‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

16 maggio 2017

Lavori di San Domenico, alberi distrutti e cartello di cantiere mancante


Fanno discutere i lavori di rifacimento dell’area cittadina prospiciente il sagrato della chiesa di San Domenico. Molte le lamentele dei cittadini che subiscono i disagi derivanti dalla delimitazione dell’area interessata dai lavori, considerati, peraltro, inutili perché non migliorano in alcun modo la storica piazza.
I lavori, iniziati mesi or sono per abbassare la sede stradale, hanno causato danni permanenti ai lecci secolari presenti dinanzi la chiesa e hanno sollevato le vibrate proteste degli ambientalisti. Proteste rimaste inascoltate, nonostante il risalto che i media hanno puntualmente dato alle rimostranze di quanti hanno condannato lo scempio commesso sugli alberi di San Domenico.




Oggi, le radici degli antichi lecci - come si può vedere dalle foto - appaiono recise, i lavori sembrano fermi da diverse settimane e, soprattutto, nessuno ha ancora capito il perché siano stati iniziati se si considera che, a fronte di una spesa che poteva essere investita per migliorare la città, non apporteranno alcun beneficio alla zona.

Dall’inizio dei lavori, tuttavia, è stata notata, in prossimità dell’accesso al cantiere, l’assenza del “cartello di cantiere”, che riporta i dati sui lavori da eseguire e le relative autorizzazioni a norma del D.P.R. 380/2001, art. 27, comma 4, che obbliga di esporlo a pena di sanzioni.

(Il cartello indica: il tipo di opere da realizzare; l’importo delle opere da realizzare; le modalità di realizzazione, gli estremi dell’autorizzazione o permesso di costruire comunale riguardante le opere da eseguire, la stazione appaltante; l’impresa o le imprese esecutrici; le eventuali imprese subappaltatrici; il nome del progettista architettonico; il nome del progettista delle strutture il nome del progettista degli impianti; il nome del direttore dei lavori; il nome degli eventuali direttori operativi o ispettori di cantiere; il nome del coordinatore per la progettazione in materia di sicurezza; il nome del coordinatore per l’esecuzione dei lavori - in materia di sicurezza; il nome del direttore di cantiere; i responsabili delle imprese subappaltatrici).



Tra le finalità cui assolve l’obbligo di esposizione del cartello di cantiere vi è anche quella di indicare i soggetti responsabili nel caso si verifichino danni che coinvolgono soggetti terzi durante lo svolgimento delle attività di cantiere. La Corte di Cassazione, con la sentenza 13963/2016, si è nuovamente pronunciata sull'obbligo di esposizione del c.d. "cartello di cantiere", precisando che è reato non esporlo anche nel caso di sospensione dei lavori.
A San Domenico il cartello non esiste, i lavori procedono a rilento causando tanti disagi alla circolazione e gli alberi sono stati distrutti. Il solito spreco di risorse pubbliche per opere inutili e devastatrici dei luoghi storici.









16-5-2017
© Francesca Canino


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