‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

31 ottobre 2017

Tony ed Eugene Gaudio: da Cosenza all’Oscar

da "Il Quotidiano della Calabria", agosto 2012
Quando nel 2010 fu assegnato l’Oscar per la migliore fotografia al cosentino di Marzi Mauro Fiore per il film “Avatar”, ritornò forte alla mente il ricordo di un altro illustre cittadino bruzio, Tony Gaudio, che era riuscito nell’impresa tanto tempo prima. Ma facciamo un passo indietro negli anni.
A Cosenza, nel 1856, Raffaele Gaudio apre un laboratorio artistico fotografico in piazza San Giovanni Gerosolimitano. Siamo agli albori della fotografia, nata in Francia nel 1849, e tanti sono gli appassionati che vogliono farsi riprendere dal magico obbiettivo. Cosenza è una delle città all'avanguardia nella fotografia, Gaudio è autore di diversi brevetti e perfeziona una buona tecnica di ingrandimenti. Negli anni seguenti, i figli lo aiutano nel laboratorio con grande passione e competenza. La fotografia, dagli ingrandimenti alla planotipia al carbone, diventa l'arte della famiglia, tanto che due dei suoi figli, Antonio ed Eugenio, nati rispettivamente nel 1883 e nel 1886, sono toccati dal sacro fuoco del cinema, allora ai suoi inizi.

Nel 1903, Antonio passa dalla camera fissa alla macchina da presa come operatore di un film muto di produzione francese: “Napoleone attraversa le Alpi”, girato probabilmente in Sila. Ha solo vent'anni e produce a Cosenza altri cortometraggi che sarebbe davvero interessante rivedere. Ma la città dei Bruzi si rivela ben presto una piazza angusta per i due giovani e così, nel 1906, decidono di tentare la fortuna in America, la patria del cinema.
Sbarcano a New York e lavorano per alcune agenzie fotografiche come la Life Photo Film Corporation per poi approdare al cinema. Entrano a far parte della Independent Moving Pictures (IMP), dove Eugenio (che intanto aveva voluto 'americanizzare' il proprio nome in Eugene) diventa supervisore dei laboratori, mentre il fratello Antonio (diventato Tony) è nominato capo fotografo. Nel 1915, Eugene si trasferisce in California e, dai laboratori delle camere oscure, passa alle cineprese come direttore della fotografia dell'Universal. Sono gli anni in cui Hollywood vede la luce e Eugene realizza la più conosciuta delle sue prime opere: “Ventimila leghe sotto i mari”, un adattamento per lo schermo del romanzo di Verne.
E' il primo film della storia ad avere meravigliosi effetti speciali, rigorosamente inventati dall’arte fotografica di Eugene Gaudio. Siamo nel 1916, il premio Oscar non esiste ancora, ma il film riceve numerosi premi per la fotografia. In seguito si trasferisce alla Metro e lavora con May Allison e con una delle dive dell'epoca, l'attrice di origine russa Alla Nazimova. Purtroppo la sua brillante carriera viene stroncata da una peritonite. Eugene muore il 1° agosto 1920, a soli trentaquattro anni.

Parallelamente si svolge, fino a quel momento, la carriera di Tony, che lavora per diversi film e nel 1910 diventa capo fotografo della IMP. Cura film con divi importanti come Mary Pickford e nel 1916 è alla Metro come fotografo. Nel 1920 lavora per la Warner Bros e conosce il palermitano Sol Polito, con cui stringe un sodalizio artistico per scoprire nuove tecniche fotografiche. Insieme creano lo stile fotografico dei grandi "crime movie" della Warner, utilizzando una scelta stilistica che propende per una fotografia spoglia e priva di quella patina "glamour" che caratterizza molti film del tempo. Da direttore della fotografia perfeziona il risultato del technicolor e si impegna a rendere ancora più intrigante l'immagine di Bette Davis sulla pellicola, creando le note immagini di soffuso bianco e nero che si chiudono sul viso della diva e di cui possiamo godere ancora oggi.

Tony introduce altre innovazioni: è il primo cameraman a usare la sequenza di montaggio nel famosissimo film “Il segno di Zorro” del 1920. E' tra i fondatori della 'Società americana di cinematografia', di cui sarà presidente dal 1924 al 1925. Lavora con Frank Borzage che ne apprezza la sensitività alla luce e nel 1926 è direttore della fotografia della grande Greta Garbo nel film “La tentatrice”. Nel 1930 dirige la fotografia de “Il piccolo Cesare” con Edward G. Robinson, un successo del genere gangster, con una fotografia nitida ed efficace.

Nel 1930 arriva la prima candidatura all'Oscar per “Gli Angeli dell'inferno”, diretto dal miliardario Howard Hughes. Due anni più tardi, lavora con Howard Hawks nel film “Tiger Shark”. Finalmente nel 1937 vince l’Oscar per il film “Avorio nero”.

L'anno successivo è il direttore della fotografia di un grande kolossal “Le avventure di Robin Hood”, interpretato da Erroll Flynn, che diventa un successo mondiale. Diventa il fotografo abituale di Bette Davis che ne apprezza il lavoro ed è proprio un film con la diva, “Il conquistatore del Messico” che gli fa conquistare la seconda nomination. Una terza candidatura arriva nel 1941 per “Ombre malesi”, in cui Gaudio illumina la Davis con la luce della luna piena, mentre l'ultima è del 1945 per il film “L'eterna armonia” di Charles Vidor.
Tony Gaudio scompare nel 1951 lasciandoci decine di film, di alcuni fu anche regista. Pioniere del cinema delle origini che, partito dalla Cosenza di fine '800, riesce a conquistare il successo a Hollywood con il suo talento visionario, è l'esempio diretto del genio calabrese nel mondo.



Filmografia

 

The Promise di Jay Hunt (1917)

Pals First di Edwin Carewe (1918)

In Wrong di James Kirkwood (1919)
The Song of Love di Chester M. Franklin e Frances Marion (1923)
Declassée di Robert G. Vignola (1925)
Upstage di Monta Bell (1926)
The Gaucho di F. Richard Jones (1927)
Avorio nero (Anthony Adverse) di Mervyn LeRoy e, non accreditato, Michael Curtiz (1936)
Il conquistatore del Messico di William Dieterle (1939)
Il grande amore (The Old Maid) di Edmund Goulding (1939)
Non siamo soli (We Are Not Alone) di Edmund Goulding (1939)
I fucilieri delle Argonne (The Fighting 69th) di William Keighley (1940)
Trovarsi ancora (Til We Meet Again) di Edmund Goulding (1940)
Il vendicatore (Brother Orchid) di Lloyd Bacon (1940)
Knute Rockne All American di Lloyd Bacon (1940)
Ombre malesi (The Letter) di William Wyler (1940)
Una pallottola per Roy (High Sierra) di Raoul Walsh (1941)
La grande menzogna (The Great Lie) di Edmund Goulding (1941)
Con mia moglie è un'altra cosa (Affectionately Yours) di Lloyd Bacon (1941)
Navy Blues di Lloyd Bacon (1941)
Il signore resta a pranzo (The Man Who Came to Dinner) di William Keighley (1942)
I tre furfanti (Larceny, Inc) di Lloyd Bacon (1942)
Wings for the Eagle di Lloyd Bacon (1942)
Convoglio verso l'ignoto (Action in the North Atlantic) di Lloyd Bacon e, non accreditati, Byron Haskin, Raoul Walsh (1943)
Il fiore che non colsi (The Constant Nymph) di Edmund Goulding (1943)
Le spie (Background to Danger) di Raoul Walsh (1943)
Schiava del male (Experiment Perilous) di Jacques Tourneur (1944)
Al tuo ritorno (I'll Be Seeing You) di William Dieterle e, non accreditato George Cukor (1944)
L'eterna armonia (A Song to Remember) di Charles Vidor (1945)
Il figlio di Robin Hood (The Bandit of Sherwood Forest) di Henry Levin e George Sherman (1946)
Non ti appartengo più (I've Always Loved You) di Frank Borzage (1946)
Questo è il mio uomo (That's My Man) di Frank Borzage (1947)
L'affascinant straniero (Love from a Stranger) di Richard Whorf (1947)


Regista  
Sealed Lips (con il nome Antonio Gaudio) (1925)

The Price of Success (1925)
















Cosenza, 31 ottobre 2017
© DOMENICO E FRANCESCA CANINO

25 ottobre 2017

L’ordine del tempo


da "Il Quotidiano del Sud", 22 settembre 2017
LA NATURA del tempo è per l’uomo forse il mistero più impenetrabile: fili invisibili lo legano agli altri grandi misteri, come l’origine dell’universo, la natura della mente, il destino dei buchi neri. Carlo Rovelli, fisico teorico, autore di diverse opere scientifiche, nel suo ultimo lavoro “L’ordine del tempo” esplora ‘qualcosa’ della fisica che coinvolge chiunque in ogni istante: il tempo. Se nelle equazioni di Newton era sempre presente, oggi, nelle equazioni fondamentali della fisica, il tempo sparisce e con esso scompare anche l’opposizione tra passato e futuro, mentre si dilegua il presente, unico elemento certo.
Il libro, edito da Adelphi, è diviso in tre parti: nella prima l’autore descrive ciò che la fisica moderna ha compreso del tempo, uno studio che si scioglie fra le dita come un fiocco di neve tenuto in una mano mentre lo si osserva. Al tempo si è sempre pensato come a qualcosa di semplice, che scorre uniforme dal passato verso il futuro attraverso gli orologi che lo misurano e nel suo scorrere si realizzano tutti gli avvenimenti dell’universo, passati, presenti e futuri, di cui il passato è conosciuto, il futuro aperto. Tutto questo è risultato falso. Rovelli sostiene che i profili del tempo si sono rivelati delle «approssimazioni, degli abbagli dovuti alla prospettiva come la piattezza della Terra o il girare del sole» e che l’avanzare delle conoscenze ha gradualmente sfaldato la nozione di tempo, ovvero di quel complesso insieme di stratificazioni che lo compongono.  
La seconda parte è la descrizione di ciò che resta dopo la perdita degli strati, un paesaggio vuoto in cui sembra non esserci alcuna traccia di temporalità. Un paesaggio su cui si concentrano gli studi effettuati dall’autore sulla gravità quantistica, nello sforzo di comprendere e dare un senso a questo paesaggio estremo che è il mondo senza tempo.
Nella terza parte Rovelli immagina che nel mondo senza tempo debba esistere qualcosa che origina il tempo che noi conosciamo e che deve affiorare per noi. È il viaggio di ritorno verso il tempo perduto e come bravi detective si va alla ricerca del colpevole che ha generato il tempo.
Con un linguaggio semplice l’autore conduce il lettore fino «al grande oceano notturno e stellato di quello che ancora non sappiamo », cioè fino al punto in cui egli ritiene arrivi l’attuale sapere sul tempo, partendo da antiche conoscenze espresse da Anassimandro ventisei secoli fa. In un frammento degli scritti del filosofo greco si legge che le cose si trasformano l’una nell’altra “secondo necessità e si rendono giustizia secondo l’ordine del tempo”. Parole che ancora oggi risultano arcane, ma che avvalorano l’idea che tutta la fisica sia la scienza di come le cose evolvono secondo l’ordine del tempo. Per noi, esseri nel tempo, il fluire dei secondi, dei minuti, delle ore è la nenia del tempo che ci culla, ci spaventa, passa troppo in fretta e anche le parole appena pronunciate “il tempo nella sua rapina ha già portato via e nulla torna” (Orazio, Odi I, 11).

25 10 17
© FRANCESCA CANINO
  


    

23 ottobre 2017

Cosenza, sete senza fine


L’ennesima e grave crisi idrica che ha colpito Cosenza nelle ultime settimane è stata attribuita alla rete colabrodo e alla eccezionale siccità che ha ridotto ai minimi le sorgenti già nel mese di maggio. C’è da dire che tutta la Calabria ha sete, sintomo questo che il sistema idrico regionale presenta falle in troppi punti, come abbiamo già scritto nei giorni scorsi. Rimaniamo, però, nella città dei Bruzi e analizziamo la situazione e i provvedimenti, quasi nulli, delle ultime ore.
Imputare alla siccità l’emergenza idrica cittadina è un tentativo grossolano di voler trovare a tutti i costi una causa, seppure poco attinente, al problema. Sono diverse, infatti, le zone di Cosenza in cui l’acqua non manca. A risentire degli effetti della crisi è, come sempre, il centro cittadino, con rubinetti a secco da giorni e serbatoi vuoti. I residenti e i titolari delle attività di ristorazione sono stremati e invocano l’aiuto dei Vigili del fuoco e delle loro autobotti. Si deduce, dunque, che la siccità dovuta alle scarse piogge colpisce solo determinati quartieri. Una tesi paradossale. Per lo stesso motivo, è paradossale individuare nelle perdite sulla rete la mancanza di acqua nelle case, considerato che tutta la rete cittadina è un colabrodo. A secco, peraltro, sono anche i rubinetti delle case che ricadono nel percorso della rete che è stata rifatta ultimamente, cioè nel tratto che inizia da piazza Riforma e termina a via Zara.
Il problema è, dunque, più complesso: PARE, infatti, che la causa della grande sete sia da addebitare a delle manovre errate fatte su alcune tubature che servono il centro città. Pare anche che l’intervento sia stato piuttosto rovinoso e che un eventuale ripristino della precedente situazione richieda tempi non proprio brevi.
L’amministrazione comunale ha fatto sapere, un paio di giorni fa, che sarà messo in funzione un serbatoio situato in località Cozzo Muoio e che si procederà alla verifica della potabilità dell’acqua di due pozzi in località Colle Mussano. Si tratta di serbatoi comunali realizzati diversi anni fa, che, da quanto si è appreso, pare fossero fuori uso. Non si è a conoscenza dei motivi per cui solo ora è stata presa in considerazione la possibilità di attingere l’oro bianco dai suddetti pozzi, dopo, cioè, che la città ha trascorso la sua più torrida estate senza acqua e, soprattutto, dopo la gravissima crisi idrica che Cosenza ha vissuto nello scorso mese di gennaio, quando tra Sorical e il comune c’è stato un rimpallo di responsabilità durato per molte settimane. Sarebbe bastato poter usufruire già da allora dei pozzi in questione e assicurare ai cittadini la giusta razione di acqua giornaliera, evitando penurie dannose per i commercianti e disagi per i residenti.  

23 10 2017
©Francesca Canino