‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

10 aprile 2017

Cosenza vecchia, un tesoro in rovina


Cosenza vecchia, la città che fu
Da “Il Quotidiano del Sud”, marzo, aprile, maggio 2016

TRA QUALCHE settimana sarà l'argomento principe in ogni dibattito e nella presentazione di tutti i programmi politici. Sui media e nelle piazze reali e virtuali non vi sarà discorso o promessa o intenzione che non verterà su ciò che è ormai una bandiera da sventolare per raccattare più voti. Su Cosenza vecchia tutti si riempiranno la bocca di parole vacue, come è accaduto dopo i crolli della scorsa estate. Processioni di politici, interpellanze urgenti al Governo, lettere ai giornali, promesse e soprattutto tanta propaganda per fare davvero poco.
Negli ultimi tempi non 'ha fatto più notizia', nonostante i problemi non risolti - e probabilmente aggravati dall'incuria - siano visibilissimi a chiunque si addentri nei vicoli della città vecchia. È ciò che abbiamo fatto in un sabato di marzo per verificare le attuali condizioni di tanti edifici che sorgono nelle varie zone del centro storico.
Senza sorpresa ci siamo imbattuti in situazioni di degrado e di scarsa igiene, in palazzi pericolanti e strade dissestate, in tanti cani randagi e in nugoli di zanzare sebbene fosse ancora inverno. Ma la nostra attenzione si è concentrata in particolare sugli edifici, molti dei quali disabitati perché fatiscenti e a rischio crolli. Le uniche impalcature che abbiamo trovato, tuttavia, sono quelle che sostengono il palazzo crollato a maggio scorso in via Bombini. Purtroppo, la maggior parte dei palazzi appartiene a privati e ciò rende più complicato la messa in sicurezza. Un sistema, però, si deve trovare per salvare Cosenza vecchia e tutti i residenti da eventuali altri crolli. Sarà, senza dubbio, il primo problema che dovrà porsi la nuova amministrazione comunale all'indomani delle elezioni di giugno, se non vuole affrontarne poi di più gravi.
Nella passeggiata che abbiamo fatto partendo da Lungo Crati, abbiamo notato le prime costruzioni da abbattere o da ripristinare subito dopo l'ex hotel Jolly. Spettrali, tanto da farci affrettare il passo e raggiungere la 'Vinella da nivi', bella e con tanti edifici ormai disabitati, visto che sono numerose le finestre senza vetri. Lesioni e intonaco caduto sono le caratteristiche che accomunano i diversi palazzotti della vinella e delle altre che la circondano. Infatti, imboccando un vicoletto si giunge in un'area poco distante, che si contraddistingue per un muro crollato a metà e per le lesioni degli edifici. È via Carelli, suggestiva e bisognosa di urgenti lavori. Siamo sbucati su corso Telesio per raggiungere, attraverso un groviglio di vicoli, la Ficuzza, di cui vi parleremo prossimamente.

VIAGGIO NELLA CITTÀ VECCHIA 2

Da corso Telesio a via del Seggio passando per la Ficuzza


PROSEGUIAMO la nostra passeggiata nella parte vecchia della città, ri-partendo da corso Telesio. Anche qui abbiamo notato la presenza di un palazzo in pessime condizioni situato di fronte alla Casa delle culture. La vegetazione spontanea che abbellisce le finestre cadenti e le pareti in prossimità delle canalette è il segno inequivocabile dell'abbandono.
Lasciamo il corso dedicato al grande filosofo naturalista cosentino e, attraverso uno dei tanti bui e umidi vicoli che lo intersecano, percorriamo le viscere della città. Ovunque sporcizia, deiezioni di cani, insetti, palazzi anneriti e malridotti. La strada che porta alla Ficuzza, così denominata per il grande e antico albero di fico che ha le radici nel muro di una casa, è costeggiata da alti palazzi antichi, disabitati e cadenti, alcuni dei quali presentano logge che richiamano l'arco ribassato catalano. Nei vicoli, le pareti sono ricoperte dal muschio e alcune sono sostenute da piccole impalcature. Qualche balcone è stato rifatto, ma sono tante le costruzioni percorse da numerose lesioni. Tra queste vi è un palazzo a tre piani che sembra venir giù da un momento all'altro. Accanto si ergono altre case scrostate con l'immancabile vegetazione sui davanzali e il profilo di un uomo glabro, disegnato sul muro, dall'espressione disgustata.
Giungiamo alla Ficuzza e lo scenario non muta: solite lesioni nelle pareti, balconi e finestre rotte e piene di fogliame, edicole votive tra i ruderi e, come una nota stonata, un murales dai vividi colori affisso di recente. Sotto di esso, l'intonaco è caduto e sono visibili le pietre con cui è stato realizzato l'edificio. Una caratteristica comune a tante altre case di Cosenza vecchia, da recuperare al più presto se non si vogliono perdere per sempre gli antichi manufatti e con essi pezzi della nostra storia.
Dopo aver fotografato, in via del Seggio, uno dei più maestosi edifici pericolanti che sorgono nell'area, abbiamo la consapevolezza che il disinteresse mostrato per il centro storico può essere letale come gli attacchi di alcuni gruppi terroristici ai danni del patrimonio dell'umanità.

VIAGGIO NELLA CITTÀ VECCHIA  3

Da via Messer d'Andrea a Santa Lucia,
edifici pericolanti e problemi igienici


DALLA FICUZZA raggiungiamo via Messer d'Andrea dopo aver oltrepassato, in salita, altri vicoli umidi. Anche qui alti edifici abbandonati si mostrano ai nostri occhi, in contrasto con la parte posteriore del complesso di san Francesco d'Assisi che è, invece, in buone condizioni. I palazzi abbandonati si riconoscono subito per la mancanza di infissi, ma quando sono presenti, appaiono sempre spalancati e ricoperti di vegetazione spontanea. Su un lato della via, in un piccolo slargo, l'intonaco caduto dai muri è il biglietto da visita di un altro edificio in pessime condizioni, affiancato da un vecchio palazzotto che è stato decorato con alcuni disegni.
Proseguiamo per Vico II Santa Lucia nell'intento di fotografare altri palazzi cadenti, ma la nostra passeggiata è ostacolata da quattro cani che ci sbarrano il passaggio e ci mordono le scarpe. Ce ne liberiamo a fatica e non riusciamo a fotografare tutto, nonostante l'area sia più 'aperta' rispetto ai vicoli. E proprio nello spiazzo che si presenta alla nostra vista, notiamo una lunga fila di elettrodomestici abbandonati e addossati lungo le pareti di una casa bassa, unita a un edificio di quattro piano in condizioni disastrose, con le finestre aperte e l'immancabile murales.
Lasciamo subito la zona per avviarci in altri vicoli e lungo il cammino è frequente imbattersi in case di proprietà comunale occupate abusivamente dopo essere state ristrutturate. Giungiamo a Vico I Santa Lucia dopo un lungo girovagare tra un dedalo di vicoli disseminati di sacchetti di spazzatura. Qui non abbiamo fotografato gli edifici cadenti perché un gruppetto di residenti si è avvicinato per chiederci di essere latori dei disagi che vivono giornalmente. In primis le condizioni igieniche peggiorate da quando molte case pericolanti e senza servizi igienici sono state occupate da extracomunitari e Rom. La preoccupazione dei residenti risiede nel fatto che i ruderi adibiti ad abitazioni sono un pericolo per quanti vi risiedono perché a rischio crolli. C'è poi una questione di decoro che i residenti denunciano, visto che le pubbliche stradine sono usate come toilette da chi vive nelle case/ruderi e ciò peggiora le già problematiche condizioni igieniche dei quartieri della città vecchia. Si affaccia, ora, da quelle finestre aperte e piene di erbacce un serio problema sociale di cui vi parleremo prossimamente.

VIAGGIO NELLA CITTÀ VECCHIA 4

La ‘’questione’’ sociale

COSENZA vecchia è l'anima della città, ma è un'anima dilaniata dalla miseria, dal degrado, dall'abbandono.
Di frequente si parla dei problemi strutturali del centro storico, evidenziando i palazzi pericolanti, i crolli già avvenuti, la storia che si perde per sempre e con essa gli stilemi di un'architettura unica. Non si parla, invece, del problema sociale che si annida tra i vicoli e gli edifici pericolanti, tra le residenze di lusso dei nobili cosentini di un tempo ormai lontano e quelle che ospitano, oggi, enti pubblici, banche, scuole, luoghi di culto e di cultura. Quasi un universo in proporzioni variabili, a seconda della prospettiva da cui lo si consideri: se il punto di vista materiale ci proietta un agglomerato variegato, in cui si alternano realtà contrastanti derivanti dalla lunga storia che ha attraversato Cosenza, il punto di vista sociale ci rimanda le storie di persone semplici e spesso cariche di problemi di ogni sorta, che vivono nei vicoli e negli slarghi della città vecchia. Sono vite rese difficili dalle ristrettezze economiche e, tante volte, anche dalle malattie che peggiorano le loro già gravi condizioni finanziarie. A ciò deve aggiungersi la mancanza di aiuti da parte delle istituzioni, ma anche di controlli. Ecco perché in questo settore della città non è difficile imbattersi in zone che sono diventate terra di conquista da parte di chi, non possedendo una casa, ha pensato di occupare abusivamente edifici disabitati, sia pubblici che privati. Episodi del genere si sono verificati ad opera di Rom ed extracomunitari, che si sono insediati in case abbandonate, e probabilmente pure pericolanti, spesso prive di servizi igienici. Occupazioni abusive sono state compiute anche da cosentini ai danni di case di proprietà comunale. Ciò accade quando le politiche abitative, ma più in generale quelle sociali, sono assenti, pertanto ognuno si arrangia come può e a nessuno viene in mente, occupanti e istituzioni, che questo 'arrangiarsi' può sconfinare nell'illegalità. E se i controlli latitano, può accadere che vaste aree del centro storico siano controllate, invece, da residenti che si comportano come se fossero i padroni assoluti di intere zone di Cosenza vecchia. Dalle foto che vi mostriamo si può notare come in tanti punti la città vecchia è diventata un cortile privato, una discarica privata, un garage privato, cioè suolo pubblico ad esclusivo appannaggio di chi si se ne è arbitrariamente impossessato. Ne deriva un problema igienico-sanitario a causa delle numerose carcasse di elettrodomestici e pezzi di auto accatastati da tempo, ma anche per i rifiuti abbandonati ovunque che, in certe zone, rendono l'aria irrespirabile e popolata da insetti.
Esiste, però, un problema più grave. Durante il ''viaggio'' compiuto nella città storica, non sono stati poche le abitazioni fatiscenti che abbiamo visitato. Appartamenti cadenti, con i muri scrostati e i solai poco integri che lasciano passare l'acqua piovana. L'odore di muffa è fortissimo e le bacinelle sono sparse sul pavimento in direzione dei fori del soffitto. Non solo anziani e bambini vivono in queste condizioni, anche ragazzi in età scolare che devono adeguare la loro vita ai disastri della loro casa. Se piove si sta in un angolo della stanza, se fa freddo lontano dagli infissi, se fa caldo si va per strada e chi ha davvero molta voglia di apprendere, pochissimi, porta i libri con sé e studia, chi ha meno voglia, i più, accantonano i libri perché distratti o impediti da ciò che li circonda. Quale futuro si prospetta, viste le premesse, per i giovanissimi del centro storico? E quale sarà il futuro di Cosenza vecchia, viste le attuali condizioni, che da grande bellezza è ora un grande disastro? Qualche risposta tenteremo di darla prossimamente.


VIAGGIO NELLA CITTÀ VECCHIA  5

Un futuro per Cosenza vecchia

DA grande bellezza a grande disastro il passo non è stato breve.
Cosenza vecchia, cadente e degradata, paga lo scotto di decenni di incuria, mancanza di controlli e occupazioni abusive di case spesso pericolanti e senza servizi igienici. C’è un'altra città al di là dei fiumi che si inerpica sui colli senza mostrare alcuna continuità con la città nuova, né architettonicamente, né socialmente. Nelle quattro puntate precedenti vi abbiamo mostrato gli edifici pericolanti, le strade dissestate, i cumuli di rifiuti, la povertà di tante persone che vi risiedono e le zone in cui è difficile accedere perché sono state 'privatizzate' da alcuni abitanti. Emergenze che devono essere affrontate e risolte con precedenza rispetto a molte altre criticità cittadine.
Oggi vi mostreremo, a conclusione del nostro viaggio, la maestosità e il grande valore artistico di tanti palazzi della città vecchia, alcuni in buono stato, altri meno. Da palazzo Giannuzzi Savelli, a palazzo Vaccaro, dagli imponenti edifici di Largo Vergini a palazzo Tarsia abbiamo fotografato portali, qualche interno, gli stemmi, tutti elementi che trasudano la storia e l'arte della città dei Bruzi, consci, tuttavia, di presentarvi solo una piccola parte di un patrimonio che merita attenzione e tutela. Alcuni dei palazzi citati sono stati, purtroppo, adibiti a garage e a scantinati abusivi, sminuendo, così, l’importanza dei luoghi. Rifiuti, cassette di legno, cartoni e motociclette abbandonati tra archi, capitelli, scalinate e portici sono scene molto frequenti che testimoniano l'assenza dei controlli e la mancanza di rispetto verso la nostra storia. Gli edifici devono, invece, essere protetti e destinati a usi diversi, più vicini all'arte in tutte le sue forme, agli studi, al turismo. Di proposte ne sono state fatte tante nel corso degli anni, così come numerosi sono stati i dibattiti - o le polemiche - a cui è sempre seguito un nulla di fatto.
Le architetture e la posizione della città vecchia sono perfetti per un set cinematografico permanente, per ospitare istituti di cultura o laboratori artistici seri. Spesso inficiata da opere discutibili, da iniziative risibili e da interessate trovate di associazioni che hanno oltraggiato i luoghi storici con suppellettili obbrobriose, il centro storico richiede iniziative tendenti a ricordare le celebrità locali, da Telesio, grande filosofo naturalista, a Tony Gaudio, il primo Oscar italiano della storia del cinema, ad Alfonso Rendano e a tutti gli altri personaggi che hanno lasciato un segno nella nostra storia. Solo in questo modo si potrà restituire alla città vecchia la dignità perduta.

10-4-2017

© FRANCESCA CANINO


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