‘’In fatto di giornali non ne comprendiamo che di due specie: o giornali di partito che essendo l’espressione delle idee, delle aspirazioni, dei metodi di un dato partito, servono a propagare e difendere queste idee e questo metodo; o giornali notiziari cui cura precipua deve esser quella di servire il pubblico... Il giornalismo della prima maniera è missione, quasi sempre nobile e bella missione; l’altro è mestiere (nel senso buono della parola) o, se suona meglio professione. Il primo è vecchio, il secondo è giovanissimo e certo tentativo come il nostro in Calabria deve sembrare stoltezza più che audacia. Fra le due specie ve n’è una terza, il giornalismo di questa terza non è molto amico dell’onestà, per esso non esistono principi, fede, coerenza. Oggi sia lode a Dio, domani a Satana purché il ventre sia pieno, ben pieno”.
Cosenza, 3 gennaio 1895
Luigi Caputo, direttore di Cronaca di Calabria
14 aprile 2025
07 aprile 2025
“Controra”, il teatro giovane e rivoluzionario del Kollettivo Kontrora
Nelle scorse settimane, il teatro “Silvio Vuozzo”, situato presso la scuola Spirito Santo di Cosenza, ha ospitato l’innovativa performance “Contr_Ora” di Giovan Battista Picerno, messa in scena dal Kollettivo Kontrora.
Per la regia di Francesco Aiello, in scena con Maria Canino, il secondo appuntamento della rassegna “Voci dal Sottosuolo”, organizzata da Kontrora e dal Teatro del Carro, con il sostegno di Spazio Precario Autogestito Arrow, ha attirato un numeroso pubblico e ottenuto applausi scroscianti anche grazie alla direzione tecnica di Jacopo Andrea Caruso, alle musiche originali di Nafta Punk e alle foto di scena di Luna Loiero. Un teatro giovane che porta in scena storie e situazioni del nostro tempo, viste attraverso una lente che consente di cogliere gli aspetti più reconditi della psiche giovanile.
Ma cosa si intende con il termine Controra?
Nel Sud Italia e in numerose aree del Mediterraneo sono le prime ore dopo mezzogiorno ad essere così indicate. “Sono le ore in cui vi sono meno ombre – piega il Kollettivo - ore così calde da fiaccare gli animi e incentivare i popoli all’abbandono dell’azione e della volontà, spingendoli a lasciarsi cadere in un vertiginoso dormiveglia dei sensi e della coscienza. Nel folclore queste ore sono considerate cariche di virtualità magiche, da cui è bene tenersi a debita distanza. Tale leggenda trova un suo corrispettivo colto in quella che, a partire da Roger Caillois, viene identificata col nome di demonologia meridiana. I demoni meridiani sono per lo più figure femminili legate in maniera diversa alla sessualità, all’oblio, allo shock che cambia le coscienze”.
A partire da queste riflessioni, Controra per il Kollettivo diventa, così, una donna vestita da sposa che indossa un passamontagna e degli occhiali che le coprono il volto. Vaga nella sua casa con le luci spente, le tapparelle abbassate, facendosi luce con una torcia e con la poca illuminazione data dalla TV sempre accesa nella stanza. Non esce di casa da molto tempo, non ricorda molte cose del proprio passato, non vede nessuno. La sua unica compagnia è un’intelligenza artificiale chiamata Samsa che, oltre ad essere la sua connessione con il mondo, detta i tempi delle sue giornate.
I tentativi di raccogliere i cocci del proprio passato e della propria identità frammentata, condurranno Controra a inaspettate rivelazioni.
A peggiorare la situazione è Un uomo: all’inizio è solo un’interferenza proveniente dalla tv, un’allucinazione che man mano diventerà una presenza sempre più ingombrante e materica. Dopo tale invasione, nella mente di Controra prenderà corpo uno spettro, la rivoluzione: uscire, finalmente. Uscire per lasciare la scena ad Un uomo. Un uomo è una persona normale, normata, succube della propria idea di mascolinità e di famiglia. Schiavo delle sue dipendenze e della sua implacabile tendenza alla bugia, maturerà l’idea di vedere un terapeuta per liberarsi dai suoi fardelli narcisistici e identitari, ma anche per lui l’incontro con l’altro, con Controra, assumerà i toni dell’allucinazione. Nonostante tutto si presenterà la possibilità di mettere fine ai mancati riconoscimenti di sé e dell’altro.
Durante la rappresentazione, Controra e Un uomo si dibattono nelle loro gabbie identitarie, ma chi sta dentro? E chi fuori? Il dentro e il fuori si confondono.
L’attraversamento della soglia, sentito come necessario, si rivela null’altro che un gioco perturbante: attraversare una porta, chiudersela alle spalle e ritrovarsi nella medesima stanza. Stagnazione identitaria e di genere. La rivoluzione cercata dalla protagonista femminile, in tono minore anche da quello maschile, significa tendere un assalto alle parti di sé cristallizzate e non aperte al cambiamento. Rivoluzione significa sospendere la rete che produce quel lavorio psichico atto a giustificare, a giustificarci. Farla finita con tutte quelle narrazioni che dobbiamo costruire per evitare il cambiamento.
“Abbiamo collocato i nostri protagonisti in un universo fantasmatico – aggiunge il Kollettivo - dalla tv continuamente accesa arriva l’eco di un passato non nostro, ma riconoscibile. In scena vediamo il nostro presente, ma è irriconoscibile. Il disorientamento si impasta col desiderio di andare oltre, ma dove? Fuori di sé, forse”. E un po’ fuori di sé ,durante la serata, sono andati tutti gli spettatori, ammaliati dalla potenza della recitazione di Maria Canino e Francesco Aiello.
Bollino verde per ospedali e prevenzione, il delirio della Regione
In
Calabria non si fa altro che ricontare: dalle schede bianche poi diventate
‘votate’ per Andrea Gentile che gli hanno permesso di ottenere, dopo due anni e
mezzo dall’inizio della legislatura, un seggio in Parlamento, al riconteggio “delle vaccinazioni
riguardante l’area della prevenzione”.
È bene
sottolineare che la prevenzione non si “fa” solo con i vaccini, concorrono,
infatti, una serie di screening – non considerati dai politicanti regionali - a
costituire l’importante campo della medicina preventiva. Proprio per questi
motivi, i calabresi lamentano di continuo la mancanza di efficaci misure di
prevenzione, in particolare le donne che ultimamente non riescono ad accedere
ad alcuni servizi che l’Asp dovrebbe garantire. Nonostante ciò, il presidente
della Regione Roberto Occhiuto gongola per i risultati fantasma ottenuti e
scrive di aver ricevuto una lettera «da parte del Ministero della Salute con
la quale vengo ufficialmente informato che il Comitato Lea, nel corso della
riunione dello scorso 26 marzo, ha accolto la richiesta della Regione Calabria
in merito al riconteggio delle vaccinazioni riguardante l’area della
prevenzione. Pertanto – scrive il Ministero – a seguito delle
rielaborazioni condotte per il 2023 sono stati aggiornati i valori degli
indicatori P01C (92,63) e P02C (93,49) e, di conseguenza, è stato aggiornato il
punteggio per l’area della prevenzione (che arriva a 68), che supera la soglia
di sufficienza (60). Anche l’area della prevenzione – possiamo adesso dirlo con
certezza – è verde».
Dunque,
è la Regione Calabria a chiedere il riconteggio (chissà perché) delle
vaccinazioni riguardante l’area della prevenzione e il Comitato LEA accoglie
detta richiesta. Ricordiamo che i LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, sono l’insieme
delle prestazioni, dei servizi sanitari e delle attività che il Sistema
Sanitario Nazionale (SSN) deve garantire a tutti i cittadini, gratuitamente o
dietro il pagamento di un ticket. Tra i
servizi è compresa anche la prevenzione. Basta solo leggere la definizione di
LEA per capire che in Calabria i Livelli sono una chimera. Eppure ci comunicano
il contrario e per legittimare menzogne acclarate il Ministero aggiorna i
valori degli indicatori e di conseguenza i punteggi per l’area della prevenzione.
Un grande imbroglio. E non c’era bisogno del Ministero e dei richiesti
aggiornamenti-magheggi per capire che si sta bluffando volutamente per
propagandare la politica sanitaria (fallimentare) dell’attuale presidente
Occhiuto, commissario ad acta per l’attuazione del Piano di Rientro e da
qualche settimana anche commissario all’emergenza sanitaria che non c’è.
D’altronde,
lo scrive Occhiuto in persona che due aree su tre che compongono il punteggio
LEA sono oltre la sufficienza, bollando il tutto come un risultato storico.
È «un risultato storico per la Calabria – scrive il pluricommissario - la
certificazione avuta dagli uffici tecnici della Salute, che si occupano di
monitorare i livelli essenziali di assistenza di tutte le Regioni, che stiamo
facendo un buon lavoro e che abbiamo imboccato la strada giusta. Tutte
e tre le aree che compongono il punteggio Lea – ospedaliera, prevenzione e
distrettuale - ce lo aveva detto la Fondazione Gimbe qualche settimana fa, sono
in costante crescita. Oggi arriva il bollino del Ministero: oltre che nell’area ospedaliera siamo dunque
verdi anche su quella della prevenzione, e siamo ottimisti per il prossimo
futuro per l’area distrettuale».
Apprendiamo dal
comunicato del presidente che anche l’area ospedaliera, in Calabria, ha il
bollino verde – come ora quella della prevenzione – e con questa ennesima perla
vagante di fantasia non si può non capire il gioco di chi ci governa, che si
accinge, peraltro, a spendere, per usare un eufemismo, un miliardo di euro per
costruire nove ospedali. Non osiamo immaginare di che colore sarà il bollino
quando i nosocomi saranno terminati, considerato che al momento, con nove
strutture in meno, Pronto soccorsi presi d’assalto, personale carente, liste
d’attesa interminabili è verde.
Un dubbio
assale chi legge le deliranti affermazioni del pluricommissario: si riferisce
alla sanità privata, ben foraggiata dalla Regione a discapito della sanità
pubblica o a quest’ultima?
Non contento, il
presidente aumenta la dose di fandonie, dimostrando l’infima considerazione che
ha dei suoi corregionali: «Ci muoviamo in un contesto storico nel quale
tutti i sistemi sanitari regionali vivono anni complicatissimi. In questo
scenario, però, mentre c’è una generale retrocessione della sanità in tutta
Italia, la Calabria – in controtendenza nazionale – recupera qualche posizione»,
conclude il candidato alle prossime consultazioni regionali, destinatario di
buona sanità grazie all’intervento subito nei mesi scorsi ed effettuato
dall’équipe di un luminare venuto a Catanzaro proprio per operare Occhiuto.
Anche la sanità è ad personam.
31 marzo 2025
17 marzo 2025
13 marzo 2025
Cosenza, prosegue senza sosta il massacro degli alberi
A viale della Repubblica è stato massacrato, solo pochi giorni fa, l’ennesimo albero ad opera degli incaricati dell’attuale amministrazione comunale che dovrebbe assumere il soprannome di Attila II.
Con una accorata lettera - si apprende da alcuni media - una
cittadina ha informato il sindaco che un bellissimo pino è stato mutilato,
anziché potato, poiché è stata tagliata una sua ampia parte sana.
La donna ha pensato bene di chiedere lumi agli operai che
stavano compiendo il lavoro, i quali hanno prontamente risposto di aver
ricevuto l’ordine di tagliare dall’assessore Francesco De Cicco, che era appena
stato sul posto.
Secondo la solerte cittadina, il pino, sebbene avesse una
sessantina di anni, era in salute e forse necessitava solo di una potatura. Per
questo motivo si è chiesta con quale criterio e competenza l’assessore in
questione avesse ordinato improvvisamente l’eliminazione di un’intera parte
dell’albero. “Qual è la ditta – ha scritto la donna - a cui è stato assegnato
il lavoro? Chi è l’agronomo di riferimento a cui il comune si è rivolto? Siete
consapevoli che ora l’albero è sbilanciato e soggetto a malattie?”.
Interrogativi legittimi che ci poniamo da anni e ai quali nessuno ha mai risposto,
men che meno i Garanti del verde che dovrebbero dimettersi visto che, nella
pratica, non esistono.
Gli alberi in città sono maltrattati, potati in pieno periodo di
fioritura e mai curati. Associazioni e cittadini sono sempre intervenuti sulla
questione, ma il comune non li ha mai presi in considerazione e ha continuato a
praticare capitozzature e abbattimenti, noncurante della legge regionale del
2024 che vieta le suddette pericolose pratiche.
Tra Garanti del verde che non ottemperano ai loro doveri e amministratori
comunali che non rispettano la legge, la città perde ogni giorno parte del suo
patrimonio arboreo. Non si conoscono i motivi per i quali l’amministrazione
comunale compie scempi e priva i cittadini dei benefici degli alberi. Forse il
comune trae benefici dai tagli?
Nei giorni
scorsi, l’associazione Mica Aurea ODV, a proposito degli abbattimenti
indiscriminati, così ha scritto: “In una intervista rilasciata al ‘Il
Manifesto’ del 27-08-24 l'Agronomo Daniele Zanzi, considerato uno dei maggiori esperti
in ambito di alberi monumentali, sottolineava: «In tutte le città d'Italia
stiamo andando verso un grave depauperamento arboreo». Nell'intervista Zanzi
evidenziava come le perizie giustificative degli abbattimenti fossero quasi
sempre basate su ‘prognosi infauste’, concentrandosi sul ricercare i difetti
piuttosto che sulla ‘resilienza della pianta’, specificando che ‘gli alberi
sono capaci di convivere con funghi e cavità’.
In un altro
articolo dal titolo ‘La vita eterna degli alberi’ di Carlo Andriani, pubblicato
sul National Geographic nel 2020, informava che alcuni studi eseguiti in
Australia e in California sugli alberi hanno evidenziato che ‘alberi molto
grandi e vecchi continuano a essere capaci di sostenere la propria produttività
nel tempo per morire solo quando un evento di disturbo esterno all'ecosistema
li uccide’.
Dai tagli
indiscriminati che si stanno compiendo nelle città e dalla superficialità con
cui una certa stampa affronta la questione, oggi capiamo che il rispetto per i
grandi alberi non è ancora entrato a far parte della nostra cultura e che è
urgente che questa consapevolezza si diffonda fra tutti, prima che si compiano
errori irreversibili a discapito della salute e del benessere collettivo”.
12 marzo 2025
Sanità, stato di emergenza dopo 15 anni di commissariamento
Dopo 15 anni di inutile commissariamento della sanità calabrese, che nulla di positivo ha prodotto per i cittadini, ora il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare Nello Musumeci, ha deliberato la dichiarazione dello stato di emergenza dovuta alla situazione di criticità in atto concernente il sistema ospedaliero della Regione Calabria.
Vien da chiedersi: “Ma dopo tutti questi anni di commissariamento e Piano di rientro dal debito, il sistema ospedaliero vive ancora una situazione critica? E cosa hanno fatto i vari commissari fin qui susseguitisi e, in particolare, quello attuale che è anche presidente della Giunta regionale?”.
In attesa di risposte, i calabresi dovrebbero essere informati sui motivi per i quali il sistema ospedaliero regionale è stato dichiarato oggi in uno stato di emergenza, nonostante le traversie dell’ultimo quindicennio e i milioni sprecati per pagare i commissari. Lo stato di emergenza, infatti, stride con il lunghissimo periodo di commissariamento della sanità calabrese, per il quale non è stata ancora scritta la parola fine.
Intanto si deliberano misure straordinarie della durata di dodici mesi “per il superamento del contesto di criticità del sistema ospedaliero della Regione Calabria”, a causa di “alcune ineludibili esigenze per le quali risulta necessaria l’emanazione di disposizioni che disciplinino procedure acceleratorie volte a consentire la rapida costruzione dei nuovi nosocomi”.
Equivale a dire che bisogna accelerare i tempi per spendere i fondi del Pnrr senza particolari vincoli e trasparenza.
Ora si attende la nomina di un commissario straordinario che dovrà predisporre un piano per riqualificare tutta la rete ospedaliera calabrese, coordinandola per attuare in tempi brevi i lavori previsti dal Pnrr.
Il provvedimento ministeriale è giunto in considerazione delle difficoltà che gli ospedali regionali hanno riscontrato nell’eseguire i suddetti lavori. Il Governo ha, pertanto, dichiarato lo stato di emergenza, una condizione che di norma si attiva in occasione di eventi eccezionali, come ad esempio un terremoto, una pandemia, un’alluvione. Ovvero, quando è necessario agire con urgenza (nel caso in questione l’urgenza è dettata dalla campagna elettorale già iniziata) e con poteri straordinari (imprescindibili per aggirare leggi, vincoli e quant’altro).
Durante lo stato di emergenza, difatti, sono allentati i vincoli di bilancio e trasparenza ed è possibile derogare alle norme di legge (pur rispettando i principi generali dell’ordinamento). Ciò avviene attraverso il potere di ordinanza, solitamente attribuito al capo della protezione civile. Questi delinea l’elenco delle norme temporaneamente sospese e può a sua volta nominare altri soggetti attuatori che lo supportino nella gestione dell’emergenza. In questa fase, gli operatori possono, dunque, agire con minori limitazioni riguardo ai vincoli di bilancio e trasparenza ed è possibile derogare alle norme di legge (pur rispettando i principi generali dell’ordinamento). La durata dello stato di emergenza non può essere superiore ai 12 mesi, prorogabile una sola volta per altri 12.
La misura adottata ieri dal Cdm accelererà i tempi e le procedure per alcune strutture sanitarie in via di realizzazione, tra queste gli ospedali della Sibaritide, di Vibo Valentia e della Piana di Gioia Tauro.
Pare che il provvedimento per la dichiarazione dello stato di emergenza fosse stato sollecitato dal presidente della Regione Roberto Occhiuto, che ritiene «non meno importante, rispetto alla realizzazione dei nuovi ospedali che erano stati previsti nella pregressa emergenza, la necessità di procedere rapidamente anche alla tempestiva attuazione della sostituzione, date le criticità che presentano, di alcuni plessi esistenti, già finanziati con fondi Inail da oltre 10 anni, di cui in molti casi non sono state avviate le necessarie procedure preliminari». Tra questi dovrebbe essere ricompreso il nuovo ospedale di Cosenza, che il governatore e i suoi accoliti vogliono edificare ad Arcavacata, un’idea folle che lascerebbe spazio, nella città dei Bruzi, alla realizzazione di un ospedale privato.
Secondo il governatore, inoltre, «il vigente quadro normativo non consente di perseguire utilmente le priorità di interesse pubblico nel settore delle strutture sanitarie regionali, per cui si rende assolutamente necessario avvalersi di misure eccezionali per superare le oggettive criticità, colmando quindi una carenza sanitaria non più sostenibile». Avvalersi di misure eccezionali come lo stato di emergenza, che allenta i vincoli di bilancio e trasparenza, è un chiaro tentativo di approfittare dello stato per agire e spendere senza essere controllati.
Il governatore continua, poi, dicendo che le attuali strutture ospedaliere «hanno subito negli anni oltre ad una evidente obsolescenza, anche un fenomeno di collocazione delle funzioni negli spazi disponibili, del tutto non idonei, così impattando negativamente anche sul fabbisogno di personale e sull’efficienza delle strutture. Per non dire del comfort assolutamente inadeguato», ovvero il delirio, poiché il fabbisogno di personale non è di certo causato dagli spazi risicati.
Secondo Occhiuto, infine, la vetustà degli ospedali darebbe luogo a una situazione di doppia negatività tra costi e prestazioni e i servizi sarebbero meno ‘performanti’ al punto da incidere sui Livelli essenziali di assistenza (LEA). In realtà, i Lea non sono assicurati perché il personale sanitario è insufficiente e le risorse sono state diminuite al punto che il cittadino rinuncia a curarsi. Non abbiamo bisogno di castelli di menzogne per far passare lo stato di emergenza come la panacea per la sanità calabrese: esso altro non è che un modo per usare le risorse del Pnrr a loro (dei politicanti) piacimento e senza controlli.
11 marzo 2025
05 marzo 2025
27 febbraio 2025
L’Umanità nelle mani di folli potenti che si spartiranno il mondo
Il mondo è governato da pazzi, e non è solo un modo di dire. Si sono messi in testa di spartirsi il mondo con le armi, di decimare popolazioni, compiere genocidi, violare i diritti delle genti per saziare le loro malefiche fauci.
I cosiddetti grandi della terra e i loro accoliti-servi non si fermeranno alle sole parole, purtroppo. E non agiranno solo in Medio Oriente. Questa "banda dei quattro" (America, Cina, Russia ed Israele) vuole esser padrona del mondo intero o di buona parte di quello su cui possono sfogare le loro brame espansionistiche.
Tutto è stato concordato. L'uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea (che non esisterà più tra pochissimo perché è collassata su se stessa) non è un caso. Il coinvolgimento dell’Europa nella guerra Russia-Ucraina è stato un atto scientemente voluto per distruggere il Vecchio Continente. Ci sono riusciti, complice la pochezza dei governanti europei, illusi di poter sconfiggere la Russia a suon di armi regalate dai vari Pil. Illusi. E idioti quanti si sono fatti manovrare dalle organizzazioni che sparavano notizie fasulle grazie a giornalisti comprati, notizie alle quali costringevano a credere pena la pubblica gogna mediatica. Un cliché collaudato già durante la pandemia e l’era del vaccino.
Verrà un tempo in cui ci sarà la Grande Russia che estenderà i suoi confini dalla la Cina all'Italia.
Poi ci sarà la Grande America che si estenderà fino alla Groenlandia, impadronendosi del Messico, del Canada, di Cuba e di buona parte dell'America Latina. La Cina estenderà i suoi confini su tutte le terre del Pacifico Orientale. Infine Israele, che governerà fino alla grande Persia, ora Iran. E l’Europa non avrà il tempo nemmeno per leccarsi le ferite che sarà spazzata via dall’onda folle dei potenti mondiali. Se l’è voluta, ma a farne le spese sono quelli che hanno tentato di ribellarsi e sono stati puniti. I giochi sono questi. I pazzi per giocare sullo scacchiere mondiale sono già in opera e sarà solo questione di tempo.
Nazioni, popoli, istituzioni saranno le pedine senza volontà dei governanti pazzi che si divertono a trattare il mondo alla stregua di un videogioco. Annoiati, drogati, pieni di potere e di denaro, i pazzi avanzano nel globo per sottometterlo tutto alle loro volontà.
Cosa resta da sperare? Forse nulla.
Mi auguro che quando questo avverrà, sia finito il mio tempo. Provo solo tanta pietà per chi sarà costretto a vivere in un mondo così costruito, una vita da schiavo.
Viva la libertà.
27 febbraio 2025
© Fra' Diavolo
Museo Civico di Cosenza: un documento attesta la presenza della città all’Esposizione Universale di Parigi del 1867
C’è stato un tempo in cui Cosenza non era come adesso una città abbandonata a se stessa, degradata, sporca e priva di qualsivoglia stimolo volto a migliorare la sua situazione. Oltre un secolo e mezzo fa, la città dei Bruzi appariva vivace, produttiva, intraprendente e meno provinciale di quanto non sia oggi. Ecco cosa abbiamo trovato in un antico documento: nella seconda metà del XIX secolo, dalla punta dello Stivale adulti e bambini partivano per raggiungere la capitale francese in occasione dell'Esposizione che periodicamente vi si svolgeva, un appuntamento molto atteso tanto che la 'Camera Provinciale di Commercio ed Arti in Calabria Citeriore', l'attuale Camera di Commercio di Cosenza, invitava artisti, industriali e agricoltori a partecipare all'Esposizione.
Da un antico documento della Camera di Commercio di Cosenza, datato 2 settembre 1866, emergono particolari inaspettati sulla realtà calabrese del tempo. L'esistenza del documento in questione è stata ignorata fino a diversi anni fa, quando è stato sottratto all'oblio grazie all'ampliamento della mostra sul Risorgimento ospitata nel Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza. Per moltissimi anni è rimasto in una scatola di cartone insieme ad altri preziosi documenti di proprietà del Museo.
Si tratta di un Manifesto della 'Sotto-Commissione per l'Esposizione Universale di Parigi nel 1867 e Camerale nella Provincia nel 1866', da cui si apprende: “Fra i grandi fatti della più elevata importanza, che vanno verificandosi nella presente Era di progresso e risorgimento nazionale, bene andrà annoverato quanto di straordinario e sorprendente avrà a presentare al mondo civile la Universale Esposizione di Parigi che avrà ad avverarsi nel maggio del prossimo 1867. Non ultimo a concorrervi a far mostra dei propri prodotti artistici, agricoli e industriali, sarà certamente l'Italia, che risorta ormai a novella vita, sente tutta la forza del suo genio tradizionale. Una nobil gara va suscitata fra tutte le sue Province, e la Citeriore Calabria non vorrà certamente restar seconda alle sue Consorelle, tantoppiù che vien chiamata a prender parte nella Gran Mostra Parigina, dietrocché succeda una seconda Esposizione Provinciale. Ed è perciò che nel mentre la Sotto Commissione fa invito a tutti gl'Industriali, Artisti ed Agricoltori a voler concorrere ciascuno a secondo le proprie forze a figurare in entrambe le Esposizioni coll'inviarvi i prodotti dell'industria agraria, i prodotti delle diverse industrie manufattrici e delle Arti Belle. A chi nulla può presentare di proprio conto, ritorna indispensabile l'invitare ed animare individualmente ogni proprietario di terre ed agricoltore per quanto concerne l'industria agraria, come ogni manifatturiero per quanto riguardano le produzioni delle arti, e non trasandare le donne per quanto concerne i lavori del bel sesso. L'Esposizione Internazionale che avverrà a Parigi nel 1867 sarà il campo ove l'Italia deve combattere una battaglia artistica per dimostrare di essere sempre quella grande Nazione, che un dì tenne il primato delle Industrie e del Commercio”.
Il Manifesto attesta l'importante ruolo ricoperto dalla città di Cosenza nel campo delle produzioni e del commercio, che nel periodo post-unitario si consolidò al punto di partecipare all'Esposizione Universale di Parigi. L'ente camerale incitava i cittadini di Calabria Citra ad aderire all'Esposizione 'per far grande l'Italia', per ritornare agli antichi splendori, senza campanilismi e con il solo scopo di tendere a uno sviluppo comune. Sembrano passati millenni, anziché un secolo e mezzo, da quando la Calabria si impegnava a progredire per la propria crescita economica.
27 febbraio 2025
© Francesca Canino
25 febbraio 2025
Potature selvagge in città: i Garanti del verde sono dei fantasmi
Secondo
il Regolamento, i Garanti dovrebbero svolgere una serie di attività dirette
alla salvaguardia del verde e di quel che rimane di suolo ancora libero e
“rapportarsi con gli uffici comunali di riferimento”. Di tutto questo, a
distanza di oltre un anno, non è pervenuta alcuna notizia. Tra le funzioni del Garante
sono previste quelle che contribuiscono “a garantire la salvaguardia del
consumo di suolo e l’incremento del verde e degli alberi esistenti”. Inoltre,
essi dovrebbero promuovere “azioni volte a consentire l’ascolto e la
partecipazione della cittadinanza” e informarla “sull’evoluzione della
situazione del territorio in termini di variazione del consumo di suolo, della
dotazione di superfici verdi e della quantità di alberi esistenti”.
Ricordiamo
che i Garanti dovrebbero riferire al Sindaco, alla Giunta, al Consiglio
Comunale e alle Commissioni Consiliari per quanto di loro competenza e con
facoltà di avanzare proposte e richiedere iniziative e interventi ai fini
dell’esercizio dei compiti almeno una volta ogni trimestre. Nulla di tutto questo
è stato fatto. Ma la città ha davvero bisogno di garanti fantasmi, visto che il
verde pubblico è abbandonato a se stesso?