dal Quotidiano della Calabria del 26 aprile 2014
CARMINA non dant panem, con
la cultura non si mangia. Con la cultura si mangia, anzi nei vecchi luoghi
della cultura si mangia. In città cresce il numero delle librerie che hanno
chiuso i battenti e cresce, in modo direttamente proporzionale, il numero dei
locali di svago, per la maggior parte mangerecci, che invece hanno aperto i
battenti.
Chiusa da qualche tempo la libreria Einaudi di
via XXIV Maggio, al suo posto è sorto un circolo ricreativo. Chiuso Mondolibro
che si trovava in una traversa di corso Mazzini, al suo posto un altro circolo
ricreativo. In procinto di chiudere l'ormai storica Domus di corso d'Italia, al
suo posto non si sa ancora cosa sorgerà. I soliti bene informati azzardano che,
data l'ampiezza dei locali, qualcuno potrebbe pensare di utilizzarli come sede
di un supermercato. Tanto per rimanere nel campo del commestibile. L'anno
scorso stava per chiudere la libreria Gallo di via Roma, salva per miracolo e
pochi anni fa la città ha perso anche la libreria Giunti situata nello spazio
dei Due fiumi. Volgendo lo sguardo al recente passato, non si può non ricordare
che la città ospitava un numero cospicuo di librerie: oltre alle due Domus, 'approvvigionava' di libri i
cosentini Manigrasso in via Arabia, Il Castello a corso Mazzini con due punti
vendita, la Mondadori sempre sul corso, Janni in piazza Fera, Gianna alle
Autolinee e qualche altra, grande o piccola, che forse ora ci sfugge.
Si legge sempre di meno, si sa, la frase sembra
essere diventata un mantra, in compenso ci si diverte molto di più, come
attestano i tanti locali di svago aperti negli ultimi tempi in città e che di
notte si riempiono tutti. Dal giovedì al sabato, ma senza disdegnare i primi
giorni della settimana, i luoghi in cui si mangia e si beve sono presi
d'assalto dalle 21,30 in poi.
La situazione non è del tutto dissimile durante
il giorno, considerato che i tavolini dei bar all'aperto sono sempre occupati.
Si gozzoviglia, dunque, tra una fiera e l'altra, aspettando l'estate con le sue
serate da festini sul lungofiume e si legge
sempre di meno. In compenso vengono regalati libri ai nuovi nati, secondo un
progetto dell'assessorato regionale alla
cultura che ha pensato di donare un libro ad ogni neonato
calabrese. Paradossi di un'epoca in cui si è persa la bussola al punto che in
città rischia anche di chiudere la più antica istituzione libraria. Il
riferimento è alla Biblioteca Civica, per la quale si cercano soluzioni, ma
se proprio la si vuol mantenere viva si
dovrebbero mandare i libri al macero e al loro posto installare
luci psichedeliche, sistemare piste da ballo, divanetti per privè e una fornita
cantina con tanto vino quanto quello che di sera scorre nella città dei Bruzi,
l'Atene della Calabria.
La deriva culturale, tuttavia, si sta verificando
in tutto il paese, Cosenza non è da meno. Siamo tornati all'antico detto di
epoca borbonica: feste, farina e forche. Una triade di 'f'
che varrebbe anche oggi se non fosse per le forche, fortunatamente abolite. Non
sappiamo quale parola che cominci per ‘f’ potrebbe prendere
il suo posto, ma basta pazientare e qualcuno pronto a lanciare un concorso di
idee per trovare il termine adatto si troverà. Intanto si mandano i libri in
soffitta, spuntano nuovi locali per il divertimento e Cosenza è diventata la
città dei balocchi. Spunteranno anche le orecchie d'asino? L'importante ora è
non fare più orecchie da mercante.
15-2-2015
©Francesca Canino
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