‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

25 aprile 2017

25 aprile, la festa stuprata


Mi indignano le manifestazioni, i discorsi, i post sui social che inneggiano alla libertà dei nostri giorni, figlia, secondo molti, del sacrificio dei partigiani. Ma a quale libertà si riferiscono? A quella che ha fatto del nostro un paese di clientes a vita del politichicchio-tiranno di turno? A quella che in nome di un poco specificato modernismo ed europeismo condanna i giovani studenti a una ignoranza che non ci appartiene? O a quella che ha messo il bavaglio a tutte le voci libere ancora circolanti?

Nessuna difesa, negli ultimi decenni, si è levata a favore dei diritti del cives, conquistati con il sangue dei soldati italiani, dei dispersi, dei dissidenti, dei dimenticati, dei partigiani. Il risultato è una società anestetizzata, impoverita, strumentalizzata, funzionale ai governanti che hanno determinato l’attuale situazione del popolo italiano, caratterizzato, tra le altre cose, da una scuola ormai alla deriva.

Ritenete che si possa essere liberi senza la dovuta istruzione?

E dopo anni di studio niente lavoro se non si vota e non si fa votare il candidato dalle mille promesse disattese. Nessuna pensione, di conseguenza, quando si invecchierà e limiti di età posti per le poche offerte lavorative.

Ritenete davvero che si possa essere liberi senza un lavoro equamente retribuito?

Devi vivere? Allora emigra e se all’estero trovi un lavoro poco attinente agli studi compiuti, a chi importa? In alternativa puoi rimanere nella tua terra e affollare i carrozzoni politici in attesa di...
Esiste la libertà di emigrare? Ed esiste la libertà di poter scegliere se accettare l’immigrazione selvaggia degli ultimi anni che arricchisce associazioni, imprenditori, cosche e politici e trasforma i migranti in nuovi schiavi e i minori non accompagnati in dispersi? Ma davvero gli Italiani vogliono queste aberrazioni?

I sedicenti eredi dei protagonisti del 25 aprile 1945, che ancora si fregiano dell’azione e dell’idea partigiana, sono diventati simili a coloro che sono stati combattuti dai partigiani stessi e sono quelli che oggi continuano a distruggere il mercato del lavoro, la scuola, l’informazione. Hanno subito una totale involuzione, le cui conseguenze hanno trasformato il cives in paria, lo hanno defraudato dei suoi diritti, tartassato di balzelli che non migliorano il paese, ma che vengono investiti per arricchire gli amici degli amici e consolidare le posizioni di politici e amministratori. E guai a dirle o a scriverle queste cose! Per i giornalisti liberi c’è sempre un bavaglio in agguato, una querela all’orizzonte, le porte del carcere pronte ad aprirsi nonostante il loro sovraffollamento.

Ritenete che si possa essere liberi senza un’informazione scevra dai condizionamenti politici o mafiosi?

Dov’è la libertà di denunciare i reati e sperare di ottenere giustizia in tempi accettabili?
Manca la libertà di vivere, di imparare, di farsi curare, di morire, di ribellarsi, di pretendere l’uguaglianza, di essere felici. Si dovrebbe riacquistare la libertà dei Briganti, quella esemplare del Ninco Nanco di Bennato e del suo «Quant’è bell muriri accis», una sintesi di ribellione e libertà a cui tutti dovremmo anelare.
E sono stanca di sentire e leggere ogniqualvolta si scrive qualcosa non in linea con i diktat del potere che noi giornalisti siamo faziosi, non obiettivi, ‘’assoldati’’ dagli avversari politici, come se esistessero avversari, ovvero una opposizione all’attuale establishment.

La libertà non ha alternative, riappropriamocene ed esercitiamola in ogni momento della nostra vita. Si cominci da qui: lasciate un commento, un’opinione, una reazione, non vi censurerò, né vi trascinerò in Procura per un like o un non like lasciato in libertà.

© Francesca Canino
Cosenza, 25 aprile 2017  

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