‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

29 settembre 2021

Cosenza. Piazza Fera, urgono controlli super partes

 


21 Giugno 2020

La Sismlab srl, spin off dell’Università della Calabria, è stata incaricata dal comune di Cosenza ad effettuare le verifiche tecniche sulla staticità di piazza Fera. La società dovrebbe compiere i test sulle travi in acciaio, il cui mancato collaudo ha determinato il sequestro giudiziario della piazza. Ma, nonostante sia stata pubblicata la determina di affidamento dei lavori per un importo di 28.500 euro, il responsabile della società ha fatto sapere che non c’è ancora un accordo formale con il comune. Sembrava il contrario, ma probabilmente la Sismlab intende ponderare bene prima di accettare il gravoso incarico.  

Circa un mese fa, il Tribunale del Riesame ha respinto l’istanza di dissequestro di piazza Fera presentata dall’avvocato Carratelli su mandato del comune di Cosenza. Istanza azzardata, visto il contenuto del decreto di sequestro datato 17 aprile 2020: dalle intercettazioni, infatti, si sono apprese notizie raccapriccianti come il mancato collaudo della piazza e una serie di altre gravi irregolarità che hanno fatto sorgere grossi dubbi sulla sicurezza stessa della piazza.

Dai dialoghi tra i vari tecnici intercettati dalle Fiamme gialle, è emerso che è stata inaugurata e utilizzata una piazza non collaudata, sulla quale non erano state effettuate, da parte della direzione lavori e della società appaltatrice, le prove obbligatorie sulle tre travi d’acciaio sovrastanti l’area museale della piazza, né le prove di serraggio dei bulloni delle travi. Equivale a dire che la vita di migliaia di persone, soprattutto dei giovanissimi, potrebbe essere stata messa in pericolo e i responsabili non possono dire “Non sapevamo” perché le intercettazioni li inchiodano.

Appaiono, pertanto, insensate e pericolose le richieste avanzate nel corso di un recente consiglio comunale da alcuni consiglieri, sia di maggioranza come Granata, sia di opposizione come Ambrogio, per l’immediata riapertura e il dissequestro di piazza Fera/Bilotti, poiché avallano la situazione di pericolo che la città vive da ben quattro anni.

Sorge il dubbio che il decreto di sequestro non sia stato letto o compreso o, nel peggiore dei casi, che non si sia voluto tener conto di quello che ha scritto il gip di Catanzaro, visto che non si è pensato all’incolumità dei cittadini.


Era risaputo, infatti, che il collaudo non fosse stato effettuato, però sulla piazza si sono svolti concerti e manifestazioni che hanno richiamato migliaia di persone; era risaputo che i lavori non erano a norma, però si è fatto finta di niente; era risaputo il rischio che la piazza costituiva, però nessuno ha chiesto chiarimenti sul “perché e il percome” personaggi come l’ingegnere Tucci, il collaudatore Alvaro, l’ex questore Liguori, alcuni dirigenti comunali e il sindaco Occhiuto non hanno chiesto e messo in atto le misure idonee per evitare possibili danni a coloro i quali frequentavano l’area.


Ora si dovrebbero chiedere controlli super partes per sapere quali rischi abbiamo corso, quali sono i problemi strutturali della piazza, perché è danneggiata in più parti e soprattutto se le travi presentano le caratteristiche di quelle previste dal progetto originario e non pensare, invece, dove sistemare i tavolini dei bar e se chiudere la strada che fiancheggia la piazza un giorno sì e l’altro no. 





Piazza Fera: collaudi farlocchi, carte mancanti e il concerto di Capodanno spostato in extremis


24 Aprile 2020

Mancano i collaudi. L’ho scritto tante volte dal 2016, nessuno, però, ha mai minimamente manifestato l’intenzione di saperne di più su piazza Fera. Da quando è stata inaugurata, ovvero il 16 dicembre 2016, dubbi e domande si sono sprecati.

Il 31 dicembre del 2016, la piazza avrebbe ospitato il primo concertone, ma non era stata ancora collaudata. Queste le notizie che da Palazzo degli Uffici sono state date ad alcuni cittadini preoccupati un paio di giorni prima dell’evento. La certificazione di un collaudo farlocco è circolato nelle ore seguenti, ma i bene informati hanno sempre nutrito dubbi sulla sua veridicità. Chi è del mestiere asserisce che il collaudo è spesso un atto formale, ma se è previsto, perché non effettuarlo?

Intanto, la piazza ha ospitato, dal 2016 a oggi, diversi concerti, bancarelle, suppellettili vari e gente di tutte le età che vi passeggia. Ma c’è di più. 

Il 26 marzo 2014, la Soprintendenza di piazza Valdesi ha inviato al comune di Cosenza una comunicazione. Si legge nell’oggetto: “Progetto per la riqualificazione e rifunzionalizzazione ricreativo – culturale di piazza Bilotti e realizzazione di un parcheggio interrato…” e nel corpo della lettera: “Si coglie, ad ogni buon fine, l’occasione per far presente che i lavori riguardanti piazza Bilotti non sono rappresentati nella documentazione pervenuta. Si resta in attesa di quanto richiesto e disponibili ad assicurare la massima collaborazione e/o assistenza tecnico-scientifica”.



La Soprintendenza non ha mai ricevuto quanto richiesto, perché? E perché non ha insistito?

I lavori sono andati avanti e nel 2016, a cantiere smantellato, si è assistito all’inaugurazione e ai vari concerti senza collaudo, tra i quali certamente uno estivo di Francesco Gabbani ma anche altri concerti di Capodanno, tra i quali quelli di Alvaro Soler e di Skin. A distanza di tre anni, il 29 dicembre del 2019, qualche “uccellino” deve aver avvertito Occhiuto, che allora si era improvvisamente ricordato di queste irregolarità e aveva ordinato di smantellare il palco per il concerto di Capodanno. Come mai solo in quel momento? Perché a nessuno era mai interessata fino a quel momento l’incolumità di migliaia di persone?

24 Aprile 2020


Il sindaco uscente di Cosenza ha redatto il Bilancio arboreo del comune di fine mandato?


 Riceviamo e pubblichiamo

Il Comitato Alberi Verdi, che negli ultimi anni è stato sempre attento agli abbattimenti e alle capitozzature degli alberi cittadini e ha denunciato puntualmente tutti gli scempi compiuti dall’attuale amministrazione, chiede al sindaco uscente di rendere noto il Bilancio arboreo del comune. La Legge 10/13 impone, infatti, ai sindaci di “rendere noto due mesi prima della scadenza del mandato, il Bilancio Arboreo del Comune, indicando il rapporto fra il numero degli alberi piantati in aree urbane di proprietà pubblica rispettivamente al principio e al termine del mandato stesso, dando conto dello stato di consistenza e manutenzione delle aree verdi di propria competenza”.

Riteniamo che niente di tutto ciò sia stato fatto, considerato sia il disinteresse verso il verde che il sindaco e i suoi hanno mostrato in tutti questi anni, sia gli innumerevoli tagli effettuati, ai quali non sono seguite nuove piantumazioni. A fronte di tutto il cemento che è colato per la città nei dieci anni di amministrazione del sindaco uscente, a fronte degli alberi sacrificati per far posto al cemento in questione, si deve constatare che non sono state realizzate aree verdi, né curate quelle esistenti, né piantato alberi nemmeno per i nuovi nati, come la Legge 10/13 prevede.

L’amministrazione comunale è stata troppo orientata verso il rifacimento/stravolgimento di tante zone della città, operato con l’utilizzo di tonnellate di cemento e altro materiale scadente e inadeguato, a discapito della tutela del verde urbano e, cosa peggiore, a danno dei numerosi alberi che popolavano Cosenza, tra cui anche alberi secolari. Vani sono stati gli appelli di associazioni e cittadini per fermare i tagli e le capitozzature, che hanno, purtroppo, dovuto assistere alla distruzione di buona parte del patrimonio arboreo bruzio, voluto non solo dal sindaco, ma anche dai consiglieri di maggioranza e opposizione di questa amministrazione che volge al termine. Duole constatare che molti di essi sono di nuovo candidati per un posto di consigliere o per diventare sindaco della città, ma nessuno ha messo nella sua agenda la tutela dell’ambiente.

Siamo sicuri che il sindaco non abbia proprio pensato a redigere il bilancio arboreo, come la Legge 10 prescrive, coerente fino alla fine in fatto di mancato rispetto delle leggi.

Comitato Alberi Verdi

 

18 settembre 2021

C’era una volta a Cosenza: L’orfanotrofio "Vittorio Emanuele II"


SONO un ricordo, oggi, gli orfanelli dei tempi passati, reminiscenze che alloggiano nella memoria dei più anziani, quando bambini soli e denutriti si arrangiavano per le strade, facili prede dei malintenzionati, vittime spesso della malvagità e delle frustrazioni di adulti deviati. Se nella società attuale, gli orfani di entrambi i genitori sono quasi inesistenti, visto che molte malattie sono state debellate e che le guerre non chiamano più al fronte padri di famiglia, c’è stato un tempo in cui ‘gli orfanelli’ erano tanti e ad essi bisognava pensare con interventi concreti per una loro stabile sistemazione.

Circa un secolo e mezzo fa, con Decreto del re delle Due Sicilie Ferdinando II, si autorizzava la costruzione a Cosenza di un Ospizio intitolato alla SS. Immacolata Concezione per gli orfani e gli esposti della Calabria Citeriore. Era il 1855 e l’Ospizio doveva provvedere alla loro educazione e all’avviamento ad un’arte o mestiere, favorendo soprattutto gli appartenenti alle zone danneggiate dal forte terremoto del 12 febbraio 1854, che distrusse quasi completamente i due villaggi di Donnici Inferiore e Superiore.

Fu individuato l’edificio del soppresso monastero del Carmine (oggi adibito a Caserma dei Carabinieri) per accogliere gli orfani. Negli anni che seguirono cambiò denominazione, assumendo prima quella di “Orfanotrofio maschile del Carmine” e poi quella definitiva di “Orfanotrofio Maschile Vittorio Emanuele II” nel 1925.


Il patrimonio del Pio Luogo, consistente in £. 800.000, era la risultante delle elargizioni che lo Stato, la Provincia di Calabria Citeriore, il Comune di Cosenza e la città di Rossano, avevano donato all’Istituto.

Nell’articolo 2 dello Statuto del 1925, si legge che in caso di disponibilità di posti, si potevano accogliere anche alunni poveri - o non poveri previo il pagamento di una retta - sempre che non avessero compiuto l’ottavo e superato il dodicesimo anno di età, che fossero di sana e robusta costituzione, non deficienti e non avessero sofferto il vaiolo.

La banda

Nei locali accanto all’Ospizio, operavano la sede dell’Ufficio di Leva e le Scuole Tecniche, ma l’orfanotrofio dei ‘Trovatelli’, come veniva indicato dal popolo, era rinomato per il suo complesso musicale che ogni domenica si esibiva in alcune piazze cittadine.

Durante i periodi delle due guerre, i locali dell’orfanotrofio furono requisiti per ospitarvi le truppe e le Commissioni Cereali. Profondamente danneggiato a causa dei bombardamenti del 1943, fu subito riparato alla fine dell’ultimo conflitto mondiale, quando le presenze aumentarono.

Il vanto dell’orfanotrofio, trasferitosi intanto a ridosso di Colle Triglio, in via Gravina, in un ex convento di suore adiacente a Palazzo Tribunale, era la tipografia bene attrezzata, in grado di svolgere ottimi lavori per libri, giornali, opuscoli, documenti per il Tribunale, quasi una scuola che avviava gli alunni più capaci. Si era munito anche di un’ampia palestra davanti all’edificio.

Le officine

Gli scolari, divisi in gruppi, si recavano presso le scuole cittadine e amavano il gioco del calcio, anche se risultarono vincitori nei campionati studenteschi locali di atletica. L’Istituto, che si era intanto arricchito di una scuola elementare, era dotato di una cinquantina di stanze sobrie, di lavanderia, magazzini, refettorio, tipografia, officina per la lavorazione del ferro, laboratorio di falegnameria, sartoria. Oltre all’accoglienza dei minori, l’orfanotrofio offriva, quindi, la possibilità di studiare o imparare un mestiere, educando i ragazzi ad una ferrea disciplina. 

Numerosa la beneficenza all’Orfanotrofio, ente morale che non solo consentiva ai ragazzi di rimanere fino al compimento del diciottesimo anno d’età, ma era dotato anche di una buona organizzazione grazie alla presenza di un guardiano notturno, di un direttore, di un medico, un sacerdote, un censore di disciplina, vari inservienti, assistenti sociali ed insegnanti elementari interne.

Nella bella stagione si svolgeva la Festa dell’Estate e poi, se c’erano i fondi, si partiva per la colonia. Nell’ultimo dopoguerra i ragazzi del Vittorio Emanuele erano una novantina circa e le rette, provenienti dai contributi della Provincia, si aggiravano intorno a £. 2800/3000.

Questa situazione si protrasse fino agli anni ’80, quando i ragazzi ospitati erano meno di dieci, non più orfani, ma minori provenienti da famiglie disagiate. Si decise, quindi, di chiudere per mancanza di orfani, con delibera del Comune di Cosenza del 1986.

In seguito la struttura ospitò la scuola per Geometri ed oggi, dopo essere stato completamente ristrutturata sconvolgendo l’antico assetto architettonico, ospita la Scuola alberghiera.

Dell’orfanotrofio rimane una grande targa dedicata a Vittorio Emanuele II.



Cosenza, 2009

© Francesca Canino

 

14 settembre 2021

Alberi: i comuni vogliono abbattere, i cittadini protestano, i candidati ignorano il problema




Acri

Riceviamo e pubblichiamo

Sempre più spesso i cittadini ci segnalano sulle nostre pagine facebook notizie di amministrazioni comunali intenzionate ad abbattere o a capitozzare alberi in perfetta salute. Nella maggior parte dei casi, gli alberi da eliminare sono di intralcio ad attività commerciali o danno semplicemente fastidio a condomini o a singole persone. Altre volte, invece, i comuni non sono disposti a investire denaro (pubblico) per curare gli esemplari o per sistemare i marciapiedi su cui essi sorgono. In ogni caso, il verde pubblico non interessa a nessuno, men che meno ai futuri sindaci e amministratori bruzi, oggi candidati nei vari schieramenti, che non hanno minimamente fatto cenno, nei loro programmi, di assumere l’impegno dinanzi alla cittadinanza per tutelare e incrementare il verde urbano. Intanto, i cittadini non sanno a chi rivolgersi quando i comuni assumono decisioni deplorevoli e scrivono a noi, che con piacere rilanciamo su tutti i media, sperando di essere ripresi.

Ultimamente, ci sono pervenute due segnalazioni, la prima da Cosenza, precisamente da alcuni residenti in un condominio situato nella traversa subito dopo il Cosenza Caffè, che ci hanno scritto ciò: “Qualche anno fa, in questa zona, senza motivo alcuno, sono stati tagliati diversi alberi ed è stata risparmiata solo una quercia, presa di mira ora dall'amministratore del nostro condominio, che per non avere noie ha scritto al comune dicendo che è pericolante. Sono intervenuti i vigili del fuoco, i quali hanno detto che l'albero non è affatto pericolante. Il comune ha mandato, nei mesi scorsi, degli operai per la pulizia della zona e ci hanno riferito che torneranno a novembre per decidere cosa fare dell’albero, sanissimo. Siamo nella zona difronte alla piscina di Campagnano e sinceramente il taglio di una quercia sana è doloroso. Potreste aiutarci a impedire che venga eliminata? Grazie”.

Cosenza

La seconda segnalazione ci è giunta da un paio di persone che risiedono ad Acri, le quali scrivono: “Come si può impedire il taglio di un bellissimo albero (platano) in un’area verde comunale davanti al nostro palazzo? Sotto la pressione di alcuni condomini che da anni vogliono tagliare questo albero, il comune sembra abbia preso la decisione di abbatterlo (per eccesso di cautele). La motivazione sarebbe la paura che le radici possano arrivare alla fondamenta del palazzo. Il comune, per non avere problemi futuri, preferisce abbatterlo. Il problema è che a parte noi, a nessun altro importa niente, anzi sono tutti convinti che sia un bene abbatterlo, e non solo quello, ma anche altri alberi, perché la gente è convinta che le radici sollevino il marciapiede del palazzo. Forse sarebbe il caso di controllare il marciapiede, realizzato tanti anni fa alla carlona, ecco perché vi invio le foto dell’albero incriminato, valutate voi”.

Come Comitato chiediamo alle due amministrazioni comunali in questione di evitare l’abbattimento degli alberi sani e che non creano effettivamente problemi alle persone o alle strade, visto che questa è anche la volontà di tanti cittadini, e di mettere in atto le buone pratiche sia per scongiurare eventuali danni, sia per proteggere il verde pubblico.

Comitato Alberi Verdi