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29 aprile 2021

Ospedale di Cosenza, il nuovo commissario e i legali abusivi


Il crollo della tenda pre triage è l'ultima beffa di un ospedale che ha perso il bandolo della matassa. Il nosocomio bruzio, oltre agli annosi problemi strutturali e organizzativi, 'vanta' anche una carenza cronica di personale, acuitasi negli ultimi anni ed esplosa all'inizio della pandemia. Da bocciare l'operato dei vertici aziendali, che tra il 2019 e il 2020 sembrano essersi impegnati alla grande per distruggere quel minimo di assistenza che l'Hub cosentino riusciva, malgrado tutto, ad assicurare. Sprechi, milioni rifiutati, commissari che incuranti dei rischi del Covid ritornavano ogni settimana nelle zone rosse della Lombardia per poi rientrare a Cosenza senza rispettare la quarantena. E a fine mandato, il commissario in questione, Giuseppina Panizzoli, si è anche liquidato un premio produzione per le rovine compiute. 

Nel gennaio 2021, un nuovo commissario ha preso il posto della Panizzoli, si tratta di Isabella Mastrobuono, giunta all'Annunziata con le migliori intenzioni, almeno da quel che si è letto sulla stampa. Ma, da voci di corridoio, si apprende che il nuovo commissario, al momento del suo insediamento, abbia portato con sé tre avvocati che di fatto svolgono il lavoro che fino a tre mesi fa era riservato all'ufficio legale dell'azienda ospedaliera. Ben vengano nuove forze a risollevare le sorti dell'Hub di Cosenza, seppur in periodo di piano di rientro, ma, se proprio ci si doveva avvalere di nuove professionalità, sarebbe stato opportuno assumere personale sanitario. Così non è stato e oggi pare che i tre legali svolgano il loro lavoro quotidiano in azienda, utilizzando locali, mezzi e dati spesso sensibili. Niente di strano se i tre, a cui sembra essersene aggiunto in seguito un quarto, fossero stati ufficialmente nominati. Sull'albo pretorio dell'Ao non si trova un atto di nomina, ma probabilmente questa sarà stata una dimenticanza o una nostra incapacità a scovarlo. Intanto, l'ufficio legale dell'Ao è stato messo da parte, mentre, da quel che dicono i bene informati, i nuovi legali sono al loro posto di lavoro, anche se non si sa chi e come, stando così i fatti, retribuirà la loro opera. 
Cosenza, 29 aprile 2021
Francesca Canino

23 aprile 2021

Cosenza, esenzione ticket: c’è la proroga, ma è come se non ci fosse


 

Le esenzioni ticket in scadenza il 31 marzo scorso sono state prorogate fino al prossimo 31 ottobre. È quanto stabilito dalla circolare n. 133075 del 22/3/21 inviata dal commissario ad acta Guido Longo a tutti i commissari straordinari delle aziende ospedaliere, delle aziende sanitarie provinciali e agli ordini regionali dei medici e dei farmacisti. La proroga, si legge nella circolare, si è resa necessaria «al fine di evitare occasioni di diffusione del Coronavirus (SARS-COV-2)».

Una buona iniziativa che dovrebbe consentire agli aventi diritto di non recarsi negli uffici preposti per rinnovare l’esenzione, evitando code e perdite di tempo. L’Asp, inoltre, dovrebbe comunicare ai medici di famiglia l’avvenuto rinnovo, in virtù della proroga, delle esenzioni dei loro assistiti.

La realtà è diversa: per molti esenti il rinnovo non è avvenuto automaticamente e i medici di famiglia non hanno, di conseguenza, ricevuto alcuna comunicazione. Esenzione ticket sospesa, dunque, e farmaci e prestazioni a pagamento finché l’assistito non si reca negli uffici di via delle Medaglie d’Oro a rinnovarla. E la circolare del commissario ad acta? Carta straccia, la burocrazia e/o l’indolenza degli addetti ai lavori dell’Azienda sanitaria hanno la meglio anche in piena emergenza.

Bisogna aggiungere, infine, che negli uffici l’accesso è limitato causa Covid e in fila rimangono coloro che si sono potuti prenotare tramite la guardia giurata che distribuisce un numerino. Inutile dire che detti numerini terminano molto presto e la gente si sente dire «Torni domani».

Cosenza, 23 aprile 2021

© Francesca Canino

22 aprile 2021

Cosenza in mano ai vandali, sfregi nelle zone della movida

 


Cosenza è in mano ai vandali che circolano indisturbati nelle ore notturne e compiono danni inenarrabili alla città. In spregio alle regole imposte per il contenimento dei contagi Covid, bande di scalmanati, probabilmente sotto l’effetto di alcolici o di altre sostanze, si aggirano nel centro città nelle ore notturne e devastano piazze, vie, verde, ovvero beni pubblici. Nessun senso civico, nessun controllo. La notte scorsa è stata completamente divelta la fontanella situata in un piccolo slargo nei pressi di piazza Cappello, un atto ignobile che fa riflettere sul tipo di società che si ritrova Cosenza. La fontana, come si vede dalle foto, è stata staccata dalla base e abbandonata qualche metro più avanti.

Due notti prima, in via Parisio è divampato un piccolo incendio che ha incenerito un cumulo di rifiuti speciali abbandonati a ridosso del muro di cinta dell’ex clinica Salus. I resti giacciono ancora sul marciapiede e il muro appare annerito. Le fiamme hanno raggiunto anche l’albero di mandarini che si trova dietro al muro.




Una settimana fa, hanno eliminato alberi - e cementato le loro aiuole in modo da non poter piantarne altri – sui marciapiedi intorno alla piazza di Santa Teresa. L’episodio è stato denunciato a mezzo stampa, ma nessun controllo è scattato. È questo il grosso problema della città dei Bruzi, la mancanza di controlli che consente a tutti di fare quel che si vuole nelle strade. Non sarà, inoltre, un caso se i tre episodi si sono verificati nella zona della scatenata movida cosentina, in essere anche con i locali, in maggioranza, chiusi.



Rimangono tuttavia incomprensibili i motivi che spingono a compiere azioni del genere, i cittadini invocano il controllo del territorio e la tutela dei beni pubblici, pur sapendo che nessuno ripristinerà lo status quo ante dei luoghi danneggiati.  

Cosenza, 22 aprile 2021

© Francesca Canino




 

che di notte si aggirano in città e sui mancati controlli.   

19 aprile 2021

LETTERE: "Ho visto morire persone al Pronto soccorso di Cosenza da sole e senza assistenza"


All'Annunziata si muore da soli, senza un conforto e senza cure. Il Covid fa la sua parte, ma le responsabilità maggiori sono imputabili a chi ha ridotto l'ospedale di Cosenza a un lazzaretto senza personale e organizzazione. Problemi annosi che nessuno ha cercato di limitare e oggi la situazione è drammatica. Indignano, alla fine, i comunicati dell'Azienda ospedaliera che negano le morti in ambulanza. Leggete questa testimonianza:

"Voglio raccontare la mia esperienza dolorosissima vissuta al Pronto soccorso di Cosenza poco tempo fa. A causa di un malore (preciso che sono cardiopatico) sono stato trasportato al Pronto soccorso, ove ho trascorso circa 48 ore. Ho ricevuto le cure dovute tra mille difficoltà determinate dalla mancanza di personale, di organizzazione e di barelle. I sanitari, insufficienti, si dividevano frettolosamente tra il gran numero di pazienti, apportando una scarsa assistenza appunto perché pochi di fronte al numero di ammalati. Ho notato inoltre che i locali del Pronto soccorso destinati ai malati Covid sono divisi da una sola porta di vetro da quelli destinati agli altri ammalati, nemmeno ben chiusa, tanto che facilmente qualcuno avrebbe potuto sbagliare e accedere dal reparto Covid all'altro. Mancavano le barelle, più volte durante la mia permanenza sono dovuto passare dalla barella alla sedia, lasciando la prima agli ammalati più gravi. Ho resistito, nonostante i miei problemi e ho cercato di affrontare la notte con coraggio. 

C'erano vicino a me due persone che stavano molto male, una delle quali ha sofferto le pene dell'inferno. Prima della mezzanotte, un operatore sanitario è passato a vedere come stesse, ma durante la notte non si è visto più nessuno. Le condizioni del poveretto erano gravi al punto che si è lamentato e ha pianto e ha cercato aiuto per tutta la notte. Nessuno poteva soccorrerlo, erano tutti impegnati a prestare cure agli sfortunati che approdavano al Pronto soccorso. Solo, tra mille sofferenze e lamenti. Io ero impotente, vista la mia condizione, e soffrivo perché non potevo aiutarlo né potevo chiamare qualcuno perché, purtroppo, non si vedeva nessuno. Al mattino i due pazienti sono stati trovati morti, uno se ne era andato in silenzio, l'altro tra dolori e grida. Morto da solo, senza qualcuno vicino, senza cure. Disumano. 

Si dirà che il Covid ha imposto certe regole, ma non è questo, il problema è che il personale è risicato e quindi impossibilitato a curare tutte le persone che si riversano al Pronto soccorso. Non so se si sarebbe salvato con la dovuta assistenza da parte del personale sanitario o se sarebbe morto lo stesso, ma almeno con qualche dolore in meno e con la vicinanza di qualcuno. 

Sono molto segnato da questa terribile esperienza, non riesco a riprendermi, sono arrabbiato con le Istituzioni, con i politici che hanno ridotto così la nostra sanità, malgrado le tasse che il cittadino paga. E devo dirmi anche fortunato perché qualche giorno dopo si sono verificati i casi dei due pazienti che sono morti in ambulanza, mentre aspettavano di entrare al Pronto soccorso. Uno era un mio amico. 

Non è giusto, ognuno ha diritto ad essere dignitosamente curato, se c'è disorganizzazione o carenza di personale non è colpa nostra. A questo punto mi chiedo se chi dirige l'ospedale abbia una coscienza e se mai risponderà per la disorganizzazione imperante".

Lettera firmata 


16 aprile 2021

Sanità regionale e cittadina, a chi interessano?

18 i pazienti Covid in attesa di cure al Pronto soccorso dell’ospedale di Cosenza. È il bilancio della giornata di ieri, venerdì 16 aprile, che ha registrato, oltre ai 433 nuovi casi Covid, anche 5 decessi. Una situazione critica, che ha fatto intraprendere, negli ultimi giorni, azioni eclatanti, come l’occupazione della sede dell’Azienda ospedaliera e dell’Asp bruzie. Su tutto grava il disinteresse di coloro i quali occupano i posti che contano nella sanità nazionale e regionale. In primis il ministro Speranza, incontrato da una delegazione dei calabresi fuorisede, che si sono detti delusi dal confronto. Non sembra, infatti, essere emersa alcuna volontà per migliorare la sanità calabrese: nessuna assunzione e nessuna apertura degli ospedali chiusi. 

Quasi in contemporanea, altri manifestanti hanno trascorso alcune ore sul tetto della Cittadella regionale. Hanno, poi, incontrato il commissario ad acta Guido Longo, ma anch’egli non ha dato risposte soddisfacenti.

Intanto dall’Annunziata giungono notizie raccapriccianti: il commissario straordinario Isabella Mastrobuono, a detta dei bene informati, ha lasciato l’ospedale giovedì e tornerà martedì prossimo. Week end lungo. Anche il direttore sanitario e il direttore amministrativo sono in modalità week end fuori dalla Calabria. L’ospedale sarà senza una guida per alcuni giorni, proprio in un momento molto difficile a causa dell’aumento dei contagi e degli accessi giornalieri. A ciò si aggiunge l’abbandono, nelle scorse settimane, del direttore del Pronto soccorso, ovvero il reparto più caldo e importante dell’ospedale.

Anche lo scorso anno, val la pena ricordare, il commissario Panizzoli ritornava, ogni fine settimana, a Bergamo, la zona rossa per eccellenza, anche nei periodi più cruciali. Per loro fortuna, sia i commissari che i direttori, non sono stati finora contagiati, a differenza di tantissime altre persone che affollano le diverse strutture sanitarie calabresi, affossate da decenni di incuria, mala politica e sprechi. Basti pensare alla liquidazione di 50.000 euro che Panizzoli dispose per se stessa, prima di andar via, come premio per aver rovinato l’Annunziata e aver rinunciato al finanziamento di 10 milioni di euro che avrebbe permesso l'acquisto di nuove attrezzature.

Cosenza, 17 aprile 2021

© Francesca Canino

 





13 aprile 2021

Sanità, chi ci vuole morti?

 


L’ospedale di Cosenza è scoppiato e non a causa della pandemia. I due pazienti deceduti in ambulanza in attesa di accedere al Pronto soccorso hanno cantato il ‘de profundis’ al grande Hub regionale. È tempo, ora, di indignarsi, protestare, chiamare ognuno alle proprie responsabilità, scoprire gli altarini e punire i colpevoli. Già, ma chi sono i responsabili dello sfascio? Panizzoli, Mastrobuono, Longo, Cotticelli, Scura e tutta la risma di personaggi che si sono alternati ai vertici della sanità calabrese e cosentina nell’ultimo decennio? I politici e gli amministratori calabresi? I vari ministri della salute? I boss della sanità privata? Tutti e con essi i loro manovratori.

Una regia occulta ha massacrato la sanità calabrese, affidandola nelle mani di persone che si sono mostrate incapaci e alle quali è stato imposto di rimanere immobili. Nulla sarebbe dovuto migliorare, tutto si sarebbe dovuto ripiegare su se stesso, crollare, scoppiare per l’inerzia di quanti hanno occupato finora i posti di comando. Non ci spiegheremmo altrimenti il perché la sanità calabrese è commissariata da undici anni e nonostante l’avvicendarsi di diversi commissari e subcommissari al Piano di rientro dal debito non sia stata fatta piena luce sui conti, sul debito ancora in essere; perché non sia stata riorganizzata tutta la rete ospedaliera e territoriale e vi siano state rinunce di milioni di euro (lo scorso anno, il management dell'azienda ospedaliera di Cosenza, Panizzoli in testa, ha rinunciato, di fatto senza motivazioni plausibili, all'opportunità di un reale aggiornamento tecnologico attraverso il finanziamento di 10 milioni di euro, che avrebbe permesso l'acquisto di molte nuove attrezzature: http://francescacanino.blogspot.com/2020/03/ospedale-di-cosenza-senza-guida.html).

Non ci spiegheremmo altrimenti il perché il Mariano Santo è stato chiuso nel 2015 ed è diventato un cantiere infinito, privando l’Hub di Cosenza di 120 posti letto in più. Proprio sull’ex sanatorio bruzio si è espressa nei giorni scorsi Isabella Mastrobuono, commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera di Cosenza, che, sentita in commissione sanità del comune di Cosenza, ha assicurato la riapertura dello stabilimento in 150 giorni. Favole, visto che il Mariano Santo è la classica mucca da mungere da parte dei soliti noti ((http://francescacanino.blogspot.com/2020/11/lavori-infiniti-al-mariano-santo-ecco-i.html).

Non ci spiegheremmo altrimenti il perché, come è stato riportato nei giorni scorsi da un quotidiano locale, i manager della sanità calabrese siano sempre gli stessi. Cambiano i luoghi degli incarichi e i ruoli da svolgere, ma è sempre lo stesso manipolo di persone ad occupare i posti che contano. Forse sono troppo bravi a fare in modo che nulla migliori, che tutto sprofondi nella sabbie mobili come ordinato dai loro manovratori?

Affossare la sanità pubblica equivale a condannare gli ammalati a invalidità permanenti o a morte sicura. È questo che si vuole? È per questo che l’ospedale militare è stato riconvertito in centro vaccinale? È per questo che altri ospedali della provincia rimangono chiusi? I cittadini esigono risposte, mentre i politici, che hanno mangiato tutto, stanno a guardare, i commissari eseguono gli ordini, i capoccioni della sanità privata si sfregano le mani, ignorando che anch’essi sono dei burattini, però ben pagati, strumenti di un gioco di morte.

Cosenza, 12 aprile 2021

© Francesca Canino    

 

 

12 aprile 2021

Cosenza, l'abuso delle aiuole degli alberi cementate dai commercianti

 Riceviamo e pubblichiamo


Il Comitato Alberi Verdi segnala da anni le capitozzature e i tagli scriteriati degli alberi cittadini, quasi sempre compiuti senza valide ragioni dall’attuale amministrazione comunale. Allo stesso modo, il Comitato ha sempre denunciato gli abusi di tanti esercenti che hanno fatto volutamente perire gli alberi situati sui marciapiedi sol perché essi impedivano la vista di insegne e vetrine. Lo stesso destino è stato riservato agli alberi - pubblici, quindi di tutti – che per loro sfortuna si sono trovati davanti ai locali dei vari bar, pub e ristoranti, in special modo nella zona della movida cosentina. Moltissimi esemplari sono stati fatti seccare e poi sono stati eliminati, consentendo alle attività di ristorazione di guadagnare un piccolo spazio in più da riservare ai tavolini all’aperto. Azioni dolose, la cui prova risiede nel fatto che immediatamente dopo l’eliminazione dell’albero, la piccola aiuola che lo conteneva è stata fatta cementare. Questa pratica – un abuso vero e proprio visto che si tratta di alberi e spazi pubblici – è stata messa ultimamente in atto oggi, lunedì 12 aprile, dinanzi a un locale della movida di Santa Teresa. Un albero, preso di mira già da anni, tanto che ne era stata cementata l’aiuola con l’albero ancora in salute, è stato fatto perire negli ultimi mesi. Qualche settimana fa, è stato tagliato e stamani la sua aiuola è stata coperta con il cemento. Non sappiamo chi abbia eseguito il lavoro, se operai comunali o direttamente gli esercenti, in ogni caso è stata tolta per sempre la possibilità di ripiantare una altro esemplare. Come dicevamo, solo pochi anni fa, la sua aiuola e quella degli alberi viciniori erano state cementate e, in seguito al nostro intervento, liberate dagli operai comunali in tempi brevissimi. Anche questa volta chiediamo che si intervenga per togliere di nuovo il cemento e per ripiantare un albero e soprattutto chiediamo che si sanzionino gli autori di simili azioni, che non sono i padroni della città.

Comitato Alberi Verdi