risposta - L’Oasis Franciscaine di Pointe-Noire in Congo Brazzaville, una struttura come questa di Cosenza, ma più piccola, che abbiamo costruito grazie al buon cuore di tanti benefattori e alla squadra di sette persone che ha lavorato con me in Africa in tutti questi anni, realizzando cose grandi. La struttura, bellissima ed all’avanguardia, con un campo sportivo, una chiesa, un grande refettorio, una scuola per imparare i mestieri, un reparto destinato alle suore, è stata realizzata per i bambini della strada, gli orfani della guerra civile che sconvolse il Congo nel ’97.
 
domanda - L’Oasi africana sta assolvendo al suo compito?
 
risposta - Purtroppo in Africa è molto diffuso il nepotismo e l’opera, attualmente, è gestita dal fratello del vescovo. Le ultime notizie che mi sono pervenute non sono molto soddisfacenti, perché so che non funziona come noi avremmo voluto e viene utilizzata anche per fini diversi.
 
domanda - Ma non solo giornalisti che si accaniscono contro lei, anche altri stranieri. E’ il caso di una certa signora Bokkori, in Italia da molto tempo che si occupa di problematiche legate all’immigrazione. Rintraccia una donna che dice di essere stata violentata da lei tempo fa e che da questa violenza era rimasta incinta e poi aveva abortito. E’ la vicenda di Martha Ewole, camerunense. E’ stato dimostrato chiaramente ed ampiamente, che le accuse fatta dalla stessa erano infondate, come certificano le cartelle cliniche relative ai giorni di degenza in ospedale per l’aborto. Perché la signora Bokkori, si dà tanta premura affinché venga ritrovata la ragazza in Francia per poi farla tornare in Italia e deporre contro di lei? In seguito a ciò, sono state realizzate anche delle trasmissioni televisive che ricostruivano la ricerca, il ritrovamento, la venuta in Italia della Ewole, che accusandola di violenza e di essere rimasta incinta, non fa i conti con i… conti, verrebbe da dire, ovvero sarà facile dimostrare che mente, poiché risulterà che al suo arrivo all’Oasi era già incinta, come è stato dimostrato. Ma la signora Bokkori perché fa tutto questo?
 
risposta - Credo che la Bokkori, che veniva spesso all’Oasi, volesse approfittare del momento e sostituirsi, in seguito, ambiziosamente all’operato dell’Oasi. La cartella clinica della Ewole, riporta la data delle sue ultime mestruazioni, il 1° settembre, mentre lei arriva all’Oasi il 6 ottobre, come risulta dai registri degli ospiti. Questa è un’altra delle cattiverie subite.
 
domanda - Sembra che la Bokkori abbia rintracciato la Ewole tramite un sacerdote africano, amico di entrambe.
 
risposta - Sì, è vero e c’è altro: sono andati dal vescovo di Cosenza insieme e sembra che ci sia un altro sacerdote ancora che li abbia convinti ad incontrare il vescovo. Mi dispiace per la ragazza, perché so che ha dei  problemi.
 
domanda - C’è anche l’accanimento del PM ad interrogare persone con problemi mentali certificati, come chiedono di sapere i miei avvocati, alcuni vivevano all’Oasi, altri ne erano ospiti saltuariamente.
 
risposta - Altro comportamento dubbio, soprattutto perché sono a conoscenza delle domande che il Pubblico Ministero ha rivolto a queste persone e so che alcune sono scoppiate a piangere per l’umiliazione. Purtroppo adesso non posso dire di più.
 
domanda - Nella prima denuncia di suor T., si dice che lei volesse circuire alcune di queste persone, per una delle quali, addirittura, stesse cercando di impossessarsi di un risarcimento danni, una bella cifra.
risposta - Ma se io ancora oggi lascio la mia pensione all’Oasi e vivo con nulla, come potrei approfittare di queste persone? Anzi, io le ho aiutate quando ho potuto. Ci troviamo di fronte ad affermazioni sconcertanti ed infondate da parte della suora.
 
domanda - C’è stata anche una donna, rumena, ex ospite dell’Oasi, che dopo aver ricevuto accoglienza presso l’Oasi, denuncia in televisione una violenza da parte sua: è la piangente senza lacrime, come lei l’ha definita…
 
risposta - Come questa donna ha fatto!
 
domandaSì, è vero. Immediatamente è stato detto che si era prestata al gioco per avere una proroga al suo permesso di soggiorno, ci sono stati altri casi del genere?
 
risposta - Molti sono stati assoldati per parlar male di me e denunciarmi, io so anche quanto ha ricevuto per quella trasmissione: 2500 euro. Ma c’è di più: questa donna era stata aiutata da me, basta confrontare i giornali dell’epoca, perché era sfruttata, diceva lei, da altre persone. Si tratta dell’operazione Mariana, io l’ho portata in Questura e lei ha detto che non avrebbe mai dimenticato quanto io avevo fatto per lei, per tutta la vita. La memoria è corta!
 
domanda - Oppure bisognerebbe dire che ‘Pecunia non olet’. Ma parliamo dell’operazione Mariana.
 
Risposta - La donna che mi ha denunciato in diretta televisiva, era venuta da me dicendomi che erano state portate qua alcune persone dalla Romania. Lei era stata mandata da un anziano per essere sposata e questa persona voleva approfittare di lei. Siamo andati in Questura e ho dato inizio, con queste rivelazioni, all’operazione.
 
domanda - Quindi la solita rete di rumeni che facevano venire persone in Italia con la promessa di un lavoro, con l’intento, invece, di sfruttarle?
risposta - Esatto. L’ho anche aiutata indirizzandola presso brave persone per lavorare.
 
domanda - Nelle settimane successive al suo arresto, si assiste ad una ridda di denunce e chiacchiere, tanti avevano qualcosa da denunciare. Ma non potevano pensarci prima?
 
risposta - Questa è bella, infatti! Paradossalmente il tutto ha avuto un effetto boomerang, visto che più i media si accanivano contro di me, meno la gente credeva a quanto volevano far passare.
 
domanda - Anche l’Ordinanza riporta testimonianze, accuse di varie donne che affermano di essere state molestate in cambio di favori, quali permanenza all’Oasi, permesso di soggiorno. Cosa c’è di vero?
 
risposta - Niente. Assolutamente niente. Fa parte del gioco di cui sopra.
 
domanda - Nei mesi antecedenti il suo arresto, lei si stava interessando dell’Istituto Papa Giovanni, è vero?
 
risposta - Il mio interesse per l’istituto nasce nel 2004, quando ci siamo tutti resi conto della grave situazione in cui versava. Mi sono offerto subito di aiutare. Alla luce degli ultimi avvenimenti penso che il vescovo e don Liberto non mi avrebbero mai dato la possibilità di aiutarli.
 
domanda - Nel settembre del 2005 lei fece un volantino che fu distribuito in città, in cui riportava anche alcune sue proposte per risollevare le sorti di questo Istituto. Cos’è successo?
 
risposta - Il 16 settembre 2005 sono andato a Serra d’Aiello con un giornalista della Rai di Cosenza, ma non ci hanno fatto entrare. Guarda caso la mia disavventura è iniziata il 21 di quello stesso mese, quando le suore sono andate a Roma a parlare con il Ministro generale.
 
domanda - Ma lei perché era andato a Serra d’Aiello, voleva rendersi conto ancora una volta della situazione?

risposta - Sì, anche perché i dipendenti avevano attuato una protesta, non percepivano lo stipendio da tempo. Li ho trovati sul piede di guerra con manifesti contro don Luberto. 
 
domanda - Perché non le hanno permesso di accedere all’Istituto?
 
risposta - Non lo so, io ho telefonato a don Luberto per avere il permesso e lui mi ha risposto con queste parole: ‘’Come dire di no a padre Fedele che vuole visitare il Papa Giovanni?’’ Però, poi, non ci fecero entrare.
 
domanda - Cosa c’era scritto sul volantino?
 
risposta - Parlavo di amore per i sofferenti, sferzavo i politici ed i religiosi per risolvere il problema e proponevo: ‘’Se non siamo capaci di risolvere l’annoso problema, ogni comunità religiosa e parrocchiale prenda con sé un ammalato del Papa Giovanni! E’ un privilegio, perché è Cristo che entra nella comunità, nella canonica, nell’arcivescovado, nella sede regionale, nel comune. Così sarà chiuso questo doloroso e vergognoso capitolo e i dipendenti siano salvaguardati dallo stato per le loro giuste spettanze’’.
 
domanda - Dopo la revoca degli arresti domiciliari da parte del Tribunale della Libertà di Catanzaro, nel maggio 2006, lei ha trascorso un periodo a Bastia, consigliato dai suoi superiori…
 
risposta - No, non consigliato, ci fu un precetto obbedenziale.
 
domanda - Durante quel periodo, il suo Ministro generale le invia una lettera datata 16 luglio 2006, in cui le scrive così: ‘’... ti consiglio di pensare all’opportunità di presentare la tua richiesta di dispensa dai voti per agire come meglio credi senza che ne sia compromessa l’immagine dell’Ordine’’.
Perché tale richiesta?
 
risposta - E’ inaudito ciò che ha scritto, incredibile ed inaccettabile. Ho 70 anni ed ho ricoperto moltissimi incarichi di rilievo nell’Ordine, sempre a testa alta ed ho servito la mia provincia. Come può questo confratello invitarmi a lasciare l’Ordine? In seguito me ne ha mandato altre, sempre dello stesso tono, mai una lettera di conforto perché ero stato calunniato, mai comprensione. Mi meraviglia questa cosa. Voglio, però, sottolineare che il mio è un grandissimo Ordine, pieno di santi, ma 4 o 5 persone ultimamente, che ricoprono ruoli importanti, sono alla pari di Giuda. E questo scrivilo a carattere cubitali!
 
domanda - E’ un consiglio che sa di Ponzio Pilato, nel senso che se padre Fedele avesse chiesto di sua sponte la dispensa, l’immagine dell’Ordine sarebbe rimasta intatta. E lei avrebbe potuto agire liberamente. Insomma tutti felici e contenti?
 
risposta - Secondo loro sì. Perché avrei dovuto chiedere la dispensa se sono innocente? Non sono io che ho leso l’immagine dell’Ordine, mi sarei dovuto autoaccusare mentre loro non mi hanno mai dimostrato la comprensione necessaria.
 
domanda - Invitandola a dispensarsi in un momento in cui la sua vicenda giudiziaria era ancora all’inizio e conoscendo i tempi della giustizia ed il principio di presunzione d’innocenza, potrebbe sembrare che i suoi confratelli avessero, così, emesso una condanna prima del processo e quindi di una sentenza eventualmente sfavorevole nei suoi confronti. Si persegue la verità, la giustizia o l’importante è non avere noie? 
 
risposta - Questo è molto più grave. Per salvaguardare l’Ordine, mi hanno condannato prima del tempo e fatto una serie di richieste assurde con il fatto di chiedere scusa a tutti, di non parlare quando io devo difendermi. Ci mancava che mi imponessero di chiedere scusa alla suora, che ha infangato l’Ordine e me. Perché il Ministro generale, il provinciale, la Congregazione non hanno mai pensato di parlare con lei e con me? Ho chiesto questo confronto per ben sei volte a tutti i superiori maggiori ed anche al vescovo e non mi è stato mai concesso.
 
domanda - Da tutte le contraddizioni ed irregolarità, anche assurdità, che abbiamo analizzato finora, secondo lei perché è scoppiata questa vicenda?
 
risposta - Questo te lo dirò nel prossimo libro che scriverai, per ora posso solo dirti che per me è chiara l’ipotesi del complotto.
 
domanda - L’Ordinanza di custodia cautelare del gennaio 2006, basandosi solo sul racconto della monaca, è manchevole di riscontri oggettivi, ma non solo. Si evince in maniera chiara e lampante la volontà di volerla fermare in tutti i modi, costruendo un discorso facilmente smontabile visto che non ci sono prove e quelle che vengono riportate sono costruite nemmeno tanto ad arte. Sorge, infatti, il dubbio che gli autori dell’Ordinanza abbiano peccato di ‘ingenuità’, considerando i destinatari dell’Ordinanza, ma anche quanti avessero avuto la possibilità di leggerla, persone con la loro stessa ingenuità. Sono andati addirittura fino a Roma per redigere la denuncia…
 
risposta - Non voglio intervenire sull’operato del PM e del GIP, non spetta a me. Alcune constatazioni, però, bisogna farle: è vero che c’è stato un accanimento nei miei riguardi, sono andati fino a Roma, come dici tu. So che il PM è un cattolico, poi il tempo stabilirà tutto. Sembra ci sia stata collaborazione tra il PM e la monaca. Ma non so.
 
domanda - Qualche mese fa la polizia ha fatto irruzione in una baracca vicino l’Oasi francescana che lei utilizzava per fare penitenza. Hanno portato via le misere cose trovate per analizzarle nel tentativo di trovare prove contro di lei, mentre i media riprendevano e riportavano il fatto con la solita enfasi. E’ al corrente dello sviluppo di quella irruzione?
 
risposta - No, è stata un’azione ridicola anche perché quell’abitacolo era stato fatto con uno scopo preciso: accogliere alcuni ubriachi che venivano all’Oasi e che non potevo ospitare lì per evitare di disturbare gli altri ospiti. Nello stesso tempo non me la sentivo di mandarli via, al freddo, quindi avevo pensato di sistemare alcuni letti per ospitare queste persone. Uno di questi è morto, mentre io ero in Africa, su una panchina di Camigliatello e portato all’obitorio c’è rimasto quindici giorni perché nessuno voleva seppellirlo. Ci ha pensato l’Oasi al mio ritorno. Quando sono arrivati ‘gli astronauti’, come li ho definiti, per portare via ciò che c’era nella stanza, hanno trovato un Crocifisso, tre letti umidissimi, un fazzoletto di carta usato da me che in quel periodo ero raffreddato, una crema che usavo per ammorbidire i talloni visto che sono sempre scalzo. Avrebbero voluto trovare tracce che riportassero ad attività sessuali, invece io andavo là per fare penitenza: non volevo stare in un luogo riscaldato pensando ai miei fratelli ubriachi che soffrivano, allora volevo soffrire con loro. Doloroso sapere che tutto era stato ordinato per dimostrare attività sessuali da parte mia, ma io ora una cosa devo dirla: sono una persona di 70 anni, con tre lauree, una delle quali in medicina e tre specializzazioni, ho girato il mondo, ho un carattere estroverso, nessuno mai mi ha condannato o si è lamentato, possibile che doveva arrivare questa suora per farmi ciò? Ed è possibile ancora che il PM Curreli abbia fatto delle ricerche per accertarsi che io avessi la laurea in medicina?
domanda - Perché?
 
risposta - C’è un accanimento di questo fratello magistrato, come abbiamo detto più volte. Negli anni passati ho frequentato addirittura le sale operatorie della clinica Madonnina e dell’ospedale con grandi professionisti che mi hanno insegnato tanto. Non credeva che io fossi laureato ed è andato ad informarsi all’Università di Messina. E’ assurdo! Sarebbe bastato visionare i giornali dell’epoca, che avevano riportato la notizia dandole addirittura molto spazio, tra l’altro molti cosentini se lo ricordano, proprio a causa del solito clamore mediatico intorno alla mia persona.
 
domanda - All’inizio della vicenda viene fuori il fatto che lei è impotente, notizia poi smentita. Perché?
 
risposta - Siamo ancora nella fase della morbosa curiosità e tra tante cose false dette, questa ci stava bene. Io soffro di prostrata, sono stato anche operato, ciò non comporta l’impotenza allo stesso modo impedisce di avere rapporti sessuali con le modalità raccontate dalla monaca, cioè violenti ed immediati. Insomma, cambiano i tempi del sesso, che diventano più lenti e richiedono circostanze diverse. Per alleviare le sofferenze determinate dalla mai prostrata, assumevo anche un farmaco…
 
domanda - Negli atti si legge che interrogati alcuni medici suoi amici, negano di averglielo mai prescritto.
 
risposta - Infatti me lo ero prescritto da solo, anche se il PM ha avuto dubbi, la laurea in medicina l’ho conseguita davvero. Quindi, ero impotente a commettere il misfatto, non ad avere rapporti sessuali.
 
domanda - L’Ordinanza riporta la trascrizione di alcune intercettazioni telefoniche: sono telefonate personali che lei fa ad alcune sue amiche consenzienti e compiacenti anche di ascoltare le sue parole. Assumono, però, un significato diverso per il PM ed il GIP, quasi a dimostrazione di una personalità deviata e perciò in grado di commettere il reato che le viene imputato.
 
risposta - Il mondo sacerdotale è un mondo che nessuno può scoprire ed il modo di fare apostolato è vario. Il mio, che sono stato sempre sul marciapiede, mi fa incontrare situazioni scabrose in cui devo intervenire. Purtroppo dietro alla telefonata ci sono storie dolorose ed io mi sono prestato a quel gioco per salvare alcune donne. Non posso dire altro perché sono sacerdote.
 
domanda - Il punto su cui voglio soffermarmi non è il contenuto delle telefonate, perché se dall’altra parte del filo c’è una persona consenziente, non vedo il reato e se le donne fossero rimaste scandalizzate dal contenuto della telefonata, avrebbero potuto agganciare. Non lo fanno, evidentemente non sono turbate dalle sue parole. Può essere un peccato perché lei è un sacerdote, sicuramente non è reato, però le telefonate vengono riportate quasi a sostegno di una tesi che vedeva padre Fedele dedito a 360 gradi esclusivamente al sesso. Delineano una personalità perversa. Sono i reati a dover essere perseguiti o la personalità di chicchessia?
 
risposta - Sulla personalità di ognuno di noi non si può fare un processo. Ho grande soddisfazione a rispondere a questa domanda: io mi sento sacerdote in pieno, sento di essere stato chiamato dopo la morte di mia madre, quando ero un bambino. Ciò ha determinato il concetto che ho di tutte le donne, nelle quali vedo, anche in quelle giovani come te, prima la madre, poi la donna. Mai avrei fatto o farei un gesto violento ad una di voi, mai qualcuna ti dirà che io sono stato, non dico violento, ma nemmeno scortese…
 
domanda - Ma allora lei ha avuto a che fare con le donne?
 
risposta - Sì. Si dice che io abbia amato tutte le donne di Cosenza e del mondo, invece…
domanda - Invece?
 
risposta - Solo qualcuna.
 
domanda - Però nessuno l’ha mai vista veramente in atteggiamenti equivoci con una donna. 
 
rispostaVero. Se non mi hanno visto, significa che lo avranno immaginato, il perché non lo so. Ma che se ne può sapere dei fatti personali ed intimi di una persona? Sono orgoglioso di appartenere alla categoria dei peccatori perché Gesù Cristo non è venuto per i giusti, ma per i peccatori ed io non ho mai visto la pagliuzza nell’occhio del fratello, ho sempre visto la trave nel mio occhio così come non ho mai criticato, né mai lo farò perché è scritto: ‘’Non giudicate e non sarete giudicati’’ e ‘’Chi è senza peccato scagli la prima pietra’’. In quel periodo della mia vita, subito dopo il mio arresto, quando si parlava solo di me in televisione e sui giornali, molti, gente dello spettacolo e non, mi sembravano diventati santa Maria Goretti e san Luigi Gonzaga.
 
domanda - Ma il sesso fa parte del mondo…
 
risposta - Certo, ma se ho fatto il voto di povertà è perché i soldi non mi interessano, se ho fatto il voto di ubbidienza è perché la mia volontà l’ho cancellata, se ho fatto il voto di castità, ho voluto donare il mio corpo e la mia eventuale paternità.
 
domanda - Però ogni tanto ha derogato.
 
rispostaAspetta. Il mio voto di castità ha valore perché io sono attratto dalle donne, come è naturale. Ti racconto un episodio: nel ’68, quando ero all’università a Milano, mi trovavo in macchina con un confratello, eravamo fermi dinanzi ad un semaforo. In quel momento passa una ragazza bellissima, era anche il tempo delle minigonne, io la guardo, perché sarebbe stato impossibile non farlo. Due vecchietti poco distanti, avendo visto il mio sguardo, dicono tra di loro: ‘’Come guarda questo frate!’’ Vuoi sapere cosa ho risposto? ‘’Quanto è bella questa ragazza, ma quanto è più bello Colui che l’ha creata! Pace e bene’’.
 
domanda - Se dall’Ordinanza di cui abbiamo ampiamente parlato, togliamo il racconto scabroso della suora sui presunti stupri, rimane un documento discutibile e pieno di contraddizioni che si rivelano immediatamente a suo favore. Purtroppo, chi l’ha avuta nelle mani si è lasciato ottenebrare dal sesso violento raccontato dalla suora al punto che poi non ha letto o capito bene i passaggi in cui non si parlava di sesso, pieni, invece, di errori ed inesattezze. Perché, nonostante la libertà dei costumi nel mondo d’oggi, il sesso facile e libero, giornali e televisioni che ne parlano in continuazione senza reticenze mostrando anche immagini di sesso spudorato, libertinaggio e mercimonio del proprio corpo, si diventa ad un certo punto dei puritani? Come spiega lei questa contraddizione nel modo di vedere e vivere il sesso?
 
risposta - Alla prima parte della domanda, ti dico subito che nel romanzo sessuale della suora c’è veramente tanta fantasia; alla seconda domanda ti rispondo dicendo che il tutto appartiene al mondo degli scandali. Degli scandali paolini, nel senso che chi si scandalizza, generalmente, è più peccatore dell’altro, ecco perché nostro Signore ha parlato della pagliuzza nell’occhio. Perché quando ha detto: ‘’Chi è senza peccato scagli la prima pietra’’ nessuno l’ha scagliata? Perché c’erano delle persone più adultere dell’adultera che volevano lapidare. E’ una condizione dell’uomo, l’ingratitudine, che fa dimenticare le proprie colpe e vede solo quelle degli altri.
 
domanda - Ma il sesso è una colpa?
 
rispostaNo, il sesso ha un valore inestimabile perché se noi siamo adesso qui a parlare, è perché i nostri genitori non hanno guardato sempre la televisione… è bellissimo, è meraviglioso, perché solo così c’è la continuazione del mondo. Il Signore, quando ha detto: ‘’Moltiplicatevi’’ sapeva che l’uomo avrebbe provato piacere nel moltiplicarsi, piacere che se fosse mancato, forse nessuno si sarebbe sposato.
 
domanda - Ci sono molte frustrazioni e nel terzo millennio, non avrebbero ragione di esistere, anzi stridono con tutta la libertà di costumi che ci circonda, ad ogni livello. Senza tralasciare che i tabù sono scomparsi (o sembrano) da tanto e che nemmeno si può pensare che questa anomalia possa afferire ad alcun retaggio. E’ una contraddizione preoccupante, pericolosa, la spia di un problema difficilmente individuabile in una società malata, sine dubio. Se così non fosse, invece, cioè se tutti, o quasi, fossero liberi in campo sessuale di parlare ed agire perché tutta questa pruderie? Allora, o siamo americani, puritani ed ipocriti che si scandalizzano (o fingono) per quello che creano loro stessi, salvo poi imporlo al villaggio globale per ‘business’, o siamo scandinavi, quindi liberi. Noi italiani, né l’uno, né l’altro, ristagniamo in un limbo virtuale che impedisce di ‘essere’ in un preciso modo e di cui la sua vicenda   ne è il prodotto più diretto, congeniale, evidente. Se nelle intenzioni della Chiesa si voleva mettere a tacere tutto, non meraviglia poiché sono parte integrante e fors’anche fondante di questo limbo.
Imporre il celibato per essere un altro Cristo, è una bestemmia, si può cercare di seguire la sua strada, ma per essere paragonato a Lui l’uomo è troppo piccolo, fallace, finito. E peccatore. Ed è per lui che Cristo è venuto. E’ questo il corollario di tutto, o forse è proprio l’assioma.
Ma perché da una parte c’è tanto libertinaggio e dall’altra tanta ipocrisia?
 
risposta - Perché siamo falsi! E non viviamo secondo lo spirito evangelico.
 
domanda - Ciò significa che il sesso dovrebbe essere vissuto non in maniera peccaminosa, bensì gioiosa come l’amore, l’amicizia?
risposta - Brava! Né tanto meno giudicare quando ci si trova dinanzi a scelte di infedeltà, ma dialogare, comprendere.
 
domanda - Mi sembra che il celibato dei sacerdoti non sia una regola nata con il Cristianesimo…
 
risposta - E’ vero, anche perché gli apostoli erano sposati, eccetto san Giovanni. Fino al IV secolo si potevano sposare, poi con un Concilio si decise il celibato.
 
domanda - Non l’ha detto Cristo.
 
risposta - No, ma sarebbe meglio non sposarsi, anche Paolo lo dice. Nel Vangelo troviamo delle cose riguardo al matrimonio ed alla maestria e psicologia del sacerdote. Ti ricordo l’incontro di Gesù con la Samaritana al pozzo di Giacobbe. Il Signore sapeva tutto quando dice alla Samaritana di chiamare il marito. Lei dice che non ha mariti ed il Signore non la rimprovera nonostante sapesse che ne aveva avuti cinque e l’ultimo non era neanche suo marito. Guarda come è stato, invece, delicato dicendo: ‘’Hai risposto bene perché i primi mariti non erano mariti e l’attuale non è marito’’ e lei si è accorta di ciò.
 
domanda - Vede un grande divario tra quanto detto da Gesù Cristo ed il dettato della chiesa?
 
risposta - Non in tutto.
 
domanda - Mi riferisco alla Chiesa come istituzione. Basta guardare la povertà che non c’è in quegli ambienti quando Cristo l’ha posta a fondamento della nostra vita… Dov’è la povertà nella Chiesa?
 
risposta - E’ vero, dove non c’è povertà nella Chiesa, lì non c’è Cristo, non l’ho detto io, ma persone più grandi di me.
 
domanda - Allora hanno ripudiato Cristo?
 
risposta - Ti riporto l’interpretazione del Vangelo: Gesù Cristo venne nella sua terra e non l’hanno ricevuto.
 
domanda - Anche lei è stato allontanato dai conventi.
 
risposta - Sì, molti dei quali li ho ristrutturati io con le relative chiese. Ora non posso andare nemmeno all’Oasi francescana.
 
domanda - Ma il Vangelo è sempre il fondamento della sua vita?
 
risposta - E’ la mia regola magna, il Vangelo.
 
domanda - E le donne?
 
risposta - In che senso?
 
domanda - Dopo i problemi determinati dalle accuse della suora e delle altre donne che l’hanno accusata ingiustamente, la sua idea sulle donne è cambiata?
 
risposta - Ti rispondo da uomo e da sacerdote. Come uomo in un primo tempo ho odiato le donne, ma subito dopo, pensando che mia madre, mia sorella, le mie nipoti, le mie amiche sono donne, ho pensato da sacerdote: se qualcuna mi ha condannato ce ne sono state milioni che mi sono state vicine al punto da commuovermi.
 
domanda - E delle suore cosa pensa adesso?
 
risposta - Bè, non tutte le suore sono uguali. Vedi, di fronte c’è l’immagine di santa Teresina del Bambino Gesù, è la mia innamorata, ho letto la sua autobiografia quando ero giovane. Ce ne sono altre che ammiro come suore e come donne, per esempio santa Margherita da Cortona che è stata una grande peccatrice e poi si è messa una corda al collo. Sono suore meravigliose da prendere come esempio.
 
domanda - Cosa pensa dell’attuale società?
 
risposta - E’ divisa in tre categoria: i ricchi sfondati, i borghesi e i poveri. Coloro, cioè, che vivono una povertà indicibile.
 
domanda - Quelli che lei conosce meglio?
 
risposta - I dimenticati, i poveri più poveri sono coloro i quali senza ipocrisia vivono da poveri, ai margini della società e dell’interesse delle istituzioni ed anche degli uomini comuni. Non li vuole nessuno. Poi c’è la povertà nascosta, propria delle persone che in apparenza conducono una vita decente, ma che in realtà non hanno il denaro nemmeno per i bisogni primari. Quanti di loro venivano da me sembrando quasi ricchi, poi si confidavano e mi chiedevano aiuto per mangiare. Questa è la povertà nascosta, molto diffusa e da temere, perché non ci sono dati certi visto che non si possono fare rapporti ufficiali su un qualcosa che sembra non esserci. Prima o poi potrebbe scoppiare come una bomba e gli effetti non sono immaginabili. Che conseguenza pensi che avrebbe la notizia di un aumento illimitato delle cifre ufficiali dei poveri?
E poi c’è un’altra povertà, che non riguarda l’aspetto economico, quanto quello morale. Ci sono fratelli che hanno vissuto esperienze così singolari e misere che non voglio nemmeno raccontare. Quando la solitudine estrema incontra la fame in ambienti degradati, allora nascono situazioni che i più chiamano degeneri. C’è quasi l’umanità che viene accantonata per far posto alla bestialità ed un eventuale recupero di questi soggetti risulta difficilissimo, perché non riescono a dimenticare le mostruose esperienze che lasciano il segno, sono delle piaghe incancrenite destinate a rimanere tali. Qui ci vuole solo la preghiera e la mano di Dio misericordioso. Di casi così ne ho visti, purtroppo, ed anche molti e non solo all’Oasi. Basti pensare alle donne violentate che si sono confessate con me, quelle non dimenticano niente degli attimi terribili che hanno cambiato la loro vita, altro che dimenticanze sulle date, luoghi, ecc. Dinanzi a queste cose, mi interrogo, anzi interrogo tutti voi: perché non rendersi conto di quanto di bello e buono ci è stato dato dalla vita, perché cercarsi i guai con la droga ed altro, perché volere sempre di più ad ogni costo, perché non ringraziare Dio in eterno aiutando e comprendendo il prossimo che non vive la nostra stessa situazione?
 
domanda - Adesso non saprei più cosa chiederle.
 
risposta - Ti aiuto io, chiedimi dell’Oasi.
 
domanda - Quando è nata?
 
risposta - Nel lontano 1985 prendemmo in affitto un appartamento a corso Mazzini e lo adibimmo a mensa dei poveri, era il cenacolo francescano. Molti se lo ricorderanno ancora. Dopo qualche tempo, ci fu l’esigenza di accogliere i poveri anche di notte ed affittammo una casa a Casali, dove nacque Futura, la madre dell’Oasi, potremmo definirla. Grande, fu in questo momento, il contributo dei ragazzi ultrà, sono stati loro ad aiutarmi concretamente per mandare avanti un progetto che sognavo fin da piccolo, quando ho sofferto non solo per la morte di mia madre, ma anche per motivi economici. Non erano i tempi di oggi. Il grande amore, poi, che mia madre mi aveva inculcato per i poveri, ha fatto sì che io li tenessi sempre presenti nella mia vita.
 
domandaE gli ultrà?
 
risposta - Non mi trovo ad essere ultrà per il pallone, come potrebbe sembrare, però mi ritrovo frate per il pallone. Partecipavo alle partite e preferivo non andare in tribuna, ma in curva tra gli ultrà ed è stato un amore a prima vista. Sapessi quanti disordini ho evitato che scoppiassero, quanti ultrà ho portato in chiesa, al matrimonio, in Africa con me, dove hanno dormito per terra, si sono ammalati di malaria! L’Oasi francescana nasce con questi ragazzi, perché hanno un grande cuore, un grande spirito di libertà che permette loro di travalicare le frontiere che spesso i benpensanti frappongono con le diversità. E poi se ne parla in modo distorto! Può esserci qualcuno più scalmanato, ma la regola è un’altra.
 
me Santa margherita da Co
 
posso paragonare a suor , che perdono e sottdomanda - Quindi, ragazzi ultrà che si adoperavano per aiutare i poveri della mensa, da aiutati ad aiutanti.
 
risposta - Non erano solo collaboratori, erano ideatori insieme a me. Con gli ultrà abbiamo fondato l’Oasi, un’opera grandiosa iniziata da quelle due stanze di corso Mazzini e c’era tale attaccamento ai poveri che era sempre affollatissima, scoppiava di persone. Ecco perché, in breve, quel luogo era diventato anche il rifugio degli ultrà, che invece di andare per le strade ed incontrare pericoli, venivano con me a fare le bandiere per le partite fino a mezzanotte, organizzavamo i raduni, pensavamo ai disagiati, ogni giorno ce n’era uno nuovo. Quante mamme mi hanno ringraziato!
 
domanda - L’amore per i poveri è un carisma o nasce da una situazione analoga vissuta nella propria vita o altro?
 
risposta - Viene dal di dentro, è una questione di cuore. Questi ragazzi mi hanno insegnato tante cose.
 
domanda - Come ha fatto a costruire un’opera così grande!
 
risposta - Con l’amore e l’aiuto del Signore! E poi non l’ho costruita io, l’avete fatta voi.
 
domanda - Sì, ma è troppo grande, piena di servizi. Difficilmente si realizza una costruzione così in breve tempo.
 
risposta - La città di Cosenza e non solo, mi ha donato soldi a palate. Ti dico che se io avevo bisogno ad esempio di mille euro per l’Oasi e loro me li davano, io li investivo tutti, oserei dire mille e uno non novecentonovantanove. Lì nell’Oasi c’è il buon cuore dei cosentini e di altri.
 
domanda - Dopo tutto quello che ha fatto, come si sente ora che un precetto obbedenziale le impedisce di avvicinarsi all’Oasi ed alle persone che ci vivono?
 
risposta - Sto soffrendo molto perché è un precetto che mi hanno fatto qualche tempo dopo l’inizio della vicenda. Lo sto osservando, ma Dio non permetterà che io vacilli, come è scritto nella Bibbia. Sono sicuro che tornerò all’Oasi.
 
domanda - E’ la cosa che le manca di più?
 
risposta - Per me l’Oasi è come l’aria, io soffoco adesso, mi sento morto,
 
domanda - Soffre più per l’Oasi che per la vicenda che le è capitata?
 
risposta - Sono due cose che si intersecano; sono ormai due anni che sono fermo, vivo la mia solitudine in maniera molto drammatica...
 
domanda - Anche perché finora non l’aveva mai provata visto che è stato sempre attorniato da tanta gente?
 
risposta - Vivevo tra la gente, sono un frate da marciapiede.
 
domanda - Negli anni ‘80 andò in Etiopia per aiutare la popolazione colpita da una storica carestia. In una sua vecchia intervista si legge che era rimasto colpito dalle tante mani ossute e tese verso la sua persona per chiedere qualunque cosa, quasi un gesto spontaneo non appena vedevano uno straniero.
risposta - E’ così. Avevo portato solo un camion pieno di viveri, ma era troppo poco, ricordo bene quando davo ai bambini le confezioni piccole di Nutella, mangiavano anche la plastica. Guardate, la fame è una cosa indescrivibile ed i miei occhi hanno visto tanta gente morire di fame: bambini con semi di grano nella mano morti sui cigli delle strade perché non avevano avuto la forza nemmeno di mangiare quei pochi semi. E’ allucinante e queste cose le porto sempre con me, sono dentro di me...
 
domanda - E’ per questo che ha deciso di interessarsi anche della fascia equatoriale dell’Africa?
 
risposta - Sì, ma non solo, sono intervenuto anche in altre realtà, come in alcuni casi di alluvioni, poi nel Kossovo, nelle zone colpite dallo tsunami. Non ho mai mandato soldi, ma sono andato io a portare gli aiuti, spesso con gli ultrà.
 
domanda - Chi è il missionario secondo lei?
 
risposta - E’ quello che ha distrutto la vita, ‘che strappa la vita per voi’, come dice san Paolo.
 
domanda - C’è un episodio di povertà che l’ha più colpita e che ancora ricorda?
 
risposta - Sono tanti, anche qui a Cosenza ne ho visti. Una volta una donna è venuta da me con una pistola nella borsa, voleva uccidersi perché non aveva il pane per i suoi figli. Non sapevo che fare, sulle prime ho avuto paura che si sparasse subito, ho cercato di parlarle, mi ha raccontato la sua vita, mi sono fatto dare la pistola rassicurandola e dicendole di venire il giorno dopo. Ho fatto un paio di telefonate ed ho raccolto un milione e mezzo di lire! Questo era il miracolo, bastava che chiedessi e subito tutti mi davano i soldi. L’ho aiutata, la mia forza è la divina Provvidenza. In Africa è quotidiano l’incontro con la miseria nera. Vedi ad esempio la bambina che ho portato in Italia, non immagini gli aiuti che ho avuto per lei. Mi è dispiaciuto una cosa, che durante la mia vicenda hanno cercato di trovare strani giri anche in questo caso. C’è tanta cattiveria. Ma non solo...
 
domanda - Ci sono molti benefattori?
 
risposta - Moltissimi, anzi di più.
 
domanda - E’ probabile che tutte le cose che lei ha fatto nella sua vita abbiano provocato invidia e che per questo l’hanno fermata? O l’Oasi è nelle mire di qualcuno per cui bisognava distruggere padre Fedele?
 
risposta - Entrambe, credo. Ma non posso dirlo con certezza assoluta, come invece grido che il reato non l’ho commesso, lo scriverei su mille striscioni e ci tappezzerei la città e poi da nord a sud, da est ad ovest.
 
domanda - Ma un motivo ci sarà stato, seppure ancora ignoto.
 
risposta - E forse voi giornalisti potrete scoprirlo!
 
domanda - Cosa farà ora nella vita?
 
risposta - Andrò a vivere con i poveri, andrò all’Oasi se non mi manderanno via...
 
domanda - E già, adesso è povero anche lei!
 
risposta - Di più, sono misero, voglio costruirmi una capanna vicino all’Oasi se là non mi vorranno. Sono uno zingaro ora, spero anche di andare in Africa per aiutare e so che i cosentini non mi abbandoneranno,
 
domanda - La costruirebbe un’altra Oasi?
 
risposta - Ne voglio costruire altre cinque.
 
domanda - Tutte a Cosenza?
 
risposta - No, in varie parti d’Italia e del mondo. Da quando mi hanno fermato, sono morte tante persone di fame, non riesco ad aiutare nemmeno chi ha bisogno di qualche decina di euro.
 
domanda - E’ questa la cosa che le fa più male?
 
risposta - Brava, hai colpito nel segno, non è tanto il danno fatto a me, quanto il male fatto alle persone in difficoltà che sono l’immagine di Cristo.
 
domanda - Come ha vissuto l’esperienza del carcere?
 
risposta - Ho sofferto molto. Il freddo innanzitutto, non funzionavano i termosifoni ed è stata una settimana gelida, non mi sono bastate otto coperte e dormivo anche con l’abito.
 
domanda - E’ stata un’occasione per comprendere una realtà diversa, un’esperienza che mancava nella sua vita?
 
risposta - Sì, è stata una bella esperienza, sapessi quante lettere ho ricevuto da tutti i carceri d’Italia. Infatti voglio fare qualcosa per i carcerati.
 
domanda - Ultimamente le è stato chiesto di consegnare l’abito.
 
risposta - Ti sembrerà strano. E’ una cosa che mi sta lacerando. L’ho sempre indossato, mi hanno tolto il cuore e la mia seconda pelle. Non cammino più con la naturalezza di prima, mi sento impacciato senza l’abito, non so se questa la supererò.
domanda - Dopo la sospensione a divinis, il divieto di vivere nei conventi, la consegna dell’abito, quale sarà la prossima?
 
risposta - Mi hanno fatto due ammonizioni dicendomi di ritrattare quanto detto nella conferenza stampa che ho tenuto appena sono stato messo in libertà.
 
domanda - Cosa aveva detto?
 
risposta - Ho detto che i miei superiori mi hanno abbandonato ed è vero perché se io scrivo 35 lettere al mio provinciale e lui non risponde nemmeno ad una, che significa? E poi ho difeso Antonello e ho detto all’avvocato della suora che non deve dire cose che non corrispondono a verità, perché in questo caso, ogni volta io risponderò attraverso la stampa. La prima ammonizione prevedeva di ritrattare tutto per mezzo stampa e ci sono stati anche altri divieti, come non rilasciare interviste. Mi è costato, ma ho obbedito a tutto chiedendo di annullare la prima ammonizione, invece mi hanno ammonito di nuovo. La loro intenzione è chiara perché vogliono estromettermi dall’Ordine, ma ora sono io che chiedo di uscirne. Rimanendo sacerdote.
 
domanda - Anche francescano nell’anima?
 
risposta - Sempre! Sarò con i poveri per tutta la vita, sarà una testimonianza di povertà.
 
domanda - Cosa ha provato quando ha appreso che Antonello stava dividendo la sua stessa sorte?
 
risposta - Mi è dispiaciuto molto e nella conferenza stampa ho lanciato un messaggio per lui e il giudice Caruso che sono estranei come me in questa storia. Antonello, purtroppo è stato accusato anche da un’altra donna...
 
domanda - Che ha avuto problemi con la giustizia, vero?
 
risposta - Mi dispiace, Antonello per me è un figlio ed è innocente, è stato il primo ospite dell’Oasi francescana.
 
domanda - La gioia e l’ottimismo che l’hanno caratterizzata, specialmente quando dagli spalti trascinava le folle, le appartengono ancora?
 
risposta - Attualmente mi sento legato, ma con l’aiuto di Dio spero di tornare ad essere quello di prima ed a trasmettere la gioia di vivere.
 
INDICE
Introduzione
 
I PARTE
Antefatto
Le sviste dell’Ordinanza
1.Ulteriori elementi a sostegno dell’ipotesi accusatoria
            2. I gravi indizi di colpevolezza degli indagati
3. I presunti abusi
3.a-Le imprecisioni in ordine alle date dei presunti abusi e alle telefonate 
4. Il pasticciaccio della denunzia
5. Conferme in ordine alla credibilità soggettiva della p.o.
6. Conferme circa l’attendibilità intrinseca del racconto della donna  
7. Le telefonate
7a. Gli SMS di minaccia pervenuti sulla nuova utenza in uso alla p.o. e la telefonata  del 20 ottobre 2005
8. Le conferme circa l’attendibilità estrinseca del racconto della donna relative a P. Fedele
9. Refusi, i (più evidenti) dell’Ordinanza
II PARTE
 
(Suor T. o G.A. o A. sono le iniziali del nome della suora.)
 
‘’Le cose non dette’’ non vuole essere un libro su padre Fedele, come può sembrare dal titolo e dal contenuto, bensì un'esposizione di fatti inediti e anomali riguardanti la vicenda, senza la pretesa di voler dichiarare, né dimostrare, l’innocenza o la colpevolezza dell’indagato.
Attraverso la disamina dell’Ordinanza di custodia cautelare del 23 gennaio 2006, l’intervistato diventa lo strumento diretto per esplorare un caso giudiziario che genera diverse perplessità in chi vi si addentra.
Imprecisioni e contraddizioni inspiegabili emergono da una lettura sufficientemente attenta della suddetta Ordinanza, alimentando una serie di dubbi in merito ad una certa superficialità adottata dagli inquirenti nel redigerla. E ciò si inquadra in una problematica ben più ampia, in cui padre Fedele diviene lo strumento indiretto per ‘parlare’ non solo dell’attuale sistema giudiziario con tutti i suoi punti deboli, ma anche di quello mediatico. Quest'ultimo non si è certo risparmiato in tutta la vicenda, risparmiandone, invece, proprio i particolari imprecisi e contraddittori analizzati nel testo, a vantaggio di dettagli scabrosi, che pur stimolando la fantasia di molti, non hanno reso un preciso servizio di informazione.
L’Autrice
 
Un excursus tra le vicende giudiziarie del Monaco di Cosenza e le sue vicende personali in 70 anni di vita, tra domande e risposte sagaci. Si delinea un quadro nuovo della storia, senza voler dire che padre Fedele è innocente. O colpevole.
Solo che dalle ‘carte’ non si evince, nella fattispecie nell’Ordinanza di custodia cautelare del 23 gennaio 2006, considerata quasi la madre di tutte le carte che seguiranno.
E se carta canta, come suol dirsi…
 
21-1-15

©Francesca Canino