‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

03 gennaio 2015

Cosenza, la città di Telesio


A grande richiesta, per la serie ''La città di...''

Telesio

Il primo degli uomini nuovi tra filosofia e medicina

Il filosofo-scienziato Bernardino Telesio nacque a Cosenza nel 1509. Sindaco ordinario dei Nobili della città nel 1554, fu il primo degli 'uomini nuovi', come lo aveva definito Bacone, se per uomo nuovo si intende colui che travalica ogni limite e condizionamento nell'indagine filosofica e si pone dinanzi ad essa con una mentalità diversa da quella dei suoi predecessori, quindi del tutto nuova. La vera novità del pensiero telesiano è rappresentata dalla 'libertas philosophandi': Telesio rivendicò sempre l'assoluta autonomia della sua indagine da ogni pregiudiziale di ordine religioso e filosofico. “Noi abbiamo seguito il senso e la natura e nient'altro, quella natura che concordando sempre con se stessa agisce ed opera sempre allo stesso modo”, così si espresse Telesio per presentare la sua filosofia come la più umana e la più terrena possibile. E ancora: “C'è da temere insomma che a me, oramai vecchio ed abbattuto dai molti dispiaceri, non sia più lecito esporre a suo luogo quella teoria e quella parte della disciplina medica che è molto vicina alla filosofia (quae philosophia proxima est)”. Forse Telesio aveva in mente di elaborare un vero trattato di medicina che a causa della tarda età e degli acciacchi pensò di non poter comporre. Ai suoi tempi, lo studente che all'Università studiava le 'artes', cioè le discipline filosofiche e scientifiche e non teologia o diritto, era costretto a studiare la medicina. Nel '500 molto spesso il filosofo era anche medico ed esercitava tale professione, come fece Agostino Doni, cosentino contemporaneo di Telesio e, nella prima metà del '600, il medico di Tarsia M. A. Severino, maestro a sua volta di T. Cornelio, un altro famoso medico e filosofo cosentino.
Nel 1586 Telesio riuscì a pubblicare, integro nei suoi nove libri, il “De Rerum Natura Iuxta Propria Principia”, il capolavoro telesiano che studia la natura solo 'iuxta propria principia', solo, cioè, secondo i principi insiti in essa, una realtà strettamente e rigorosamente fisica, percebile esclusivamente con i sensi. Per questa ragione dovette studiare anche quell'ente che, seppure ritenuto ai suoi tempi perfetto rispetto agli altri, era considerato il fine della creazione: l'uomo. Telesio affrontò questioni specifiche di anatomia e fisiologia, circa un terzo della sua opera contiene una trattazione della struttura anatomica dell'uomo, del suo processo di generazione e riproduzione, del suo sviluppo e accrescimento e anche di specifiche e particolari attività che negli animali sembrano non esserci. Il filosofo si soffermò sui movimenti del cuore, delle vene, delle arterie e sulle pulsazioni (pulsus) da essi compiute, sebbene al suo tempo non si conoscessero i meccanismi della circolazione sanguigna. Ammise anche che i vari stati d'animo e le differenti condizioni fisiologiche in cui l'uomo viene a trovarsi determinano una diversità di pulsazioni. Nel libro VII del 'De Rerum Natura', Telesio approfondì lo studio sui sensi del gusto, dell'olfatto e della vista (argomenti che si ritrovano anche negli opusculi 'De Coloribus' e 'De Colorum Generatione'). Descrisse la struttura dell'occhio e spiegò la sua ipotesi secondo la quale la luce permette all'uomo la visione. Altre sue teorie scientifiche sono esposte nel 'De usu respiratione', in cui il filosofo sostenne che la respirazione è stata data all'animale non per diminuire il suo calore, ma per mantenerlo ed aumentarlo. Proprio nel caldo eccessivo individuò la causa della febbre, esposta nel libello 'De causis febrium'. Affrontò anche il problema della generazione e il modo in cui i due sessi vi concorrono, in massima parte identica in tutte le specie viventi, frutto dell'unione del seme maschile e di quello femminile; nei mammiferi l'utero materno serve, secondo Telesio, a fornire il caldo necessario per lo sviluppo del feto.
Grande importanza hanno le opere cosiddette minori nella ricostruzione degli studi medici di Telesio. Dal 'De Saporibus' al 'Quod animal universum ab unica animae substantia gubernatur' al 'De Somno', forse lo scritto più perfetto della 'telesina philosophia' che insieme al 'Quod animal' e al 'De Rerum Natura' fu messo all'Indice. In quest'opera Telesio asserì che le cause del sonno devono essere ricercate solo in ciò che all'animale accade proprio durante il sonno ed enumerò le cose “quae somnos faciunt”, cioè che producono il sonno. Dopo aver spiegato perché durante il sonno gli uomini parlano e si muovono senza che da svegli ci si ricordi di ciò, affermò che lo spirito, nell'esercizio delle proprie attività, si consuma continuamente, ha bisogno quindi di rifarsi, mentre le parti esterne del corpo, proprio per questo, nel sonno diventano 'stupide e torpide'. Alcuni sono dormiglioni per la costituzione umida e fredda del loro corpo, altri, invece, soffrono d'insonnia, come i vecchi in special modo: “quod crassissimus est ipsorum sanguis, itaque et spiritus longe tenuissimus et qui immobilis diu esse nolit - perchè il loro sangue è molto denso e per questo il loro spirito è tenue al massimo e tale che non vuole restare a lungo immobile”.
Gli studi sul sonno furono senza dubbio tra i più interessanti e impegnativi a cui il filosofo si dedicò, ma rimane ora da sciogliere un interrogativo: che cosa intese Telesio per spirito? Niente altro che il risultato ultimo dell'azione assottigliante del caldo sulla materia: essa potrà essere tanto sottile da risultare quasi impercettibile ai sensi, ma non potrà non continuare ad essere materia e come tale ad occupare dello spazio. Materia, dunque, e in alcuni passi delle sue opere sembra che detto spirito si identifichi a volte in ciò che oggi è denominato 'sistema nervoso'. In riferimento alle funzioni che il filosofo attribuì allo spirito, non si può non pensare che egli abbia intuito l'esistenza dei centri nervosi e la propagazione degli impulsi, seppure in maniera empirica. Allo stesso modo percepì che negli anziani il sangue può diventare più denso, specialmente con l'immobilità e dare luogo a diverse patologie che colpiscono oggi migliaia di persone.
Da attento osservatore della natura e dell'uomo, Telesio era riuscito a comprendere alcuni meccanismi che regolano il mondo fisico, il corpo umano e le sue funzioni, quasi un pioniere della moderna scienza medica. Scrisse Luigi De Franco, il primo e più grande studioso del filosofo cosentino: “Non voglio definire Telesio precursore, come si fa anche per altri, ma un osservatore, pensatore, studioso in bilico tra natura e religione. Quando la bilancia pendeva soprattutto dalla parte della natura, mal riusciva a bilanciarla, ma doveva tuttavia riuscirci”.
Forse questo è stato l'unico, grande limite al suo pensiero, imprigionato, suo malgrado, dalle pesanti direttive della chiesa del tempo.
 
3-1-2015
©Francesca Canino

 

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