‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

13 settembre 2019

Cosenza, piazza XV Marzo: salviamo la Statua della Libertà d'Italia




Per i cosentini è la statua della Libertà. Situata in piazza XV Marzo, ex piazza Prefettura, fu realizzata da Giuseppe Pacchioni, bolognese, per ricordare un episodio della storia cittadina che tanti martiri fece in nome di una libertà che forse non si è mai compiuta.
Oggi il monumento versa in pessime condizioni, è annerito, in alcune parti scrostato, pericolante. Come spesso accade in città, i beni culturali non interessano a nessuno e anche quando sono evidentissimi i segni dell’incuria, nessuno interviene per salvare le vestigia del passato. 
Eppure, la statua che per i più anziani rappresenta la Madre d’Italia, racconta una storia d’amore, profondo, totale, rivoluzionario come tutti i grandi amori, anche quando non coinvolge due persone, ma un intero popolo che lottava per l’unità. In tanti caddero nelle Idi di Marzo cosentine (http://francescacanino.blogspot.com/2016/03/il-moto-cosentino-del-15-marzo-184.html), in quel sogno di libertà che solo pochi mesi dopo uccise anche i fratelli Bandiera.
L’autore, Giuseppe Pacchioni, uno dei superstiti della spedizione dei fratelli veneziani, scolpì la statua della “Libertà d’Italia” nel 1878, incidendo sul piedistallo i nomi dei patrioti che parteciparono alla spedizione e quelli dei cosentini che organizzarono il moto insurrezionale del 15 marzo 1844. Fu proprio questo evento che diede il nome alla piazza, scenario della rivolta. Le iscrizioni sulle lapidi del basamento sono state dettate da Giosuè Carducci.
In nome dei martiri e dei tanti cosentini che ancora si emozionano dinanzi ad essa, Salviamo la Statua della Libertà, non disperdiamo un patrimonio che è parte di noi tutti.
Cosenza, 13 settembre 2019
© Francesca Canino







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