‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

12 marzo 2018

La legge di iniziativa popolare promossa da “Prima che tutto crolli” e il disinteresse totale di Oliverio & Co. per i centri storici




Da “Prima che tutto crolli” a “Prima che tutto sia insabbiato” il passo più che breve è stato prevedibile. I promotori della legge di iniziativa popolare sui centri storici calabresi hanno fatto il punto della situazione, dopo oltre due anni di attività, nel corso di una pubblica assemblea organizzata nella sala del Coni di Cosenza. In seguito al primo crollo che si è verificato nel centro storico, un gruppo di associazioni ha promosso diverse iniziative per salvare Cosenza vecchia, partendo da una manifestazione organizzata all’Arenella dal significativo nome: “Prima che tutto crolli”.
In un secondo momento, considerando il ruolo che svolgono le città, motore dell’economia e centri di servizi per le aree limitrofe, è stata ideata una proposta di legge che si articola in cinque parti: la prima si fonda sulla qualità urbana e sulla coesione sociale nei centri storici, le altre indicano le azioni che la proposta di legge intende promuovere per la conoscenza e la conservazione del patrimonio storico, la salvaguardia delle culture, la rivitalizzazione dei centri montani e interni, il recupero del patrimonio immateriale calabrese. Particolare attenzione è stata riservata alla sicurezza e all’adeguamento dei centri costieri e all’accessibilità e fruibilità dei centri storici.
Ad oggi, sono una cinquantina i comuni che hanno aderito alla proposta di legge e che premono per la sua approvazione, considerato che i piccoli centri risentono dello spopolamento in modo più grave rispetto alle città e, pertanto, l’abbandono dei centri storici è la naturale conseguenza alla ripresa dell’emigrazione.
La legge, però, non è stata ancora presa in considerazione dal governo regionale, nonostante abbia una sua copertura finanziaria. A ciò si aggiungono i recenti fondi stanziati pochi giorni prima delle elezioni, una pioggia di milioni che rischia di rimanere una delle tante promesse elettorali. Intanto, la richiesta alla Regione di sostenere la legge di iniziativa popolare diventa sempre più stringente, a nulla sono servite, infatti, le passerelle che il presidente Oliverio ha compiuto nel centro storico di Cosenza insieme agli altri politici e agli amministratori della città, disinteressati a risollevarne le sorti.
Cosenza vecchia crolla sotto il peso dei suoi secoli e dell’abbandono, portandosi via la storia e l’arte del capoluogo bruzio, si spera senza vittime, ma fino a quando? Un interrogativo che deve smuovere le coscienze dei politici calabresi per scongiurare tragedie immani.
12-3-18
© Francesca Canino



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