‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

31 gennaio 2017

Cosenza vecchia e l'agnello dei sette sigilli




Riconoscete questo luogo? 


E' Piazza delle Uova a Cosenza vecchia, ovvero la vergognosa discarica del primo tratto di corso Telesio. Cumuli di rifiuti di ogni tipo giacciono da anni in uno dei luoghi più misteriosi della città, appena sotto un murales che alcune associazioni hanno voluto sistemare sulle antiche mura. Stridenti per i colori accesi, per i disegni sgraziati e spesso anche per rappresentare scene lontane dalla storia.


L'area è inutilmente videosorvegliata. 


Sulla piazza sorgono palazzi bellissimi e una piccola chiesa. 



E' la chiesa di San Giovanni Gerosolimitano, situata nell'omonima piazza, già piazza delle Uova, sottoposta a un restauro nell'ambito di un finanziamento che ha permesso di ristrutturare diverse chiese della città, compresa la stessa cattedrale. Intorno alla chiesa sorgono antichi palazzi di pregevole fattura, probabilmente edificati per la borghesia cosentina. Su uno di questi è incisa una meridiana e tutti presentano elementi architettonici rilevanti e ancora da svelare. 



Una costruzione abbandonata è attigua alla chiesa, forse una parte dell'ospedale costruito dai Cavalieri di Malta. Ma c'è un fregio sulla porta secondaria della chiesa che non passa inosservato: è l'agnello dei sette sigilli che domina la piazza come un antico guardiano. 




Con la destra circonda una croce avvolta da un nastro dalle morbide forme e con il corpo custodisce il libro biblico della Rivelazione, l'Apocalisse di Giovanni, che descrive 'le cose che devono presto accadere'. L'evangelista vede alla destra di Dio un rotolo scritto e chiuso con sette sigilli che contiene tutta la storia e il suo significato; i sigilli potranno essere spezzati solo da Gesù Cristo. L'apocalittica visione è l'oggetto di un bassorilievo marmoreo di scuola napoletana (1500) venuto alla luce durante i lavori di consolidamento degli anni '90. Nascosto sotto uno strato di calce, fu restaurato dalla Soprintendenza dove è ancora custodito per la mancanza di adeguati sistemi di protezione. Sulla porta secondaria della chiesa è stata, dunque, sistemata una copia dell'agnello, simbolo degli antichi proprietari della chiesa, la Commenda dei Cavalieri di Malta o Gerosolimitani, comunità monastica dedita alla gestione dell’ospedale per l’assistenza dei pellegrini in Terra Santa.

Sarebbero stati alcuni mercanti dell’antica repubblica marinara di Amalfi ad ottenere dal Califfo d’Egitto il permesso di costruire a Gerusalemme una chiesa, un convento e un ospedale nel quale assistere i pellegrini di ogni fede o razza, adottando la bianca Croce Ottagona come simbolo dell’Ordine. A Cosenza giunsero nel 1428, fondarono la chiesa che subì diversi interventi di restauro e l'ospedale. Dopo una fase di declino fu rimodernata nel 1882 a spese del duca degli Spiriti che ne fu proprietario fino al 1907, come è inciso sulle due porte della chiesetta e che la cedette alla Confraternita dell'Annunziata, il cui stemma figura sull'architrave della porta d'ingresso.



In tempi più recenti divenne centro per l'assistenza religiosa e morale deglo avanguardisti fascisti di Cosenza e fu restituita al culto dal commerciante Giovanni Garofalo il 25 marzo del 1934, in occasione della funzione in onore della SS. Vergine dell'Annunziata. Nel '44 fu danneggiata dai bombardamenti e riaperta al culto fu fatta abbellire dal pittore Bevacqua. La facciata è a capanna con portale sovrastato da uno stemma nobiliare raffigurante un cavaliere. A fianco è una torre campanaria con tre monofore. L'interno è a pianta rettangolare e ad un'unica navata: l'altare maggiore in marmo bianco, datato 1883, fu realizzato da Rocco Ferrari di Montalto Uffugo. Custodiva una tela raffigurante l'Annunciazione di ignoto pittore meridionale del XVII secolo, ora conservata presso la Soprintendenza.
I lavori di ripristino della chiesa nel 1988 portarono alla luce elementi medievali, segno dell'antichità del luogo di culto, che quindi è antecedente alla chiesetta dei Cavalieri.


Alcuni ritrovamenti archeologici furono rinvenuti negli anni '90 in piazza delle Uova, quella del tradizionale mercatino di pollame e cacciagione che vi si svolse fino agli anni Settanta.
Un luogo così merita l'incuria, i rifiuti, il murales e l'oblio?

31 gennaio 2017
© Francesca Canino

 




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