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20 novembre 2020

L'Asp di Cosenza cerca laboratori privati per processare i tamponi e dimentica quelli pubblici


Attraverso una indagine di mercato, l’Asp di Cosenza cercherà di individuare dei laboratori «per processare fino a 1.000 tamponi/die per mesi 2 (due), finalizzati all’effettuazione delle analisi dei test molecolari per la diagnosi di infezione al virus SARS-CoV2».

Nelle ultime settimane si è registrata una crescita dei contagi, pertanto le richieste dei tamponi sono aumentate al punto che è diventato molto difficile smaltirne la processazione. L’Asp bruzia cerca di riparare agli errori commessi in questo periodo di emergenza sanitaria, ammettendo alla manifestazione d’interesse i Laboratori privati accreditati con Settori specializzati. Ad essi affiderà il compito di processare i tamponi «con prezzo massimo di € 30,00 per singolo test e numero di tamponi da processare minimo di 250 al giorno da dedicare al presente appalto… Il Laboratorio dovrà rendere disponibile il referto dell’esame inderogabilmente entro un massimo di 18 (diciotto) ore, decorrenti dal momento della avvenuta ricezione dei tamponi da processare. Detta tempistica deve essere rispettata computando anche i giorni festivi. Il Laboratorio deve garantire l’apertura della sede operativa per la ricezione dei tamponi nelle fasce orarie dalle 09:00 alle 18:00, giorni festivi inclusi». Le risposte dovranno pervenire entro il 20.11.2020.



È doveroso ora chiedersi perché durante l’estate non è stato approntato un piano per fronteggiare la seconda ondata dei contagi, potenziando il personale e la strumentazione. Il piano avrebbe evitato i disagi degli ultimi giorni, il ritardo nel conferimento dei tamponi e le gravi ripercussioni per la sanità pubblica. Il dubbio che si sia voluto creare il problema in modo da giustificare il conferimento della processazione dei tamponi ad un laboratorio privato, non è del tutto infondato. Vediamo perché.

Il laboratorio dell’ospedale di Cosenza processa 300/350 tamponi al giorno provenienti da tutta la provincia, precisamente dalle case di cura private, dai vari laboratori, dalle Rsa. Un aiuto considerevole sarebbe potuto giungere dai laboratori degli ospedali di Castrovillari e di Corigliano-Rossano, che sono invece rimasti inattivi. Rossano ha iniziato a processare i tamponi solo un paio di giorni fa e non è ancora a regime perché mancano personale e reattivi. Castrovillari è ancora ferma, nonostante abbia una strumentazione adatta a processare i tamponi. I suddetti laboratori sono rimasti inspiegabilmente chiusi e hanno lasciato all’Annunziata un carico di lavoro enorme, fin quando non si è inceppato lo strumento con cui si processavano i tamponi urgenti e il sistema è andato in tilt. I tamponi sono stati, quindi, mandati a Bari.

Ci sarebbero state, tuttavia, delle valide alternative all’indagine di mercato dell’Asp: pare infatti che l'Unical si fosse offerta a eseguire un centinaio di tamponi a costo zero, da sommarsi ai 280 tamponi al giorno che avrebbe potuto processare Rossano, ai 100 di Castrovillari e ai 300/350 dell’Annunziata, per un totale di circa 680 tamponi giornalieri senza alcuna spesa. L’Asp di Cosenza ha, invece, preferito optare per una manifestazione di interesse. Il laboratorio a cui sarà affidato il servizio potrà processare fino a 1000 tamponi al giorno per due mesi, con un costo complessivo di 1.800.000 euro. Le strutture pubbliche del cosentino potrebbero processare fino a 680 tamponi al giorno a costo zero.

Siamo di fronte al solito spreco di risorse pubbliche, si deve solo capire se c’è stata l’incapacità di redigere un piano o se questo non è stato fatto per favorire qualche laboratorio privato.

Cosenza, 20 novembre 2020

© Francesca Canino

 

18 novembre 2020

Carenza di personale sanitario all'ospedale di Cosenza, il commissario Panizzoli assume un fisico

 


L’atavica carenza di personale sanitario all’ospedale di Cosenza è un fatto noto e dibattuto, rimasto tuttavia senza soluzioni, nonostante i periodici gridi di allarme provenienti dagli stessi sanitari, dai sindacati, dai cittadini. Oggi, in piena pandemia determinata dalla SARS-CoV2-19, il problema si è acuito, causando gravi disagi ai pazienti che si sommano alla mancanza di spazi idonei. E mentre si attendono le assunzioni di medici, infermieri e Oss, il commissario straordinario dell’Azienda ospedaliera bruzia, Giuseppina Panizzoli, con delibera n. 00221 del 16/11/2020, pubblicata sull’Albo pretorio dell’azienda, assume «a tempo pieno ed a tempo indeterminato dirigente fisico mediante utilizzo graduatoria concorsuale dell’A.O. Pugliese Ciaccio approvata con provvedimento n. 472 del 5.11.2018».

In premessa si apprende che «con deliberazione n. 55 del 15.04.2020 questa Azienda ha approvato il Piano Triennale del Fabbisogno del Personale ed il Piano delle Assunzioni anno 2020; che la Struttura Commissariale per il Piano di Rientro della Regione Calabria, con DCA n. 78 del 24.04.2020 ha preso atto del predetto PTFP ed ha autorizzato l’A.O. di Cosenza alle assunzioni del personale in esso previste per l’anno 2020 e l’anno 2021; che nel Piano delle assunzioni per l’anno 2020 è stata prevista, tra le altre, la figura di un dirigente fisico; che non essendo presenti graduatorie concorsuali valide agli atti di questa Azienda, è stata fatta richiesta all’A.O. Pugliese Ciaccio di Catanzaro di utilizzare la graduatoria valida approvata dalla stessa Azienda con provvedimento n. 472 del 5.11.2018; … che entro il termine indicato ha espresso disponibilità la sola dott.ssa Bonetti Ilaria, utilmente collocata al 4° posto nella graduatoria concorsuale; che, questa Azienda ha concordato, con la dott.ssa Bonetti, la data del 16.02.2021 quale data di immissione in servizio; che ai fini del necessario impegno di spesa dovrà procedersi con successivo atto gravando il costo per tale assunzione sul Bilancio dell’anno 2021».

La delibera è stata firmata dal commissario straordinario Panizzoli, dal direttore amministrativo Laura Coppola e dal direttore sanitario f.f. Francesco Zinno.

L’assunzione di un fisico da graduatorie altrui all’Hub di Cosenza, in periodo pandemico e a fronte di un risicato numero di sanitari che si sottopongono a turni massacranti, è per la dirigenza ospedaliera un atto di primaria importanza, mentre l’UOC di Otorinolaringoiatria e di Chirurgia pediatrica sono senza primario, Terapia intensiva pediatrica è stata chiusa per mancanza di personale e tutti i reparti sono in sofferenza. Equivale a dire che la nave affonda e si lucidano gli ottoni.

Cosenza, 18 novembre 2020

© Francesca Canino

 

17 novembre 2020

LETTERE: La sanità calabrese sull’orlo del precipizio. Prima di sprofondare si tenti una soluzione alternativa

 


Alla luce della rinnovata attuale emergenza sanitaria, della quale al momento non si intravede la conclusione, verranno montati gli ospedali militari da campo. Ma l’urgenza di realizzare nuovi posti letto dedicati ai malati covid 19 non può essere definitivamente soddisfatta nei prossimi mesi “solo” da questi presidi provvisori. Come si può pensare, infatti, di ricoverare nella stagione invernale malati gravissimi sotto le tende pensate per le zone di guerra, in una regione come la Calabria che per le sue caratteristiche climatiche presenta in larga parte del suo territorio inverni molto rigidi?

Anche da un punto di vista economico l’operazione non convince per nulla. Il presidente di Confagricoltura, in una recente intervista resa a “Il sole 24ore“ afferma che “la crisi del commercio internazionale non sarà di breve durata. Per salvaguardare l’attività economica e l’occupazione è necessario riconquistare gli spazi oggi occupati dalle importazioni”, “dobbiamo far crescere la produzione agricola italiana da destinare alla trasformazione”. Non possiamo ignorare questi appelli e rischiare di far seguire ad una crisi sanitaria una crisi alimentare.

Nel territorio della provincia di Cosenza insistono diversi presidi ospedalieri (nei comuni di Castrovillari , Trebisacce, Corigliano-Rossano, San Marco Argentano, Lungro, Cariati) che, all’interno di un piano “ambizioso” e “faraonico” di nuovi presidi sanitari già finanziati, vengono progressivamente dismessi e sostituiti da un nuovo manufatto ancora tutto da realizzare che potrebbe essere messo in uso solamente tra diversi anni: il cosiddetto Ospedale della Sibaritide. A nostro avviso, Il nosocomio della Sibaritide si configura come una riproposizione di vecchie logiche basate sulla costruzione di nuove strutture in sostituzione di quelle preesistenti, senza tenere in nessuna considerazione la colata di cemento che si abbattera’ su centinaia di ettari di terreno fertile e vocato all’agricoltura di qualita’. Questa progettazione contrasta anche con la fragilità idrogeologica del territorio calabrese, particolarmente nella zona della Sibaritide dove ancora non sono stati riparati i danni alle colture, agli insediamenti urbani e al parco archeologico dovuti all’imponente alluvione del 12 agosto 2015.

E’ evidente, dunque, che l’unica scelta razionale è l’utilizzo dei fondi e della gara di appalto, anche con una transazione tra la stazione appaltante e la ditta appaltatrice del nuovo Ospedale della Sibaritide per la riapertura immediata e la riqualificazione dei sottoelencati Ospedali, allo scopo di realizzare un servizio sanitario territoriale adeguato alle indicazioni e alle esperienze emerse nella prima fase pandemica: Ospedale di Castrovillari, Ospedale di Trebisacce, Ospedale di Corigliano-Rossano, ospedale di San Marco Argentano, Ospedale di Lungro, Ospedale di Lamezia Terme,

di Paola e Praia a Mare. Considerazioni analoghe si possono ripetere in riferimento alla realizzazione dell’ospedale della Piana dove si sta ripercorrendo il sentiero che, negli anni settanta, sempre nella piana di Gioia Tauro, portò a programmare il “V centro siderurgico“ prima e a realizzare il Porto dopo, in una zona ricca di pini e eucalipti, agrumeti e uliveti secolari con una produzione agricola di pregio lasciando un territorio devastato, trecento ettari di terreno sbancati, 140 ettari di strade. e - a imperitura testimonianza dello spreco - il porto di Gioia Tauro. Anche in questo caso si propone di utilizzare fondi e gara di appalto del nuovo ospedale della Piana per utilizzare a pieno regime e velocemente, riqualificandoli i seguenti nosocomi: Ospedale di Siderno, Ospedale di Palmi, Ospedale di Locri, Ospedale di Polistena. Quanto esposto si auspica possa rientrare in una seria ed efficace pianificazione territoriale di cui la Calabria, come dimostrano le attuali condizioni urbanistiche e ambientali, resta in attesa di una decisiva e definitiva attivazione. Significa riorganizzare il territorio, le aree interne, le comunità, gli ospedali ad alta specializzazione rispetto agli ospedali Zonali, e ai distretti socio-sanitari, occorre considerare la mappa della Calabria: 1) il Pollino, 2) l’alto Jonio, 3) l’alto tirreno, 4) il Cosentino, 5) il Crotonese, 6) il Lametino, 7) il Catanzarese, 8) il Vibonese, 9) la Locride, 10) la piana di Gioia Tauro, 11) il Reggino; considerare: le popolazioni insediate, la densità, la viabilità, i trasporti, ecc. vuol dire tenere in debito conto le effettive esigenze del territorio e delle popolazioni insediate. Il Covid, non può rappresentare il blocco di tutte le altre cure mediche, pertanto vanno individuate strutture sparse nei vari territori, utilizzando presidi già esistenti, possibilmente baricentriche e tali da costituire una rete “aggiuntiva e collegata” con il sistema sanitario, non si può pensare a tendopoli, perché non si ha il coraggio di toccare interessi di parte, o di istituire presidi che purtroppo, devono resistere nel tempo e garantire la cura ad altre malattie, parimenti pericolose per il genere umano.

16 novembre 2020

INU Calabria


WWFF

Associazione Medici cattolici

Associazione scientifica biologi senza frontiere

15 novembre 2020

Lavori infiniti al Mariano Santo, ecco i motivi


Oggi avremmo avuto a disposizione 120 posti letto in più se il Mariano Santo non fosse stato chiuso nell’ormai lontano 2015 per diventare un cantiere infinito. Posti letto che sarebbero stati di grande aiuto per fronteggiare l’emergenza sanitaria degli ultimi mesi, dislocati appena fuori città, poco distanti dall’Hub cosentino che avrebbe potuto continuare a svolgere le sue solite funzioni. Invece, l’ex sanatorio è ancora ‘sotto i ferri’ degli operai che effettuano, almeno sulla carta, lavori di ristrutturazioni e adeguamento dal 2011, con evacuazione dello stabile nel maggio 2015. Una piccola “fabbrica di San Pietro”, come suol dirsi alle nostre latitudini, che non ha alcuna intenzione di riaprire i battenti, nonostante si lavori a singhiozzo, si approvino varianti su varianti, si investano risorse pubbliche. Ci sfuggono le logiche sotterranee che, delibera su delibera e determina su determina, rimandano di anni la riapertura di un importante presidio ospedaliero, pur essendo nota la carenza di strutture sanitarie e di posti letto in tutta la regione.

La determina di agosto 2020

Forse una risposta potrà giungere dalla disamina di un atto rinvenuto sull’albo pretorio dell’azienda ospedaliera di Cosenza. Si tratta della determinazione n. 00854 del 10/08/2020, adottata dal direttore della UOC “Gestione Tecnico Patrimoniale” ing. Amedeo De Marco, avente ad oggetto: “Lavori di Ristrutturazioni e Adeguamento Normativo presso il Presidio Ospedaliero Mariano Santo di Cosenza” - Approvazione Perizia Di Variante Corpo 9 P.O. Mariano Santo. L’atto ripercorre le tappe dei lavori che hanno interessato l’ex sanatorio dal 2011 a oggi, si rivela dunque un utile compendio per cercare di dipanare l’ingarbugliata matassa degli appalti, delle indagini strutturali, delle sospensioni dei lavori. Ma procediamo con ordine.

 


Le tappe dei lavori, dal 2011 al 2020

Il 28 dicembre 2011, l’Azienda ospedaliera di Cosenza dispose l’aggiudicazione dell’appalto relativo ai Lavori di “Ristrutturazione ed Adeguamento Normativo presso il Presidio Ospedaliero Mariano Santo di Cosenza”, denominato AOCS2, all’Impresa ATI Consorzio AGP-ICM Srl - Aerclima srl, successivamente riunite in Consorzio GICO srl e, contestualmente, approvò il Quadro economico (totale quadro economico 12.430.000,00). I lavori furono consegnati in data 26.10.2012 e il 13.02.2013, completate le previste indagini strutturali, fu stipulato il relativo contratto d’appalto con la Ditta aggiudicataria. La consegna definitiva dei lavori avvenne il 29.7.2014. Il 19.05.2015 i lavori oggetto dell’appalto principale – si legge nella determina - furono sospesi per “sopravvenute cause impreviste ed imprevedibili emerse in corso d’opera”, per le quali si rendeva necessaria la redazione di una Perizia di Variante.

Dalle cronache del mese di febbraio 2015 emerge che: “Con una relazione inviata all'Ufficio tecnico dell'ospedale, la ditta che stava eseguendo i lavori di ristrutturazione del Mariano Santo (febbraio 2015) informò l'azienda ospedaliera che alcune travi dell'edificio erano a rischio crolli, quindi la struttura risultava pericolante
(http://francescacanino.blogspot.com/2020/07/mariano-santo-uno-scandalo-della-sanita.html).

A maggio 2015 l’edificio fu evacuato e nella determina n. 00854 del 10/08/2020 si legge che i lavori furono sospesi il 19.05.2015 perché era necessaria una perizia di variante, approvata il 18.10.2016 e redatta dal Consorzio Telesio, concernente la “Ristrutturazione ed Adeguamento Normativo presso il PO Mariano Santo”.

Disposte altre modifiche nel 2017

E il 17/01/2017, per cause impreviste e imprevedibili al momento della redazione della progettazione esecutiva, il Direttore Generale dell’Ao disponeva alcune modifiche da apportare, viste le nuove esigenze sopravvenute alla data di redazione della progettazione esecutiva delle opere in oggetto. Solo il 4/12/2018, il RUP approvava la bozza del progetto architettonico relativa alla riprogettazione, dando effettivo inizio alla progettazione completa della perizia di variante. Alla suddetta approvazione seguirono una serie di verbali, pec, proposte, autorizzazioni, trasmissioni di elaborati, comunicazioni, relazioni di verifica, pareri.

Agosto 2020

In data 03/08/2020 il RUP, ing. Amedeo De Marco, validò la Perizia di Variante relativa alla realizzazione del Corpo 9 del P.O. Mariano Santo di Cosenza, specificando che le opere riprogettate con la perizia di Variante «non generano nuove spese per la stazione appaltante ma realizzano un’economia di € 49.638,87 al lordo del ribasso d’asta… che la realizzazione delle variante in oggetto deve essere affidata alla stessa Impresa esecutrice dell'appalto principale GICO srl, in quanto ricorrono le condizioni di cui all’art 311 co 4 DPR 207/2010». Da agosto ad oggi i lavori pare siano come al solito fermi.  

 


Ricapitolando: Nel 2011 furono appaltati alcuni lavori per mettere in sicurezza, sotto l’aspetto statico, alcuni plessi del Mariano Santo. Nella fase di indagine, però, sorsero alcuni problemi con le travi e con i montalettighe. Si decise, pertanto, di demolire i corpi 4 e 5 del complesso del Mariano Santo e di ricostruirli. Ma questo lavoro non poteva essere realizzato dall’impresa originaria perché l’oggetto dell’appalto era diverso. La nuova progettazione fu quindi affidata ad una società denominata ‘Consorzio Telesio’, consociata della Regione, la cui determina di approvazione per l’avvio lavori risale allo scorso agosto e stabilisce che i lavori vengano affidati alla ditta originaria, GICO.

In realtà, pare che i lavori non siano andati avanti in tutti questi anni non solo perché non si poteva intervenire sui corpi 4 e 5, ma anche perché si dovevano montare montalettighe adeguati e gli spazi risultavano angusti. Sorge a tal punto un dubbio: il progetto appaltato era effettivamente esecutivo?

È lecito ritenere alla luce dei fatti un difetto delle necessarie indagini preventive ed è doveroso chiedersi se le perizie (e i nuovi prezzi) siano state fatte perché il progetto potrebbe essere stato non adeguato. L’eccesso di perizie e di atti contrattuali aggiuntivi, contenenti la formulazione di nuovi prezzi non presenti nel contratto d’appalto, uniti alle sospensioni dei lavori alquanto prolungate (la durata complessiva della sospensione dei lavori non può superare i sei mesi secondo il Regolamento dei Lavori Pubblici, oltre questo termine l’impresa può rescindere il contratto e chiedere i danni) fa supporre che andava lentamente modificandosi l’oggetto originario dell’appalto, introducendo categorie di lavori e prezzi più remunerativi a fronte del praticato ribasso del 20% circa sul prezzo originale di contratto.

Sarebbe ora importante sapere, viste tutte queste traversie e i fondi spesi, quando si pensa di completare l’opera e di rimetterla in funzione. Servirebbe a sgravare l’Annunziata e ad offrire assistenza sanitaria ai tanti pazienti che oggi sono ammassati nel Pronto soccorso bruzio.

 

Cosenza, 14 novembre 2020

©Francesca Canino 

12 novembre 2020

Strane combinazioni: Panizzoli non spende fondi per reclutare personale sanitario, Occhiuto emana ordinanza per reclutare personale sanitario

 


Da un comunicato stampa diramato oggi da Giuseppe Mazzuca, Assemblea nazionale PD, si apprende che: «Il Piano di assunzioni che avrebbe consentito alla dottoressa Panizzoli di “gestire la seconda ondata pandemica” è infatti in realtà un bluff, un’operazione di maquillage mediatico smentita ufficialmente in un documento firmato dalla Regione di cui siamo entrati in possesso. È il verbale di una riunione tra il dipartimento Tutela della salute e l’Azienda ospedaliera di Cosenza in cui possono leggersi alcuni passaggi grotteschi ma illuminanti relativamente ai reclutamenti effettuati e alla spesa realmente sostenuta. Alla Regione risulta che l’Annunziata non ha utilizzato tutte le risorse disponibili (assegnategli con circolare n.124025) e pari a 2.850.500,00€ ma soltanto una piccola parte: nello specifico 557.349,68€ per 6 medici, 26 infermieri, 2 tecnici e 4 biologi e “invita” l’Azienda a voler procedere ad utilizzare le risorse già assegnate e disponibili. Numeri ben diversi da quelli sbandierati dalla Panizzoli e che difficilmente potrebbero essere sufficienti per realizzare all’interno di un ospedale hub un Piano di emergenza anti-Covid. Sta di fatto che siamo dinanzi all’ennesima bocciatura di una manager che non ha i titoli per stare al suo posto… Non siamo più disposti a tollerare le inadempienze e i ritardi della manager Panizzoli».

L’ospedale di Cosenza, dunque, ha utilizzato solo una parte delle risorse assegnategli per rivedere il piano di assunzioni e fronteggiare la seconda ondata pandemica con più personale. La Regione ha pertanto invitato, dopo una riunione svoltasi il 3 novembre scorso, l’Azienda ospedaliera di Cosenza a ‘spendere’ il rimanente dei fondi, circa 2.300.000 euro. 

E mentre il morbo infuria e la notizia dei milioni da utilizzare diventa di pubblico dominio, il sindaco di Cosenza emana un'ordinanza affinché l'ospedale assuma nuovo personale. Con le risorse ‘risparmiate’ in questi mesi dal commissario dell’Ao Panizzoli, l'ospedale può disporre, infatti, di una cospicua somma da spendere. Così, senza perdere tempo, il sindaco ordina l'assunzione di personale sanitario all’Annunziata, esorbitando dai suoi limiti e giustificando il suo provvedimento come un atto dovuto in un momento di emergenza sanitaria. 

Ricapitolando: il commissario Panizzoli, da marzo ad oggi, non ha speso oltre due milioni di euro per aumentare il personale sanitario ospedaliero e, non appena la notizia si è diffusa, il sindaco Occhiuto ha ordinato di assumere immediatamente personale. Solo una coincidenza? 

Non è, tuttavia, la prima volta che il sindaco di Cosenza emana un’ordinanza del genere: nel 2014 Occhiuto emise un provvedimento simile che fu poi annullato dal Tar. I giudici fecero rilevare un difetto di potere, poiché in regime di Piano di rientro sono ben altri gli organismi che dovrebbero assumere siffatti provvedimenti. Il comune fu condannato a pagare 3500 euro per ognuna delle parti costituite in giudizio, più le spese legaliNon vorremmo che a rimetterci anche questa volta fossero i cittadini e gli ammalati.

Cosenza, 12 novembre 2020

© Francesca Canino

10 novembre 2020

Il sindaco di Cosenza ci riprova a ordinare l’assunzione di personale sanitario, non gli è servita la batosta di cinque anni fa

 


 

Oggi il sindaco Occhiuto ha fatto visita all’ospedale dell’Annunziata di Cosenza, in affanno per l’esaurimento dei posti letto da destinare ai pazienti Covid e per la carenza cronica di personale sanitario. Quest’ultimo problema ha spinto il sindaco a emanare un’ordinanza contingibile e urgente per imporre all’Azienda ospedaliera di assumere medici, infermieri, Oss, tecnici. Una trovata che ricorda quella di qualche anno fa, clamorosamente fallita quando il Tar annullò un’ordinanza di Occhiuto emessa per gli stessi motivi.

Facciamo un salto indietro: il 4 luglio 2014, il sindaco Occhiuto emise un’ordinanza contingibile e urgente che ordinava alla Direzione generale dell’Azienda ospedaliera di Cosenza «di provvedere immediatamente, nelle more ed anche in assenza del superamento del temporaneo blocco del turn-over, all’ulteriore prosieguo dell’avviato procedimento per il reclutamento di n. 4 unità di personale medico per il Pronto Soccorso e n. 3 unità di personale medico per l’U.O.C. di Anestesia e Rianimazione, garantendone la più celere conclusione, in sintonia con i principi fissati dalla legge n. 241 del 1990, in considerazione della assoluta eccezionalità della prospettata situazione attuale di grave pericolo che involge l’intera collettività locale».

Paolo Maria Gangemi, allora direttore generale dell’Azienda ospedaliera bruzia, prese atto del provvedimento e predispose da un lato le graduatorie e dall’altro propose ricorso dinanzi al Tar in autotutela.

L’ordinanza di Occhiuto fece molto discutere i vertici della sanità regionale e cosentina, oltrepassando in breve i confini degli ambienti sanitari per investire la società civile. Il quesito che in molti si posero era: “Può il sindaco ordinare delle assunzioni, sebbene per un tempo limitato e in presenza di forti criticità? Ovvero: può un sindaco ordinare a un ente autonomo, quale è la Regione da cui dipende l'ospedale, di assumere personale a carico della stessa Regione, tra l’altro sottoposta a Piano di rientro?”.

L’allora sub commissario per il Piano di rientro, Luciano Pezzi, intimò al direttore generale dell'ospedale, Paolo Gangemi, di non ottemperare all'ordinanza di Occhiuto. Gangemi, dal canto suo, affermò testualmente che avrebbe proceduto con le assunzioni, ma avrebbe, allo stesso tempo, impugnato l’ordinanza dinanzi al Tar. Così fece.

Diversi mesi dopo, esattamente a maggio 2015, i giudici amministrativi si pronunciarono annullando il provvedimento del sindaco. Nel giudizio, l’azienda ospedaliera era rappresentata dall’avvocato Paolo Siciliano, mentre il comune da Benedetto Carratelli. Il Tar giunse alla conclusione che il provvedimento del sindaco Occhiuto non fosse legittimo, facendo anche rilevare un difetto di potere, poiché in regime di Piano di rientro sono ben altri gli organismi che devono assumere provvedimenti del genere. L’iniziativa del primo cittadino fu, dunque, censurata dal Tar, che condannò il Comune a pagare 3500 euro per ognuna delle parti costituite in giudizio, più le spese legali. Come sempre, a farne le spese sono i cittadini, ma ora non è più tempo di commettere errori che peseranno sulle tasche dei cosentini, c’è un precedente, non si sbagli di nuovo.

Cosenza, 10 novembre 2020

© Francesca Canino

 

 

09 novembre 2020

CISL Medici ospedale di Cosenza: "Non legittimiamo le ultime scelte dell’attuale Struttura Commissariale"

 


La Segreteria Azienda Ospedaliera di Cosenza della CISL Medici ha diramato un comunicato, a firma del Segretario Aziendale Rodolfo Gualtieri, perché «non intende per nessun motivo legittimare le ultime scelte ed attività fatte dall’attuale Struttura Commissariale. Dopo un continuo ignorare le O.O.S.S. e con loro l’intera Dirigenza Medica e Sanitaria, si continua a procedere ad atti di cui chiediamo l’immediato ritiro». Di che genere di atti si tratta?

Secondo la Segreteria, si dovrebbe revocare l’affidamento degli incarichi ai nuovi Direttori di Dipartimento «in quanto dati: in spregio alla correttezza istituzionale di non nominare figure fiduciarie a poche ore dalla decadenza; in carenza del Regolamento di affidamento degli incarichi Dirigenziali, a 10 mesi dall’entrata in vigore del nuovo CCNL, mai discusso con le O.O.S.S.; in spregio alle regole presenti nella stessa bozza di regolamento approntata e presentata alle O.O.S.S. da questa Direzione Strategica. In particolare per quel che riguarda il principio della rotazione dove possibile, come richiesto dalle norme anti corruzione. In alcuni Dipartimenti, come quello Materno-Infantile, pur essendo possibile, si è deciso di perpetuare l’incarico a persona che da più lustri è lì come ‘unto dal Signore’».

Allo stesso modo, la Segreteria ritiene debba essere annullato l’affidamento di incarichi dirigenziali di nuova istituzione per motivazioni sovrapponibili a quanto detto precedentemente.

«Fin dalla presentazione dell’Atto Aziendale – continua la nota - inutile e dannoso, utile solo a distribuire prebende ed a permettere, ai soliti personaggi, di affermare il proprio potere, si è subito evidenziata l’assoluta indifferenza a intrattenere una sia pur minima parvenza di buoni rapporti con le O.O.S.S. Ne è stata data informativa senza rispettare le più elementari regole (testo consegnato al termine dell’incontro e non corrispondente alla versione inviata alla Regione). Arriviamo oggi alla nomina dei Direttori di Dipartimento. In 10 mesi dall’entrata in vigore del nuovo CCNL, non si è trovato il tempo di discutere ed arrivare alla firma di un regolamento per l’affidamento degli incarichi Dirigenziali. Con questa scusa si è ignorato di dover individuare i nuovi incarichi Dirigenziali previsti dal CCNL in vigore, ma non quello d’individuare i Direttori di Dipartimento di cui, in questa Azienda, non si sentiva certo la mancanza vista la loro assoluta inerzia e per la maggior parte impegnati solo a portare in giro un’inutile pennacchio ed a incassare indennità immeritate. La presenza della nostra Sigla – conclude il segretario - è solo per vigilare e cercare di impedire ulteriori atti che stridono ferocemente con il momento che sta attraversando la nostra Azienda. Mentre la struttura sanitaria sta collassando sotto il peso di questa pandemia, troviamo il tempo di discutere delle indennità dei Direttori di Dipartimento».

Ospedale di San Giovanni in Fiore, a rischio i trattamenti di chemioterapia

foto dal web 

Da alcuni giorni sono apparsi sugli organi di stampa alcuni articoli che paventano il rischio chiusura del Servizio di oncologia dell’ospedale di San Giovanni in Fiore.

Non è proprio così, come spiega il dottor Antonio Caputo, responsabile del servizio oncologia, sul suo profilo Facebook: «L’oncologia non è a rischio chiusura nel modo più assoluto; ma sono assolutamente a rischio i trattamenti di chemioterapia perché è stata modificata la convenzione tra ASP di Cosenza, ASP di Crotone ed Unità Operativa Complessa di Paola, che ci consentiva di avere i farmaci oncologici dall’oncologia di Crotone e di poterli somministrare ai pazienti oncologici, come recita il DCA 10 del 2015, solo se l’oncologia dell’ospedale di San Giovanni fosse aggregata e dipendesse da una struttura complessa di Ospedale Spoke, che in questo caso si identificava con l’Oncologia di Paola, il cui Direttore è il dr. Gianfranco Filippelli. Poiché la convenzione, non si capisce bene perché, è stata modificata dalla direzione aziendale, qualche mese fa, il sottoscritto per tutelare il proprio profilo giuridico e soprattutto legale, si è rivolto ad un avvocato di fiducia che ha posto il quesito agli organi commissariali competenti dell’ASP di Cosenza e si è in attesa di una risposta risolutrice! Nel caso contrario - conclude Caputo - i trattamenti saranno interrotti, come comunicato dal mio legale Avvocato Ferdinando Palumbo alla Direzione Generale ASP, a far data dal 15 Novembre p.v.».

Sarebbe importante ora sapere perché sono stati cambiati gli accordi con l’ospedale di Paola, se ci sarà la possibilità di ripristinarli a beneficio dei pazienti sottoposti a trattamento chemioterapico e se finiranno mai queste faide nella sanità regionale che compromettono gravemente la salute dei calabresi.

Cosenza, 9 novembre 2020

© Francesca Canino

06 novembre 2020

Parco eolico di Mongrassano (Cs), negato accesso agli atti alla senatrice Corrado

 

 


La realizzazione del parco eolico di Mongrassano fa discutere ancora, nonostante i lavori siano terminati e le pale siano entrate in funzione. Sull’argomento abbiamo scritto molto, sottolineando che le sei torri eoliche, alte 150 metri, sorgono su un’area classificata ad alto rischio sismico e idrogeologico, che l’impianto di 16 megawatt indebolisce il territorio già fragile della località in cui è stato costruito (Aia dei Venti), che è un affare di 40milioni di euro e che le irregolarità non si contano. I lavori, infatti, sono stati effettuati senza rispettare molte delle leggi vigenti. Numerose sono state le proteste dei residenti nei mesi scorsi, a cui ha fatto seguito una interrogazione parlamentare, da parte di otto senatori, indirizzata ai Ministri dell'economia e delle finanze, dello sviluppo economico e per i Beni e le attività culturali e per il turismo.

Oggi, il parco è stato ultimato, le pale producono un rumore assordante al punto che alcuni cittadini si sono rivolti all’Arpacal per chiedere gli opportuni accertamenti dell’impatto sonoro. Ma al momento tutto tace, sia sulle rilevazioni acustiche, sia sulle irregolarità che sarebbero state commesse. Nei giorni scorsi, è accaduto, però, un fatto sconcertante: il Direttore generale Archeologia Belle Arti e Paesaggio del Mibact, a proposito della richiesta di accesso civico sul parco eolico di Mongrassano, presentata dalla senatrice Margherita Corrado nell’autunno 2019, ha ulteriormente differito l’accesso, poiché la Direzione continua a riscontrare “circostanze potenzialmente idonee ad escludere anche temporaneamente l’accoglimento ex art. 5 e segg. del D. Lgs. 33/2013”. 

Val la pena ricordare che l’art 5 e segg. ex D. Lgs. 33/2013 definisce necessario il diniego all’istanza di accesso principalmente per evitare un pregiudizio concreto alla tutela di uno degli interessi pubblici inerenti a:

a) sicurezza pubblica e ordine pubblico,

b) sicurezza nazionale,

c) relazioni internazionali,

d) politica e stabilità finanziaria ed economica dello Stato,

e) conduzione di indagini sui reati e loro perseguimento,

f) regolare svolgimento di attività ispettive, nonché per evitare un pregiudizio concreto alla tutela di uno dei seguenti interessi privati: a) protezione di dati personali, b) libertà e segretezza della corrispondenza, c): interessi economici e commerciali di una persona fisica o giuridica.

«In attesa di sapere – scrive la senatrice Corrado - in che modo una richiesta di accesso agli atti come quella avanzata su sollecitazione di cittadini e associazioni del territorio (in particolare il Gruppo Ambiente e Territorio), possa ledere interessi della Nazione e/o di privati che il MiBACT reputa prevalenti su quelli della comunità direttamente coinvolta dalla realizzazione delle torri eoliche, non solo costruite ed entrate in funzione, nel frattempo, nonostante la sospensione del cantiere decretata dal predecessore della Galloni a maggio 2019, ma causa di gravi disturbi da inquinamento acustico per gli abitanti di Mongrassano, torno a sognare un Ministero Beni Culturali all’altezza del compito che la Costituzione, all’art. 9, affida allo Stato in tema di cultura, statuendo che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico-artistico della Nazione».


Grave il diniego all’accesso agli atti sull’affare eolico di Mongrassano che ha devastato un enorme territorio, senza tener conto del patrimonio naturalistico, dei percorsi storici e religiosi, delle esigenze dei residenti. Nessuno può opporsi ai signori del vento, protesi verso guadagni milionari a danno dei territori calabresi. Il progetto della multinazionale Gamesa, che ha proposto la realizzazione del parco nei decenni scorsi, si è rivelato un vero e proprio assalto al territorio di Mongrassano, Cervicati e San Marco Argentano, una grave aggressione a crinali, colline e cammini protetti allo scopo di sfruttare indiscriminatamente l’energia eolica e incassare copiosi incentivi energetici. E le irregolarità nella costruzione del parco? A chi importano, gli incentivi servono anche a far cadere nel dimenticatoio le illegalità commesse.
Pecunia non olet, specialmente quando è tanta.

Cosenza, 6 novembre 2020

© Francesca Canino

 

02 novembre 2020

LETTERE: Protocollata al comune di Spezzano la raccolta firme per salvare la Colonia Silana dall'abbandono

 


Il Comitato Risorgi Colonia ha lanciato, oltre un mese fa, una petizione on line diretta al Sindaco di Spezzano per salvare la Colonia Silana di Camigliatello. Il complesso versa da anni nell’abbandono totale ed è stato saccheggiato e vandalizzato più volte nei mesi estivi. Abbiamo chiesto che venisse messo in sicurezza per evitare la perdita di un grande patrimonio storico. Non siamo stati ascoltati e abbiamo lanciato una petizione con la quale abbiamo raccolto circa 500 firme. Oggi abbiamo inoltrato all’ufficio Protocollo del comune di Spezzano sia le firme, sia le nostre richieste, sperando che queste ultime possano essere esaudite. Abbiamo anche inviato due mail alla Soprintendenza SAbap e ai carabinieri NTPC di Cosenza per chiedere un loro interessamento al fine di preservare il complesso dai vandali e dall'incuria, ora attendiamo gli esiti. Siamo tuttavia fiduciosi che l’ente Parco della Sila, a cui è stata concessa in comodato la Colonia, possa risolvere in via definitiva, valorizzandola in senso culturale, i problemi della struttura che è stata per troppo tempo abbandonata. Ringraziamo i firmatari e i media che ci hanno sostenuto finora, sperando che il lavoro di tutti non venga vanificato Comitato Risorgi Colonia

01 novembre 2020

LETTERE: Autostazione di Cosenza, alberi fatti seccare

 


Da anni a Cosenza si denuncia il degrado della zona Autostazione, che tra gas di scarico, traffico senza regole, rifiuti e poca sicurezza in tutte le ore, risulta la più fatiscente del centro città. Popolatissima di giorno, è insicura di notte perché buia e frequentata da persone che approfittando della scarsa visibilità si sentono autorizzati a fare quello che vogliono. Le cronache cittadine hanno spesso riportato fatti gravi che vi sono accaduti, ma nessun provvedimento è mai stato preso per evitarli. 


Noi vogliamo anche segnalare lo stato dei pochi alberi rimasti all’Autostazione e sul suo prolungamento, cioè via Medaglie d’Oro. Da qualche tempo, ci hanno comunicati alcuni residenti, i commercianti stanno facendo morire gli alberi, li fanno seccare con i soliti modi, con il taglio della corteccia, smuovendo il terreno per sradicare l'albero, sversando liquidi nocivi nelle aiuolette, pratiche esecrabili che in modo graduale fanno seccare l’albero per poi tagliarlo, visto che probabilmente dà fastidio alle vetrine dei loro negozi. 


Non contenti, ricoprono lo spazio con cemento, in modo che non si può più sostituire con un altro albero. Uno spazio, come si vede dalla foto, è stato già cementato nel periodo estivo, con la città semivuota. Alcuni residenti hanno segnalato un paio di volte ai vigili, che si sono solo limitati a fare il giretto in macchina senza neanche scendere. 


Ci sono attività di ristorazione e anche altre che hanno causato questo scempio, ci chiediamo come si possa agire in questo modo senza essere sanzionati, visto che si distrugge un patrimonio che è di tutti. Ma si sa, Cosenza è ormai una città senza legge, quando resterà senza alberi, non ci sarà ossigeno nemmeno per quelli che oggi tagliano. Invitiamo come sempre a boicottare le attività cittadine che compiono queste azioni, basta farsi un giro nella zona Autostazione per vedere quali commercianti hanno avvelenato gli alberi e cementato le aiuolette, e poi non andarci mai più. Il verde pubblico va rispettato e curato.

Comitato Alberi Verdi