‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

08 maggio 2020

Azienda ospedaliera di Cosenza: ecco l’Atto aziendale 2020, ovvero “Parturient montes, nascetur ridiculus mus”





Nei primi giorni dello scorso mese di marzo
è stato approvato l’Atto aziendale dell’A.O. bruzia,
passato quasi in sordina per l’avvento della pandemia.
Vi propongo di seguito la disamina impietosa
che ho avuto modo di compiere  sull’organizzazione dell’Hub cosentino,
affinché ognuno possa venire a conoscenza
delle scelte ‘strategiche’ attuate dalla dirigenza.

Nel rispetto della tempistica imposta dal “Decreto Calabria”, la Struttura Commissariale dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, agli inizi di marzo, ha licenziato il nuovo Atto Aziendale. Peccato che rispetti solo la tempistica. Sovrastato da Covid-19, è passato in sordina, non lasciando modo di apprezzare quanto ha disatteso e addirittura stravolto il senso e gli obiettivi del Decreto Calabria.
Questo imponeva alla Regione la stesura di linee guida per i nuovi atti delle aziende sanitarie calabresi, al fine di cancellare tutte le incrostazioni accumulatesi negli ultimi trent’anni. Nessuno, né il Dipartimento regionale né il Commissario ad Acta, ha fatto nulla e, in questo vuoto cosmico, il Commissaria dell’A.O. di Cosenza e la sua Direttrice Sanitaria hanno stilato il nuovo Atto Aziendale sulle vecchie linee guida del 2016.

Non avendo fatto grandi resistenze a farsi consigliare dai soliti “amici degli amici” ben noti ai più, il tutto è finito nel fare qualche ritocco per favorire e accontentare i questuanti di turno.
Nella premessa, la solita pomposa retorica infarcita dalle consuete scadenti menate sull’efficientamento della struttura aziendale. Nelle successive 60 e passa pagine, nessuna apertura a nuove possibilità assistenziali rivolte all’abbattimento dell’emigrazione sanitaria e nessuna vera riorganizzazione di dipartimenti o di strutture complesse. Ad esclusione di qualche struttura semplice in meno (quasi tutte legate alla quiescenza dei titolari e un paio per levarsi da torno soggetti “sgraditi”), per il resto solo gioco delle tre carte con mezze figure che scompaiono da una parte per ricomparire dall’altra, ma senza una vera progettualità.

Scompaiono due Dipartimenti, ma ne vengono creati altrettanti nuovi. Uno di questi è il frutto di una semplice manipolazione, eseguita ad arte, per creare lo spazio funzionale alla creazione dell’altro, che pare uscito fuori dal cilindro di un prestigiatore: “Governo clinico”. New entry assoluta sul piano nazionale e mondiale. È il primo dipartimento intitolato a un modello gestionale di strutture sanitarie. Il termine è la traduzione dall’anglosassone clinical governance, ossia governo dei clinici. È una “strategia mediante la quale le organizzazioni sanitarie si rendono responsabili del miglioramento continuo della qualità dei servizi e del raggiungimento-mantenimento di elevati standard assistenziali, stimolando la creazione di un ambiente che favorisca l’eccellenza professionale” (dal position statement “il governo clinico nelle Aziende Sanitarie” GIMBE 06/02/09). In effetti, nello stesso Atto Aziendale, all’art. 12 “Il Direttore Sanitario”, è scritto che: “Il Direttore Sanitario (quello Aziendale n.d.r.) è il garante del governo clinico dell’Azienda, con riferimento alla qualità e all’efficienza delle prestazioni erogate dalle strutture aziendali”. L’art. 23 ribadisce cosa sia il governo clinico. Nell’art. 26, intitolato “il Governo Clinico”, però, dopo un ulteriore pletorico preambolo su cosa significhi, si incontra un autentico esercizio di filosofia teoretica (volgarmente detta “arrampicata sugli specchi”) per spiegare il perché vi sia bisogno di inventarsi un intero dipartimento per fare quello che potrebbe tranquillamente gestire una U.O.S. 

La schizofrenia che permea questa parte del documento è ancora più evidente nell’art. 34: “I dipartimenti e l’organizzazione dipartimentale”. Vengono descritte nuovamente, questa volta in modo corretto, natura e funzioni dei dipartimenti, smentendo così le motivazioni del crearne uno denominato Governo Clinico. Questo Dipartimento viene costituito con tre U.O. Complesse (Direzione Sanitaria di Presidio, Accettazione e Accoglienza Attività Sanitarie, Farmacia) e due Dipartimentali (Accreditamento e Qualità, Ingegneria Clinica) e un ufficio (Rapporti con il Pubblico). Ma cosa fa una U.O.C. Accettazione e Accoglienza Attività Sanitarie? Nonostante l’ampia spiegazione, risulta comunque difficile comprenderlo davvero. Di quali titoli dovrà essere in possesso il futuro Direttore dell’U.O.C.? Quale laurea e specializzazione? In quale specialità avrà dovuto svolgere gli almeno sette anni di attività necessari a costituire abilitazione alle funzioni apicali? Probabilmente tali quesiti non avranno mai risposta perché, è presumibile, che non sarà mai attivata. Il motivo di tale presunzione sarà chiaro più avanti. Nel cercare di comprendere le vere ragioni che giustificano l’esistenza del dipartimento, ci si pone altre domande. Qual è la logica che ha fatto includere la U.O.C. di Farmacia in un Dipartimento così fatto? E l’U.O.S.D. Ingegneria Clinica (struttura tecnico-amministrativa)? La risposta potrebbe essere molto più semplice di quanto a prima vista possa apparire. Così strutturato, il dipartimento riesce ad essere composto da 5 strutture, numero minimo richiesto dalle linee guida del 2016. Ma un dipartimento deve avere un Direttore scelto tra quelli delle U.O.C. afferenti al Dipartimento stesso. Quello di Farmacia è andato in quiescenza e non si è ancora proceduto a indire il concorso per la sostituzione. L’altro non c’è, essendo l’U.O.C. ancora una scatola vuota che, probabilmente, lo resterà per sempre in quanto “inventata” solo per giustificare la formazione del Dipartimento. È chiaro che questo Dipartimento è stato costituito per affidare una direzione in modo blindato al Direttore dell’U.O.C. Direzione Sanitaria di Presidio, almeno fino al prossimo Atto Aziendale.

Per il Dipartimento Materno-Infantile Area Nord, invece, si potrebbe tranquillamente parlare di capolavoro dell’inventiva. Già nel nome vi è in nuce l’obiettivo da raggiungere. Per comprenderlo è necessario fare qualche premessa. L’A.O. di Cosenza è l’unico hub della provincia la quale, nell’organizzazione della sanità regionale, viene denominata Area Nord. Nella stessa area è presente l’Azienda Sanitaria Provinciale, nella quale convergono tutte la altre strutture sanitarie dell’Area Nord. Anche l’A.S.P. ha un proprio Dipartimento Materno Infantile. Questo vuol dire che, sullo stesso territorio, insistono due dipartimenti materno-infantili, ma facenti parte di due diverse aziende. La normativa vigente prevede che le due aziende creino, in accordo, un Dipartimento Interaziendale. Questo coordinerà le attività di quelli delle due aziende che restano separati. L’A.O., con questo Atto Aziendale, fa un salto in avanti. Nell’articolo 36, al suo Dipartimento, dà un nome con il quale trasmette la volontà egemonica sull’intero territorio. Infatti, non lo denomina semplicemente “Dipartimento Materno-Infantile”, ma aggiunge “Interaziendale Area Nord”. La cosa viene ulteriormente sottolineata nell’articolo 41, di sole due righe, intitolato “I Dipartimenti Interaziendali”. Qui si ribadisce: “L’Azienda conferma il Dipartimento Interaziendale Materno-Infantile Area Nord in sinergia con l’ASP di Cosenza come descritto in precedenza”. È chiaro che si vuol giocare sulla sovrapposizione di denominazione tra i due Dipartimenti, aziendale ed interaziendale, che dovrebbero, però, restare distinti. Infatti, mentre i Dipartimenti aziendali sono strutturali, quello interaziendale è, per norma, funzionale e quindi senza una superiorità gerarchica, ma con sole funzioni di coordinamento.

Ma non finisce qui, i bene informati fanno sapere che nella versione dell’Atto Aziendale presentata ai sindacati è scomparso un malevolo articolo 42 bis, in parte confluito nel citato art. 36, salvo per le ultime due righe. In queste si decretava un’indennità per il Direttore del dipartimento interaziendale che, essendo funzionale, non può ricevere alcuna indennità. Probabilmente, a qualcuno sarà venuto in mente che, anche per un Atto Aziendale del genere, sarebbe stato veramente troppo. In pratica, il Direttore di dipartimento che lo fosse diventato anche di quello interaziendale, avrebbe percepito una ulteriore indennità, non ben quantificata, ma che si può immaginare altrettanto, se non più, corposa.
Continuando ad analizzare l’organigramma del Dipartimento, si evidenzia che, in un miscuglio di arroganza, delirio di onnipotenza e assoluto spregio di qualsiasi logica, scompaiono strutture fino a ieri ritenute irrinunciabili:
·         l’U.O. Fisiopatologia della Riproduzione Umana viene depotenziata da Dipartimentale a Semplice e inglobata nell’U.O.C. di Ginecologia ed Ostetricia;
·         l’U.O. di Anestesia Area Materno Infantile diventa U.O. di Anestesia e Analgesia in Ostetricia e Partoanalgesia, ma anche questa non più Dipartimentale, bensì Semplice e nella U.O.C. di Terapia Intensiva del Dipartimento di Emergenza;
·         l’U.O.S. Banca del Latte Umano Donato e gestione del neonato fisiologico, scompare;
·         l’U.O.S. di Cardiologia Neonatale e Pediatrica e Diagnostica Cardiologica Prenatale perde la parte Prenatale e Pediatrica, vedendosi aggiungere una Diagnostica per Immagini (generale? E le strutture pediatriche dell’area della Radiologia?);
·         ricompare una U.O.S. STEN, che, negli ultimi tre atti aziendali compare e scompare peggio che il sole a marzo.

Il capolavoro, però, si concretizza nella rinuncia all’U.O.S.D. di Terapia Intensiva Pediatrica. Unica in Calabria e con tutti i presupposti per diventare punto d’attrazione regionale ed extraregionale, viene depotenziata a Struttura Semplice e affidata (e sono due) all’U.O.C. di Terapia Intensiva del Dipartimento d’Emergenza. Ciò a dispetto di tutta la legislazione e le linee guida ministeriali sulle peculiarità delle strutture pediatriche, per rispondere solo a mire accentratrici dei soliti noti. Ma questa è un’altra storia da analizzare in altra sede. Nella bramosia di eliminare soggetti scomodi e per compiacere qualcuno hanno dimenticato che, così facendo, il Dipartimento Materno Infantile Area Nord rimane composto da sole quattro strutture e, quindi, non in linea con le linee guida regionali. A qualcuno importerà?

Il resto dell’Atto Aziendale, per quel che riguarda gli altri Dipartimenti, è solo storia di prestidigitazione. Cose volgarmente dette “marchette”, nella migliore delle tradizioni di questa nostra sciagurata Terra. Spostamenti di strutture di comodo e prebende per nuovi e vecchi vassalli. Strutture duplicate e quadruplicate per accontentare questo o quell’elemosinante. Alcune che dovrebbero essere solo degli ambulatori, altre ancora che funzionano per 6/12 ore al giorno per 5/6 giorni alla settimana pur essendo “d’Emergenza”.

A questo si è ridotto il cambiamento, l’efficientamento dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza: “I monti avranno le doglie del parto, nascerà un ridicolo topo”. Pessimo segnale per la Sanità regionale.
Cosenza, 8 maggio 2020
© Francesca Canino

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