‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria

11 febbraio 2015

Esiste ancora il Pd a Cosenza?


dal Quotidiano del Sud del 31 gennaio 2015
A FINE novembre è emersa con drammaticità la vicenda del Pd romano in seguito all'operazione denominata ''Mondo di mezzo'', che ha portato alla luce un'organizzazione criminale definita dagli inquirenti ''Mafia Capitale''. C'era un partito a Roma che non viveva come partito, ma come un'arena in cui si confrontavano vari personaggi su tessere e clientele. Ciò accadeva nella Capitale. E a Cosenza? Il Pd bruzio è molto diverso da questa fotografia del Pd romano?
Mettendo da parte la vicenda criminalità, estranea al Pd calabrese, l'organizzazione del partito dalle nostre parti non è stata dissimile da quella capitolina. A Roma il Pd non viveva come un partito, non si riconosceva come gruppo collettivo e i componenti si sono combattuti tra di loro ininterrottamente a colpi di pacchetti di tessere o di clientele. Anche a Cosenza, negli ultimi anni, il partito è stata la sommatoria di vari gruppi politici, espressione cioè del potere locale rappresentato dai vari Oliverio, Adamo, Laratta e altri.
Esaminando la realtà del partito sul territorio, emerge che la gran parte dei circoli della provincia non ha una sede. Si deduce che non può esserci un'attività politica continua, ma solo una chiamata ''alle armi'' quando si deve decidere il candidato alle primarie o alle elezioni. Non c'è stato, inoltre, un cambiamento con l'ultimo congresso regionale: l'elezione del renziano Magorno non ha provocato un'inversione di rotta, cioè non si è riusciti né a fare il rinnovamento renziano, anzi hanno dovuto accettare l'elezione di Oliverio alle primarie e alle regionali, né si è riusciti a portare avanti un processo di rinnovamento del partito a livello di uomini e di attività sul territorio. C'è stato solo un rafforzamento dei signori delle tessere, ovvero dei capi dei vari gruppi che detengono il potere delle iscrizioni sulla base di rapporti clientelari, di favori. In provincia ci sono stati casi in cui alle primarie si è verificato un risultato in cui i votanti risultavano maggiori dei voti che successivamente il Pd ha avuto alle elezioni.
A Cosenza ci sono quattro circoli, nessuno ha una sede. Come può svilupparsi, dunque, un'attività politica minimale? L'impressione è che ci si limita a essere appannaggio di questo o quel dirigente e i circoli diventano uno strumento formale quando si devono fare le elezioni. Una degenerazione della politica? Di certo i circoli dovrebbero essere più vicini alla gente. C'è oggi una contraddizione con lo spirito di cambiamento che anima Renzi, nel bene e nel male, in contrasto ancor di più con il passato del partito e con la sua missione che era quella di affiancare le persone. E la gente si è allontanata perché l'omologazione nel modo di far politica coinvolge tutti, non emergono, infatti, differenze tra i diversi partiti. Manca la partecipazione: la conseguenza è che i cittadini non trovano punti di riferimento e alle votazioni si rifugiano nell'astensionismo. Questa passività colpisce anche il Pd in virtù della sua missione. I problemi odierni, tuttavia, scaturiscono anche dal passato della forza di sinistra e si ripercuotono con gravi riflessi sullo stato del paese e della società. Come poter fare cambiamenti se proprio quelli che dovrebbero farli non partecipano perché sono sfiduciati?

Il Partito della sinistra ieri
                                 
 
LA tradizione della sinistra era quella di organizzare un'attività collettiva che vivesse a contatto continuo con la società, con i suoi bisogni e i suoi problemi. L'attività politica era affiancata da momenti di socializzazione nel tempo libero, ricordiamo le feste dell'Unità che davano il senso non solo di un'azione politica, ma anche della presenza culturale e sociale del partito sui diversi territori. Oggi non solo non si è verificata una trasformazione di queste azioni in altre forme adeguate ai tempi moderni, ma essa è scomparsa del tutto. Non c'è il vecchio, né il nuovo, c'è solo il vuoto. Eppure la Costituzione riconosce che la partecipazione alla vita politica dello Stato avviene attraverso i partiti, ma ciò non accade più perché c'è un disancoraggio dalla società. La vita politica è lotta di potere e spesso solo scontro di idee. In passato era diverso. Negli anni '60 e '70, il partito era un punto di riferimento per tutto il paese, specialmente per il Meridione, e riteneva fosse possibile mantenere le Istituzioni non subalterne al clientelismo. Si voleva cambiare una politica fatta di assistenzialismo per avere un Mezzogiorno produttivo che desse lavoro non parassitario. Così si pensava a piattaforme programmatiche, a organizzare i movimenti non sulla carta. Per quanto riguarda le sezioni, esisteva una vita collettiva che favoriva la partecipazione alla  politica, dando la possibilità, specialmente agli strati più deboli, di giungere ad un'elevazione civile con attività politiche nei quartieri da svolgersi attraverso le sezioni. C'era un mondo di società civile che viveva con tutte le interrelazioni, anche per quanto riguarda l'organizzazione del tempo libero. Il tesseramento non mirava a ottenere clienti, ma a far partecipare le persone alla vita del paese.
 
Il Pd cosentino oggi
 
 
Abbiamo posto alcune domande al segretario provinciale Guglielmelli e a Guzzi e Covelli, segretari di due circoli di Cosenza. Con gli altri due non è stato possibile interloquire. A ognuno abbiamo chiesto: Dove sono situate le sedi dei circoli? Che tipo di attività politica svolgono? Come si può essere vicini ai cittadini e alle loro esigenze se non avete una sede? Nello specifico, cosa avete fatto ultimamente per i cittadini? Hanno risposto così:

Luigi Guglielmelli, segretario provinciale Pd «Il Pd è organizzato in 128 circoli in tutta la provincia, a Cosenza ce ne sono quattro, non so se hanno mantenuto una sede perché ci sono difficoltà a sostenere i costi, ma c’è la Federazione provinciale di via Trieste dove ospitiamo tutti i circoli per ogni incontro. Con l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti ci saranno sempre più difficoltà. Faccio un’attività di coordinamento dei circoli attraverso un rapporto frequente con i segretari dei circoli, discutiamo delle problematiche che emergono sui vari territori, nell’ultimo anno abbiamo svolto un ruolo sia per le elezioni provinciali che regionali. Consultazioni a parte, la nostra attività politica si basa sulla discussione dei problemi della provincia a cui cerchiamo di dare soluzioni».

Damiano Covelli, segretario del primo circolo Pd Cosenza «Ci incontriamo in Federazione, ma siamo in continuo contatto con il territorio perché stiamo in mezzo alla gente per capire i loro bisogni e soddisfarli. Ci sono dei costi per una sede fissa che non sono sostenibili. Abbiamo denunciato le malefatte e il non governo della giunta Occhiuto. Ci sono state le consultazioni elettorali che hanno impegnato tutto il partito. Cerchiamo di essere presenti segnalando disservizi, come il sistema di videosorveglianza che non funziona, abbiamo speso tanti soldi, installato telecamere in tutta la città e ora c’è un allarme sicurezza. Perché non si interviene? Non interessa a nessuna la sicurezza dei cittadini? Se i cittadini si avvicinassero un po’ di più, avremmo più forza. Il Pd ha le sue difficoltà, ma è l’unico partito organizzato che può dare una nuova prospettiva alla città. C’è disaffezione per la politica e anche un paradosso: facciamo le primarie e tanta gente viene a votare, ma a questa percentuale altissima non corrisponde un altrettanto consenso elettorale».

Tommaso Guzzi, segretario del quarto circolo Pd «Tra commissariamenti provinciali e varie vicissitudini, ci trasciniamo il problema della sede dei circoli. Ci si incontra in Federazione per fare il punto della situazione sulla città. Abbiamo vissuto più di un anno in campagna elettorale, può sembrare di non essere vicini ai cittadini, invece non è così, il Pd esiste, siamo a fianco di tutti. Ci siamo interessati dell’ospedale di Cosenza, mettendo in campo iniziative e della situazione dell’Amaco».
I Giovani democratici cosentini

Saverio Sapia, Giovani Democratici «Nel capoluogo bruzio molto attiva risulta la giovanile. I Giovani Democratici sono presenti con due circoli, quello intitolato ad Aldrovandi, il cui segretario è Gaspare Galli, e quello intitolato al comunista rosarnese ucciso dalla ‘ndrangheta, Peppe Valarioti, di cui sono segretario. In forte controtendenza rispetto all’andazzo del PD cittadino, negli ultimi mesi abbiamo portato avanti diverse iniziative, sulla scorta di un’idea di partito radicalmente opposta a quella del PD. Penso che il ruolo di un circolo della giovanile debba essere anzitutto quello di formare le coscienze politiche dei giovani, ma non ci si può limitare a ciò, soprattutto nel contesto di vacatio politica che caratterizza il centrosinistra cittadino. È necessario sviluppare un percorso politico che dia una dimensione partecipativa alla giovanile e al partito, diversamente alla visione meramente elettoralistica che va sempre più affermandosi nel PD di Renzi. Per fare ciò è necessario coltivare la dimensione dell’ascolto: solo così si può giungere alla riconnessione anche sentimentale con il popolo della sinistra, che potrà sentirsi rappresentato».

 11-2-2015

©Francesca Canino

 

 

 

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