‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

09 febbraio 2015

Ex hotel Jolly, a che serve abbatterlo?


Il Jolly: una carta da giocare per le necessità


Un paio di anni fa, la Regione ha stanziato sette milioni di euro per abbattere l'ex hotel Jolly. Sette milioni per distruggere un palazzone non pericoloso. Una cospicua somma racimolata in un periodo di vacche magre allo scopo di rendere più bella la città, perché il Jolly è un pugno in un occhio e nasconde una ‘’storica e meravigliosa visuale’’. Queste le motivazioni ufficiali. A nessuno piace. In tanti si sono dilettati a scattare foto dello ‘scatolone’ e a modificarle facendo sparire il Jolly. Sempre in tanti hanno esaltato il panorama restituito virtualmente ai cittadini senza il mastodontico fabbricato. Il problema verte sul fatto che il Jolly è considerato un obbrobrio in mezzo a ‘tanta architettura storica’. Ma il suo abbattimento cosa restituirebbe alla vista del cittadino e del turista?
Un panorama poco edificante. Avete provato a superare l'area del Jolly, proseguendo verso la Massa per un centinaio di metri circa? Sulla destra, in prossimità dello slargo della parte posteriore della Casa delle Culture, si ergono vecchi e fatiscenti palazzi che conferiscono alla zona un'aria spettrale. Abbattere il Jolly per godere della visuale mostrata dalle foto è un assurdo spreco: i fondi stanziati per la demolizione potrebbero essere usati per il recupero del patrimonio in rovina.


































È opinione comune, tuttavia, che il Jolly 'stoni' nell'area in cui è situato. Ma non costituiscono anche una ‘stonatura’ le nuovissime costruzioni realizzate nel quartiere Rivocati o in via Monaco, accanto a palazzine risalenti ai primi del '900? Nessuno dice, in questo caso, di abbatterle né ci si chiede perché non sia stata rispettata l’architettura originale della zona. Due pesi, due misure.

























Avveniristici edifici e bungalows in lamiera sono sorti anche a fianco di alcune secolari costruzioni cittadine. Deturpano l'ambiente, ma nessuno ha mai pensato di abbatterli.















E non viene risparmiato nemmeno corso Mazzini, come mostrano le foto.





Non sappiamo quali siano i criteri utilizzati per stabilire cosa rappresenta un pugno in un occhio e cosa no, visto che obbrobri cittadini ce ne sono tanti. E alcuni pure pericolosi o a ridosso di complessi storici, seminascosti da chioschetti con tanto di insegna commerciale e mercanzia esposta sul marciapiede.

Il patrimonio storico cosentino richiede attenzione e interventi urgenti: i fondi, così come sono stati trovati in tempo di crisi per l'abbattimento del Jolly, si dovrebbero reperire anche per salvare le testimonianze del passato. Oppure si potrebbe solo rinviare la demolizione dell'ex hotel e utilizzare lo stanziamento per recuperare i beni culturali compromessi. Sempre che interessino a qualcuno. Ma in tempi di crisi non si può pensare tanto all'estetica della città, quanto ai bisogni dei suoi abitanti. Tutta quella volumetria - utilizzando i sette milioni stanziati - non potrebbe essere rimodulata in mini appartamenti da affittare, a costi bassissimi, ai cosentini indigenti?



Invece sarà abbattuto, ma non sparirà del tutto perché saranno risparmiati i primi piani, destinati a ospitare il museo di Alarico. Ovvero un contenitore senza 'contenuti'. Al di là delle polemiche sorte sulla decisione di intitolare un museo a un barbaro che portò distruzione e rovina, bisogna chiedersi cosa esso potrà custodire, visto che di Alarico non esiste niente, nessun reperto è stato mai trovato. Anche la rinomata effige attribuita ad Alarico non appartiene a lui, bensì al re visigoto Alarico II, vissuto tra il 484 ed il 507 d.C. nel suo regno in Spagna, come confermato dal Kunsthistorisches Museum di Vienna che la custodisce.
Sarà dunque un museo virtuale, uno spazio occupato da pannelli con testi e disegni di pura fantasia. Sul re visigoto di storia ‘vera’ ne è stata scritta poca, è quasi una leggenda su cui si vuole allestire un museo, peccato che manchino i reperti. Per attrarre turisti non serve un museo virtuale, bastano il duomo, la Galleria nazionale, il castello (quando riaprirà), gli altri siti culturali cittadini e il Museo civico che custodisce centinaia di reperti reali, mentre altrettanti giacciono nei magazzini della Soprintendenza perché non ci sono locali idonei ad ospitarli. Per questi ultimi non si è mai pensato di allestire nuovi spazi e potrebbero rimanere per sempre in umidi scantinati.

9-2-2015
©Francesca Canino

Demolizione ex hotel Jolly, dove sono le autorizzazioni?

Il prossimo 12 novembre inizierà la demolizione dell’ex hotel Jolly. Occorre ricordare che le fasi della demolizione e quelle della ricostruzione dell’ex Jolly Hotel non possono essere scisse, in quanto costituiscono un tutt’uno propedeutico a qualsiasi scelta progettuale e sono da valutare unitamente alle opere che interessano l’ambito fluviale.
Bisogna chiedere, pertanto, se ad oggi:
  • è stata approvata la progettazione definitiva che è legata a doppio filo a quella preliminare;
  • sono pervenute le fondamentali autorizzazioni (VIA);
  • è pervenuta la pronuncia della Commissione Regionale per il Patrimonio Culturale sull’edificio (ex art. 12 del D. Lgs. 4272004);
  • se esistono tutte le autorizzazioni previste dalla legge;  
  • se è stato attivato il tavolo tecnico tra Amministrazioni (MiBAC, Provincia, Comune) richiesto dal Soprintendente ABAP con nota prot. 8801 del 12.07.2018 “al fine di pervenire a soluzioni condivise per la definizione dell’intervento”;
  • se, come previsto dal bando di gara, poiché detta progettazione definitiva/esecutiva, ricade in ambito territoriale sottoposto a tutela paesaggistica (ai sensi art. 142, c. 1, l. c) è stato acquisito il nulla osta paesaggistico definitivo che mostri la compatibilità delle opere proposte rispetto ai valori paesaggistici del contesto di riferimento.  
È necessario che si esibiscano pubblicamente tutte le autorizzazioni, se sono state acquisite, e che non si proceda con la solita fretta che spesso è “cattiva consigliera”.
È necessario, inoltre, soffermarsi sui divieti di transito e di sosta che saranno istituiti dal 12 al 30 novembre, se tutto andrà bene. Ma con la città nel caos dopo la chiusura di tante strade e soprattutto di viale Parco, con l’eliminazione di tanti parcheggi per la realizzazione della inutili piazze, la chiusura di Lungo Crati cosa causerà alla nostra già impercorribile città? Non si potevano aspettare tempi migliori e soprattutto non prenatalizi - in cui è notorio che il traffico cittadino aumenta - per chiudere altre importanti strade? E infine, come saranno tutelati gli alberi posti dinanzi al Jolly?  

Cosenza, 10 novembre 2018
© Francesca Canino
  


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