‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

21 settembre 2018

Comitato Alberi Verdi: Non uccidete gli alberi di Viale Parco - ecco invece il PROGETTO “COSENZA STORICA CITTÀ-GIARDINO”



L’annuncio dell’inizio dei lavori su Viale Parco per la costruzione della metro leggera è preoccupante non solo per tutti i disagi che creerà alla cittadinanza – e per i tanti milioni che si spenderanno per un’opera che effettivamente non serve – ma anche per l’abbattimento di centinaia e centinaia di alberi. Una barbarie che si aggiunge a quelle già compiute in città negli ultimi anni, in seguito alla realizzazione delle tante piazze e al riammodernamento di diverse strade che non hanno tenuto in nessuna considerazione il patrimonio arboreo cittadino. Alberi distrutti anche dalle molteplici capitozzature subite e dalla mancanza di un piano di potatura, cura e tutela.
In meno di un lustro, la città si è trovata con un patrimonio verde quasi dimezzato e senza un progetto che preveda di rimpiazzare gli alberi eliminati. Ora è la volta di viale Parco, uno stradone alberato che soccomberà per far posto alla metro e al cosiddetto parco del benessere, che, secondo quanto ha comunicato l’amministrazione comunale, dovrebbe essere il polmone verde della città.
Riteniamo sia paradossale realizzare una grande area verde abbattendo quella preesistente, oltre che dispendioso e in contrasto con le scelte dell’attuale amministrazione, che ha dimostrato chiaramente di non essere per niente interessata alle politiche verdi, anzi di esserne nemica. Ora, invece, la decisione di volere un parco del benessere – che si sarebbe potuto realizzare indipendentemente dalla costruzione della metro e nel pieno rispetto degli alberi che attualmente si ergono sul viale – con tanti settori che ospiteranno specie diverse di piante, stride con il trattamento che finora è stato riservato alle aree verdi della città.
Non vogliamo conoscere i veri motivi che hanno determinato questa decisione, chiediamo solo che non vengano abbattuti gli alberi del viale e poi portati nelle centrali a biomasse, ma di aver cura di espiantarli e ripiantarli in città, magari sui marciapiedi in cui sono stati eliminati o nei giardini pubblici cittadini, in special modo in quelli meno centrali e più abbandonati. Potrebbero rivivere e fornire ancora ossigeno ai cittadini, sempre più immersi nei gas di scarico delle auto.
Non uccidete gli alberi di Viale Parco.

 Comitato Alberi Verdi
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Mentre l'amministrazione comunale bruzia distrugge il patrimonio verde della città, il nostro Comitato, a dimostrazione dell'amore per il verde e soprattutto per la città storica, ha preparato un progetto per rinverdire Cosenza vecchia che potrete leggere di seguito:

PROGETTO

“COSENZA STORICA CITTÀ-GIARDINO”

Comitato Alberi Verdi

Introduzione

Nella stesura di questo progetto si è tenuto conto delle particolari condizioni ambientali del Centro Storico di Cosenza: spazi spesso ristretti, semi-ombreggiati o in ombra totale con un clima più fresco ed umido rispetto alla parte nuova della città. Non mancano però spazi relativamente ampi come cortili, giardini privati e, ovviamente, le piazze, che sono anche gli spazi più soleggiati della città. In questa situazione è necessario sfruttare al massimo anche gli spazi verticali ricorrendo a vasi e cassette da muro, panieri appesi o alle più recenti “Flower Pouches”, una specie di grandi borse di plastica molto robusta da appendere a muri e recinzioni, nelle quali sono presenti molti fori: queste sacche vengono riempite di terriccio, idrogranuli e concime a lenta cessione e poi vi si mettono a dimora le piantine attraverso i fori suddetti. Crescendo, le piante nasconderanno completamente le sacche che si trasformeranno in grandi cascate di fiori dall’effetto mozzafiato. Prima di scegliere una soluzione del genere, però, bisognerebbe verificare se gli antichi muri delle abitazioni possano sopportare l’infissione di tasselli che reggano ganci cui appendere vasi e cassette e staffe cui appendere i panieri da piante. A tal proposito bisognerebbe anche consultare la Soprintendenza. Vasi e cassette potranno inoltre essere agganciati alle ringhiere dei balconi e posizionati alla loro base. Bisognerà scegliere vasi leggeri, in plastica o resina. Esistono vasi in resina che imitano alla perfezione la terracotta di qualità, con tanto di fregi e rilievi tipici dei vasi antichi che quindi si armonizzano bene al contesto del Centro Storico. Dove invece si abbia più spazio, come nei cortili privati o nelle piazze, si potrà ricorrere a veri vasi in terracotta, semplici o ornati di fregi e bassorilievi. Durante la fiera di San Giuseppe nel settore vasi c’è solo l’imbarazzo della scelta! Si possono usare anche vecchi vasi di recupero in terracotta che, oltre ad essere più economici, risultano pieni del fascino dato dalla “patina del tempo”. Anche botti e barili di recupero possono essere bei contenitori per piante. Nelle aree più soleggiate, dove si disponga della piena terra si potranno abbellire e curare meglio i giardini esistenti oppure creare degli orti-giardino urbani. Questi orti-giardino, potrebbero entrare a far parte del progetto “Kepos delle meraviglie” ideato dal prof. Orlando Sculli, il quale, in diversi anni di ricerca ha recuperato tanti ortaggi e alberi da frutto tipici dell’antichissima tradizione colturale calabrese e giunti a noi nel corso dei secoli, portati da greci, romani, bizantini, profughi cristiano-copti arrivati dall’Egitto e profughi armeni. Semi, talee e marze sarebbero donati gratuitamente a chi voglia creare un kepos. Kepos in greco significa giardino, ma anche “grembo materno”: il progetto prevede tanti kepos diffusi che salvaguardino questi antichi ortaggi e fruttiferi. Il coltivare queste piante potrebbe dare origine ad interessanti gemellaggi: ad esempio con i monaci armeni dell’isola veneziana di San Lazzaro degli Armeni: https://it.wikipedia.org/wiki/San_Lazzaro_degli_Armeni. Si potrebbero organizzare incontri ed eventi: i cosentini potrebbero donare ai monaci suddetti talee del melograno nero, un melograno speciale di origine armena ritrovato qui in Calabria e i monaci di San Lazzaro potrebbero ricambiare donando talee delle antiche rose damascene dai cui petali ricavano la squisita e profumatissima “Vartanush” (marmellata di rose). Questo melograno era presente anche in un villaggio dell’Iran occidentale, in un territorio che anticamente apparteneva agli Armeni, quindi perché non coinvolgere anche cittadini iraniani cui donare talee dello stesso melograno? Loro forse potrebbero ricambiare con talee delle mitiche e profumatissime rose coltivate nei pressi di Kashan. Altri gemellaggi possibili: l’olivo del Krisma, dalle olive bianchissime, potrebbe originare un gemellaggio con i greci dell’isola di Kasos, nell’Egeo, il cavolo gigante di Staiti con gli abitanti dell’isola di Creta e la vite “Trifera” con cittadini egiziani. Altri eventi potrebbero essere organizzati in occasione dei periodi di fioritura, così come avviene altrove, sia in Italia che all’estero, legati soprattutto alla visita di vere e proprie collezioni di piante.  Si potrebbero creare, ad esempio: “La festa delle fucsie”, “delle rose”, “delle violette antiche”, ecc. Questi eventi di solito attirano un gran numero di visitatori. Si può pensare a speciali “ciceroni” che guidino i turisti nella scoperta dei luoghi fioriti più belli del Centro Storico. Come avviene nel nord dell’Europa, i turisti potrebbero essere guidati anche nella visita dei giardini privati più belli, sempre che i proprietari siano d’accordo. Questi “ciceroni” potrebbero essere semplici cittadini adeguatamente preparati: darebbero spiegazioni sia sul tipo di piante usate (e sulla loro storia, spesso affascinante), sia sui monumenti del Centro Storico. Tutto ciò potrebbe anche alimentare spazi di socializzazione, ad esempio laboratori di giardinaggio e orticoltura cui far partecipare adulti, anziani e bambini. Si potranno anche organizzare degustazioni dei prodotti dell’orto, di fiori commestibili e relativi liquori, sciroppi, marmellate, gelatine e caramelle di rose o viole mammole e marmellate di frutti di fucsia. Sarebbe anche auspicabile una collaborazione con l’orto botanico dell’Università di Arcavacata, per organizzare dei “tour” che guidino alla scoperta delle piante che crescono spontaneamente nel Centro Storico. Sempre l’orto botanico potrebbe fornire molte piante della flora calabrese. Soprattutto potrebbe far scoprire ad adulti e bambini che le piante non ci sono solo utili come alimenti o ornamento, ma sono prima di tutto straordinari esseri viventi e che come tali andrebbero rispettati.

Sicuramente “Cosenza Vecchia” custodisce già un patrimonio di piante, ornamentali e non, alcune delle quali appartenenti ad antiche varietà o specie non comuni che potranno essere riprodotte e diffuse a costo zero. Altre potranno essere acquistate dai fiorai, nei vivai o consultando i cataloghi specializzati. Per la cura di questi giardini urbani sarà meglio evitare pesticidi chimici e optare invece per metodi naturali.

Il progetto:

Veniamo adesso alle varie situazioni che si presentano nel Centro storico e alle soluzioni da adottare, ispirate anche dalla presenza di piante già coltivate con successo in questi luoghi:

ZONE SEMI-OMBREGGIATE:

Sono quelle zone poste in ombra luminosa e che magari godono di un po’ di sole soltanto nelle primissime ore del mattino. Situazioni del genere si possono trovare ad esempio in molti tratti di Corso Telesio, alcuni vicoli e molti cortili e giardini. Sarà quindi opportuno utilizzare piante che prediligano tali condizioni. Per i balconi e le ringhiere delle scale si potranno usare sia piante ricadenti che a portamento eretto. Per adornare i muri dei cortili si potranno usare sia le ricadenti, poste in vasi e cassette da muro, sia piante rampicanti, in grandi vasi poggiati sulla pavimentazione e fatte arrampicare su appositi grigliati o spalliere. Sempre nei cortili, a terra, si potranno collocare vasi anche grandi per contenere piante di vari portamenti e dimensioni. Per adornare i muri dei vicoli sarà preferibile usare le ricadenti, meglio se in posizioni che portino le fioriture all’altezza degli occhi dei passanti o poco al di sopra di essi.

Piante ricadenti:

Fucsie: Conosciute anche come “Orecchini della Madonna”, “Orecchini delle fate”, “Ballerine”, sono indiscutibilmente le vere regine dell’ombra luminosa. Fioriscono da maggio ai primi geli. I loro fiori penduli si apprezzano soprattutto all’altezza degli occhi o viste da sotto in su. Qualcuna sopporta qualche ora di sole al mattino, altre preferiscono la luce diffusa ma non il sole diretto. Sicuramente nel Centro Storico c’è ancora qualche esemplare di quelli coltivati dalle nostre nonne: a sepali rossi e petali viola, ma esistono innumerevoli varietà con altre combinazioni di colori, a fiori semplici o doppi. Anche le fucsie che vengono definite “a portamento eretto” sono sempre leggermente ricadenti e con fiori penduli. Le varietà da paniere sono decisamente ricadenti e formano splendide cascate di foglie e fiori. Sarà opportuno iniziare con le varietà più facili da coltivare, almeno fino a che non si sia acquisita una certa esperienza. Tra quelle a fiore semplice o semidoppio le più facili sono: “Achievement”, “Barbara”, “Beacon”, Border Queen”, “Cambridge Louie”, “Celia Smedley”, “Charming,” “Chillerton Beauty”, “Display”, “Flash”, “Komeet”, “Lena”, “Lyes Unique”, “Margaret”, “Howlett’s Hardy”, “Phyllis”, “Rose of Castile”, ”Rufus”. Tra quelle a fiore doppio bellissime e facili sono “Annabel, “Swingtime”e “Southgate”. Si potrà scegliere anche tra “Bealings”, “Constance”, “Dollar Princess”, “Tennesse Waltz”e “Winston Churchill”.  Appena più impegnativa ma splendida, la “Deep Purple”. Tra le specie selvatiche più facili da coltivare in vaso c’è la F. regia. Nel caso si disponga di un giardino in ombra luminosa e abbastanza spazioso si potranno coltivare in piena terra la F. Magellanica e le sue varietà, tra cui la splendida “Molinae”, a fiori bianchi sfumati di rosa-lilla e una varietà di F. regia, la “Reitzii”, che forma lunghi rami che crescono rapidamente e possono essere legati per formare pergolati o guidati su un grigliato appoggiato ad un muro, come si fa con le rampicanti. Questa fucsia produce frutti commestibili, neri e dolci. Sia la F. Regia che la F. magellanica se piantate in piena terra sono anche molto resistenti al gelo invernale.                                                                        Cure colturali: come detto sopra, le fucsie prediligono in generale la luce diffusa ma non il sole diretto, anche se le fucsie di più facile coltura possono gradire il sole delle primissime ore del mattino, come avviene nelle posizioni esposte ad est. Amano innaffiature regolari, ma temono i ristagni idrici per cui sarà meglio mettere nel fondo dei vasi un coccio sul foro di scolo e sopra di esso uno strato di circa un centimetro di argilla espansa. Sopra si aggiungerà il terriccio che, per lo stesso motivo andrà mescolato a granuli di pomice o perlite. Esistono comunque terricci per piante fiorite già concimati e “alleggeriti” con i granuli suddetti. Le fucsie hanno bisogno di molto nutrimento: concime liquido per piante fiorite (ad alto titolo di potassio) ogni sette giorni durante il periodo vegetativo. Per semplificare le cose si potranno adottare compresse di concime a lunga cessione per piante fiorite: inserite nel terriccio alla base della pianta la nutriranno per un mese intero. Per tenere lontani afidi, ragnetti rossi e mosche bianche, così come le malattie fungine, esistono capsule a base di estratti d’erbe disciolti in olio di soia, sempre da interrare, che proteggeranno le fucsie per un mese. Basterà quindi interrare capsule antiparassitarie e compresse fertilizzanti una volta al mese, per tutto il periodo vegetativo. Per prevenire l’attacco delle cocciniglie, invece, sarà bene, a fine inverno, spruzzarle con olio di pino (olio di soia con estratti vegetali) o, al limite, con olio bianco (olio di paraffina, ammesso in agricoltura biologica). L’operazione andrà fatta dopo la potatura di fine inverno: a fine febbraio-prima metà di marzo infatti, le fucsie andranno potate: si potranno potare in modo drastico, riducendo tutti i rami di due terzi, così da ringiovanire totalmente la pianta che risulterà in seguito fioritissima e compatta, oppure si potrà scegliere una potatura più leggera, accorciando i rami a diverse lunghezze (alcuni per due terzi, altri per la metà o per meno). Si otterranno in questo modo piante abbastanza fiorite e con un portamento più naturale, anche se meno spettacolare. Sempre durante l’operazione di potatura, le fucsie andranno svasate e bisognerà potarne leggermente le radici. Dopo aver aggiunto nuovo terriccio fertile, le si potrà ripiantare nello stesso vaso oppure in uno leggermente più grande. Qualche giorno dopo averle irrorate con l’olio si pino, volendo, le si potrà vaporizzare spesso con acqua tiepida, per ammorbidire il legno e favorire la comparsa delle gemme. Nelle prime 2-3 settimane, per favorire lo sviluppo delle foglie, si concimeranno le fucsie con un concime liquido per piante verdi, successivamente si userà un concime per piante fiorite liquido o in compresse. Una volta che le piante abbiano messo le foglie si passerà a cimarne gli apici: dall’apice cimato ne nasceranno due, che andranno a loro volta cimati, così da averne quattro e così via. Dal momento che le fucsie in genere fioriscono solo sugli apici, più le si cima e più fiori faranno, ma non bisogna esagerare, perché le cimature ritardano il momento della fioritura. Basterà cimarle due-tre volte. Durante la fioritura sarà necessario asportare i fiori appassiti tagliandone anche lo stelo, altrimenti la pianta si riempirà di frutti e la fioritura diminuirà sensibilmente. Tutte le fucsie producono bacche commestibili: non sono squisite ma il loro sapore è comunque gradevole, fresco, leggermente dolce e al tempo stesso piccante. Possono essere consumate fresche o se ne possono fare ottime marmellate. Se si hanno tante fucsie e se si vuole assaggiarne i frutti, se ne può lasciare andare frutto qualcuna, magari in settembre-ottobre, dopo essersi goduti una lunga fioritura. Per trasformarle in marmellata ci vuole almeno mezzo chilo di bacche. http://www.beautyandthefeast.ca/blog/2014/7/3/eating-fuchsia-berries.           

Cure invernali: le fucsie cui saranno asportati i fiori secchi, invece, continueranno a fiorire fino a novembre-dicembre e anche oltre, se il clima si mantiene mite. Qualche tempo prima che le temperature divengano troppo rigide le si potrà proteggere avvolgendo i vasi e parte della pianta con plastica a bolle. Per evitare che le piogge torrenziali le inzuppino facendone marcire le radici, le si potranno mettere al riparo di una tettoia o di una veranda.

Begonie ricadenti: fioriscono da maggio ai primi geli. Ne esistono anche a fiori profumati: Begonia odorata “Angelique” e “Cascade Red Glory”. Non profumata, ma molto ornamentale, la Begonia Bertini “Tanais”.                                                  Cure colturali: concimare una volta a settimana con concime per piante fiorite o usare una o più compresse al mese di concime per piante fiorite, da interrare una volta al mese. Lasciar asciugare il terriccio tra un’innaffiatura e l’altra. Nel tardo autunno diradare le annaffiature. Una volta seccate le foglie estrarre i tuberi, e riporli in un luogo fresco e asciutto. Ripiantarli la primavera successiva.

Viole pendenti: sono simili alle viole del pensiero a fiori piccoli, ma sono ricadenti. Sono annuali: seminate in marzo-aprile fioriranno da maggio ai primi geli, una seconda semina agli inizi di settembre darà piantine che fioriranno da ottobre ad aprile. Alcune sono profumate: Viola x williamsiana “Singing the Blues” e Viola “Allspice mixed”.                                                                                                                 Cure colturali: basterà inserire nel terriccio, una volta al mese, capsule di concime per piante fiorite e di antiparassitari naturali. Innaffiature regolari.

Hoya bella (fiore di cera): bella pianta tropicale con fiori profumati da maggio a settembre.                                                                                                                            Cure colturali: le stesse delle viole pendenti, solo che bisognerà ritirare le Hoya in casa ai primi freddi.

Epiphyllum (lingua della suocera): gli epiphyllum sono cactus particolari, che in natura crescono sugli alberi, all’ombra della loro chioma. Ne esistono numerosi ibridi a fiori rossi, bianchi, lilla e in varie sfumature di rosa. Fioriscono in giugno-luglio. Molti sono anche profumati. E. cooperi ha grandi fiori bianchi (10 cm.), profumatissimi, che sbocciano al calar del sole e rimangono aperti per tutta la notte. Cure colturali: Innaffiature regolari. Il terriccio va mantenuto sempre umido, a differenza degli altri cactus. Concime liquido per piante fiorite ogni sette giorni, durante la fioritura. In caso di attacco di cocciniglie spruzzare con olio di pino o olio bianco. Ritirare in casa ai primi freddi.

Campanule ricadenti: soprattutto Campanula fragilis, con fiori azzurro-lilla a forma di stella in giugno-luglio e Campanula isophylla, totalmente ricoperta di fiori stellati bianchi o azzurro-violetti da giugno ai primi geli.                                                          Cure colturali: Innaffiature regolari. Spruzzare con olio di Neem in caso di attacchi parassitari.

Dicentra spectabilis (Cuor di Maria): bella pianta ricadente con fiori a forma di cuore in maggio. Cure colturali: stesse cure delle begonie.

Asparagus sprengeri: bellissima pianta verde ricadente estremamente facile da coltivare.

Fragole e fragoline rifiorenti: in vasi e cassette appesi alle ringhiere dei balconi esposti ad est.

 

Piante a portamento eretto, a cuscino o tappezzanti, da posizionare in vasi a terra o in piena terra:

Pervinche (Vinca minor): pianta tappezzante a fiori azzurro-violetto, rosa o bianchi, da piantare in piena terra dove forma meravigliosi tappeti fioriti da marzo a luglio.

Viola tricolor e sue varietà: la specie selvatica viola tricolor (viola del pensiero) forma cuscini fioriti da maggio ai primi geli, se seminata in marzo-aprile, fiorisce invece da ottobre ad aprile se seminata agli inizi di settembre. Tantissime le sue varietà, sia a fiori piccoli che grandi.                                                                                                                Cure colturali: stesse cure delle viole pendenti.

Viole mammole e viole di Parma (Viola odorata): la viola mammola produce fiori profumatissimi in febbraio-marzo. Può essere coltivata in piena terra, dove si riprodurrà da sola o in vasi piuttosto larghi. Chi vuole potrà dar vita ad una autentica collezione di varietà di mammole. Tra quelle antiche: V. odorata “Alba”, a fiori bianchi; “Coeur d’Alsace”, rosa malva; “Princess of Wales” e “The Czar”, viola intenso; “La France”, a fiori grandi, blu-violetto ; “Sulphurea”, giallo chiarissimo e le più recenti “John Raddenbury”, azzurro-violetto o “Nora Church”, a fiori rosa ametista. Bellissime anche molte specie di violette selvatiche. V. papilionacea, V.hederacea, V. labradorica, V. sororia, ecc. Tutte queste violette sono facilissime da coltivare. Necessitano invece di un po’ più di cure le violette di Parma, a fiori doppi: vogliono posizioni riparate e concimazioni durante il periodo della fioritura, che va da febbraio ad aprile all’aperto e in serra da febbraio a novembre. La viola di Parma ha dato origine a diverse varietà: la viola di Udine e quella di Tolosa, la “Conte di Brazzà” a fiori candidi, la “Marie Louise”, la “Gloire de Verdun” e la “Comte de Chambord”.

Ciclamini: ciclamini nostrani come il C. neapolitanum (hederifolium), in fiore da settembre a novembre o il C. repandum, a fiori profumatissimi, in marzo-aprile o il ciclamino di Persia (C: persicum) soprattutto quello selvatico a fiori profumati, piccoli e numerosissimi, in marzo aprile. Cure colturali: concime liquido per piante fiorite durante e dopo la fioritura. Ridurre le annaffiature fino a sospenderle quando la pianta sta per andare in riposo.

Pulmonaria officinalis e P. Saccharata: con belle foglie maculate e fiori cangianti rispettivamente in aprile-maggio e marzo-aprile.

Asperula odorata (stellina odorosa): pianta del sottobosco, con fiori bianchi a stella in maggio-giugno.

Bulbi e rizomi: mughetti, anemoni (nemorosa, blanda, hortensis), hepatica, narcisi, tulipani, scille, ecc.

Ortensie: in piena terra o in vasi molto grandi le varietà di Hydrangea macrophylla, soprattutto quelle antiche, sicuramente già presenti nel Centro storico e le varietà di H. paniculata: “Vanille Fraise”, “Limelight” e “Diamant Rouge”, la H. quercifolia e la H. paniculata “Strong Annabelle”.

Calle (Zantedeschia): la più bella di tutte è quella coltivata dalle nostre nonne, la Zantedeschia ethiopica, a grandi fiori bianchi profumati in maggio-giugno.

 

ZONE IN OMBRA PIENA:

Qui andranno bene le piante delle nostre nonne:

Piante ricadenti:

Nastrini (Clorophytum comosum): le loro striature bianche porteranno tocchi di luce nell’ombra.

Pothos (Scindapsus aureus): questa pianta forma cascate di foglie variegate di bianco. Ai primi freddi andrà riparata in casa.

Felci: le più belle sono il capelvenere, la felce femmina e la felce maschio. Anche la felce di Boston (Nephrolepsis exaltata) in estate potrà essere messa all’aperto e ritirata in casa ai primi geli.

È difficile che le piante fioriscano all’ombra completa ma si può provare con:

Mughetti: hanno fiori bianchi, profumatissimi, in maggio.

Oxalis regnelli: una specie di trifoglio che si ricopre di fiori bianche da aprile ai primi geli.

Ellebori: soprattutto Helleborus niger.

Hosta: grandi foglie variegate e fiori profumati lilla o bianchi da giugno a settembre. Bellissime le H. “Fire and Ice”, “Color Festival”, “Risky Business”, “June”. Grandi nemiche delle hosta sono le lumache e le chiocciole. Per tenerle lontane dalle hosta in piena terra si può circondarle di cenere di legna o sepiolite. Quelle in contenitore si potranno proteggere avvolgendo intorno ai loro vasi dei fili di rame.

Trillium: soprattutto T. grandiflorum

 

ZONE CON QUATTRO O CINQUE ORE DI SOLE AL GIORNO:

Rose a cespuglio resistenti all’ombra: il gruppo delle Alba, delle Centifolia, delle Damascena, delle Gallica e anche: “Alfred de Dalmas”, “Ballerina”,”Cecile Brunner”, “Hermosa”, “Louise Odier”, “Mme Laurette Messiny”, “Mme Pierre Oger”, “Mutabilis”, “Old Blush China”, “Souvenir de la Malmaison”.

Rose rampicanti e sarmentose resistenti all’ombra: “Aimée Vibert”, “Alister Stella Gray”, “Alberic Barbier”, “Blush Noisette”, “Clair Matin”, “Félicité et Perpetue”, “Ghislaine de Féligonde”, “Gloire de Dijion”, “Goldfinch”, “Iceberg clg”, “Mme Alfred Carriere”, “Mme Grégoire Staechelin”, “Mme Isaac Pereire”, “May Queen”, “Mermaid”, “Mrs. Herbert Stevens”, “New Dawn”, “Paul’s Himalayan musk”, Rosa bracteata, Rosa levigata, “Zephirine Drouhin”. Necessitano di sostegni (grigliati, spalliere).

Altri rampicanti da mezz’ombra:

Vite del canada (Partenocissus tricuspidata): rampicante con bellissime foglie che in autunno si tingono di rosso cremisi. Raggiunge i 20 metri d’altezza e non ha bisogno di sostegni, perché aderisce ai muri con speciali ventose.

Caprifogli (Lonicera): vogliono le radici all’ombra e la chioma al sole e fioriscono da giugno a settembre, con fiori profumatissimi: Tra i più belli ci sono Lonicera periclymenum serotina, a fiori color crema e porpora e L. japonica halliana, a fiori bianchi e gialli. Hanno bisogno di sostegni.

ZONE SOLEGGIATE:

Piante ricadenti:

Petunie ricadenti (Surfinie): bellissime la “Jamboree Scarlet”, a fiori rossi e i miscugli “Indian Summer” e “Surprise”. Fioriscono da maggio a novembre. Vogliono innaffiature e concimazioni regolari con concimi per piante da fiore.

Gerani edera (gerani pendenti): a fiori rossi, rosa o bianchi, semplici o doppi, da aprile a novembre. Stesse cure delle petunie.

Garofani pendenti: garofani tirolesi a fiori rosa o rossi, da aprile a novembre.

Lobelie: Lobelia erinus a fiori blu, celesti, bianchi, rosa, da maggio a ottobre e L. tenuior “Blue Wings”, a fiori blu genziana da giugno a settembre.

Pomodorini da vaso: “Cherry Cascade”, “Maskotka”, “Gartenperle”, “Vilma”.

Nasturzi: sia le varietà nane che quelle rampicanti (che possono anche essere usate come ricadenti), sono bellissime. Fioriscono da maggio ai primi geli in varie sfumature di giallo e arancio, fino al crema e al rosso mattone, sono commestibili e proteggono le altre piante dagli afidi.

Nolana paradoxa: questa ricadente somiglia alle petunie, ma resiste alla siccità e può pendere fino a un metro. Si copre letteralmente di fiori per tutta l’estate. Bellissimo il miscuglio “Sun Belle Mixed”, a fiori viola, porpora e bianchi.

Verbene pendenti

Piante a portamento eretto, a cespuglio o a cuscino:

Gerani zonali e imperiali: tutte le varietà sono bellissime i primi fioriscono da aprile ai primi geli e i secondi in maggio-giugno.

Rose: c’è solo l’imbarazzo della scelta: la stragrande maggioranza delle rose ama il sole, sia tra quelle a cespuglio sia tra le rampicanti e sarmentose.

Petunie: anche qui c’è solo l’imbarazzo della scelta.

Garofanini e garofani dei poeti

Melanzane da vaso: bellissime, oltre che buone: “Baby Rosanna”, a frutti piccoli, viola; “Calliope” e “Listada de Gandia”a frutti piccoli, bianchi striati di viola. Possono essere messe in vasi e cassette sui balconi, assieme ai pomodorini da vaso e ai nasturzi.

Pomodorini da vaso a cespuglio: Balconi Red” e “Balconi Yellow”.

 

Rampicanti:

Glicini, Rose rampicanti e sarmentose, Bouganvilee e Plumbago.

 

ZONE CON MACERIE DI EDIFICI:

Sempre che queste macerie non debbano essere recuperate, perché di valore storico e artistico, le si può usare come se fossero un giardino roccioso: basta osservare le piante che normalmente crescono sulle macerie e sulle rocce: capperi, campanule (C. fragilis, isophylla, garganica, muralis, ecc.), bocche di leone, freesia refracta (la fresia selvatica che cresce sui muri perimetrali del giardino Passalacqua), timo serpillo, aubretia “Cascade Blue”, Saponaria ocymoides e tre piante nostrane: Iberis semperflorens , in fiore dall’autunno a tutta la primavera, Centhranthus ruber dai fiori rossi in giugno-luglio e Trachelium coeruleum, dalle belle infiorescenze azzurro violette (cresce sui ruderi vicino a piazzetta Toscano). Qui può essere utile l’aiuto degli esperti dell’orto botanico dell’UNICAL. Nel caso le macerie avessero un valore storico e artistico e quindi vadano protette, si possono mettere al loro interno dei semplici vasi di cm 20 di diametro e altezza e seminarvi dentro le ipomee, in aprile: sono piante rampicanti che si allargheranno coprendo tutto con foglie verdi a forma di cuore e fiori campanulati azzurri, celesti, bianchi, rossi, viola. Tra le varietà più belle: “Heavenly Blue”, a fiori celesti e “Carnevale di Venezia”, a fiori bianchi striati di rosso o blu. Le ipomee sono piante annuali e quindi in autunno muoiono, lasciando libere le macerie in questione.

CHIOSTRI DEI CONVENTI:

Qui si potranno mettere a dimora, in piena terra o in vasi di terracotta, le piante che nel Medioevo venivano coltivate in questi luoghi, a scopo medicinale: la Rosa gallica “Officinalis”, la Rosa alba “Maxima”, i gigli di S. Antonio (Lilium candidum), l’issopo a fiori blu, bianchi o rosa, gli ellebori, le digitali, le viole tricolor e le mammole, solo per citarne alcune.

 

ORTI-GIARDINO URBANI:

Nelle zone in pieno sole e piena terra si potranno realizzare degli orti-giardino dove, agli ortaggi potranno essere mescolate piante ornamentali. I loro vistosi fiori, infatti, attireranno gli insetti impollinatori i predatori dei parassiti, facendo aumentare così la produzione. Si potranno coltivare gli ortaggi anche in cassoni rialzati, più facili da coltivare nel caso a curarli siano anziani o disabili. Il terreno andrà accuratamente lavorato a fine autunno (novembre-dicembre) e vi andrà incorporata una gran quantità di letame ben maturo proveniente da allevamenti non industriali, oppure compost o humus di lombrico. Il terreno andrà poi fatto riposare per un paio di settimane. In seguito si potranno tracciare i disegni delle aiuole e dei sentieri con polvere di gesso. Le aiuole potranno essere delimitate da mattoni pieni (anche di recupero) messi longitudinalmente e interrati per metà. I sentieri potranno essere coperti con uno spesso strato di ghiaia fine o sabbia di fiume. Se c’è abbastanza spazio, gli orti potranno essere circondati da un “bosco di alberi da frutto” di facile manutenzione come fichi e gelsi, ma anche alcuni dei fruttiferi del già citato “Kepos delle Meraviglie”: il melograno nero, quello di San Giovanni Teristis, squisito e con semi morbidi e quello di Brancaleone, dai frutti enormi. Alcuni peri di facilissima coltura, perché immuni dai parassiti: pero “Garofano e cannella”, dai frutti piccoli e profumatissimi, bellissimi a vedersi perché sono lucidissimi, gialli e rossi. Altrettanto belli e profumati sono i frutti del pero “Angelica”, del “Gentile di Sant’Agata” e del “Moscatello”. Sempre appartenente al kepos la “melarosa di Stallette”, un melo che produce frutti profumati di rose e lo squisito susino “Rusìa”. All’ombra di questi alberi, in un luogo arieggiato, potrà trovar posto una compostiera. Nelle zone più esposte alla pioggia si potranno porre contenitori per la raccolta dell’acqua piovana, coperti da una fitta rete, per evitare che nell’acqua cadano foglie secche e per impedire alle zanzare di deporre le uova. Eventualmente in un’area soleggiata si potrà anche mettere una serra delle più semplici, per anticipare le semine e ricoverare piante delicate.

 Oltre ai classici schemi degli orti tradizionali si può pensare a disegni più originali e “artistici” anche se ugualmente funzionali: L’idea è che questi orti, visti dall’alto, risultino come “radure artistiche” all’interno di “boschi di alberi da frutto”.

Per quanto riguarda gli ortaggi, molti di questi potranno provenire dal “Kepos delle meraviglie”: la melanzana “Rossa di Mormanno” quella “Verde di Sant’Agata”, i piselli “Zuccarigni”, i fagioli “di Roghudi”, resistenti alla siccità, il fagiolo “Dolica di Brancaleone” a fiori azzurro lilla e semi tondi, neri, il gigantesco e stranissimo fagiolo “Zoiaro”, il fagiolo “Pappaluni”, una varietà calabrese del fagiolo di Spagna, a fiori rosa o bianchi, così belli che un signore del reggino li ha fatti arrampicare su un tunnel, come si fa con le rose rampicanti. Altri legumi del kepos: Il “cece piccolo” e la “Mavrofacì” o “Lenticchia nera”, molto rara e antica (arrivata con i Bizantini). Uno dei pochi che ancora la coltiva è l’editore Rubettino. Altri ortaggi molto originali sono: il “Cavolo gigante di Staiti” che diventa una specie di alberello di tre metri di altezza, con tanto di “tronco”,  l’enorme zucca “Baffa”, la zucca “di corda” e il pomodoro “Siccagno rosa”, resistente alla siccità, l’aglio antico ela “Menta al bergamotto”. Per allontanare molti parassiti saranno utili le aromatiche, come lavanda, rosmarino, salvia, il timo, l’origano, ecc.  il basilico giova ai pomodori ed esiste in tante varietà: “Genovese”, “Napoletano”, , “A foglia di lattuga”, “Mostruoso Mammouth”, “Finissimo Greco a Palla”, quelli a foglie porpora, ecc.

Per tenere lontane le formiche e quindi afidi e cocciniglie:

Assenzio

Per tenere lontano i topi:

Ruta

Vicino ai fagioli, per tenere lontano gli afidi neri:

Santoreggia

Anti-afidi:

Aglio, ortica.

Per tenere lontano lumache e chiocciole:

Cenere di legna, sepiolite.

Fiori antiparassitari:

Nasturzi, da seminare un po’ ovunque, tra gli ortaggi: allontanano gli afidi e sono commestibili. Le foglie ed i fiori sono aromatici e leggermente piccanti e si aggiungono alle insalate. I boccioli si fanno sott’aceto, come quelli del cappero.

Tageti: preservano i pomodori dagli attacchi dei nematodi del terreno.

Calendula: attira i predatori degli insetti nocivi. I petali si aggiungono alle insalate ed ha proprietà medicinali.

Piselli odorosi: si possono far arrampicare vicino a fagioli, fagiolini, piselli, ecc. perché attirano gli impollinatori e quindi aumentano la produzione. Ottima, atal proposito, la varietà “Floral Tribute”. Attenzione: i piselli odorosi non sono commestibili, perché tossici.

Borragine: allontana le cavolaie. Le sue foglie si cucinano come gli spinaci, le foglie giovani e i fiori azzurri si aggiungono alle insalate. Hanno un fresco sapore di cetriolo.

Petunie: piantate intorno alle patate le difendono dall’attacco della dorifora. Si possono piantare le patate in un cassone rialzato e sul bordo far ricadere petunie pendenti (“surfinie”) variopinte: insieme ai bei fiori viola o bianchi delle patate l’effetto sarà spettacolare!

Altri fiori ornamentali che attirano gli impollinatori e i predatori di parassiti, oltre ad essere commestibili:

tutti i garofani e garofanini, Begonia semperflorens, gerani, convolvolo, fiordaliso, tutte le viole: mammole, del pensiero e cornute.

Con le viole mammole si fanno sciroppi, caramelle e zucchero profumato, con le viole tricolor tisane e uno sciroppo medicinale.

A proposito di fiori medicinali, non potrà mancare la camomilla.

I petali di molte rose antiche si usavano e si usano ancora per confezionare profumatissimi e squisiti sciroppi, marmellate, gelatine, liquori, caramelle e pot-pourri. Si usano soprattutto le rose “Galliche”, come “Rosa di Magliano”, “Rosa Isabella D.”, rosa gallica “Officinalis”, la “Tuscany Superb”, ma anche rose “Centifolia”, come la “Chapeau de Napoleon”, molte “Damascena” come “Ispahan”, “Kazanlik”, “Omar Khayyam” e la “Portland” “Rose de Resht”.

Alcune di queste rose inoltre, sono abbastanza alte e spinose per formare siepi difensive attorno all’orto.

Allo stesso scopo, si potrà circondare l’orto con una siepe di more di rovo selvatico che andrà tenuta a bada con opportuni tagli: i suoi frutti sono più profumati e saporiti di quelli delle varietà coltivate. Il rovo inoltre, migliora il terreno, rendendolo soffice e fertile.

Altre siepi potranno essere di mirto, alloro o delle varietà più alte di rosmarino.

Attorno si potranno coltivare cespugli da fiore cari ai nostri nonni: i filadelfi, detti “Fiore d’Angelo”. Bellissimi e profumatissimi il Philadelphus coronarius, a fiori bianchi e semplici e il P. “Virginal” a fiori bianchi, doppi.

Un tempo i contadini del sud, in maggio, riempivano le chiese di rose antiche, gigli di Sant’Antonio e filadelfi, rendendole un trionfo di colori e profumi. Sarebbe bello riprendere quest’usanza.

Altri ortaggi della tradizione si trovano nei cataloghi specializzati e presso le associazioni di “Seed Savers”, tra queste, Crocevia Calabria, che insegna anche tecniche di coltivazione rispettose dell’ambiente. 

 

 

 

 


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