dal Quotidiano del Sud del 31 gennaio 2015
A FINE novembre è emersa con drammaticità la vicenda del Pd romano in seguito
all'operazione denominata ''Mondo di mezzo'', che ha portato alla luce
un'organizzazione criminale definita dagli inquirenti ''Mafia Capitale''. C'era
un partito a Roma che non viveva come partito, ma come un'arena in cui si
confrontavano vari personaggi su tessere e clientele. Ciò accadeva nella
Capitale. E a Cosenza? Il Pd bruzio è molto diverso da questa fotografia del Pd
romano?
Mettendo
da parte la vicenda criminalità, estranea al Pd calabrese, l'organizzazione del
partito dalle nostre parti non è stata dissimile da quella capitolina. A Roma
il Pd non viveva come un partito, non si riconosceva come gruppo collettivo e i
componenti si sono combattuti tra di loro ininterrottamente a colpi di
pacchetti di tessere o di clientele. Anche a Cosenza, negli ultimi anni, il
partito è stata la sommatoria di vari gruppi politici, espressione cioè del
potere locale rappresentato dai vari Oliverio, Adamo, Laratta e altri.
Esaminando
la realtà del partito sul territorio, emerge che la gran parte dei circoli
della provincia non ha una sede. Si deduce che non può esserci un'attività
politica continua, ma solo una chiamata ''alle armi'' quando si deve decidere
il candidato alle primarie o alle elezioni. Non c'è stato, inoltre, un
cambiamento con l'ultimo congresso regionale: l'elezione del renziano Magorno
non ha provocato un'inversione di rotta, cioè non si è riusciti né a fare il
rinnovamento renziano, anzi hanno dovuto accettare l'elezione di Oliverio alle
primarie e alle regionali, né si è riusciti a portare avanti un processo di
rinnovamento del partito a livello di uomini e di attività sul territorio. C'è
stato solo un rafforzamento dei signori delle tessere, ovvero dei capi dei vari
gruppi che detengono il potere delle iscrizioni sulla base di rapporti
clientelari, di favori. In provincia ci sono stati casi in cui alle primarie si
è verificato un risultato in cui i votanti risultavano maggiori dei voti che
successivamente il Pd ha avuto alle elezioni.
A Cosenza ci sono quattro circoli, nessuno ha una
sede. Come può svilupparsi, dunque, un'attività politica minimale?
L'impressione è che ci si limita a essere appannaggio di questo o quel
dirigente e i circoli diventano uno strumento formale quando si devono fare le
elezioni. Una degenerazione della politica? Di certo i circoli dovrebbero
essere più vicini alla gente. C'è oggi una contraddizione con lo spirito di
cambiamento che anima Renzi, nel bene e nel male, in contrasto ancor di più con
il passato del partito e con la sua missione che era quella di affiancare le
persone. E la gente si è allontanata perché l'omologazione nel modo di far
politica coinvolge tutti, non emergono,
infatti, differenze tra i diversi partiti. Manca la
partecipazione: la conseguenza è che i cittadini non trovano punti di
riferimento e alle votazioni si rifugiano nell'astensionismo. Questa passività
colpisce anche il Pd in virtù della sua missione. I problemi odierni, tuttavia,
scaturiscono anche dal passato della forza di sinistra e si ripercuotono con gravi
riflessi sullo stato del paese e della società. Come poter fare cambiamenti se
proprio quelli che dovrebbero farli non partecipano perché sono sfiduciati?
Il Partito della sinistra ieri
LA
tradizione della sinistra era quella di organizzare un'attività collettiva che
vivesse a contatto continuo con la società, con i suoi bisogni e i suoi
problemi. L'attività politica era affiancata da momenti di socializzazione nel
tempo libero, ricordiamo le feste dell'Unità che davano il senso non solo di
un'azione politica, ma anche della presenza culturale e sociale del partito sui
diversi territori. Oggi non solo non si è verificata una trasformazione di queste
azioni in altre forme adeguate ai tempi moderni, ma essa è scomparsa del tutto.
Non c'è il vecchio, né il nuovo, c'è
solo il vuoto. Eppure la Costituzione riconosce che la partecipazione alla
vita politica dello Stato avviene attraverso i partiti, ma ciò non accade più
perché c'è un disancoraggio dalla società. La vita politica è lotta di potere e
spesso solo scontro di idee. In passato
era diverso. Negli anni '60 e '70, il partito era un punto di riferimento per
tutto il paese, specialmente per il Meridione, e riteneva fosse possibile
mantenere le Istituzioni non subalterne al clientelismo. Si voleva cambiare una
politica fatta di assistenzialismo per avere un Mezzogiorno produttivo che
desse lavoro non parassitario. Così si pensava a piattaforme programmatiche, a organizzare i movimenti non sulla
carta. Per quanto riguarda le sezioni, esisteva una vita collettiva che
favoriva la partecipazione alla
politica, dando la possibilità, specialmente agli strati più deboli, di
giungere ad un'elevazione civile con attività politiche nei quartieri da
svolgersi attraverso le sezioni. C'era un mondo di società civile che viveva
con tutte le interrelazioni, anche per quanto riguarda l'organizzazione del
tempo libero. Il tesseramento non mirava a ottenere clienti, ma a far
partecipare le persone alla vita del paese.
Il Pd cosentino oggi
Abbiamo
posto alcune domande al segretario provinciale Guglielmelli e a Guzzi e
Covelli, segretari di due circoli di Cosenza. Con gli altri due non è stato
possibile interloquire. A ognuno abbiamo chiesto: Dove sono situate le sedi dei
circoli? Che tipo di attività politica svolgono? Come si può essere vicini ai
cittadini e alle loro esigenze se non avete una sede? Nello specifico, cosa
avete fatto ultimamente per i cittadini? Hanno risposto così:
Luigi
Guglielmelli, segretario provinciale Pd «Il Pd è organizzato in 128 circoli in tutta
la provincia, a Cosenza ce ne sono quattro, non so se hanno mantenuto una sede
perché ci sono difficoltà a sostenere i costi, ma c’è la Federazione
provinciale di via Trieste dove ospitiamo tutti i circoli per ogni incontro.
Con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ci saranno sempre più
difficoltà. Faccio un’attività di coordinamento dei circoli attraverso un
rapporto frequente con i segretari dei circoli, discutiamo delle problematiche
che emergono sui vari territori, nell’ultimo
anno abbiamo svolto un ruolo sia per le elezioni provinciali che regionali.
Consultazioni a parte, la nostra attività politica si basa sulla discussione dei
problemi della provincia a cui cerchiamo di dare soluzioni».
Damiano Covelli, segretario del
primo circolo Pd Cosenza «Ci incontriamo in Federazione, ma siamo in continuo
contatto con il territorio perché stiamo in mezzo alla gente per capire i loro
bisogni e soddisfarli. Ci sono dei costi per una sede fissa che non sono
sostenibili. Abbiamo denunciato le malefatte e il non governo della giunta
Occhiuto. Ci sono state le consultazioni
elettorali che hanno impegnato tutto il partito. Cerchiamo di essere presenti
segnalando disservizi, come il sistema di videosorveglianza che non funziona,
abbiamo speso tanti soldi, installato telecamere in tutta la città e ora c’è un
allarme sicurezza. Perché non si interviene? Non interessa a nessuna la
sicurezza dei cittadini? Se i cittadini si avvicinassero un po’ di più, avremmo
più forza. Il Pd ha le sue difficoltà, ma è l’unico partito organizzato che può
dare una nuova prospettiva alla città. C’è disaffezione per la politica e anche
un paradosso: facciamo le primarie e tanta gente viene a votare, ma a questa
percentuale altissima non corrisponde un altrettanto consenso elettorale».
Tommaso
Guzzi, segretario del quarto circolo Pd «Tra commissariamenti provinciali e
varie vicissitudini, ci trasciniamo il problema della sede dei circoli. Ci si
incontra in Federazione per fare il punto della situazione sulla città. Abbiamo vissuto più di un anno in campagna
elettorale, può sembrare di non essere vicini ai cittadini, invece non è
così, il Pd esiste, siamo a fianco di tutti. Ci siamo interessati dell’ospedale
di Cosenza, mettendo in campo iniziative e della situazione dell’Amaco».
I Giovani democratici cosentini
Saverio
Sapia, Giovani Democratici «Nel capoluogo bruzio molto attiva risulta la
giovanile. I Giovani Democratici sono presenti con due circoli, quello
intitolato ad Aldrovandi, il cui segretario è Gaspare Galli, e quello
intitolato al comunista rosarnese ucciso dalla ‘ndrangheta, Peppe Valarioti, di
cui sono segretario. In forte controtendenza rispetto all’andazzo del PD
cittadino, negli ultimi mesi abbiamo portato avanti diverse iniziative, sulla
scorta di un’idea di partito radicalmente opposta a quella del PD. Penso che il
ruolo di un circolo della giovanile debba essere anzitutto quello di formare le
coscienze politiche dei giovani, ma non ci si può limitare a ciò, soprattutto
nel contesto di vacatio politica che caratterizza il centrosinistra cittadino.
È necessario sviluppare un percorso politico che dia una dimensione
partecipativa alla giovanile e al partito, diversamente alla visione meramente
elettoralistica che va sempre più affermandosi nel PD di Renzi. Per fare ciò è
necessario coltivare la dimensione dell’ascolto: solo così si può giungere alla
riconnessione anche sentimentale con il popolo della sinistra, che potrà
sentirsi rappresentato».
11-2-2015
©Francesca Canino
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