‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

12 marzo 2025

Sanità, stato di emergenza dopo 15 anni di commissariamento

 


Dopo 15 anni di inutile commissariamento della sanità calabrese, che nulla di positivo ha prodotto per i cittadini, ora il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza dovuta alla situazione di criticità in atto concernente il sistema ospedaliero della Regione Calabria.

Vien da chiedersi: “Ma dopo tutti questi anni di commissariamento e Piano di rientro dal debito, il sistema ospedaliero vive ancora una situazione critica? E cosa hanno fatto i vari commissari fin qui susseguitisi e, in particolare, quello attuale che è anche presidente della Giunta regionale?”.

In attesa di risposte, i calabresi dovrebbero essere informati sui motivi per i quali il sistema ospedaliero regionale è stato dichiarato oggi in uno stato di emergenza, nonostante le traversie dell’ultimo quindicennio e i milioni sprecati per pagare i commissari. Lo stato di emergenza, infatti, stride con il lunghissimo periodo di commissariamento della sanità calabrese, per il quale non è stata ancora scritta la parola fine.

Intanto si deliberano misure straordinarie della durata di dodici mesi “per il superamento del contesto di criticità del sistema ospedaliero della Regione Calabria”, a causa di “alcune ineludibili esigenze per le quali risulta necessaria l’emanazione di disposizioni che disciplinino procedure acceleratorie volte a consentire la rapida costruzione dei nuovi nosocomi”.

Equivale a dire che bisogna accelerare i tempi per spendere i fondi del Pnrr senza particolari vincoli e trasparenza.

Ora si attende la nomina di un commissario straordinario che dovrà predisporre un piano per riqualificare tutta la rete ospedaliera calabrese, coordinandola per attuare in tempi brevi i lavori previsti dal Pnrr.

Il provvedimento ministeriale è giunto in considerazione delle difficoltà che gli ospedali regionali hanno riscontrato nell’eseguire i suddetti lavori. Il Governo ha, pertanto, dichiarato lo stato di emergenza, una condizione che di norma si attiva in occasione di eventi eccezionali, come ad esempio un terremoto, una pandemia, un’alluvione. Ovvero, quando è necessario agire con urgenza (nel caso in questione l’urgenza è dettata dalla campagna elettorale già iniziata) e con poteri straordinari (imprescindibili per aggirare leggi, vincoli e quant’altro).

Durante lo stato di emergenza, difatti, sono allentati i vincoli di bilancio e trasparenza ed è possibile derogare alle norme di legge (pur rispettando i principi generali dell’ordinamento). Ciò avviene attraverso il potere di ordinanza, solitamente attribuito al capo della protezione civile. Questi delinea l’elenco delle norme temporaneamente sospese e può a sua volta nominare altri soggetti attuatori che lo supportino nella gestione dell’emergenza. In questa fase, gli operatori possono, dunque, agire con minori limitazioni riguardo ai vincoli di bilancio e trasparenza ed è possibile derogare alle norme di legge (pur rispettando i principi generali dell’ordinamento). La durata dello stato di emergenza non può essere superiore ai 12 mesi, prorogabile una sola volta per altri 12.

La misura adottata ieri dal Cdm accelererà i tempi e le procedure per alcune strutture sanitarie in via di realizzazione, tra queste gli ospedali della Sibaritide, di Vibo Valentia e della Piana di Gioia Tauro.

Pare che il provvedimento per la dichiarazione dello stato di emergenza fosse stato sollecitato dal presidente della Regione Roberto Occhiuto, che ritiene «non meno importante, rispetto alla realizzazione dei nuovi ospedali che erano stati previsti nella pregressa emergenza, la necessità di procedere rapidamente anche alla tempestiva attuazione della sostituzione, date le criticità che presentano, di alcuni plessi esistenti, già finanziati con fondi Inail da oltre 10 anni, di cui in molti casi non sono state avviate le necessarie procedure preliminari». Tra questi dovrebbe essere ricompreso il nuovo ospedale di Cosenza, che il governatore e i suoi accoliti vogliono edificare ad Arcavacata, un’idea folle che lascerebbe spazio, nella città dei Bruzi, alla realizzazione di un ospedale privato.

Secondo il governatore, inoltre, «il vigente quadro normativo non consente di perseguire utilmente le priorità di interesse pubblico nel settore delle strutture sanitarie regionali, per cui si rende assolutamente necessario avvalersi di misure eccezionali per superare le oggettive criticità, colmando quindi una carenza sanitaria non più sostenibile». Avvalersi di misure eccezionali come lo stato di emergenza, che allenta i vincoli di bilancio e trasparenza, è un chiaro tentativo di approfittare dello stato per agire e spendere senza essere controllati.

Il governatore continua, poi, dicendo che le attuali strutture ospedaliere «hanno subito negli anni oltre ad una evidente obsolescenza, anche un fenomeno di collocazione delle funzioni negli spazi disponibili, del tutto non idonei, così impattando negativamente anche sul fabbisogno di personale e sull’efficienza delle strutture. Per non dire del comfort assolutamente inadeguato», ovvero il delirio, poiché il fabbisogno di personale non è di certo causato dagli spazi risicati.    

Secondo Occhiuto, infine, la vetustà degli ospedali darebbe luogo a una situazione di doppia negatività tra costi e prestazioni e i servizi sarebbero meno ‘performanti’ al punto da incidere sui Livelli essenziali di assistenza (LEA). In realtà, i Lea non sono assicurati perché il personale sanitario è insufficiente e le risorse sono state diminuite al punto che il cittadino rinuncia a curarsi. Non abbiamo bisogno di castelli di menzogne per far passare lo stato di emergenza come la panacea per la sanità calabrese: esso altro non è che un modo per usare le risorse del Pnrr a loro (dei politicanti) piacimento e senza controlli.

 

 

 

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