Riceviamo e pubblichiamo
Cosenza è inaccessibile prima e invivibile poi. Una città da cui stare lontano, ma purtroppo questo non è possibile, specialmente per chi come me abita nelle zone a sud. Stamattina, poi, il caos ha raggiunto l’apice a causa della mancanza di organizzazione da parte di chi dovrebbe garantire viabilità e civiltà. Traffico impazzito e strade interrotte sono state le caratteristiche della mattinata di oggi, 26 aprile, che hanno fatto perdere molto tempo a chi deve necessariamente recarsi in città. Oltre al tempo, abbiamo sprecato molta benzina, con quel che costa oggi, visto che siamo stati fermi nel traffico per buoni 40 minuti su via Bendicenti. Da premettere che per arrivare nella zona di San Gaetano, ho impiegato circa un’ora rispetto ai soliti 15 minuti degli altri giorni. Arrivata a San Gaetano ho trovato una deviazione causa lavori, che mi hanno dovuto far imboccare la strada che porta a colle Triglio. Da qui, ho cercato di raggiungere Via Popilia, dove mi sono scontrata con altre situazioni assurde. Infatti, non erano stati rimossi i blocchi di cemento che chiudono le varie traverse e quindi non è stato possibile accedervi direttamente, ma solo dopo giri e giri.
Anche all’ingresso
di Via Mancini mi sono imbattuta nel caos totale. Arrivata finalmente in
centro, dopo aver cercato un parcheggio per più di mezz’ora, mi sono
incamminata verso Corso Mazzini, percorrendo prima delle strade secondarie. Non
lo avessi mai fatto: la spazzatura e il degrado che ho trovato nelle vie
intorno al corso principale mi hanno riportato alla mente l’era Occhiuto,
quando la città era sporca e abbandonata, ma lui diceva che era bellissima e
pulita. Sul corso, inoltre, altre disavventure mi aspettavano. Sento di dire
che non è un più un corso, ma una pista per biciclette e altri veicoli a due
ruote che sfrecciano incuranti dei pedoni. Meno male che è un’isola pedonale!
Ma la cosa che più mi ha indignato è stata la mancanza dei controlli. Nessun
vigile in giro a controllare il traffico, le bici e gli ambulanti a iosa sul
corso, che da salotto buono è diventato un luogo dove ognuno può fare quel che
gli pare. In compenso, i tavolini dei bar all’aperto (circondati da bidoni
della spazzatura) erano pieni, non solo di persone, ma anche di colombi
agguerriti e invadenti. Entro per un caffè, e il barista non ha la mascherina.
Me ne sono tornata a casa stanca e depressa per aver visto la mia città ridotta
a una discarica in ogni senso. Poi dicono che la Calabria si svuota. Le ragioni
esistono.
Lettera
firmata
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