L’ennesimo
cantiere cittadino, oltre a creare disagi enormi ai pedoni e al traffico,
risulta, come sempre accade da diversi anni a questa parte, privo del cartello di cantiere. I
lavori iniziati nei giorni scorsi sull’ultimo tratto di corso Mazzini, che prevedono
la pedonalizzazione e la realizzazione della solita piazza, sono andati avanti
a ritmi serrati, un modo di agire che di recente ha preso piede in città
insieme a un’altra sconsiderata abitudine, quella, cioè, di non affiggere il
cartello di cantiere in un qualsiasi punto della recinzione dell’area ‘cantierizzata’
(come è già accaduto per i lavori di San Domenico e di piazza Rodotà su via
Roma). L’amministrazione comunale dovrebbe essere a conoscenza che è
obbligatorio apporre il cartello nei pressi dei lavori da eseguire, lavori che
sono già a uno stadio successivo a quello iniziale. È d’obbligo ricordare che
il cartello riporta i dati (tra cui: tipo di opere, importo
delle opere da realizzare, estremi dell’autorizzazione o permesso di costruire
comunale riguardante le opere da eseguire, stazione appaltante, costi, impresa
o imprese esecutrici, eventuali imprese subappaltatrici, nome del progettista,
nome del direttore dei lavori, nome del direttore di cantiere)
sui lavori da eseguire e le relative autorizzazioni a norma del D.P.R.
380/2001, art. 27, comma 4, decreto che obbliga a esporlo, pena sanzioni, come
ha anche stabilito la Corte di Cassazione con la sentenza 13963/2016.
Oltre
a ciò, si nota che, come sempre, non sono stati rispettati gli alberi che erano
sui marciapiedi, i quali sono stati sradicati con la solita brutalità e
abbandonati vicino alla fontana di Giugno. Inammissibile che si debba
sacrificare il verde urbano a favore del cemento o della pietra discutibile che
andrà a rivestire il tratto in questione. Nell’area recintata ricadono anche
due grandi lecci che hanno almeno 90 anni e diverse palme, saranno sacrificati
anche questi?
Cosenza, 31 marzo 2019
© Francesca Canino
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