Perdere i propri cari quando ancora sono in vita può
sembrare un paradosso, ma è quanto accade al Pronto soccorso di Cosenza. A
Causa del Covid, del personale insufficiente e degli accessi giornalieri sempre
numerosi, chi finisce al Pronto soccorso dell’Annunziata per un qualsiasi
problema di salute scompare dai cosiddetti ‘radar’. I familiari perdono le loro
tracce e vani sono i tentativi di mettersi in contatto con il personale
sanitario, oberato di lavoro e per questo impossibilitato a fornire notizie sui
pazienti. Molti di essi, specialmente quelli più gravi, seppur curati – e su
questo non si dubita – non possono telefonare alle proprie famiglie per aggiornarli
sul loro stato di salute. Può accadere, così, che i familiari non ricevano loro
notizie anche per un’intera giornata, non sanno, dunque, se sono vivi o sono
morti.
Le regole che il Covid ha imposto saranno anche
giuste, ma l’assenza dei familiari nel Pronto soccorso, così come nelle altre
Unità Operative, significa privare i sanitari di un aiuto fondamentale e
aumentare a dismisura il loro lavoro. La tragica conseguenza è la mancanza di
notizie sullo stato di salute dei pazienti, angosciante e immorale.
A due anni dall’inizio della pandemia, permangono
norme che hanno acuito gli annosi problemi del nosocomio bruzio, in primis la
carenza di personale. I sanitari del Pronto soccorso sono pochi, l’ex direttore,
vincitore di concorso, se ne è scappato mesi fa, i facenti funzione sono durati
poco tempo. A fronte di ciò, gli accessi sono troppi e i problemi sono
aumentati, ma nessuno ha voluto, e
sottolineo voluto, risolvere, almeno in parte, la critica condizione in cui
versa il luogo più importante dell’ospedale.
Una vergogna targata commissarie Panizzoli,
Mastrobuono, capo dipartimento e direttori vari. Non hanno nemmeno provato a
risolvere il problema Pronto soccorso, caricando il fardello sulle spalle dei
sanitari e straziando sia chi ha bisogno di cure, sia chi aspetta le notizie dei
propri congiunti. I vertici dell’Azienda ospedaliera di Cosenza sono in grado
di comprendere le ansie e le preoccupazioni dei familiari? Immaginano cosa significhi
per un genitore, un figlio, un parente non avere notizie per ore e ore del
proprio congiunto che si trova nel Pronto soccorso?
Eppure, in tutti questi mesi di pandemia, sono state
numerose le lettere inviate ai media che denunciavano questo problema, rimasto
tuttavia irrisolto. Non sarebbe stato difficile risolverlo, sarebbe bastato dare
un incarico a un qualsiasi corpo di volontari per aiutare il personale del
Pronto soccorso a fornire le notizie dei pazienti ai familiari. Tutto gratis et
amore Dei. Ma nemmeno a questo si è pensato. Ora che è tutto peggiorato, i vertici
dell’ospedale hanno intenzione di fare qualcosa o attendono che il Pronto
soccorso collassi su se stesso?
Cosenza, 1
aprile 2022
©
Francesca Canino
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