‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

16 marzo 2017

Un nuovo Rinascimento è necessario


da "Il Quotidiano della Calabria", 17 marzo 2011

IL 17 MARZO di 150 anni fa, il Parlamento italiano sanciva la proclamazione del Regno d'Italia dopo secoli di divisioni e invasioni, conflitti, trattati e spargimenti di sangue. Si era giunti all'unificazione, sebbene incompleta, della penisola italiana, un processo durato parecchi decenni in cui uomini valorosi e idee nuove comparvero sulla scena della storia italica. Ma alle soglie del secolo e mezzo dall'Unità, numerose sono le polemiche sorte intorno all'anniversario, che rappresenta tuttavia una meta importante per la nostra storia, sempre più spesso rinnegata, oltraggiata, obliata. Ecco perché, in occasione del conferimento della cittadinanza cosentina allo storico calabrese Rosario Villari, gli abbiamo posto alcune domande su ciò che rappresenta la storia oggi, per studenti e cittadini.
Historia magistra vitae, lo è ancora?
Domanda difficile: a noi che studiamo la storia capita di dove constatare che essa spesso non insegna ciò che dovrebbe, si ripetono gli stessi errori. Qualche volta è magistra vitae, a volte sfortunatamente non lo è.
Lacune storiche: perché tanti avvenimenti non trovano spazio nei libri di storia?
In parte sono giustificate perché ci sono degli avvenimenti di carattere più generale, nazionale, che in qualche modo incorporano anche i singoli avvenimenti verificatisi nelle regioni. Si commette però un torto, un'ingiustizia, poiché in questo assimilare le esperienze particolari a quelle più generali, si compie un atto di dimenticanza verso persone che hanno sacrificato la loro vita per un ideale, un obiettivo collettivo. In questi casi bisognerebbe fare il possibile per evitare le lacune, perché il riconoscimento della generosità, del senso di giustizia, della dedizione all'interesse generale, specialmente in questa fase in cui prevale spesso l'interesse individuale ed il particolarismo più gretto, alcuni momenti personali di generosità e sacrificio possono essere esemplari e rappresentare un contrasto con gli aspetti negativi della realtà attuale.
Sarebbe utile, quindi, colmarle?
Sì.
Il Risorgimento dal punto di vista di un Meridionale.
E' stata l'occasione per dare al Mezzogiorno la consapevolezza dei suoi problemi e una dimensione più ampia nella concezione dei rapporti sociali, della cultura, della scienza, del sentirsi parte di una comunità forte come una nazione che è più forte di una provincia, di una sezione, di una parte incompleta. Il Risorgimento è tutta l'esperienza di una nazione meravigliosa come quella italiana.
Il personaggio più attuale del Risorgimento?
Questa è una domanda difficile: è arduo, infatti, individuare un personaggio, io gliene dico tre, anzi me li dica lei.
Mazzini, Garibaldi e Cavour?
Siamo d'accordo
Un altro Risorgimento è possibile?
E' necessario direi.
La storia si ripete e la storia la fanno i vincitori, quanto sono vere le due citazioni?
Purtroppo, devo dire, in parte sono vere. Fare la storia dei vincitori è la cosa più conveniente e più facile. Quando si ha la vocazione a scrivere la storia generale, si deve fare uno sforzo per comprendere anche i vinti, per comprendere le loro ragioni ed i loro sogni, perché a volte i perdenti sono quelli che hanno sognato le cose più belle e allora lo storico deve cercare, per essere un vero storico, di scrivere la storia dei perdenti e di rinunciare ai vantaggi che si hanno a fare la storia dei vincitori.
Sa che tra gli studenti di oggi lei non riscuote tanta simpatia per il fatto che devono studiare i libri che ha scritto? E' stato conveniente o no, quindi, scrivere?
Non ho fatto questa esperienza, anzi ho parlato sempre con persone che erano contente di aver studiato sui miei libri, a volte le loro considerazioni mi hanno spinto a rivedere i miei limiti. Mi piacerebbe conoscere gli studenti a cui risulto 'antipatico' e riuscire a trasformare la loro antipatia in una critica che mi aiuterebbe.
17-3-2017
© Francesca Canino


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