Gruppetti di persone affollano quotidianamente lo
spazio antistante la sbarra del Pronto soccorso dell’Annunziata. Sono i
familiari dei pazienti che attendono di essere curati nella porta d’accesso
dell’ospedale cittadino. Ore sotto il sole cocente, seduti per terra ad
aspettare che arrivino notizie sullo stato di salute dei loro cari. E la sera
sono ancora là, i tempi del Pronto soccorso sono estremamente lunghi, ma i
familiari degli ammalati resistono a tutto, sperando che il sacrificio non si
riveli vano.
In ospedale non si entra più come nei mesi scorsi, l’emergenza
determinata dalla SARS-CoV2-19
ha imposto nuove regole – legittime - da rispettare per evitare contagi. Alcune
direttive, però, devono essere riviste per impedire che i pazienti rimangano
completamente da soli, considerata la penuria cronica di personale che affligge
l’ospedale e, di conseguenza, i tempi dilatati che un accesso al Pronto
soccorso richiede in queste condizioni. I familiari devono essere messi in
condizione di entrare – uno per paziente – nei locali del Pronto soccorso e
delle altre Unità operative per assistere i loro congiunti e avere notizie
immediate sul loro stato di salute.
Si creino,
pertanto, nuovi percorsi in sicurezza in tutto il nosocomio, poiché tutti i
malati devono avere un familiare al proprio fianco. Non si può dimenticare il
messaggio inviato dalla giovane donna deceduta nei giorni scorsi all’Annunziata
per cause da accertare, con cui informava il marito di essere sola da ore. Se
avesse avuto qualcuno vicino non sarebbe morta in solitudine.
Urge una riorganizzazione
immediata del’Hub cosentino, visto l’aumento dei contagi nella nostra regione e
la carenza di strutture sul territorio in grado di prestare cure a chi ne ha bisogno.
Cosenza, 2 settembre 2020
© Francesca Canino
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