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30 settembre 2020

Ospedale di Cosenza: Chirurgia pediatrica neonatale mortificata

 


 

Da un comunicato diramato ieri dalla Direzione Aziendale dell’ospedale si legge: «Sono stati sei gli interventi di Alta Chirurgia pediatrica neonatale effettuati, nell’ultimo trimestre nel Dipartimento Materno Infantile dell’Annunziata di Cosenza. I neonati affetti da gravi malformazioni – atresia esofagea, atresia duodenale, atresia anale ed esofagea associata complessa – sono stati trattati dalle equipe di Chirurgia Pediatrica diretta dal dr Fawzi Shweiki e successivamente presi in cura dall’equipe di Terapia Intensiva Neonatale».

Due parole bisogna ora spenderle per ricordare che la Chirurgia Pediatrica di Cosenza è sempre stata un'eccellenza e che gli interventi in questione vengono eseguiti dal dott. Fawzi all’Annunziata già dai tempi in cui vi era la dottoressa Ricci Petitone, anzi pare che a quei tempi il numero degli interventi fosse maggiore. Suona strano che ci si ricordi oggi dell'ottimo lavoro che svolge sia il dr. Fawzi, sia l’unità, che negli ultimi anni è stata mortificata in tutti i modi. È, infatti, l'unica struttura del Dipartimento Materno-Infantile che il nuovo Atto Aziendale non ha voluto gratificare con una struttura interna per chi vi presta servizio, inoltre è stato bloccato da oltre un anno il concorso per primario, concorso per il quale era stata sorteggiata anche la commissione esaminatrice. I termini sono stati riaperti tempo dopo e ora probabilmente si dovrà nominare una nuova commissione. La Chirurgia pediatrica è sicuramente un’eccellenza dell’Annunziata, ma come dimenticare che era stata accorpata (anche se poi ripristinata) alla Pediatria con la scusa del Covid? Perché accorpare una eccellenza? Perché non si fanno sufficienti sedute operatorie per utilizzare a pieno questa eccellenza?

Il comunicato riporta ancora: «Il Direttore del Dipartimento Materno-Infantile e dell’U.O.C. Neonatologia e TIN dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza, dr. Gianfranco Scarpelli non nasconde particolare soddisfazione nell’illustrare i risultati raggiunti… che confermano l’Area Materno-Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza come centro di riferimento regionale nel trattamento e cura delle patologie neonatali che, in altri tempi, sarebbero stati oggetto di migrazione sanitaria. Un’inversione di tendenza, per quanto riguarda la migrazione che sta facendo registrare segno negativo nei flussi in uscita e segno positivo nei flussi in entrata. Sono infatti numerosi i neonati che sono stati trasferiti dai Centri di Terapia Intensiva Neonatale delle altre Provincie della Calabria».

Secondo il comunicato i risultati confermano “l’Area Materno-Infantile dell’Azienda Ospedaliera di Cosenza come centro di riferimento regionale nel trattamento e cura delle patologie neonatali”. Eppure l’Area ha perso delle unità prima ritenute importanti, come la Struttura dipartimentale di gravidanza assistita, l’Anestesia materno-infantile e la Terapia Intensiva Pediatrica, ora inglobata in Terapia intensiva adulti, Senologia. Si accenna infine all’inversione della migrazione pediatrica. Su questo punto sarebbe interessante confrontare i dati ufficiali della Regione.

© Francesca Canino

28 settembre 2020

Pronto soccorso dell'ospedale di Cosenza: pazienti lasciati soli

Lascereste un vostro congiunto da solo al Pronto soccorso per ore e ore senza che questi possa assumere i suoi farmaci, mangiare, bere, essere tranquillizzato e soprattutto curato? Nel gran caos che vige in questa parte calda dell’ospedale, può capitare che un malato venga lasciato su una barella o una sedia anche per una intera giornata senza la possibilità di chiedere aiuto. Immaginate la preoccupazione dei familiari che aspettano fuori dal Pronto soccorso, poiché a causa del Covid non possono entrare? Disumano.

I pazienti non possono rimanere completamente da soli, considerata la penuria di personale che affligge l’ospedale e, di conseguenza, i tempi dilatati del Pronto soccorso. I familiari devono essere messi in condizione di entrare e rimanere – uno per paziente – nei locali del Pronto soccorso e delle altre Unità operative per assistere i loro congiunti e avere notizie immediate sul loro stato di salute. Altrimenti si assuma un numero sufficiente di infermieri e OSS in tempi brevissimi.

Dopo diverse lamentele, la direzione sanitaria ha deciso di rilasciare, dopo una valutazione dei casi, una eventuale autorizzazione a un solo familiare per una sola ora. Ciò è inammissibile perché molti pazienti sono sottoposti a trattamenti terapeutici che richiedono la costante presenza di una persona e l’Annunziata non dispone di un numero congruo di infermieri e di OSS. Nessuno deve rimanere da solo. Si riorganizzi dunque il Pronto soccorso e si rivedano certe disposizioni che non hanno ragione di rimanere in essere.

Cosenza, 28 settembre 2020

© Francesca Canino

COVID 19: PROPOSTE PER L’EMERGENZA CHE VERRÀ


 


La crisi sanitaria, economica e sociale determinata dalla pandemia che ha investito l’intero pianeta non finirà a breve e avrà strascichi pesanti per ogni cittadino e in particolare per i più deboli. I provvedimenti decisi finora dal Governo per reperire risorse da distribuire a chi in questo periodo non lavora e/o non percepisce un reddito sufficiente a mantenersi sono a termine e i contributi sono destinati a esaurirsi nel giro di qualche mese.
È facile prevedere che nel prossimo futuro ci saranno larghe fasce della popolazione in condizioni di estrema indigenza, con il rischio tra l’altro di cadere vittime della criminalità organizzata.

Per questi motivi, rivolgiamo un appello al Governo e alla classe dirigente del Paese perché responsabilmente si adoperino in favore di nuove misure straordinarie, a partire dalla riduzione di tutti i compensi che superano i 5.000 euro al mese, tra cui quelli di parlamentari, consiglieri regionali, sindaci, manager, dirigenti e funzionari.

• Grazie a queste riduzioni si può creare velocemente reddito per chi si trova in difficoltà e può/deve essere messo al più presto in grado di lavorare per far ripartire l’economia dopo la crisi determinata dal Covid 19.

• A titolo di esempio, un consigliere regionale arriva oggi a guadagnare fino a 13.000 euro al mese. Sarebbero sufficienti per le sue esigenze 5.000 euro, mentre i restanti 8.000 potrebbero essere destinati a 8 disoccupati, che percepirebbero mensilmente 1.000 euro ciascuno in cambio di lavori da effettuare secondo le rispettive competenze.

• I nuovi occupati potrebbero affiancare gli impiegati dei vari uffici pubblici, facendo crescere  le ore lavorative e contribuendo ad offrire maggiori servizi al cittadino.

• I beneficiari del nuovo reddito con abilitazione all’insegnamento potrebbero prestare la propria opera oltre l’orario scolastico aiutando gli studenti a recuperare i mesi perduti a causa della pandemia o sostenendo il personale ATA.

• Per quanto riguarda il mondo del giornalismo, è opportuno ricordare che il compenso del presidente dell’INPGI, il nostro ente di previdenza, è eccessivamente alto: anch’esso potrebbe essere ridotto a favore dei free lance e dei colleghi che percepiscono 2 millesimi lordi a battuta.

• Con una parte dei tagli ai compensi si potrebbero aumentare gli assegni alle famiglie con figli.

Dopo la quarantena e le chiusure forzate sarà necessario estendere gli orari di lavoro e produrre di più. Se ci sarà più personale nei vari ambiti lavorativi, la ripresa del Paese sarà più rapida e si eviterà di dover assistere un esercito di disoccupati e disperati che invece, percependo anche solo 1000 euro al mese, potranno mantenersi dignitosamente e mettere in circolo denaro aiutando la ripresa dei consumi.

In questa difficile congiuntura è fondamentale riuscire a riequilibrare le entrate di tutti i cittadini e creare lavoro nuovo. Occorre farlo ora.


LETTERE: Città invivibile, troppe bici su corso Mazzini, altro che salotto buono

 

foto dal web

In tutte le città italiane i centri, ovvero le zone più importanti, sono valorizzati, tutelati, controllati, spesso presidiati sia di giorno che di notte dalle Forze dell’ordine, dall’esercito o dalla polizia municipale. Solo a Cosenza ciò non accade: corso Mazzini, ribattezzato impropriamente il salotto buono della città, che rappresenta il centro urbano non solo per Cosenza, ma anche per le altre città della regione, i cui residenti vengono qui per compere, passeggiate o per sbrigare pratiche negli uffici, è allo sbando.

Rifiuti accatastati davanti ai locali commerciali e topi e piccioni che circolano tranquillamente sono la carta di presentazione del nostro corso. Nonostante esso sia stato pedonalizzato da anni, risulta oggi poco fruibile a tutti i cittadini a causa dei troppi spazi occupati da sedie, tavolini, ombrelloni, bancarelle abusive (da piazza Kennedy a Palazzo degli Uffici se ne contano 26), biciclette, monopattini elettrici, motorini, urla, bambini che giocano a pallone, auto delle forze dell’ordine che lo attraversano a sirene spente, alcolizzati davanti alla Prefettura sempre ubriachi sdraiati a terra, ed escrementi a iosa tra insetti vari. Tutto questo, e non si vuole esagerare, si svolge ogni giorno, basta farsi una passeggiata per notarlo e decidere di non percorrerlo mai più se… se ne esce incolumi dopo le numerose bici che sfrecciano senza prestare attenzione né ai pedoni, tra cui anziani e bambini, né ai tanti camerieri, che fanno la spola tra i locali e gli spazi all’aperto, che rischiano di essere investiti dalle bici in velocità.

Ci teniamo a sottolineare che questo pandemonio interessa il corso principale che è anche museo all’aperto dopo la realizzazione del Mab. Immaginereste mai tutta questa baraonda all’interno di un sito museale? A Cosenza accade. Il Mab è un unicum a livello nazionale e fors’anche internazionale tant’è che si erano invocati particolari provvedimenti per valorizzarlo e il Comune ha speso e spende molto denaro pubblico per acquisirlo e manutenerlo. Oggi si trova nel mezzo di una Babele ed è spesso usato come giostrina per i piccoli.

Ma ciò che vogliamo far notare e per cui chiediamo che l’amministrazione si attivi al più presto, è la pericolosità del corso dovuta alle grosse bici e ai monopattini che senza attenzione alcuna sfrecciano a tutte le ora sul corso spaventando i pedoni, cioè coloro i quali sarebbero gli unici deputati a camminare sul corso.

Il fenomeno bici e similari colpisce purtroppo pure altre vie del centro e non solo i marciapiedi, ma anche le strade, sono insomma un pericolo per i pedoni e per le auto. Si deve considerare che la maggior parte della popolazione è anziana… Il venerdì e il sabato è poi un inferno anche in questo periodo di Covid che pare non interessi a nessuno.

Vogliamo ricordare che pochi mesi fa è stata emanata un’ordinanza sindacale che vietava il transito alle bici sull’isola pedonale, mai applicata, quindi un provvedimento assurdo perché inapplicato, una mossa per comunicare ai cittadini l’interesse astratto del comune alla faccenda, ma in realtà è la solita “una botta al cerchio e una al timpagno”. Non si possono disturbare i ciclisti dai 12 ai 17 anni che acquistano le bici e noleggiano i monopattini e danno fastidio alla gente sul corso, vero sindaco? E’ paradossale che nemmeno i vigili urbani controllino, a dire il vero di essi si è perso anche il ricordo.

Abbiamo raccolto le lamentele di cittadini, commercianti, residenti di Cosenza centro vessati da tutti i problemi suesposti, in primis dalle bici e in secundis, a parte corso Mazzini, anche dalle auto che circolano velocemente senza regole. Un errore è stato togliere i semafori e i vigili.

Chiediamo ora i controlli, chiediamo che i vigili, che noi paghiamo, ritornino in strada a dirigere il traffico e a controllare gli abusi, chiediamo tutela per i cittadini e per i luoghi. Chiediamo soprattutto al sindaco quali provvedimenti intende assumere e applicare in concreto e a brevissimo affinché si ristabilisca l’ordine in città, si dia sicurezza ai pedoni e decoro alla città. C’è un’emergenza, si faccia presto e bene.

Comitato Cosenza vivibile

24 settembre 2020

Terzo episodio della sit-com “l’Atto Aziendale della AO di Cosenza”


La sera del 18 settembre è andato in onda il terzo episodio della spassosissima sit-com “Atto Aziendale dell’AO di Cosenza”. A memoria d’uomo non si ricorda un così ben riuscito concatenamento di macchiette tanto comiche (per chi le vede da lontano) da sfociare in tragedia (per chi la vive e ne subirà le conseguenze).

Breve riassunto dei precedenti episodi: Il 4 marzo u.s., viene adottato il nuovo Atto Aziendale. Si vede subito, e le produttrici non ne fanno mistero, che è un puro esercizio di potere della solita Banda di Shanghai che distribuisce prebende a vecchi e nuovi questuanti. Questa prima versione, decisamente indigeribile persino per il Dipartimento Tutela della Salute, viene fermata e rinviata al mittente con una serie di osservazioni e prescrizioni. Gli autori, preda del loro incontenibile ego, nella seconda puntata del 24 giugno, inseriscono un numero di prestidigitazione convinti che, cambiando qualche etichetta, potesse passare la prova del Dipartimento. Questa volta, però, il nuovo Direttore Generale è ancora più duro ed il 13 agosto fa recapitare all’AO due pagine di osservazioni che, in un paese normale, avrebbero provocato le dimissioni di tutta la Direzione Strategica. Invece il 18 settembre vede la luce la terza versione con la quale, ancora con giochi di prestigio da teatrino di quart’ordine, si tenta di sfondare.

In effetti viene recepito meno del 50% delle osservazioni e, di queste, un ulteriore 50% è stato “personalizzato”. In effetti è stata fatta una cernita del sacrificabile e di quello che non può essere assolutamente toccato. Persiste infatti il Dipartimento Materno Infantile composto da solo 4 U.U.O.O. e non 5 come previsto dal DCA 130/2015 e mantenuto, motu proprio, con una sorta di ruolo dominante anche su quello territoriale ancora di là dall’essere ratificato (Scarpelli imperat). Viene invece cancellato il Dipartimento di Staff, ma spostando tutte le U.U.O.O. direttamente in Staff. Si crea così lo Staff più pletorico dell’intero panorama nazionale e soprattutto un medley di specialità che va dalla Farmacia all’Ingegneria Clinica, dal SITRA all’Accreditamento e Qualità.

La U.O. di Reumatologia viene mantenuta come Struttura Semplice anziché Complessa. Vengono addotte, a giustificazione, le indicazioni dell’Unità di Crisi Ministeriale come se un verbale di tale Unità avesse potere legislativo superiore ad un DCA. La U.O.C. di Pneumologia viene mantenuta, contro le indicazioni, all’interno del Dipartimento Cardio-Toraco-Vascolare (creando un miscuglio di specialità mediche e chirurgiche). Stessa situazione promiscua viene creata con lo spostamento di Dermatologia (specialità medica) nel Dipartimento di Chirurgia Polispecialistica. Perché???

Altro giochetto puramente semantico viene impostato sulle indicazioni riservate alla U.O.C. Prevenzione, Protezione e Sorveglianza dove, con mero esercizio dialettico, si tenta di mascherare che, a parte il nome, non cambia nulla. Stessa cosa accade per la richiesta di meglio specificare gli articoli 47 e 48 su criteri e modalità di affidamento e valutazione di incarichi dirigenziali e direttivi. Viene risolto con l’aggiunta di qualche riga di pura retorica e null’altro.

Nota a parte continua a riguardare i criteri di individuazione delle Strutture Semplici ed a valenza Dipartimentale. Basta dare una rapida occhiata per rendersi conto che l’unico vero criterio è la distribuzione di prebende ad personam. Esempio illuminante ne è, ancora una volta, il Dipartimento Materno-Infantile (Scarpelli forever) dove c’è spazio per ben 8 Strutture Semplici, ma non si trova nessun accenno al Pronto Soccorso Pediatrico, attivo da quasi 20 anni, né una Struttura all’interno della Chirurgia Pediatrica.

Detto questo sembra impossibile che possa essere, neanche questa volta, ratificato dal Dipartimento Tutela della Salute. Non fosse altro che per pura difesa di un ruolo ripetutamente sbeffeggiato dall’attuale Direzione Strategica dell’AO di Cosenza.

Da sottolineare come il Commissario ad Acta Gen. Cotticelli si sia precipitato a valutare positivamente la Commissaria Dr.ssa Panizzoli che non ha invece adempiuto a nessuno degli obiettivi assegnatile. In particolar modo la definizione di un nuovo Atto Aziendale, ancora al palo, e la risoluzione delle liste d’attesa. La Chirurgia Bariatrica ha liste d’attesa di un anno e non per responsabilità della pandemia che vi ha influito in modo assolutamente trascurabile.

Lettera firmata 

23 settembre 2020

La pianista cosentina Giusy Caruso, "un'eccellenza dell'avanguardia musicale internazionale"


 

Giusy Caruso è una pianista cosentina che da anni vive in Belgio, come ogni profeta che si rispetti. Affermata anche in patria e nella sua città, dove in molti ricordano le sue esibizioni al teatro Morelli, al Rendano, al Museo Civico, l’artista sviluppa nuove performance musicali che proiettano gli ascoltatori in una dimensione futuristica. Applausi scroscianti e pubblico numeroso hanno sempre accompagnato i suoi concerti, momenti di rara astrazione dalla realtà. Il più grande pregio di Giusy è proprio questo, saper trasportare gli ascoltatori in un mondo etereo e trattenerli per un tempo lunghissimo in ogni sua nota.

 


Ricercatrice e musicologa, esploratrice di innovative formule che connettono la musica alla danza e al teatro, non disdegna le nuove tecnologie per la realizzazione di spettacoli multimediali. Lodevole è stata la sua iniziativa di concedere il suo tocco raffinato durante il periodo del confinamento, quando ha inteso deliziare gli amanti della musica con i suoi concerti da ascoltare su #MusicAntiVirus. In particolare, la sua interpretazione di ‘Clair de Lune’ di Claude Debussy, è stata l’occasione per raccogliere fondi a favore dei medici dell'ospedale di Cosenza e fornirli dei dispositivi di protezione individuale.

 


Generosità e maestria si fondono nell’artista cosentina, ma anche passione e preparazione: Giusy si è laureata con lode in pianoforte e Filosofia, ha iniziato da giovane la sua avventura musicale coniugando molteplici interessi: la ricerca musicologica, la filosofia, il teatro, la danza, l’improvvisazione, lo yoga e le culture orientali.

 


Predilige repertori «che spaziano – si legge sulla sua pagina facebook - dalla musica classica allo stile contemporaneo, creando singolari spettacoli ed eventi artistici tematici non convenzionali, in grado di catturare e accrescere l'interesse di un pubblico eterogeneo. Dottore di ricerca nelle arti (prassi esecutiva pianistica del repertorio contemporaneo), titolo conseguito presso il Conservatorio Reale e l’Università di Ghent, Belgio (School of Arts of Ghent), ha eseguito molte anteprime mondiali e pubblicato CD per le etichette discografiche Tactus, Centaur Records e Da Vinci Classics, che hanno ricevuto consensi di critica in tutto il mondo, come la sua interpretazione dei 72 Etudes Karnatiques del compositore francese Jacques Charpentier».

 


La critica musicale europea le ha riconosciuto “raffinata musicalità e forte presenza scenica, contrassegnata da un temperamento carismatico intellettualmente sorretto da una tecnica pianistica brillante”. La rivista MuMag del mese di agosto le ha dedicato una bellissima intervista, in cui viene definita ‘un'eccellenza dell'avanguardia musicale internazionale'.

 


Di alta preparazione tecnica, ottimo suono e grande musicalità, l’artista interpreta con passione e vis musicale i suoi concerti, riuscendo ad interpretare il corpo avvincente della scrittura musicale. Con grande capacità, riesce a far emergere la semplicità e gli intrecci musicali più profondi dei brani eseguiti, ponendo gli ascoltatori dinanzi ad una lettura piacevole, in cui i silenzi, le pause, l'attesa delle note creano un clima di intensa tensione emotiva. La maestria della pianista cosentina riesce a plasmare le emozioni degli ascoltatori e a proiettarli con il suo tocco adamantino in una dimensione eterea. E l’animo si predispone all'intima meditazione.


In attesa di poter assistere a un suo concerto a Cosenza, l’artista ci regala un suo immenso lavoro su:
https://www.facebook.com/istitutoitalianodiculturadibruxelles/videos/276717993676713/.

(Foto concesse dall'artista)

Cosenza, 24 settembre 2020

© Francesca Canino

 

 

Cosenza, Mariano Santo: riprendono alcuni servizi, ma rimane chiusa la struttura centrale

 


Un comunicato stampa diramato oggi dall’Azienda ospedaliera di Cosenza annuncia che sarà ripresa al Mariano Santo la Terapia Medico-Nucleare. «Unica in tutta la Calabria – riporta il comunicato - è utilizzata nel trattamento dei pazienti affetti da tumori differenziati della tiroide e da ipertiroidismo. Ed a brevissimo sarà anche disponibile, per la cura dei tumori neuroendocrini (GEP-NET), un farmaco di ultima generazione, il lutezio 177 (177Lu-DOTA), utilizzato in Italia solo in pochi centri… Aumentano anche i posti letto della degenza, da 3 a 5, destinati ad accogliere i pazienti provenienti da tutta la Regione. La Medicina Nucleare del Mariano Santo trattava mediamente 120 pazienti all’anno.  E i numeri, in considerazione dell’aumentata disponibilità di posti letti e del prossimo ampliamento dei servizi sanitari erogati, sono destinati inevitabilmente ad aumentare. In lista d’attesa già venti pazienti che saranno trattati in breve tempo… Nel nuovo reparto, dotato di condizionamento e sensori di rilevazione incendi, è stato installato un sistema di monitoraggio “real time” per il rilevamento e la misurazione delle radiazioni ambientali sia nelle stanze di degenza che negli spazi comuni».

Buona notizia, ma la domanda che ci si pone è: “Quando riaprirà invece il corpo centrale del complesso chiuso da anni per ristrutturazioni e abbandonato a se stesso?”. Da cinque anni ormai, l’ex sanatorio realizzato negli anni ’30, è chiuso e senza speranze. Non interessa a nessuno che ritorni ad essere operativo, nonostante le somme spese finora per la sua ristrutturazione – mai avvenuta completamente – e nonostante rappresenti un presidio utile per la provincia. 

La chiusura del Mariano Santo non ha mai convinto chi ne ha seguito le fasi fin dal febbraio 2015. Molte sono state le proteste dei cittadini e dei sanitari contro la chiusura dell’ex sanatorio, si chiedevano tempi rapidi per la riapertura e soprattutto si chiedeva il perché di quei lavori e dello spreco di denaro che ne sarebbe conseguito (http://francescacanino.blogspot.com/2020/07/mariano-santo-uno-scandalo-della-sanita.html).

Ancora oggi, mentre si potenziano i nuovi plessi che sorgono nell’area del Mariano Santo, nessun intervento sulla vecchia struttura viene intrapreso. È chiaro che non riaprirà più, ci piacerebbe sapere perché.

Cosenza, 23 settembre 2020

© Francesca Canino

 

 

 

21 settembre 2020

LETTERE: Cosenza, alberi di via Alimena avvolti nella plastica, liberateli

 


Sosteniamo da anni che a Cosenza non c’è alcun rispetto per gli alberi e puntualmente informiamo i cittadini delle cattive pratiche messe in campo sia dall’amministrazione comunale, sia dai proprietari delle attività commerciali. Queste ultime – e lo abbiamo sempre segnalato sui media – ritengono di poter disporre a proprio piacimento del verde urbano, trattando spesso gli alberi che si trovano di fronte alle entrate dei loro esercizi come se fossero oggetti o intralci.

Abbiamo denunciato le capitozzature, i tagli, la mancata cura del patrimonio arboreo cittadino, ma anche l’eliminazione degli alberi da parte dei negozianti o con tagli non autorizzati effettuati di notte o mediante l’avvelenamento della pianta. Ultimamente, dopo aver pubblicato grazie alle testate locali le foto di alcuni alberi ingabbiati nelle strutture che bar e ristoranti allestiscono fuori dai loro locali – sulla strada, per intenderci, eliminando diversi parcheggi – e aver indicato gli alberi malati in città, quelli fatti seccare a piazza Fera e quelli trattati come pali della luce (vedi Piazza Santa Teresa, zona movida), vogliamo far notare come sono trattati alcuni grandi alberi di via Alimena.

Tre fusti sono stati avvolti in una plastica bianca da quando il gestore del bar di fronte ha deciso di allargare lo spazio esterno concessogli, espandendosi sulla strada con nuovi tavolini e sedie bianche. Gli alberi sono stati dunque fasciati di bianco per non stonare con gli arredi del bar, poiché il tronco al naturale, secondo chi ha partorito la grande idea architettonica, stonava con il resto degli arredi. Vogliamo ricordare che gli alberi non sono del bar e che una tale copertura del fusto può risultare pericolosa perché impedisce all’albero di respirare.

Ci chiediamo se i vigili urbani hanno notato questo fatto, visto che il bar è in posizione centrale e se hanno mai pensato di porre qualche domanda al proprietario. Non è concepibile che in città, nelle zone della movida o di grande frequentazione, si possano trattare i beni pubblici come se fossero privati e spesso farli morire, provocando così un danno alla salute delle persone e all’ambiente. Gli alberi di via Alimena vanno liberati dalla plastica bianca.

Con l’occasione segnaliamo anche un albero imprigionato in una pedana appartenente a una pizzeria di via Furgiuele, il quale è condannato a perire perché non riceve più acqua.

Rivolgiamo un ennesimo appello sia al comune, perché abbia riguardo del verde urbano, abbandoni le vecchie e deleterie pratiche delle potature selvagge e si impegni a proteggere, piantare e curare gli alberi della città, sia ai cittadini e agli esercenti, perché considerino il patrimonio arboreo come un bene di tutti e proprio per questo imparino a rispettarlo e a curarlo.

Comitato Alberi Verdi

18 settembre 2020

Cosenza, antenne 5G e rischi per la salute. Il video del presidente ISDE Ferdinando Laghi


A ridosso di Ferragosto, quando la città era semivuota e distratta dalle vacanze, è stato installato sul tetto di un palazzo di piazza Fera il primo ripetitore 5G del Sud Italia. Ad annunciarlo è stata la ZTE, l’azienda di comunicazione che ha sistemato l’impianto ad insaputa, pare, dei condomini e nel silenzio del comune bruzio. Nel giro di poche settimane, altri ripetitori sono stati collocati sugli edifici che sorgono intorno alla piazza e molte sono le domande che si sono poste i residenti, ignari di quanto sta accadendo in città. Ma perché i condomini non sono stati avvisati? Perché il comune non è intervenuto? Quali rischi correranno i cittadini?

Non è facile dare delle risposte, ma da quel che si è appreso sembra sia stata l’inerzia di palazzo dei Bruzi a consentire l’installazione del ripetitore. Il comune, infatti, non avrebbe risposto alla società che ha realizzato i lavori in seguito alla presentazione della Scia. Ciò avrebbe fatto scattare il silenzio-assenso e la ZTE, scaduti i termini, ha proceduto senza violare alcuna norma.

Diversamente dall’amministrazione comunale cosentina, in Calabria alcuni comuni hanno vietato il montaggio dei ripetitori, in assenza di studi sugli effetti del 5G, (acronimo di 5th Generation), la tecnologia di telefonia mobile di quinta generazione. Si tratta di strumenti più potenti di quelli attualmente in uso, con prestazioni e velocità molto elevate. Il dubbio che la loro introduzione possa provocare seri problemi di natura ambientale e incidere negativamente sulla nostra salute è stato sollevato anche dall’Associazione Medici per l’Ambiente ISDE-Italia. Sabato 12 settembre, Ferdinando Laghi, presidente internazionale di ISDE, ha esposto i rischi del 5G in piazza del Popolo a Roma. Di seguito pubblichiamo il video del suo intervento sui pericoli che possono scaturire da questa nuova tecnologia.

Cosenza, 18 settembre 2020

© Francesca Canino

  

Salviamo la Colonia silana di Camigliatello, lanciata petizione

 


RICEVIAMO e pubblichiamo:

"Dopo l’ennesimo atto vandalico compiuto ai danni della Colonia silana “Federici” di Camigliatello, ci vediamo costretti ad assumere iniziative più ‘rumorose’ del solo articolo di giornale. Abbiamo denunciato più volte negli ultimi tempi il vergognoso e immotivato abbandono dello storico complesso che sorge in località Moccone di Camigliatello, dato in pasto ad avvoltoi occasionali che con frequenza settimanale si introducono all’interno della struttura danneggiandola e depredandola.

L’imponente Colonia silana, dalla gloriosa storia che solo il sindaco di Spezzano e la sua giunta si rifiutano di ricordare – o di apprendere – non merita l’incuria che gli amministratori della località silana le hanno riservato, incuria che sta producendo danni agli interni dell’edificio, disperdendo così un patrimonio storico di grande valore, non solo per le rovine arrecate al complesso, ma anche per la perdita di documenti e suppellettili che narrano una storia magnifica.

Ai nostri puntuali articoli sono seguite denunce presso la Soprintendenza bruzia, il Nucleo TPC dei carabinieri di Cosenza e la stazione dei carabinieri di Camigliatello. È nostra intenzione ora dare seguito alla battaglia che abbiamo intrapreso, visti i numerosi consensi che provengono dalla società civile, e lo facciamo lanciando una petizione on line (http://chng.it/kCZLn8Zc) e una raccolta firme da effettuarsi tra Camigliatello e Cosenza. Chiediamo in primis attenzione e messa in sicurezza per la Colonia silana, in secondo luogo il recupero strutturale dell’intero complesso e infine che possa beneficiare di fondi per la realizzazione di progetti ad hoc.

La Colonia Federici di Camigliatello deve tornare a vivere sulla scia tracciata già nel lontano 1910, quando il Comitato antimalarico di Cosenza decise di fondare una struttura per i bambini malarici, divenendo in breve un esempio di struttura pubblica di alti fini sociali, di grande funzionalità e di immensa bellezza".

Comitato Risorgi Colonia

 

16 settembre 2020

Cosenza, 90 milioni per il centro storico, ovvero il resto di niente

 


 

Il 14 settembre scorso è stato sottoscritto il Contratto Istituzionale di Sviluppo (CIS), che prevede lo stanziamento di 90 milioni di euro da investire per il centro storico di Cosenza. La firma del contratto è stata preceduta dai rituali comunicati stampa che hanno elogiato l’impegno di quanti si sono finora spesi per raggiungere questo obiettivo. Tra i primi a scrivere è stato il consigliere regionale Mimmo Bevacqua, che in un comunicato del 12 settembre scorso ha dichiarato tra l’altro: «Non nascondo un legittimo orgoglio per un’azione da me avviata nel novembre 2017 allorché, accogliendo un mio invito, il Ministro Franceschini visitò il capoluogo bruzio, ebbe modo di constatare la situazione in cui versa il centro storico e decise di inserire anche Cosenza nei progetti organici di ristrutturazione che già comprendevano Napoli, Taranto e Palermo». Una affermazione che stride con la tesi di alcuni movimenti locali che rivendicano la paternità del finanziamento perché autori di un progetto digitale. Come avrebbe potuto un ministro, sull'onda emotiva di una proiezione digitale, decidere di assegnare alla città una cifra così consistente? Queste sono decisioni che seguono vie politico-amministrative lunghe e diverse, spesso traverse, come già scritto nelle scorse settimane (http://francescacanino.blogspot.com/2020/07/90-milioni-per-il-centro-storico-di.html).

 

A leggere l’elenco degli interventi finanziati si rimane tuttavia perplessi nell’apprendere che migliaia di euro finiranno per essere investiti in opere che sono state oggetto di precedenti restauri o destinatarie di altri fondi, come ad esempio piazzetta Toscano, già beneficiaria di un progetto di 900.000 euro, a fronte di un milione e 200.000 euro che riceverà con la sottoscrizione del CIS. Sono stati anche finanziati: istituti scolastici situati oltre i fiumi; l’illuminazione pubblica nonostante i fondi già stanziati nel programma Agenda Urbana; il parcheggio realizzato e abbandonato a Portapiana; palazzo Caselli Vaccaro, restaurato di recente e messo in vendita dal comune già da anni, tutti interventi discutibili per le ragioni suddette.

L’intervento più insensato è apparso quello relativo al “Centro internazionale di studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani” situato a palazzo Caselli Vaccaro, concesso in comodato gratuito (su cui si è posato la lente della Procura regionale della Corte dei Conti, poiché il comodato gratuito su un immobile di proprietà comunale, senza una immediata utilità pubblica, potrebbe configurare un danno erariale per le casse del comune, a causa del mancato incasso di un corrispettivo, visto che i locali erano stati ristrutturati prima dell’affidamento) che prevede il completamento di un biblioteca unica al mondo con tutte le opere dei tre filosofi cosentini. Un vecchio progetto ideato dal ''Comitato nazionale per le celebrazioni del V centenario della nascita di Bernardino Telesio'', composto da circa una ventina di studiosi. Presieduto da Nuccio Ordine, ordinario dell'Unical, il Comitato decise di realizzare a Cosenza, oltre al Centro Studi, anche una Biblioteca telesiana. Quest'ultima avrebbe dovuto custodire le riproduzioni digitali di tutti gli esemplari di ogni edizione delle opere di Telesio presenti nelle principali biblioteche del mondo e la bibliografia secondaria, un lavoro da compiersi in seguito al censimento di tutte opere telesiane esistenti. Furono previste, inoltre, le ristampe anastatiche e la traduzione in francese, inglese e spagnolo delle tre edizioni del ''De Rerum Natura'', l’opera maggiore del filosofo cosentino, e degli opuscoli scientifico-filosofici, lavoro che sarebbe servito anche per la realizzazione di un CD ROM. Dopo aver ricevuto un cospicuo finanziamento da parte di vari enti, il Comitato iniziò le sue attività nel gennaio 2010. Si tratterebbe, dunque, di un doppione, un lavoro complesso che si sarebbe dovuto concludere nel 2013, ma che ancora oggi è ben lungi dall'essere completato (per approfondimenti: http://francescacanino.blogspot.com/2020/02/il-centro-studi-internazionale-dedicato.html). Sperpero di denaro pubblico?

Non si può poi non citare la realizzazione di tre “parcheggi raggiunti dalla grande viabilità esterna su colle Pancrazio, di un ascensore di collegamento del parcheggio esistente sul Lungofiume e l’area Duomo”, che saranno le solite opere impattanti che il centro storico non merita.

 

Sfortunatamente, i 90 milioni devono essere investiti per migliorare le strutture pubbliche (spesso in buona salute) e nemmeno una minima parte può essere dirottata sugli edifici privati pericolanti, che costituiscono una priorità nel contesto degli interventi che dovrebbero interessare la città vecchia. Crolli e pericoli sono all’ordine del giorno e per mettere in sicurezza gli edifici privati esistono fondi regionali a cui finora nessuno ha mai pensato di accedere, lasciando vivere tante persone nel degrado e con il rischio di dover trovarsi sotto qualche tetto che cede.

 

Mi sono occupata spesso del centro storico e ho visto appartamenti fatiscenti in cui vivono famiglie con minori, costrette a sistemare delle bacinelle sul pavimento quando piove perché i solai sono danneggiati; ho visto l’insofferenza dei ragazzini che non riuscivano a studiare perché infastiditi dalle gocce di pioggia che bagnavano i libri e i quaderni; ho sentito l’odore fastidioso dell’umidità che avvolge ogni altra cosa; ho ascoltato storie di disperazione e di miseria; ho percepito il dolore di tante persone senza più speranze e impaurite per eventuali crolli. Per questi motivi sono sempre stata critica nei riguardi del CIS, a metà tra una chimera e una mangiatoia per i soliti noti e sono stata accusata di essere menzognera e populista. In realtà ho sempre voluto e sperato che i 90 milioni venissero impiegati – pur sapendo che non sarebbe stato facile – per migliorare la vita dei residenti di Cosenza vecchia e per salvare il grande patrimonio storico-artistico della Caput Bruttiorum. Mi è costato attacchi personali anche violenti, ma torno a ribadire che la cospicua somma, se sarà utilizzata, non apporterà grandi benefici ai residenti. E bisogna vigilare affinché non finiscano in mani poco raccomandabili o che le opere iniziate non saranno lasciate a metà. Sono questi i timori di tanti cosentini, cioè che dei 90 milioni non resti niente per la comunità.

Cosenza, 16 settembre 2020

© Francesca Canino

 

14 settembre 2020

LETTERE: Piazza FeraMafia, tra pericoli, declino e disinteresse delle istituzioni

 

Piazza Fera, foto d'epoca dal web

Sono un esercente di Piazza Fera, ancora per poco dato che mi trasferirò a breve, e prima di contribuire ad aumentare il deserto che regna intorno alla piazza più grande e centrale di Cosenza, vorrei esprimere alcune considerazioni sulle disavventure che chi abita o lavora in questa zona subisce da quando il sindaco architetto ha deciso di stravolgere la città e la piazza.

Ormai sono poche le attività commerciali rimaste nel perimetro della gloriosa piazza Fera, la maggior parte di esse ha chiuso o si è trasferita altrove. I danni causati a tutti noi da quando si diede inizio al cantiere non sono quantificabili e purtroppo non sono diminuiti con il completamento (senza collaudo) dei lavori. Intorno a noi sono poche le strade rimaste aperte al traffico, come accade in tutta la città peraltro, e la strada che costeggia il lato ovest della piazza della mafia è stretta, fuorilegge e pericolosa.

Dal secondo sequestro, cioè quello di aprile scorso, abbiamo assistito alla desertificazione totale di una delle zone più vitali di Cosenza, ma ancor più grave è l’incertezza sul futuro che pende su questa parte di città, nonostante il gran sindaco architetto vada a dire ad alcuni miei colleghi che tra non molto tutto ritornerà come prima per via della perizia che ha fatto fare e che avrà esito positivo. Ma mi chiedo come potrebbe essere possibile riaprire la piazza sulla scorta di una perizia di parte, ordinata infatti dal sindaco e pagata con i soldi nostri? Non si dovrebbe attendere invece una perizia commissionata da chi la piazza ha fatto sequestrare e cioè la magistratura? Siamo davvero nel paese di Pulcinella o il sindaco racconta le solite balle per tener buoni i miei colleghi?

Questa piazza è il monumento all’illegalità e alla pericolosità, non solo a causa dei lavori compiuti con superficialità e incoscienza, e mi riferisco alle travi d’acciaio mai collaudate che da sole avrebbero richiesto il carcere per i responsabili, ma anche ad altre situazioni che mettono a rischio la salute delle persone. Da qualche tempo abbiamo notato che sui palazzi intorno sono state sistemate le antenne 5G, enormi, di impatto alla visuale e pericolose, ma il comune tace nonostante si sia levata qualche voce in città in segno di protesta. Nessuno poi sa se è stata mai effettuata la misurazione della radioattività in tutti i locali interrati di piazza Fera e sulla sua superficie.

Una piazza dunque che oltre ad essere definita “della mafia” è anche la piazza dei pericoli. Ma a proposito della prima definizione, non si può tacere il silenzio e il disinteresse dimostrato dal presidente della Commissione Antimafia Nicola Morra, che conosce bene tutta la situazione e che non si degna di intervenire per limitare i danni causati ai residenti e a noi che vi lavoriamo e paghiamo le tasse per mantenere un esercito di politici e altri incaricati che del cittadino se ne fregano.

Io andrò via dopo tantissimi anni da questo luogo, in cuor mio porterò sempre astio verso questa amministrazione comunale, in specie la minoranza, verso il primo cittadino, verso colui che il sindaco definisce essere suo nemico (a chiacchiere), cioè Morra e continuerò a ricordare Piazza Fera con gli occhi del bambino che negli anni ’70 e ’80 vedeva la gente raccogliersi qui durante i comizi politici, o che passeggiava e faceva compere e si ristorava presso gli storici bar. Ma vedeva anche le macchine che con i loro fari illuminavano le strade intorno alla piazza e, consentitemelo, anche il passeggio delle persone. Me ne andrò con questi ricordi nel cuore e con le lacrime agli occhi, ma soprattutto con tanta rabbia per quello che un sindaco poco illuminato è riuscito a rovinare con la complicità della sua giunta e dei consiglieri. Sappiano, però, che esiste un giudice a Berlino…

Un commerciante furibondo di Piazza Fera

 

 

Mongrassano (Cs): positivo al Covid un dipendente comunale, le preoccupazioni dei residenti

 


È risultato positivo al Covid un dipendente del comune di Mongrassano, come ha fatto sapere il sindaco attraverso un comunicato con cui rassicura la cittadinanza «che la macchina della prevenzione – afferma il primo cittadino - è stata immediatamente attivata ed in questo momento è pienamente operativa. Infatti ho provveduto a chiudere la Casa Comunale impedendo di fatto l’accesso sia ai dipendenti che al pubblico e si sta provvedendo ad effettuare una sanificazione straordinaria di tutti i relativi locali. Nel precisare che il caso è seguito dalle competenti autorità sanitarie, sono ad informarvi di essere in attesa di indicazioni operative in merito ai comportamenti da porre in essere sia nei confronti della cittadinanza che del personale il quale, unitamente agli Amministratori, dovrà probabilmente essere sottoposto ad accertamenti diagnostici con l’effettuazione dei tamponi ed attuare la quarantena volontaria in attesa dei relativi risultati».

Il caso ha destato grande preoccupazione negli abitanti di Mongrassano, molti dei quali hanno avuto contatti con il dipendente risultato positivo al tampone.

Da una lettera pervenutaci da alcuni residenti del piccolo centro, si apprende l’inquietudine di una comunità «che dovrà fare i conti con la propagazione del virus – scrivono i residenti -  visto il grande pericolo per la nostra comunità, infatti siamo preoccupati perché il nostro paese ospita una casa di riposo ed essendo il vicesindaco una persona che è stata a contatto costante con il dipendente contagiato (che tra l’altro risiede in altra località, quindi il problema si amplifica) c’è il reale rischio che questi, cioè il vicesindaco, che è il coniuge della direttrice della casa di riposo, sia stato probabilmente un vettore del virus tra gli ospiti della casa. Lo stesso assessore/vicesindaco ha in questi giorni avuto anche frequenti contatti con la dirigente scolastica per coordinare l’inizio dell’anno scolastico e la dirigente ora dovrebbe avere un incontro con i genitori… La situazione è veramente critica se si pensa a tutti quelli che ruotano intorno al municipio, tra impiegati, Lsu, consiglieri, cittadini di una comunità così piccola dove è facile il contatto e il contagio. Confidiamo nel buon senso di tutti affinché i contagi non si moltiplichino e per questo motivo abbiamo pensato di rendere pubbliche ciò che è accaduto da noi, in modo che tutti sappiano e si comportino responsabilmente».

Cosenza, 14 settembre 2020

© Francesca Canino

11 settembre 2020

LETTERE: Come sono stati spesi i 400.000 euro che il MIUR ha assegnato a Cosenza per gli interventi sulle scuole?

 


La lettera dello scorso 10 settembre, con la quale il dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo Statale Via Roma-Spirito Santo, informa il Sindaco in prima persona e, di conseguenza, i genitori degli alunni sullo stato dei plessi dell’Istituto alla vigilia della ripresa delle attività didattiche, fa inevitabilmente suonare una appropriata “campanella” di allarme sulla situazione che i bambini si troveranno ad affrontare quando torneranno nelle aule.




C’è da premettere che per gli interventi di adeguamento e di adattamento funzionale degli spazi e delle aule didattiche in conseguenza dell’emergenza Covid-19, sono stati previsti da parte dell’Unione Europea dei fondi che il Ministero dell’Istruzione ha provveduto ad assegnare in base alle richieste fatte dai Comuni. La cifra richiesta dal Comune di Cosenza per far fronte agli interventi programmati, in base ai sopralluoghi e alle perizie effettuate da tecnici, ammonta a 400.000 euro e, da quanto emerge dal sito del MIUR, il finanziamento è stato concesso in pieno. Viene, pertanto, spontaneo chiedersi perché gli interventi preventivati in accordo con il dirigente scolastico alla data odierna e quando mancano oramai solo pochi giorni al suono di ben altra campanella, non siano stati effettuati e, inoltre, tali fondi per cosa siano stati utilizzati.


Abbiamo assistito al solito show del sindaco architetto, impegnato a dirigere una rifrescata di vernice alle pareti di una struttura della ormai ex Città dei ragazzi, un intervento che da solo non può assolutamente giustificare l’impegno della cifra stanziata. Se è vero che alcuni istituti scolastici sono stati costretti ad attingere ai propri fondi per effettuare i lavori indispensabili alla ripresa in sicurezza dell’anno scolastico, questi 400.000 euro che fine hanno fatto? A tal proposito, è giusto segnalare che nell’elenco degli interventi richiesti da parte del suddetto Istituto, figurano voci assolutamente VITALI per garantire un livello minimo di sicurezza all’interno di tutto l’ambiente scolastico, come il ripristino dei bagni, la ristrutturazione della palestra, la pulizia degli ambienti, la riparazione della caldaia, ecc. Se così come sembra, nessuno di questi interventi è stato portato a termine da parte del Comune, i dubbi sul reale impiego della somma concessa, aumentano esponenzialmente.

Nei giorni scorsi, l’attenzione del Sindaco si è concentrata sulle cosiddette opere da completare, ossia, i noti ecomostri che dovrebbero andare ad aggiungersi a quelli già esistenti e che tanti danni hanno creato e stanno continuando a creare alla città, una su tutte la “nuova” piazza Fera/Bilotti. Ebbene, a pensare male si fa peccato, ma spesso ci si azzecca, e non vorremmo che buona parte di questi 400.000 euro siano stati dirottati verso la cementificazione e piastrellamento selvaggio, invece che alla loro effettiva destinazione. In tal caso è inevitabile lanciare un appello ai Commissari che si stanno occupando di risanare i conti del Comune al fine di far uscire al più presto la città dal baratro del dissesto finanziario causato dal sindaco, affinché sorveglino e verifichino il corretto impiego dei fondi fino all’ultimo centesimo.

In questo buio decennio, abbiamo assistito a speculazioni, soprusi, danni e giochi di finanza creativa di ogni sorta, ma questa volta ed in questo contesto storico così allarmante non si può permettere che a pagarne le conseguenze siano i bambini, il cui unico desiderio è quello di tornare a vivere una normalità scolastica che deve essere ineluttabilmente la più sicura possibile.

Lettera firmata