‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

25 ottobre 2017

L’ordine del tempo


da "Il Quotidiano del Sud", 22 settembre 2017
LA NATURA del tempo è per l’uomo forse il mistero più impenetrabile: fili invisibili lo legano agli altri grandi misteri, come l’origine dell’universo, la natura della mente, il destino dei buchi neri. Carlo Rovelli, fisico teorico, autore di diverse opere scientifiche, nel suo ultimo lavoro “L’ordine del tempo” esplora ‘qualcosa’ della fisica che coinvolge chiunque in ogni istante: il tempo. Se nelle equazioni di Newton era sempre presente, oggi, nelle equazioni fondamentali della fisica, il tempo sparisce e con esso scompare anche l’opposizione tra passato e futuro, mentre si dilegua il presente, unico elemento certo.
Il libro, edito da Adelphi, è diviso in tre parti: nella prima l’autore descrive ciò che la fisica moderna ha compreso del tempo, uno studio che si scioglie fra le dita come un fiocco di neve tenuto in una mano mentre lo si osserva. Al tempo si è sempre pensato come a qualcosa di semplice, che scorre uniforme dal passato verso il futuro attraverso gli orologi che lo misurano e nel suo scorrere si realizzano tutti gli avvenimenti dell’universo, passati, presenti e futuri, di cui il passato è conosciuto, il futuro aperto. Tutto questo è risultato falso. Rovelli sostiene che i profili del tempo si sono rivelati delle «approssimazioni, degli abbagli dovuti alla prospettiva come la piattezza della Terra o il girare del sole» e che l’avanzare delle conoscenze ha gradualmente sfaldato la nozione di tempo, ovvero di quel complesso insieme di stratificazioni che lo compongono.  
La seconda parte è la descrizione di ciò che resta dopo la perdita degli strati, un paesaggio vuoto in cui sembra non esserci alcuna traccia di temporalità. Un paesaggio su cui si concentrano gli studi effettuati dall’autore sulla gravità quantistica, nello sforzo di comprendere e dare un senso a questo paesaggio estremo che è il mondo senza tempo.
Nella terza parte Rovelli immagina che nel mondo senza tempo debba esistere qualcosa che origina il tempo che noi conosciamo e che deve affiorare per noi. È il viaggio di ritorno verso il tempo perduto e come bravi detective si va alla ricerca del colpevole che ha generato il tempo.
Con un linguaggio semplice l’autore conduce il lettore fino «al grande oceano notturno e stellato di quello che ancora non sappiamo », cioè fino al punto in cui egli ritiene arrivi l’attuale sapere sul tempo, partendo da antiche conoscenze espresse da Anassimandro ventisei secoli fa. In un frammento degli scritti del filosofo greco si legge che le cose si trasformano l’una nell’altra “secondo necessità e si rendono giustizia secondo l’ordine del tempo”. Parole che ancora oggi risultano arcane, ma che avvalorano l’idea che tutta la fisica sia la scienza di come le cose evolvono secondo l’ordine del tempo. Per noi, esseri nel tempo, il fluire dei secondi, dei minuti, delle ore è la nenia del tempo che ci culla, ci spaventa, passa troppo in fretta e anche le parole appena pronunciate “il tempo nella sua rapina ha già portato via e nulla torna” (Orazio, Odi I, 11).

25 10 17
© FRANCESCA CANINO
  


    

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