PROGETTO
“COSENZA STORICA CITTÀ-GIARDINO”
Comitato Alberi
Verdi
Introduzione
Nella stesura di questo
progetto si è tenuto conto delle particolari
condizioni ambientali del Centro
Storico di Cosenza: spazi spesso ristretti, semi-ombreggiati o in ombra totale
con un clima più fresco ed umido rispetto alla parte nuova della città. Non
mancano però spazi relativamente ampi come cortili, giardini privati e,
ovviamente, le piazze, che sono anche gli spazi più soleggiati della città. In
questa situazione è necessario sfruttare
al massimo anche gli spazi verticali ricorrendo a vasi e cassette da muro,
panieri appesi o alle più recenti “Flower Pouches”, una specie di grandi borse
di plastica molto robusta da appendere a muri e recinzioni, nelle quali sono
presenti molti fori: queste sacche vengono riempite di terriccio, idrogranuli e
concime a lenta cessione e poi vi si mettono a dimora le piantine attraverso i fori
suddetti. Crescendo, le piante nasconderanno completamente le sacche che si
trasformeranno in grandi cascate di fiori dall’effetto mozzafiato.
Prima di scegliere una soluzione del genere, però, bisognerebbe verificare se
gli antichi muri delle abitazioni possano sopportare l’infissione di tasselli
che reggano ganci cui appendere vasi e cassette e staffe cui appendere i
panieri da piante. A tal proposito bisognerebbe anche consultare la
Soprintendenza. Vasi e cassette potranno inoltre essere agganciati alle
ringhiere dei balconi e posizionati alla loro base. Bisognerà scegliere vasi
leggeri, in plastica o resina. Esistono vasi
in resina che imitano alla perfezione la terracotta di qualità, con tanto
di fregi e rilievi tipici dei vasi antichi che quindi si armonizzano bene al
contesto del Centro Storico. Dove invece si abbia più spazio, come nei cortili privati
o nelle piazze, si potrà ricorrere a veri vasi in terracotta, semplici o ornati
di fregi e bassorilievi. Durante la fiera di San Giuseppe nel settore vasi c’è
solo l’imbarazzo della scelta! Si possono usare anche vecchi vasi di recupero
in terracotta che, oltre ad essere più economici, risultano pieni del fascino
dato dalla “patina del tempo”. Anche botti e barili di recupero possono essere
bei contenitori per piante. Nelle aree più soleggiate, dove si disponga della
piena terra si potranno abbellire e curare meglio i giardini esistenti oppure
creare degli orti-giardino urbani.
Questi orti-giardino, potrebbero entrare a far parte del progetto “Kepos delle meraviglie” ideato dal prof.
Orlando Sculli, il quale, in diversi
anni di ricerca ha recuperato tanti ortaggi e alberi da frutto tipici dell’antichissima tradizione colturale calabrese
e giunti a noi nel corso dei secoli, portati da greci, romani, bizantini,
profughi cristiano-copti arrivati dall’Egitto e profughi armeni. Semi, talee e
marze sarebbero donati gratuitamente a chi voglia creare un kepos. Kepos in
greco significa giardino, ma anche “grembo materno”: il progetto prevede
tanti kepos diffusi che salvaguardino questi antichi ortaggi e fruttiferi. Il
coltivare queste piante potrebbe dare origine ad interessanti gemellaggi: ad esempio con i monaci armeni dell’isola veneziana di San
Lazzaro degli Armeni: https://it.wikipedia.org/wiki/San_Lazzaro_degli_Armeni.
Si potrebbero organizzare incontri ed eventi: i cosentini potrebbero donare ai
monaci suddetti talee del melograno
nero, un melograno speciale di origine armena ritrovato qui in Calabria e i
monaci di San Lazzaro potrebbero ricambiare donando talee delle antiche rose damascene dai cui petali
ricavano la squisita e profumatissima “Vartanush”
(marmellata di rose). Questo melograno era presente anche in un villaggio
dell’Iran occidentale, in un territorio che anticamente apparteneva agli Armeni,
quindi perché non coinvolgere anche cittadini
iraniani cui donare talee dello stesso melograno? Loro forse potrebbero ricambiare
con talee delle mitiche e profumatissime rose coltivate nei pressi di Kashan. Altri gemellaggi possibili: l’olivo del Krisma, dalle olive
bianchissime, potrebbe originare un gemellaggio con i greci dell’isola di Kasos,
nell’Egeo, il cavolo gigante di Staiti con gli abitanti dell’isola di Creta e la vite “Trifera” con cittadini egiziani.
Altri eventi potrebbero essere organizzati in occasione dei periodi di
fioritura, così come avviene altrove, sia in Italia che all’estero, legati
soprattutto alla visita di vere e proprie collezioni di piante. Si potrebbero creare, ad esempio: “La festa delle fucsie”, “delle rose”, “delle violette antiche”, ecc. Questi
eventi di solito attirano un gran numero di visitatori. Si può pensare a speciali “ciceroni” che guidino i
turisti nella scoperta dei luoghi fioriti più belli del Centro Storico. Come
avviene nel nord dell’Europa, i turisti potrebbero essere guidati anche nella visita dei giardini privati più belli,
sempre che i proprietari siano d’accordo. Questi “ciceroni” potrebbero essere
semplici cittadini adeguatamente preparati: darebbero spiegazioni sia sul tipo
di piante usate (e sulla loro storia, spesso affascinante), sia sui monumenti
del Centro Storico. Tutto ciò potrebbe anche alimentare spazi di socializzazione, ad esempio laboratori di giardinaggio e orticoltura
cui far partecipare adulti, anziani e bambini. Si potranno anche organizzare degustazioni dei prodotti dell’orto, di
fiori commestibili e relativi liquori, sciroppi, marmellate, gelatine e
caramelle di rose o viole mammole e marmellate di frutti di fucsia. Sarebbe
anche auspicabile una collaborazione con
l’orto botanico dell’Università di Arcavacata, per organizzare dei “tour”
che guidino alla scoperta delle piante che crescono spontaneamente nel Centro
Storico. Sempre l’orto botanico potrebbe fornire molte piante della flora
calabrese. Soprattutto potrebbe far scoprire ad adulti e bambini che le piante
non ci sono solo utili come alimenti o ornamento, ma sono prima di tutto straordinari esseri viventi e che come tali andrebbero
rispettati.
Sicuramente “Cosenza
Vecchia” custodisce già un patrimonio di piante, ornamentali e non, alcune
delle quali appartenenti ad antiche varietà o specie non comuni che potranno
essere riprodotte e diffuse a costo zero. Altre potranno essere acquistate dai fiorai,
nei vivai o consultando i cataloghi specializzati. Per la cura di questi
giardini urbani sarà meglio evitare pesticidi chimici e optare invece per metodi naturali.
Il
progetto:
Veniamo adesso alle
varie situazioni che si presentano nel Centro storico e alle soluzioni da
adottare, ispirate anche dalla presenza di piante già coltivate con successo in
questi luoghi:
ZONE
SEMI-OMBREGGIATE:
Sono quelle zone poste
in ombra luminosa e che magari godono
di un po’ di sole soltanto nelle primissime ore del mattino. Situazioni del
genere si possono trovare ad esempio in molti tratti di Corso Telesio, alcuni
vicoli e molti cortili e giardini. Sarà quindi opportuno utilizzare
piante che prediligano tali condizioni. Per i balconi e le ringhiere delle
scale si potranno usare sia piante ricadenti
che a portamento eretto. Per adornare i muri dei cortili si potranno usare sia le
ricadenti, poste in vasi e cassette da muro, sia piante rampicanti, in
grandi vasi poggiati sulla pavimentazione e fatte arrampicare su appositi grigliati o spalliere. Sempre nei
cortili, a terra, si potranno collocare
vasi anche grandi per contenere piante di vari portamenti e dimensioni. Per
adornare i muri dei vicoli sarà preferibile usare le ricadenti, meglio se in
posizioni che portino le fioriture
all’altezza degli occhi dei passanti o poco al di sopra di essi.
Piante
ricadenti:
Fucsie: Conosciute
anche come “Orecchini della Madonna”, “Orecchini delle fate”, “Ballerine”, sono
indiscutibilmente le vere regine
dell’ombra luminosa. Fioriscono da maggio ai primi geli. I loro fiori
penduli si apprezzano soprattutto all’altezza degli occhi o viste da sotto in
su. Qualcuna sopporta qualche ora di sole al mattino, altre preferiscono la
luce diffusa ma non il sole diretto. Sicuramente nel Centro Storico c’è ancora
qualche esemplare di quelli coltivati dalle nostre nonne: a sepali rossi e
petali viola, ma esistono innumerevoli varietà con altre combinazioni di
colori, a fiori semplici o doppi. Anche le fucsie che vengono definite “a
portamento eretto” sono sempre leggermente ricadenti e con fiori penduli. Le
varietà da paniere sono decisamente ricadenti e formano splendide cascate di
foglie e fiori. Sarà opportuno iniziare con le varietà più facili da coltivare,
almeno fino a che non si sia acquisita una certa esperienza. Tra quelle a fiore
semplice o semidoppio le più facili sono: “Achievement”,
“Barbara”, “Beacon”, Border Queen”, “Cambridge Louie”, “Celia Smedley”,
“Charming,” “Chillerton Beauty”, “Display”, “Flash”, “Komeet”, “Lena”, “Lyes
Unique”, “Margaret”, “Howlett’s Hardy”, “Phyllis”, “Rose of Castile”, ”Rufus”. Tra
quelle a fiore doppio bellissime e facili sono “Annabel, “Swingtime”e “Southgate”. Si potrà scegliere anche tra “Bealings”, “Constance”,
“Dollar Princess”, “Tennesse Waltz”e
“Winston Churchill”. Appena più impegnativa ma splendida, la “Deep Purple”. Tra le specie selvatiche
più facili da coltivare in vaso c’è la F.
regia. Nel caso si disponga di un giardino in ombra luminosa e abbastanza
spazioso si potranno coltivare in piena terra la F. Magellanica e le sue varietà, tra cui la splendida “Molinae”, a fiori bianchi sfumati di rosa-lilla
e una varietà di F. regia, la “Reitzii”, che forma lunghi rami che
crescono rapidamente e possono essere legati per formare pergolati o guidati su
un grigliato appoggiato ad un muro, come si fa con le rampicanti. Questa fucsia
produce frutti commestibili, neri e
dolci. Sia la F. Regia che la F. magellanica se piantate in piena terra
sono anche molto resistenti al gelo invernale. Cure colturali: come detto sopra, le
fucsie prediligono in generale la luce diffusa ma non il sole diretto, anche se
le fucsie di più facile coltura possono gradire il sole delle primissime ore
del mattino, come avviene nelle posizioni esposte ad est. Amano innaffiature regolari, ma temono i ristagni idrici per cui sarà
meglio mettere nel fondo dei vasi un coccio sul foro di scolo e sopra di esso uno
strato di circa un centimetro di argilla espansa. Sopra si aggiungerà il
terriccio che, per lo stesso motivo andrà mescolato a granuli di pomice o perlite.
Esistono comunque terricci per piante fiorite già concimati e “alleggeriti” con
i granuli suddetti. Le fucsie hanno bisogno
di molto nutrimento: concime liquido per piante fiorite (ad alto titolo di
potassio) ogni sette giorni durante il periodo vegetativo. Per semplificare le cose si potranno
adottare compresse di concime a
lunga cessione per piante fiorite: inserite nel terriccio alla base della
pianta la nutriranno per un mese intero.
Per tenere lontani afidi, ragnetti rossi e mosche bianche, così come le malattie
fungine, esistono capsule a base di estratti
d’erbe disciolti in olio di soia, sempre da interrare, che proteggeranno le
fucsie per un mese. Basterà quindi
interrare capsule antiparassitarie e compresse fertilizzanti una volta al mese,
per tutto il periodo vegetativo. Per prevenire l’attacco delle cocciniglie,
invece, sarà bene, a fine inverno, spruzzarle con olio di pino (olio di soia
con estratti vegetali) o, al limite, con olio bianco (olio di paraffina,
ammesso in agricoltura biologica). L’operazione andrà fatta dopo la potatura di fine inverno: a fine
febbraio-prima metà di marzo infatti, le fucsie andranno potate: si potranno potare in modo drastico,
riducendo tutti i rami di due terzi, così da ringiovanire totalmente la pianta
che risulterà in seguito fioritissima e
compatta, oppure si potrà scegliere una potatura più leggera, accorciando i rami a diverse lunghezze
(alcuni per due terzi, altri per la metà o per meno). Si otterranno in questo
modo piante abbastanza fiorite e con un portamento più naturale, anche se meno
spettacolare. Sempre durante l’operazione di potatura, le fucsie andranno
svasate e bisognerà potarne leggermente le radici. Dopo aver aggiunto nuovo
terriccio fertile, le si potrà ripiantare nello stesso vaso oppure in uno
leggermente più grande. Qualche giorno dopo averle irrorate con l’olio si pino,
volendo, le si potrà vaporizzare spesso con acqua tiepida, per ammorbidire il
legno e favorire la comparsa delle gemme. Nelle prime 2-3 settimane, per
favorire lo sviluppo delle foglie, si concimeranno le fucsie con un concime
liquido per piante verdi, successivamente si userà un concime per piante
fiorite liquido o in compresse. Una volta che le piante abbiano messo le foglie
si passerà a cimarne gli apici: dall’apice cimato ne nasceranno due, che
andranno a loro volta cimati, così da averne quattro e così via. Dal momento
che le fucsie in genere fioriscono solo sugli apici, più le si cima e più fiori
faranno, ma non bisogna esagerare, perché le cimature ritardano il momento
della fioritura. Basterà cimarle due-tre volte. Durante la fioritura sarà
necessario asportare i fiori appassiti
tagliandone anche lo stelo, altrimenti la pianta si riempirà di frutti e la
fioritura diminuirà sensibilmente. Tutte le fucsie producono bacche commestibili: non sono squisite ma il loro sapore è comunque
gradevole, fresco, leggermente dolce e al tempo stesso piccante. Possono essere
consumate fresche o se ne possono fare ottime marmellate. Se si hanno tante
fucsie e se si vuole assaggiarne i frutti, se ne può lasciare andare frutto
qualcuna, magari in settembre-ottobre, dopo essersi goduti una lunga fioritura.
Per trasformarle in marmellata ci vuole almeno mezzo chilo di bacche. http://www.beautyandthefeast.ca/blog/2014/7/3/eating-fuchsia-berries.
Cure invernali:
le fucsie cui saranno asportati i fiori secchi, invece, continueranno a
fiorire fino a novembre-dicembre e anche oltre, se il clima si mantiene mite.
Qualche tempo prima che le temperature divengano troppo rigide le si potrà
proteggere avvolgendo i vasi e parte della pianta con plastica a bolle. Per
evitare che le piogge torrenziali le inzuppino facendone marcire le radici, le si
potranno mettere al riparo di una tettoia o di una veranda.
Begonie ricadenti: fioriscono da maggio ai primi geli. Ne
esistono anche a fiori profumati: Begonia
odorata “Angelique” e “Cascade Red
Glory”. Non profumata, ma molto ornamentale, la Begonia Bertini “Tanais”.
Cure colturali: concimare una volta a settimana con concime per
piante fiorite o usare una o più compresse al mese di concime per piante
fiorite, da interrare una volta al mese. Lasciar asciugare il terriccio tra
un’innaffiatura e l’altra. Nel tardo autunno diradare le annaffiature. Una
volta seccate le foglie estrarre i tuberi, e riporli in un luogo fresco e
asciutto. Ripiantarli la primavera successiva.
Viole pendenti: sono simili alle viole del pensiero a
fiori piccoli, ma sono ricadenti. Sono annuali: seminate in marzo-aprile
fioriranno da maggio ai primi geli,
una seconda semina agli inizi di settembre darà piantine che fioriranno da ottobre ad aprile. Alcune sono
profumate: Viola x williamsiana “Singing
the Blues” e Viola “Allspice mixed”.
Cure colturali: basterà inserire nel terriccio, una volta al mese,
capsule di concime per piante fiorite e di antiparassitari naturali. Innaffiature
regolari.
Hoya bella (fiore di cera): bella pianta tropicale con fiori
profumati da maggio a settembre.
Cure colturali: le stesse
delle viole pendenti, solo che bisognerà ritirare le Hoya in casa ai primi
freddi.
Epiphyllum (lingua della suocera): gli epiphyllum sono cactus particolari,
che in natura crescono sugli alberi, all’ombra della loro chioma. Ne esistono
numerosi ibridi a fiori rossi, bianchi, lilla e in varie sfumature di rosa.
Fioriscono in giugno-luglio. Molti sono anche profumati. E. cooperi ha grandi fiori bianchi (10 cm.), profumatissimi, che
sbocciano al calar del sole e rimangono aperti per tutta la notte. Cure colturali: Innaffiature regolari.
Il terriccio va mantenuto sempre umido, a differenza degli altri cactus.
Concime liquido per piante fiorite ogni sette giorni, durante la fioritura. In
caso di attacco di cocciniglie spruzzare con olio di pino o olio bianco.
Ritirare in casa ai primi freddi.
Campanule ricadenti: soprattutto Campanula fragilis, con fiori
azzurro-lilla a forma di stella in giugno-luglio e Campanula isophylla, totalmente ricoperta di fiori stellati bianchi
o azzurro-violetti da giugno ai primi geli.
Cure colturali: Innaffiature
regolari. Spruzzare con olio di Neem in caso di attacchi parassitari.
Dicentra spectabilis (Cuor di Maria): bella pianta ricadente con fiori a
forma di cuore in maggio. Cure
colturali: stesse cure delle begonie.
Asparagus sprengeri: bellissima pianta verde ricadente
estremamente facile da coltivare.
Fragole e fragoline rifiorenti: in vasi e
cassette appesi alle ringhiere dei balconi esposti ad est.
Piante a portamento eretto, a cuscino o tappezzanti,
da
posizionare in vasi a terra o in piena terra:
Pervinche (Vinca minor): pianta tappezzante a fiori
azzurro-violetto, rosa o bianchi, da piantare in piena terra dove forma
meravigliosi tappeti fioriti da marzo a luglio.
Viola tricolor e sue varietà: la specie
selvatica viola tricolor (viola del
pensiero) forma cuscini fioriti da maggio ai primi geli, se seminata in
marzo-aprile, fiorisce invece da ottobre ad aprile se seminata agli inizi di
settembre. Tantissime le sue varietà, sia a fiori piccoli che grandi.
Cure colturali: stesse cure delle viole
pendenti.
Viole mammole e viole di Parma (Viola
odorata): la viola mammola
produce fiori profumatissimi in febbraio-marzo. Può essere coltivata in piena
terra, dove si riprodurrà da sola o in vasi piuttosto larghi. Chi vuole potrà dar
vita ad una autentica collezione di
varietà di mammole. Tra quelle antiche: V.
odorata “Alba”, a fiori bianchi; “Coeur
d’Alsace”, rosa malva; “Princess of
Wales” e “The Czar”, viola
intenso; “La France”, a fiori
grandi, blu-violetto ; “Sulphurea”,
giallo chiarissimo e le più recenti “John
Raddenbury”, azzurro-violetto o “Nora
Church”, a fiori rosa ametista. Bellissime anche molte specie di violette
selvatiche. V. papilionacea, V.hederacea, V. labradorica, V. sororia,
ecc. Tutte queste violette sono facilissime da coltivare. Necessitano invece di
un po’ più di cure le violette di Parma, a fiori doppi: vogliono posizioni
riparate e concimazioni durante il periodo della fioritura, che va da febbraio
ad aprile all’aperto e in serra da febbraio a novembre. La viola di Parma ha dato origine a diverse varietà: la viola di Udine e quella di Tolosa, la “Conte di Brazzà” a fiori candidi, la “Marie Louise”, la “Gloire
de Verdun” e la “Comte de Chambord”.
Ciclamini: ciclamini
nostrani come il C. neapolitanum
(hederifolium), in fiore da settembre a novembre o il C. repandum, a fiori profumatissimi, in marzo-aprile o il ciclamino di Persia (C: persicum)
soprattutto quello selvatico a fiori profumati, piccoli e numerosissimi, in
marzo aprile. Cure colturali: concime
liquido per piante fiorite durante e dopo la fioritura. Ridurre le annaffiature
fino a sospenderle quando la pianta sta per andare in riposo.
Pulmonaria officinalis e P. Saccharata: con belle foglie maculate e fiori
cangianti rispettivamente in aprile-maggio e marzo-aprile.
Asperula odorata (stellina odorosa): pianta del
sottobosco, con fiori bianchi a stella in maggio-giugno.
Bulbi e rizomi: mughetti, anemoni (nemorosa, blanda,
hortensis), hepatica, narcisi, tulipani, scille, ecc.
Ortensie: in piena terra o in vasi molto grandi le
varietà di Hydrangea macrophylla, soprattutto
quelle antiche, sicuramente già presenti nel Centro storico e le varietà di H. paniculata: “Vanille Fraise”,
“Limelight” e “Diamant Rouge”, la H.
quercifolia e la H. paniculata “Strong Annabelle”.
Calle
(Zantedeschia): la
più bella di tutte è quella coltivata dalle nostre nonne, la Zantedeschia ethiopica, a grandi fiori bianchi
profumati in maggio-giugno.
ZONE IN OMBRA PIENA:
Qui andranno
bene le piante delle nostre nonne:
Piante ricadenti:
Nastrini (Clorophytum comosum): le loro striature bianche porteranno
tocchi di luce nell’ombra.
Pothos (Scindapsus aureus): questa pianta forma cascate di foglie
variegate di bianco. Ai primi freddi andrà riparata in casa.
Felci: le più belle
sono il capelvenere, la felce femmina e la felce maschio. Anche la
felce di Boston (Nephrolepsis exaltata) in estate potrà essere messa
all’aperto e ritirata in casa ai primi geli.
È difficile che
le piante fioriscano all’ombra completa ma si può provare con:
Mughetti: hanno fiori bianchi, profumatissimi, in
maggio.
Oxalis regnelli: una specie di trifoglio che si ricopre
di fiori bianche da aprile ai primi geli.
Ellebori: soprattutto Helleborus niger.
Hosta: grandi foglie
variegate e fiori profumati lilla o bianchi da giugno a settembre. Bellissime le H.
“Fire and Ice”, “Color Festival”,
“Risky Business”, “June”. Grandi nemiche delle hosta sono le lumache e le
chiocciole. Per tenerle lontane dalle hosta in piena terra si può circondarle
di cenere di legna o sepiolite. Quelle in contenitore si potranno proteggere
avvolgendo intorno ai loro vasi dei fili di rame.
Trillium: soprattutto T. grandiflorum
ZONE CON QUATTRO O CINQUE ORE DI SOLE AL GIORNO:
Rose a cespuglio resistenti all’ombra: il gruppo delle Alba, delle Centifolia, delle
Damascena, delle Gallica e anche: “Alfred de Dalmas”, “Ballerina”,”Cecile Brunner”, “Hermosa”, “Louise
Odier”, “Mme Laurette Messiny”, “Mme Pierre Oger”, “Mutabilis”, “Old Blush
China”, “Souvenir de la Malmaison”.
Rose rampicanti e sarmentose resistenti
all’ombra:
“Aimée Vibert”, “Alister Stella Gray”, “Alberic Barbier”, “Blush Noisette”,
“Clair Matin”, “Félicité et Perpetue”, “Ghislaine de Féligonde”, “Gloire de
Dijion”, “Goldfinch”, “Iceberg clg”, “Mme Alfred Carriere”, “Mme Grégoire
Staechelin”, “Mme Isaac Pereire”, “May Queen”, “Mermaid”, “Mrs. Herbert
Stevens”, “New Dawn”, “Paul’s Himalayan musk”, Rosa bracteata, Rosa levigata,
“Zephirine Drouhin”. Necessitano di sostegni (grigliati, spalliere).
Altri rampicanti da mezz’ombra:
Vite del canada (Partenocissus tricuspidata): rampicante con
bellissime foglie che in autunno si tingono di rosso cremisi. Raggiunge i 20 metri d’altezza e non ha bisogno di
sostegni, perché aderisce ai muri con speciali ventose.
Caprifogli (Lonicera): vogliono le
radici all’ombra e la chioma al sole e fioriscono da giugno a settembre, con
fiori profumatissimi: Tra i più belli ci sono Lonicera periclymenum serotina, a fiori color crema e porpora e L. japonica halliana, a fiori bianchi e
gialli. Hanno bisogno di sostegni.
ZONE SOLEGGIATE:
Piante ricadenti:
Petunie ricadenti (Surfinie): bellissime la “Jamboree Scarlet”, a fiori rossi e i
miscugli “Indian Summer” e “Surprise”. Fioriscono da maggio a
novembre. Vogliono innaffiature e concimazioni regolari con concimi per piante
da fiore.
Gerani edera (gerani pendenti): a fiori rossi, rosa o bianchi, semplici
o doppi, da aprile a novembre. Stesse cure delle petunie.
Garofani pendenti: garofani tirolesi a fiori rosa o rossi,
da aprile a novembre.
Lobelie: Lobelia erinus a fiori blu, celesti, bianchi,
rosa, da maggio a ottobre e L. tenuior “Blue Wings”, a fiori blu
genziana da giugno a settembre.
Pomodorini da vaso: “Cherry Cascade”, “Maskotka”, “Gartenperle”,
“Vilma”.
Nasturzi: sia le varietà
nane che quelle rampicanti (che possono anche essere usate come ricadenti),
sono bellissime. Fioriscono da maggio ai primi geli in varie sfumature di
giallo e arancio, fino al crema e al rosso mattone, sono commestibili e
proteggono le altre piante dagli afidi.
Nolana paradoxa: questa ricadente
somiglia alle petunie, ma resiste alla siccità e può pendere fino a un metro.
Si copre letteralmente di fiori per tutta l’estate. Bellissimo il miscuglio “Sun Belle Mixed”, a fiori viola,
porpora e bianchi.
Verbene pendenti
Piante a portamento eretto, a cespuglio o a cuscino:
Gerani zonali e imperiali: tutte le
varietà sono bellissime i primi fioriscono da aprile ai primi geli e i secondi
in maggio-giugno.
Rose: c’è solo
l’imbarazzo della scelta: la stragrande maggioranza delle rose ama il sole, sia
tra quelle a cespuglio sia tra le rampicanti e sarmentose.
Petunie: anche qui c’è
solo l’imbarazzo della scelta.
Garofanini e garofani dei poeti
Melanzane da vaso: bellissime,
oltre che buone: “Baby Rosanna”, a
frutti piccoli, viola; “Calliope” e “Listada de Gandia”a frutti piccoli, bianchi striati di viola.
Possono essere messe in vasi e cassette sui balconi, assieme ai pomodorini da
vaso e ai nasturzi.
Pomodorini da vaso a cespuglio: “Balconi Red” e “Balconi Yellow”.
Rampicanti:
Glicini, Rose rampicanti e sarmentose, Bouganvilee e Plumbago.
ZONE CON MACERIE DI EDIFICI:
Sempre che
queste macerie non debbano essere recuperate, perché di valore storico e
artistico, le si può usare come se fossero un giardino roccioso: basta
osservare le piante che normalmente crescono sulle macerie e sulle rocce: capperi, campanule (C. fragilis, isophylla,
garganica, muralis, ecc.), bocche di leone, freesia refracta (la fresia
selvatica che cresce sui muri perimetrali del giardino Passalacqua), timo serpillo, aubretia “Cascade Blue”,
Saponaria ocymoides e tre piante nostrane: Iberis semperflorens , in fiore dall’autunno a tutta la primavera,
Centhranthus ruber dai fiori rossi
in giugno-luglio e Trachelium coeruleum,
dalle belle infiorescenze azzurro violette (cresce sui ruderi vicino a
piazzetta Toscano). Qui può essere utile l’aiuto degli esperti dell’orto
botanico dell’UNICAL. Nel caso le macerie avessero un valore storico e
artistico e quindi vadano protette, si possono mettere al loro interno dei
semplici vasi di cm 20 di diametro e altezza e seminarvi dentro le ipomee, in aprile: sono piante rampicanti
che si allargheranno coprendo tutto con foglie verdi a forma di cuore e fiori
campanulati azzurri, celesti, bianchi, rossi, viola. Tra le varietà più belle:
“Heavenly Blue”, a fiori celesti e “Carnevale di Venezia”, a fiori bianchi
striati di rosso o blu. Le ipomee sono piante annuali e quindi in autunno
muoiono, lasciando libere le macerie in questione.
CHIOSTRI DEI CONVENTI:
Qui si potranno
mettere a dimora, in piena terra o in vasi di terracotta, le piante che nel
Medioevo venivano coltivate in questi luoghi, a scopo medicinale: la Rosa gallica “Officinalis”, la Rosa alba “Maxima”, i gigli di S.
Antonio (Lilium candidum), l’issopo a fiori blu, bianchi o rosa, gli ellebori, le digitali, le viole tricolor
e le mammole, solo per citarne
alcune.
ORTI-GIARDINO URBANI:
Nelle zone in
pieno sole e piena terra si potranno realizzare degli orti-giardino dove, agli
ortaggi potranno essere mescolate piante ornamentali. I loro vistosi fiori,
infatti, attireranno gli insetti impollinatori i predatori dei parassiti,
facendo aumentare così la produzione. Si potranno coltivare gli ortaggi anche
in cassoni rialzati, più facili da coltivare nel caso a curarli siano anziani o
disabili. Il terreno andrà accuratamente lavorato a fine autunno
(novembre-dicembre) e vi andrà incorporata una gran quantità di letame ben
maturo proveniente da allevamenti non industriali, oppure compost o humus di
lombrico. Il terreno andrà poi fatto riposare per un paio di settimane. In
seguito si potranno tracciare i disegni delle aiuole e dei sentieri con polvere
di gesso. Le aiuole potranno essere delimitate da mattoni pieni (anche di
recupero) messi longitudinalmente e interrati per metà. I sentieri potranno
essere coperti con uno spesso strato di ghiaia fine o sabbia di fiume. Se c’è
abbastanza spazio, gli orti potranno essere circondati da un “bosco di alberi
da frutto” di facile manutenzione come fichi e gelsi, ma anche alcuni dei
fruttiferi del già citato “Kepos delle
Meraviglie”: il melograno nero, quello
di San Giovanni Teristis, squisito e
con semi morbidi e quello di Brancaleone,
dai frutti enormi. Alcuni peri di facilissima coltura, perché immuni dai
parassiti: pero “Garofano e cannella”, dai frutti piccoli e profumatissimi,
bellissimi a vedersi perché sono lucidissimi, gialli e rossi. Altrettanto belli
e profumati sono i frutti del pero “Angelica”,
del “Gentile di Sant’Agata” e del “Moscatello”. Sempre appartenente al kepos la “melarosa di Stallette”, un melo che produce frutti profumati di
rose e lo squisito susino “Rusìa”. All’ombra
di questi alberi, in un luogo arieggiato, potrà trovar posto una compostiera. Nelle zone più esposte
alla pioggia si potranno porre contenitori
per la raccolta dell’acqua piovana, coperti da una fitta rete, per evitare
che nell’acqua cadano foglie secche e per impedire alle zanzare di deporre le
uova. Eventualmente in un’area soleggiata si potrà anche mettere una serra
delle più semplici, per anticipare le semine e ricoverare piante delicate.
Oltre ai classici schemi degli orti
tradizionali si può pensare a disegni
più originali e “artistici” anche se ugualmente funzionali:
Per quanto
riguarda gli ortaggi, molti di questi potranno provenire dal “Kepos delle
meraviglie”: la melanzana “Rossa di
Mormanno” quella “Verde di
Sant’Agata”, i piselli “Zuccarigni”,
i fagioli “di Roghudi”, resistenti
alla siccità, il fagiolo “Dolica di
Brancaleone” a fiori azzurro lilla e semi tondi, neri, il gigantesco e
stranissimo fagiolo “Zoiaro”, il
fagiolo “Pappaluni”, una varietà
calabrese del fagiolo di Spagna, a fiori rosa o bianchi, così belli che un
signore del reggino li ha fatti arrampicare su un tunnel, come si fa con le
rose rampicanti. Altri legumi del kepos: Il “cece piccolo” e la “Mavrofacì”
o “Lenticchia nera”, molto rara
e antica (arrivata con i Bizantini). Uno dei pochi che ancora la coltiva è
l’editore Rubettino. Altri ortaggi molto originali sono: il “Cavolo gigante di Staiti” che diventa
una specie di alberello di tre metri di altezza, con tanto di “tronco”, l’enorme zucca
“Baffa”, la zucca “di corda” e
il pomodoro “Siccagno rosa”,
resistente alla siccità, l’aglio antico ela “Menta al bergamotto”. Per allontanare molti parassiti saranno utili
le aromatiche, come lavanda, rosmarino,
salvia, il timo, l’origano,
ecc. il basilico giova ai pomodori ed
esiste in tante varietà: “Genovese”,
“Napoletano”, , “A foglia di lattuga”, “Mostruoso Mammouth”, “Finissimo Greco a
Palla”, quelli a foglie porpora, ecc.
Per tenere
lontane le formiche e quindi afidi e cocciniglie:
Assenzio
Per tenere
lontano i topi:
Ruta
Vicino ai
fagioli, per tenere lontano gli afidi neri:
Santoreggia
Anti-afidi:
Aglio, ortica.
Per tenere
lontano lumache e chiocciole:
Cenere di legna, sepiolite.
Fiori
antiparassitari:
Nasturzi, da seminare un po’ ovunque, tra gli
ortaggi: allontanano gli afidi e sono commestibili. Le foglie ed i fiori sono
aromatici e leggermente piccanti e si aggiungono alle insalate. I boccioli si
fanno sott’aceto, come quelli del cappero.
Tageti: preservano i pomodori dagli attacchi dei
nematodi del terreno.
Calendula: attira i predatori degli insetti nocivi.
I petali si aggiungono alle insalate ed ha proprietà medicinali.
Piselli odorosi: si possono far arrampicare vicino
a fagioli, fagiolini, piselli, ecc. perché attirano gli impollinatori e quindi
aumentano la produzione. Ottima, atal proposito, la varietà “Floral Tribute”. Attenzione: i piselli
odorosi non sono commestibili, perché tossici.
Borragine: allontana le cavolaie. Le sue foglie si
cucinano come gli spinaci, le foglie giovani e i fiori azzurri si aggiungono
alle insalate. Hanno un fresco sapore di cetriolo.
Petunie: piantate intorno alle patate le
difendono dall’attacco della dorifora.
Si possono piantare le patate in un cassone rialzato e sul bordo far ricadere
petunie pendenti (“surfinie”) variopinte: insieme ai bei fiori viola o bianchi
delle patate l’effetto sarà spettacolare!
Altri fiori
ornamentali che attirano gli impollinatori e i predatori di parassiti, oltre ad
essere commestibili:
tutti i garofani e garofanini, Begonia semperflorens, gerani, convolvolo, fiordaliso, tutte
le viole: mammole, del pensiero e cornute.
Con le viole
mammole si fanno sciroppi, caramelle e zucchero profumato, con le viole tricolor tisane
e uno sciroppo medicinale.
A proposito di
fiori medicinali, non potrà mancare la camomilla.
I petali di
molte rose antiche si usavano e si
usano ancora per confezionare profumatissimi
e squisiti sciroppi, marmellate, gelatine, liquori, caramelle e pot-pourri. Si
usano soprattutto le rose “Galliche”,
come “Rosa di Magliano”, “Rosa Isabella
D.”, rosa gallica “Officinalis”, la “Tuscany
Superb”, ma anche rose “Centifolia”,
come la “Chapeau de Napoleon”, molte “Damascena”
come “Ispahan”, “Kazanlik”, “Omar
Khayyam” e la “Portland” “Rose de
Resht”.
Alcune di queste
rose inoltre, sono abbastanza alte e spinose per formare siepi difensive attorno
all’orto.
Allo stesso
scopo, si potrà circondare l’orto con una siepe
di more di rovo selvatico che andrà tenuta a bada con opportuni tagli: i suoi frutti sono più profumati e
saporiti di quelli delle varietà coltivate. Il rovo inoltre, migliora il terreno, rendendolo soffice
e fertile.
Altre siepi
potranno essere di mirto, alloro o delle varietà più alte di rosmarino.
Attorno si
potranno coltivare cespugli da fiore cari ai nostri nonni: i filadelfi, detti “Fiore d’Angelo”. Bellissimi e profumatissimi il Philadelphus coronarius, a fiori
bianchi e semplici e il P. “Virginal” a
fiori bianchi, doppi.
Un tempo i
contadini del sud, in maggio, riempivano
le chiese di rose antiche, gigli di Sant’Antonio e filadelfi, rendendole un
trionfo di colori e profumi. Sarebbe bello riprendere quest’usanza.
Altri ortaggi
della tradizione si trovano nei cataloghi specializzati e presso le
associazioni di “Seed Savers”, tra
queste, Crocevia Calabria, che
insegna anche tecniche di coltivazione rispettose dell’ambiente.
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