‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

28 luglio 2020

icittadinisegnalano: Alberi in pericolo a piazza Fera, Santa Teresa e scalinata dei Due Leoni




Ancora una volta siamo costretti a segnalare il disinteresse dell’amministrazione comunale nei confronti del verde pubblico, da anni oltraggiato dai tagli e dalle capitozzature. E dall’abbandono. I casi che stavolta vogliamo porre all’attenzione di tutti – nella speranza che gli addetti ai lavori si attivino – rattristano e indignano. Si parte da piazza Fera, ormai sotto sequestro da mesi, dove quattro enormi vasi contengono dei lecci che stanno morendo perché non c'è più l'irrigazione. Alcuni componenti del nostro Comitato, nel tentativo di salvarli, si sono rivolti a un locale di fronte alle aiuole e hanno chiesto se potevano fare attaccare una pompa per innaffiarli, visto che l’area è transennata. I commercianti hanno risposto che si sarebbe consumata troppo acqua e l'acqua costa. I nostri hanno poi provato a scrivere al Decoro urbano, ma non è più attivo. Ci chiediamo se è giusto far morire così degli esseri viventi che sono indispensabili alla salute delle persone e perché il comune prima ‘arreda’ la città con discutibili alberi in vaso e poi li abbandona. Questo è un comportamento scellerato che denota il disinteresse per il verde e per il decoro della città da parte dei suoi stessi amministratori. Purtroppo, non è un caso isolato e proseguendo verso sud ci si imbatte in due alberi quasi secchi posti su un marciapiede di piazza Santa Teresa, di fronte a un noto locale della movida cosentina. 

Questi stessi alberi, esattamente un anno fa, erano stati presi di mira da chi probabilmente vuole il marciapiede tutto per sé e pensa di essere il padrone della città. Ignoti, infatti, avevano cementato le aiuole condannando alla morte i due alberi. In seguito alla nostra segnalazione, intervennero prontamente gli addetti comunali e ripristinarono lo status quo ante. Non contenti, gli ignoti di cui sopra avranno pensato di ucciderli diversamente, sversando qualcosa di nocivo nelle aiuole, e oggi i due alberi sono quasi secchi. Ci chiediamo stavolta se gli esercenti possono decidere dei beni pubblici a loro piacimento, se davvero sono i padroni dei quartieri e perché tutto gli è consentito. Vorremmo ricordare che una città senza legge è destinata al caos.
L’ultima segnalazione che è doveroso fare riguarda l’enorme albero che domina la piazzetta dei Due Leoni.
È un albero storico e presenta oggi molti rami secchi, ha bisogno di cure come altri grandi alberi in città. Ci appelliamo a tutti affinché non si perda il patrimonio della città.
Comitato Alberi Verdi
Cosenza

27 luglio 2020

Passa al Mibact il Complesso di Santa Chiara, ma alla Biblioteca Civica restano debiti per circa 900mila euro



È necessario fare chiarezza sulla Biblioteca Civica di Cosenza. In agonia da anni, abbandonata dalle istituzioni e anche da tanti cittadini, non smette di far parlare di sé, sollevando ogni volta questioni dolorose.

Nella giornata di venerdì 24 luglio 2020, Anna Laura Orrico, sottosegretario al ministero per i Beni e le Attività culturali, ha annunciato, nel corso di una conferenza stampa, che, con il protocollo d’intesa appena firmato, il Mibact ha acquisito dall’Agenzia del Demanio il Complesso monumentale di Santa Chiara, in cui hanno sede una parte della Biblioteca Civica e il Museo del Fumetto. La Biblioteca potrà risparmiare, d’ora in poi, quasi 170.000 euro all’anno di affitto. Resta, però, il debito pregresso con l’Agenzia del Demanio, debito che il ministero non poteva accollarsi. Ricordiamo che il 2 agosto 2017 la Biblioteca fu sfrattata dal Complesso perché non erano stati corrisposti i canoni d’affitto all’Agenzia del Demanio. Il comune non aveva pagato (https://emergenzacultura.org/2017/08/03/francesca-canino-sigilli-alla-biblioteca-civica-di-cosenza-a-chi-interessa-la-cultura/), né ha mai mostrato in seguito la volontà di pagare e oggi la Biblioteca si trova con un debito pari a 780.000 euro, dei quali 600.000 a carico della Civica. Su questi sono state emesse già le cartelle esattoriali. Alla suddetta somma devono aggiungersi altri 98.000 euro di debiti, rateizzati in tre annualità. Per le somme ancora non iscritte a ruolo, la Provincia si è impegnata a versare 100.000 euro entro il 30 ottobre 2020.

Ricapitolando: con la cessione del Complesso di Santa Chiara al Mibact, la Biblioteca non dovrà più pagare in futuro alcun canone d’affitto all’Agenzia del Demanio, ma dovrà, invece, pagare i canoni arretrati, nonostante sul sito www.beniculturali.it sia apparsa tre giorni fa una dichiarazione contraria del sottosegretario Orrico, firmata da Renzo De Simone: «A questo protocollo, che mette la parola fine all’indebitamento nei confronti del Demanio… ». Oggi la pagina non si trova più, ma facendo una ricerca su Google si trova il riferimento, come si vede dalle foto. 
Il sottosegretario si sarà accorta delle imprecisioni e avrà probabilmente fatto eliminare la pagina dal sito del ministero,
ma le sue dichiarazioni, errate o mendaci, si ritrovano anche nel seguente servizio del TGR Calabria, in cui, dal minuto 16, Orrico dice testualmente che con questo passaggio si pone fine all’indebitamento nei confronti del Demanio: https://www.rainews.it/tgr/calabria/notiziari/index.html?/tgr/video/2020/07/ContentItem-b81cd472-ca14-459d-abe3-f5c11646bda3.html e lo ripete anche nel video pubblicato sul suo profilo facebook (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=917168388760232&id=352426935234383), dal minuto 3.

L’accordo, in realtà, non mette fine a niente, ma ci ricorda che sulla Civica grava un debito di circa 900.000 euro e non si sa chi dovrà saldarlo, visto che il Comune è in dissesto e la Provincia non ha più competenze sulla cultura. I bene informati fanno sapere che si potrebbe passare ai pignoramenti e alla perdita dell’importante istituzione culturale per l’ignoranza crassa dei politicanti che governano la nostra terra. Doloroso.
Sono stati Comune e Provincia a determinare questa situazione, essi hanno preferito assistere al declino della prestigiosa istituzione culturale pur di non stanziare 100.000 euro annui a testa. La Provincia si trincera dietro la legge Del Rio, il Comune è completamente assente, non eroga alcun finanziamento, benché lo statuto lo preveda (http://francescacanino.blogspot.com/2019/12/biblioteca-civica-di-cosenza-verita.html). La Provincia, dal 2010 al 2017, ha ridotto drasticamente il contributo destinato alla Biblioteca; dai bilanci comunali, invece, si evince che lo stanziamento iniziale dei fondi per la Biblioteca non corrisponde puntualmente al totale delle liquidazioni (http://francescacanino.blogspot.com/2019/06/biblioteca-civica-di-cosenza-i-motivi.html). Inoltre, i soci finanziatori, che per statuto sono Comune e Provincia di Cosenza, hanno dimostrato un disinteresse totale per la Biblioteca, al punto che dal 2014 i bilanci non sono stati più approvati. In quel periodo, sindaco e presidente della Provincia erano la stessa persona, sarebbe stato più semplice, dunque, gestire economicamente l’istituto culturale, invece si è assistito al suo tracollo con la complicità di tutta la politica cittadina. Gli immondi teatrini che a turno sono stati messi in scena da associazioni e istituzioni presenti sul territorio si sono rivelati inutili, dannosi e tante volte autoreferenziali oppure occasione di guadagno, non esclusivamente economico, per i soliti noti. Per ridimensionare i problemi della Civica, l’amministrazione provinciale aveva addirittura auspicato il contributo di soggetti economici privati sensibili, suscitando le ire dei cittadini (http://francescacanino.blogspot.com/2019/11/biblioteca-civica-di-cosenza-piu-nera.html).
Il presidente della Provincia, Franco Iacucci, infatti, nei mesi scorsi aveva paventato la possibilità di ‘aprire ai privati’, mentre oggi riceve il Complesso di Santa Chiara “in comodato d’uso gratuito” – si legge sul profilo facebook di Orrico –
anche se, nel video che segue, il sottosegretario dice dal minuto 4: «Concederemo a titolo gratuito o quasi, sarà mi auguro veramente simbolico ciò che chiederemo alla Provincia» (https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=917168388760232&id=352426935234383). Ci domandiamo: il comodato d’uso sarà gratuito o no?

È chiaro che il vincitore di tutta questa operazione è il Museo del Fumetto, mentre per la Biblioteca si prospetta un futuro incerto e problematico, se non la sua fine. Il sottosegretario ha parlato di rilancio anche attraverso i 90 milioni dei fondi Cipe, diventati ormai una chimera per i cosentini. Ma di questo vi parleremo prossimamente, adesso l’attenzione deve essere puntata sul futuro della Biblioteca, più nero della mezzanotte.
Cosenza, 27 luglio 2020
© Francesca Canino

Per approfondire:



20 luglio 2020

LETTERE: Il comune di Fagnano Castello ha disposto tagli boschivi, i cittadini si ribellano

Foto dal web

In quanto cittadini di Fagnano Castello (Cs) intendiamo difendere il nostro patrimonio forestale, messo in pericolo dagli interessi economici dell’attuale giunta comunale. Abbiamo appreso che il comune, in data 15 giugno 2020, ha approvato il “Progetto esecutivo per rimodulazione dell’intervento di miglioramento forestale in fustaia mista a prevalenza di latifoglie da realizzarsi in Loc. Pietra Bianca – Serra Cavallo in agro del Comune di Fagnano Castello” (http://albofagnanocastello.asmenet.it/allegati.php?id_doc=15180639&sez=10&data1=15%2F06%2F2020&data2=30%2F06%2F2020&fbclid=IwAR2rO-dqVG0uEiwVijlf9pyTU5Nu8UfGeGUa36qcjcSjYSJLkpSbxABvf0I).

È bene precisare che il comune di Fagnano Castello dispone di un ingente patrimonio forestale «rispetto al quale – si legge nella delibera del 15 giugno scorso -  ha inteso avviare un percorso di panificazione, razionalizzazione e miglioramento… affidando alla Soc. Coop. GeaForest, con sede in Longobucco (CS)… l’incarico per la redazione del Piano di Gestione Forestale (P.G.F.) delle proprietà silvopastorali da finanziarsi attraverso la concessione del contributo regionale e/o con gli introiti dei tagli boschivi che l’Ente ha in programma… e in prosieguo alla convenzione già in essere con la Soc. Coop. GeaForest, è stato affidato alla stessa l’incarico per i servizi tecnici di progettazione e direzione lavori per i tagli boschivi da realizzarsi alla Loc. Pietra Bianca – Serra Cavallo in agro del Comune di Fagnano Castello… ed è stata individuata un’unità colturale (fustaia mista a prevalenza di latifoglie) da sottoporre a taglio avente una superficie di intervento pari a 75,00 ettari».

Ciò che il comune definisce “intervento di miglioramento forestale” non è altro che un taglio boschivo pianificato su un’area di 75 ettari, un primo taglio precisiamo, visto che, se si continua a leggere la delibera, si apprende che si tratta di “una prima area da sottoporre a taglio”. Destano preoccupazione, dunque, l'estensione e la qualità dei tagli programmati insieme alla tempistica che stride con la stagione silvana.

La Giunta, inoltre, sulla base della progettazione esecutiva redatta dalla Soc. Coop. GeaForest, dalla quale emergeva un valore di macchiatico da porre a base d’asta pari a circa € 259.000, rimodulata a € 228.870, ha dato atto che il progetto esecutivo, rimodulato sulla scorta delle richieste della Regione Calabria, individua una prima area da sottoporre a taglio, costituita essenzialmente da una fustaia a prevalenza di latifoglie, nello specifico Faggio, Cerro ed Ontano, disponendo che, a definizione delle necessarie autorizzazioni, si proceda a bandire apposita procedura ad evidenza pubblica per la vendita del materiale legnoso retraibile.

È necessario, ora, dare anche una definizione di fustaia, sperando che la Giunta ne sia a conoscenza: Le fustaie sono boschi d'alto fusto tagliati a intervalli di almeno 40/100 anni, in modo tale che possano rinnovarsi con la nascita di nuove piantine (plantule)”

Riteniamo che tutto ciò sia improponibile, non si può/deve far cassa abbattendo un patrimonio di tutti che finirà col creare danni all’ambiente e alla salute dei residenti. Siamo convinti assertori che il sistema bosco vada tutelato e preservato nella sua interezza attraverso una gestione forestale sostenibile che sappia valorizzare la molteplicità delle sue funzioni, garantendo, attraverso un utilizzo adeguato della sua biodiversità, vitalità e potenzialità, in modo che possa adempiere alle sue funzioni ecologiche, economiche, sociali e paesaggistiche. Esprimiamo il nostro disappunto per qualsiasi proposta di taglio in deroga alla normativa di settore, perché il bosco è un bene comune e come tale deve essere tutelato e non usato come mezzo per fare cassa o peggio ancora per riequilibrare bilanci in sofferenza. Faremo sentire la nostra voce tramite le organizzazioni che tutelano i patrimoni naturali, alle quali chiederemo di vigilare circa il rispetto delle normative in materia e soprattutto sulla correttezza delle procedure, affinché, se opportuno, si pongano in essere tutti gli strumenti per individuare eventuali responsabilità a tutti i livelli. Diciamo basta al taglio indiscriminato degli alberi, abbiamo bisogno di ossigeno e di natura, non di entrate economiche che servono soprattutto a finanziare feste e sagre. Tuteliamo i nostri boschi se non vogliamo la distruzione del pianeta.

Cosenza, 21 luglio 2020

Lettera firmata


Il cosentino Francesco Rubino, presidente della Chirurgia Bariatrica e Metabolica presso il King's College di Londra: “Lo stigma del peso è un problema di salute pubblica”

Dr. Francesco Rubino

Ancora oggi bullismo e violenza verbale mietono vittime tra le persone che non presentano i requisiti fisici imposti da una società che lancia messaggi distorti. La discriminazione provoca spesso danni significativi alle persone, come nel caso dell’obesità. Le persone con obesità affrontano comunemente una forma pervasiva e resiliente di stigma sociale, poiché spesso se ne attribuiscono le cause alla responsabilità personale. Recenti studi hanno dimostrato che lo stigma del peso può causare un danno fisico e psicologico, che mina i diritti umani e sociali, per questo è inaccettabile nelle società moderne.

Per informare gli operatori sanitari, i politici e l'opinione pubblica su questo tema, un gruppo multidisciplinare di esperti internazionali, tra cui alcuni rappresentanti di organizzazioni scientifiche, hanno esaminato gli studi disponibili sulle cause e sui danni dello stigma del peso e sono giunti alla conclusione che serve l’impegno delle istituzioni per facilitare una nuova narrativa pubblica sull'obesità, coerente con le moderne conoscenze scientifiche. Le persone con obesità, infatti, affrontano non solo un aumento del rischio di gravi complicazioni sanitarie, ma anche una discriminazione sociale, perché sono erroneamente percepite come pigre, golose, prive di forza di volontà e autodisciplina. Tale rappresentazione non è coerente con le attuali prove scientifiche, che dimostrano come la regolazione del peso corporeo non è interamente sotto il controllo volontario e che i fattori biologici, genetici e ambientali contribuiscono criticamente all'obesità. Tuttavia, l'opinione prevalente che l'obesità sia una scelta e che possa essere sconfitta dalla volontà di mangiare di meno e di fare più attività fisica influenza negativamente le politiche della sanità pubblica.

In concomitanza con la Giornata mondiale dell'obesità, svoltasi nei mesi scorsi, oltre 100 organizzazioni mediche e scientifiche hanno promesso il loro sostegno per politiche forti, in grado di prevenire la discriminazione basata sul peso. Un team di esperti, guidato dal professore cosentino Francesco Rubino, del King's College di Londra, ha delineato una dichiarazione di consenso internazionale congiunta e un relativo impegno per eliminare lo stigma del peso. La dichiarazione è stata sviluppata attraverso una conferenza internazionale organizzata congiuntamente dalla World Obesity Federation, American Diabetes Association, American Association of Clinical Endocrinologists, American Association for Metabolic and Bariatric Surgery, Diabetes UK, European Association for the Study of Obesity, International Federation for the Surgery, The Obesity Society. È stato dimostrato che la discriminazione a causa del peso può determinare danni sia fisici che psicologici e che le persone colpite hanno meno probabilità di cercare e ricevere cure adeguate. I soggetti obesi sono vulnerabili alla stigmatizzazione e alla discriminazione sul posto di lavoro, nell'istruzione e nelle strutture sanitarie.

«Lo stigma del peso è un problema di salute pubblica, mina i diritti umani e sociali ed è un grosso ostacolo nella lotta contro l'epidemia di obesità - ha ribadito il professor Francesco Rubino, presidente della Chirurgia Bariatrica e Metabolica presso il King's College di Londra - l'obiettivo di questa iniziativa è quello di riunire un ampio gruppo di esperti e organizzazioni scientifiche e, per la prima volta, parlare con una sola voce per condannare inequivocabilmente lo stigma del peso ed esporre le idee sbagliate che contribuiscono alla distorsione del problema peso».

La discriminazione a causa dell’obesità può essere molto dannosa per la salute mentale e si associa frequentemente a sintomi depressivi, livelli di ansia più elevati, minore autostima, isolamento sociale, stress, alimentazione non sana, comportamenti come il binge eating e l'eccesso di cibo emotivo. «Sfidare e cambiare credenze diffuse e radicate – conclude Rubino - preconcetti di vecchia data e mentalità prevalenti richiede una nuova narrativa pubblica sull'obesità, che sia coerente con le moderne conoscenze scientifiche».

© Francesca Canino

14 luglio 2020

LETTERE: Ospedale di Cosenza, disservizi, inciuci e sprechi all'ombra della commissaria e dei suoi accoliti

Come operatori sanitari in primis e anche come cittadini non possiamo più rimanere inermi dinanzi alla tragedia “Annunziata”, un grande ospedale regionale ormai ridotto all’osso, le cui gravi ripercussioni ricadranno sia sui pazienti che sul personale che vi lavora. 

Ogni giorno assistiamo a disservizi, inciuci, sprechi di risorse, il tutto aggravato dalla pessima gestione degli ultimi mesi. Una situazione insostenibile, culminata giorni addietro nelle dimissioni del direttore sanitario Salvatore De Paola, dimissioni che, seppur giustificate con i soliti motivi di salute, sembrano nascondere grossi dissidi con la dirigenza. In quest'azienda non resiste nessuno, tanto da arrivare a nominare uno che non ha i titoli per farlo. Infatti, è stato immediatamente nominato direttore sanitario, al posto di De Paola, il dr. Francesco Zinno, ematologo, direttore dell’UOC di Immunoematologia e medicina trasfusionale. Peccato che il dr. Zinno non abbia i titoli per ricoprire il ruolo di direttore sanitario, tanto che è stato nominato facente funzioni. Il suo nome non compare negli elenchi nazionali, che è fondamentale per essere nominati ai vertici di un'azienda sanitaria, ragion per cui non si capisce davvero come sia stato possibile conferirgli l’incarico. Sarà stata una scelta strategica per fargli guadagnare titoli? La solita tattica, fanno gli ff e poi se lo portano tra i titoli. Zinno non ha comunque perso tempo, e dopo qualche ora dalla nomina ha firmato la sua prima delibera, una premialità per l'ufficio tecnico… Ma perché il direttore sanitario deve firmare una premialità per l'ufficio tecnico? Forse perché i suoi componenti sono personaggi legati alla politica che conta? Allora si spiegherebbe tutto.

A parte gli inciuci, dall’azienda ospedaliera vengono emanati bollettini di gloria: “Diventa alto, secondo gli standard ministeriali dettati dal DM 70/2015 il livello di assistenza nel reparto di Ortopedia dell’Annunziata. Il 74% degli interventi chirurgici di frattura del collo del femore sono eseguiti entro due giorni. Il dato, riferito al primo trimestre, consente all’Ospedale di Cosenza di balzare in cima alle classifiche nazionali, dove lo standard medio si attesta al 64% e certamente al primo posto in Calabria”. Questo è di pochi giorni fa, ma noi ci chiediamo: “Che fine hanno fatto tutti gli altri interventi, quelli meno remunerativi economicamente e di indice qualitativo?”. Oramai fanno solo questo a costo di mandar via i pazienti con altre patologie che devono rivolgersi ai privati o emigrare. Infatti, sabato scorso hanno mandato via una persona che riportava una frattura del femore per mancanza di posti letto. Ci vuole un mese perché possa ritornare.

E poi c’è il grosso problema del Pronto Soccorso, affollatissimo, disorganizzato, con personale carente e allo stremo, un problema mai risolto che si è acuito con il nuovo primario.

Vorremmo chiedere alla commissaria Panizzoli o a chi per lei se è giusto riservare questo trattamento agli ammalati, se crede davvero di aver lavorato bene da quando è qui, se merita il premio di 50.000 euro, oltre a quello che guadagna senza apportare alcuna miglioria all’ospedale. E un’ultima domanda: quanto altro tempo dobbiamo aspettare per vedere terminate le sale operatorie del Dea?

Lettera firmata


09 luglio 2020

Comitato Alberi Verdi: Perché è stato abbattuto un grande abete nella villetta di Serra Pedace?

Abbiamo appreso da alcuni abitanti di Serra Pedace (Casali del Manco) che nei giorni scorsi è stato tagliato un grosso abete. L’abbattimento è stato effettuato – secondo quanto ci hanno riferito i residenti – nelle prime ore del mattino, quando ancora la maggior parte delle persone dormiva o era in casa. Il possente abete si ergeva in una villetta pubblica, in una posizione non pericolosa per uomini e cose. Dalle foto che ci hanno fatto pervenire, si notano chiaramente le dimensioni dell’albero e le sue buone condizioni di salute, pertanto non si comprendono i motivi della sua eliminazione.

Sarebbe opportuno, ora, che il comune esibisse le carte ufficiali con cui è stato deciso il taglio, per comprendere bene le ragioni di uno scempio che ha sorpreso e indignato gli abitanti del piccolo centro e i frequentatori della villetta. Perché è stato abbattuto un albero così grande? A chi dava fastidio? Dove è stato smaltito? Il sindaco risponda a queste domande e mostri in futuro rispetto per il verde e i cittadini.

Il nostro Comitato affianca i residenti che vogliono risposte e chiedono che atti del genere non vengano mai più commessi. Purtroppo, le amministrazioni, che credono di essere onnipotenti, sono sempre più distanti dalle politiche verdi e dai desiderata dei cittadini, il rispetto della natura è un optional e il benessere delle persone non interessa a nessuno. L’abete tagliato è l’ennesima prova delle prevaricazioni di chi ci amministra su tutta la cittadinanza e il patrimonio naturalistico. Diciamo basta a tutto ciò.

Comitato Alberi Verdi


07 luglio 2020

icittadinisegnalano: Cosenza non è il Porto delle nebbie, ma il Porto dei soprusi


Succede anche questo a Cosenza: stamattina mentre mi recavo al lavoro percorrendo via Palatucci, ho assistito ad una vera e propria violenza dei diritti dei cittadini. 
L’ultimo parcheggio riservato alla questura è munito di cartello per possessori di handicap (per i dipendenti della polizia), davanti questo parcheggio sostava un mini furgone con a bordo il conducente, un poliziotto si è avvicinato chiedendogli di lasciare libero il parcheggio e fin qui tutto legale, ma due minuti dopo lo stesso ha lasciato  parcheggiare una macchina dalla quale è scesa la sua fidanzata (particolare evidenziato dal bacio che si sono scambiati), lui ha sistemato all’interno della macchina il suo permesso con la P e lei si è recata al lavoro da nella vicina traversa. Al ritorno dal lavoro e cioè dopo circa quattro ore la macchina era ancora lì. Queste cose non si devono fare, Cosenza non è il Porto delle nebbie, ma il Porto dei soprusi.

Una cittadina nauseata

Cosenza, 7 luglio 2020